Bibliografia

venerdì 10 agosto 2012

Cosa Dà Valore al Denaro, e la Riserva Frazionaria E' una Frode?





di Detlev Schlichter


Ho pensato che avrei dovuto affrontare un paio di punti che ritengo che siano mal intesi e che spesso affiorano nel dibattito con i lettori o altri oratori, quando presento le mie opinioni sui problemi fondamentali con il denaro fiat. Non sono sempre in grado di correggere queste idee sbagliate in quel momento. Sono spesso intrecciate con domande su altri punti e devo lasciarle incommentate per non interrompere il flusso del dibattito. Il mio libro è, credo, molto chiaro su questi punti, quindi potrei semplicemente rimandare le persone a Paper Money Collapse. Ma, per qualche ragione, accade ancora che molti dei miei lettori arrivino a deduzioni sbagliate rispetto alle mie argomentazioni, e temo che alcune delle differenze tra queste posizioni possano essere trascurate. Queste differenze sono importanti, e penso che valga la pena evidenziarle e chiarirle.

Il primo punto è legato alla domanda: cosa da valore al denaro? Il secondo punto è: la riserva frazionaria è fraudolenta e dovrebbe essere bandita sulla base dei diritti di proprietà?

Diamo prima ribadire la premessa centrale di Paper Money Collapse. Il messaggio principale è che le opinioni tradizionali di oggi sulla moneta sono fallaci. La differenza più importante tra la moneta-merce, come ad esempio un gold standard adeguato, ed un "paper" standard, come il nostro attuale sistema monetario fiat, è l'elasticità dell'offerta di moneta. Nel primo, il denaro è sostanzialmente anelastico, in quest'ultimo è perfettamente elastico. Il consenso attuale sostiene che l'elasticità sia un grande vantaggio. Rende il denaro fiat, se gestito correttamente, superiore in quanto consente alle autorità monetarie di stabilizzare l'economia. Questa posizione fornisce le basi intellettuali per la nostra attuale organizzazione di denaro fiat. La mia tesi è che questo è falso, e che è vero il contrario, e che questo lo si era già capito ed era stato spiegato qualche tempo fa da eminenti economisti: l'elasticità dell'offerta di moneta in un sistema di denaro fiat, e la costante espansione della massa monetaria in base ad accordi attuali, in particolare, distorce sistematicamente i prezzi relativi, disorienta gli attori economici e destabilizza l'economia nel corso del tempo. Gli squilibri si accumulano, i quali ostacolano l'ulteriore crescita e saranno contrastati con maggiori iniezioni di denaro, destabilizzando ulteriormente l'economia. Il denaro elastico è inutile, non ottimale, instabile, e in ultima analisi insostenibile.

E' chiaro che la mia analisi riabilita il gold standard. Non solo non era necessario abbandonare il gold standard ma è stato un grave errore. Ciò chiarisce subito che io considero la riserva frazionaria una forza intrinsecamente destabilizzante per l'economia. Anche quando il denaro era essenzialmente l'oro e l'offerta di moneta anelastica, le banche a riserva frazionaria riuscivano a far circolare mezzi fiduciari, cioè, crediti che si supponeva fossero convertibili in oro ma non erano pienamente coperti da oro. Nella misura in cui la popolazione utilizzava questi mezzi fiduciari allo stesso modo con cui utilizzava il denaro vero (l'oro), l'offerta di ciò che era utilizzato come moneta nell'economia si espandeva e un elemento di elasticità veniva introdotto nel moneta generale, anche in un gold standard. La riserva frazionaria rende elastici i soldi, espande l'offerta di moneta – entro certi limiti, pertanto solo in un certo grado – e causa dislocazioni economiche. La maggior parte degli economisti tradizionali di oggi non prende nemmeno in considerazione queste distorsioni poiché operano sotto l'ipotesi del tutto insostenibile che le costanti iniezioni di denaro siano innocue fintanto che l'inflazione rimane all'interno di intervalli tollerabili.

Ora vorrei affrontare le idee sbagliate su questi due punti che spesso appaiono nel dibattito. Alcuni critici del denaro fiat e sostenitori del gold standard esprimono i sentimenti seguenti, che ritengo che siano infondati e molto diversi dalla mia posizione: "Come è possibile che siamo giunti ad accettare pezzi di carta come denaro che non sono coperti da nulla di valore? Il denaro è sempre stato coperto da asset tangibili e dovrebbe nuovamente essere coperto da qualcosa di tangibile. L'oro e l'argento hanno un valore intrinseco, ma i soldi di carta hanno un valore intrinseco pari a zero. La popolazione viene ingannata ad accettare questi pezzi di carta come moneta. Se si comprende come è stato creato il denaro e che non è coperto da nulla, la popolazione lo butterebbe. Solo l'oro (o l'argento) possono essere denaro."

Queste posizioni non sono sempre espresse senza mezzi termini come ora, ma una loro traccia è spesso evidente nelle discussioni circa il fallimento della cartamoneta, e poiché puntano nella stessa direzione dei miei argomenti – verso l'abolizione del denaro fiat dello stato ed un ritorno al denaro sonante, molto probabilmente l'oro – non rappresentano comunque le mie opinioni. In realtà, ritengo che siano sbagliate. Contengono equivoci fondamentali sul denaro.



Chi o che cosa conferisce valore al denaro?

Hanno un valore i biglietti cartacei nel vostro portafoglio? Certo. Sono utili.

Perché sono utili? Per uno ed un solo motivo: perché gli altri nella società accettano questi biglietti di carta come mezzo di scambio. Li accettano in cambio di beni e servizi nella consapevolezza che potranno di nuovo scambiarli con beni e servizi di altri.

Questa convenzione sociale – e solo questa convenzione sociale – rende denaro questi biglietti di carta e quindi dà loro valore. Questo è il motivo per cui la moneta cartacea è moneta ed è per questo che voi agite in modo razionale quando detenete un pò della vostra ricchezza sottoforma di questi biglietti di carta (quanta della vostra ricchezza è un'altra questione) e quando li utilizzate come mezzo di scambio.

La maggior parte dei soldi oggi non è nemmeno cartamoneta, ma denaro immateriale. Esiste solo come bit su un computer. Questi bit hanno un valore? Certo. Fino a quando gli altri nella società li accettaeranno in cambio di beni e servizi, fino a quando altri li accetteranno come denaro, sono soldi. Hanno valore di scambio. Sono immateriali e di nessuna utilità, se non come mezzo di scambio per tutto il tempo che la gente li accetta come mezzo di scambio, che – a livello puramente concettuale – potrebbe essere per sempre.

Chi conferisce il valore a questi biglietti di carta o bit su un disco rigido del computer? La popolazione che commercia. E chi determina quanto valore hanno queste forme di denaro? La popolazione che commercia. E chi può rimuovere il valore da questi biglietti cartacei o da questo denaro virtuale? La popolazione che commercia.

Consideriamo ora un gold standard. Tutto il denaro è oro. Chi determina il valore di scambio di ogni moneta d'oro? Avete capito bene: la popolazione che commercia. L'oro ha anche un valore come un bene industriale, o come un articolo di gioielleria (in contrasto con i biglietti cartacei e le cifre binarie), ma questo valore – il suo valore non-monetario – ha veramente svolto un ruolo quando l'oro ha segnato la transizione da materia prima industriale a prodotto monetario, quando fu utilizzato come moneta per la prima volta. A quel punto il suo precedente valore d'uso come una merce divenne il punto di riferimento per il suo primo impiego come moneta. Una volta che l'oro venne ampiamente utilizzato come mezzo di scambio o come una risorsa monetaria, tuttavia, era la domanda della popolazione per tale attività monetaria – la domanda della popolazione per il denaro – che determinava il valore di scambio dell'oro. Da quel momento in poi – e questo momento si è verificato qualche migliaio di anni fa – era la domanda d'oro come una forma di denaro che ne determinava il prezzo, non la sua residua possibilità di utilizzazione come una materia prima industriale, che a questo punto era solo di secondaria importanza.

Possiamo concludere che l'unica cosa che rende qualsiasi sostanza o non-sostanza denaro e che conferisce un valore di scambio a questa sostanza e non-sostanza è il suo uso come mezzo di scambio, un facilitatore del commercio, da parte della popolazione che commercia. Una volta che qualcosa è diventato denaro – e per essere denaro deve essere ampiamente accettato come moneta – le sue proprietà fisiche, o addirittura l'assenza di qualsiasi proprietà fisica, sono del tutto irrilevanti. Sono, per mancanza di una parola migliore, "immateriali". Il denaro ha solo valore di scambio e valore d'uso indiretto. Per usarlo come denaro e per calcolare il suo valore di scambio come denaro (il suo potere d'acquisto nel commercio) non importa quale altro valore d'uso abbia un bit, se ce l'ha, l'asset monetario può avercelo. Un dollaro di carta ha il valore specifico di scambio che ha oggi non a causa di qualsiasi altro valore d'uso che ha – perché non ne ha chiaramente un altro se non quello di mezzo di scambio – ma perché ha semplicemente un valore di scambio nel commercio. Lo stesso vale per l'oro. Un oncia d'oro ha il valore che ha oggi a causa della domanda specifica come risorsa monetaria. E manterrebbe il suo valore monetario anche se, per qualche atto di magia, perdesse d'improvviso tutto il suo valore d'uso come una materia prima industriale o articolo di gioielleria. Ciò influirebbe sul prezzo dell'oro e porterebbe ad una regolazione del prezzo dell'oro? Probabilmente. Ma non renderebbe inutile l'oro. Sono anche abbastanza fiducioso, anche se nessuno può esserne certo, che il calo nel prezzo sarebbe relativamente piccolo.

Ora diventa evidente l'ottusità stancante del ritornello di Warren Buffett secondo cui le persone sono stupide quando acquistano e conservano oro poiché non produce nulla e, a proposito, se si mette tutto l'oro in un grande mucchio cosa si può fare con esso, hehehe. Quest'uomo può essere in grado di leggere bilanci e conti economici. Chiaramento però non capisce l'economia monetaria. — Cosa ci guadagneremmo ad ammassare in un grande mucchio tutto il denaro cartaceo? Forse potremmo farci bel fuoco. E tutte quelle unità monetarie immateriali che la FED e le banche creano sui loro computer — non si possono nemmeno mettere in qualsiasi pila, Mr. Buffett. Eppure, tutte queste cose hanno un valore ed è abbastanza ragionevole che teniate alcune delle vostre ricchezze sottoforma di queste "cose".

Mr. Buffett, da statalista quale è, non si oppone se voi decidete di detenere ogni vostra ricchezza sotto forma di dollari di carta emessi dallo stato o di denaro immateriale depositato presso la Bank of America, in cui egli — sempre più un sostenitore della grande impresa, dell'establishment e dello status quo — ha una partecipazione. Lo infastidisce solamente se detenete oro.



Perché l'oro sta tornando

Il motivo per cui sempre più persone iniziano a preferire l'oro fisico piuttosto che la cartamoneta o la moneta elettronica presso le banche traballanti non è – almeno non in primo luogo – per le proprietà fisiche dell'oro rispetto a quelle di questi altri tipi di denaro. Il motivo è che sempre più persone si aspettano, giustamente a mio avviso, che la popolazione che commercia, che è sempre l'entità che conferisce valore di scambio o rimuove valore di scambio ad ogni forma di denaro, conferirà sempre meno valore ai soldi di carta e a quelli elettronici. Perché? Perché queste forme di denaro vengono prodotte in quantità sempre più grandi per motivi politici. Non sono le loro proprietà fisiche, o la loro mancanza, il problema centrale con le forme di cartamoneta e di moneta elettronica, ma la completa elasticità della loro offerta nelle attuali organizzazioni monetarie. Più specificamente, il problema centrale oggi è che la massiccia sovra-emissione di questi tipi di soldi negli ultimi decenni ha creato notevoli squilibri che ora causano notevoli mal di testa alle banche ed ai vari governi e che non possono che tradursi in una produzione maggiore di carta e di denaro elettronico per respingere la dissoluzione dolorosa di questi squilibri.

Se il problema centrale con il denaro fiat fosse la sua caratteristica fisica allora non avremmo dovuto sapere nulla di economia o sullo specifico processo di creazione della cartamoneta e il suo impatto sull'economia al fine di dare un giudizio negativo su questa forma di denaro. Ma non credo che ciò sia possibile. Che il denaro oggi si compone di pezzi di carta altrimenti senza valore o di voci immateriali elettroniche non è il problema. Ciò che conta è il processo di creazione di moneta e l'impatto sull'economia. Una volta che abbiamo capito questo processo è chiaro che l'elasticità dell'offerta di moneta è al centro del problema e che abbiamo ormai raggiunto un punto in cui la produzione ulteriore ed in accelerazione di queste forme di denaro è quasi una certezza. Ed è per questo motivo che investire in oro ha senso, poiché l'oro è la più antica e diffusa forma di denaro – quella con la convenzione sociale più universale e di lunga data – e la sua offerta è inelastica e per sua natura fondamentalmente al di fuori del processo politicizzato della moderna creazione di moneta fiat.

A volte le persone mi dicono che esitano a comprare oro poiché il suo valore si basa solo sugli altri che lo considerano prezioso. E se ci svegliamo domani e la gente non considera più questo metallo un bene monetario e quindi particolarmente prezioso? Questo è un punto legittimo, ma logicamente si applica a qualsiasi forma di denaro. Il valore della cartamoneta nel vostro portafoglio e della moneta elettronica nel vostro conto in banca si basa anch'esso sulla popolazione che continua ad accettarli come moneta. Qualsiasi forma di denaro è solo denaro attraverso l'accettazione della popolazione che lo commercia. Non vi è altra fonte potenziale da cui può derivare il suo valore.

E' importante sottolineare che il governo non può dare valore alla sua moneta cartacea. Questo sembra essere un mito diffuso, come testimonia questa citazione dal recente libro di Philip Coggan Paper Promises (p. 37):

"Se la gente pensa che il valore di qualcosa è pari al costo della sua creazione, che nel caso della carta e della moneta elettronica è praticamente zero, allora perché lo accettiamo? Sappiamo che non c'è più abbastanza oro o argento per coprirli. La risposta deve essere che abbiamo fiducia nel governo che sta dietro di essi. Il governo può aumentare le imposte necessarie per dare valore alla valuta."

Questo è chiaramente sbagliato. Il governo non supporta o copre la sua cartamoneta con niente. E' denaro non convertibile. Potete portare le vostre banconote di carta statali alla banca centrale dello stato, ma tutto quello che si ottiene in cambio è costituito da nuove banconote di carta appena stampate con gli stessi numeri su di esse. La cartamoneta in circolazione non costituisce un credito nei confronti di nessun asset che il governo può possedere o di qualsiasi riserva che la banca centrale può possedere o di eventuali tasse che il governo potrebbe raccogliere. Non è affatto un credito nei confronti dello stato. È, infatti, un credito verso nessuno. Pertanto, non è debito. Le banconote di oggi sono, proprio come l'oro, asset che non sono la passività di nessuno (in contrasto con il deposito elettronico di denaro che è una passività di una banca specifica che lo ha emesso e che di fatto scompare quando la banca scompare). Ma questo significa che il governo non garantisce il potere d'acquisto del denaro. Se questi pezzi di cartamoneta trattengono un qualsiasi potere d'acquisto è perché la popolazione che commercia continua ad usarli come moneta.

Nei dibattiti sulla crisi Greca si ha spesso la percezione che la cartamoneta sarebbe crollata se gli stati fossero andati in bancarotta. Questo è del tutto infondato. Il default sovrano è solo una minaccia per la cartamoneta – e una minaccia seria – in quanto gli stati, anche quando sono inadempienti, mantengono il monopolio sulla creazione di cartamoneta e quando sono in procinto di andare in bancarotta tendono ad emettere quantità maggiori di moneta per sostenere le loro spese e sembrare solventi. La minaccia al potere d'acquisto del denaro deriva quindi ancora una volta dal rischio di un eccesso di emissione, ed è ancora una volta legata all'elasticità dell'offerta di moneta, e non al merito di credito dello stato. Se la BCE smettesse di stampare euro, molti stati Europei ben presto rimarrebbero a corto di soldi ed andrebbero in default, e così anche molte banche, ma questo non diminuirebbe il valore dell'euro come moneta, come mezzo di scambio tra la popolazione che commercia nella zona euro, almeno non quello degli euro di carta in circolazione o gli euro elettronici in banche sopravvissute. Se la popolazione che commercia potesse essere fiduciosa che il mercato non sarebbe sommerso con euro di carta per salvare le banche dell'eurozona ed i governi, non ci sarebbe alcun motivo per smettere di usare questa valuta. Si noti che in un gold standard adeguato, lo stato sarebbe semplicemente un utilizzatore del denaro, come qualsiasi famiglia o impresa, e dovrebbe gestire le proprie finanze in modo ragionevole, e se non lo facesse, andrebbe in default per i sui suoi obblighi, ma nessuno smetterebbe di usare l'oro come moneta.

Quindi, sì, la popolazione può improvvisamente, una mattina, decidere di non considerare più le monete d'oro, ma vorrei suggerire che il rischio che la popolazione non consideri più denaro la cartamoneta dello stato è di dimensioni notevolmente maggiori. E ancora, la ragione non è la diversa composizione fisica, ma il fatto che la cartamoneta viene emessa dallo stato per un motivo, cioè facilitare la disponibilità di credito al di là della disponibilità di veri e propri risparmi volontari, e poiché ciò ha portato allo sviluppo di distorsioni economiche di grandezza surreale, i proprietari politici del franchise della cartamoneta ne stamperanno sempre di più. L'oro sta venendo ri-monetizzato dalla popolazione – sempre l'arbitro ultimo di ciò che è denaro e qual è il suo potere d'acquisto del denaro – perché l'oro non solo ha una storia più lunga come denaro rispetto a tutti gli altri tipi di denaro in carta, una storia che attraversa tutte le civiltà e le tutto il globo, è anche denaro apolitico, non emesso da qualsiasi autorità centrale e, questo è l'aspetto più importante, con la sua offerta essenzialmente anelastica.

Potreste non svegliarvi domani in un mondo in cui la cartamoneta non vale nulla ma quasi sicuramente vi sveglierete in un mondo in cui circolerà più cartamoneta dello stato, ma probabilmente non più oro.



Elasticità e materialità

Ma l'elasticità dell'offerta di moneta non è intimamente legata alle caratteristiche fisiche della sostanza monetaria? Dire che i soldi sono carta o una cifra binaria, non è la stessa come dire che l'offerta di moneta è pienamente elastica? Non proprio, perché possiamo immaginare una forma immateriale di denaro con un'offerta fissa, come minimo possiamo immaginare una cosa del genere dal momento che Satoshi Nakamoto ha inventato Bitcoin. Bitcoin è immateriale — esiste solo come moneta virtuale su internet. Ma ugualmente si tratta di denaro-merce perché si basa su un algoritmo di crittografia, che richiede tempo ed energia di calcolo notevoli per creare Bitcoin e che è progettato in modo che l'offerta complessiva di Bitcoin sia strettamente limitata. Bitcoin condivide con la moneta elettronica di oggi, che rappresenta gli elementi sui bilanci bancari, la caratteristica dell'immaterialità. Ma in ogni altro aspetto è molto più vicino all'oro: l'offerta di Bitcoin è strettamente limitata ed anelastica, proprio come avviene con l'oro. Bitcoin non ha un'autorità di emissione che trae beneficio da un monopolio della creazione di denaro. Né ce l'ha l'oro. Bitcoin non è collegato a qualsiasi stato sovrano. Né lo è l'oro. Bitcoin esiste al di fuori del settore bancario sponsorizzato dallo stato e drogato di denaro fiat. Così anche l'oro.

Se Bitcoin potrà mai competere con l'oro o addirittura sostituirlo potenzialmente è un argomento dibattuto. Non c'è bisogno di discuterne qui. Il punto era semplicemente dimostrare che il problema principale con gli accordi monetari di oggi è la loro elasticità politicamente motivata e che questa caratteristica è fondamentalmente diversa dalla materialità del denaro.



Riserva frazionaria e frode

Possiamo ora affrontare il secondo punto che spesso salta fuori al momento di discutere dell'insostenibilità degli attuali accordi monetari fiat e questo è la questione se la riserva frazionaria sia fraudolenta e se debba essere vietata per motivi di violazione della proprietà privata.

Oggi praticamente tutte le banche sono a riserva frazionaria. Possono creare denaro – denaro nelle voci di registro o denaro nei depositi – sulla base di una limitata riserva di denaro (contanti fisici nei loro caveau e depositi detenuti presso la banca centrale). Così, a differenza dei gestori di fondi, le banche non solo convogliano il risparmio verso gli investimenti, figurano anche nel settore della creazione di moneta. La maggior parte dello stock di moneta registrato nelle economie moderne è semplicemente una voce di registro nei bilanci bancari.

Per analizzare i fondamenti della riserva frazionaria è meglio tornare ai primi tempi dei depositi bancari quando il denaro era ancora essenzialmente oro, perché allora la distinzione tra denaro "originale" (oro) e "derivati" del denaro creati dalle banche (le banconote per esempio) era più evidente. La storia era più o meno questa: Quando qualcuno depositava oro presso una banca riceveva in cambio una banconota e gli veniva promesso che avrebbe potuto riprendersi il suo oro depositato presentando tale biglietto. Le banconote cominciarono ad essere usate come mezzo di pagamento nelle transazioni economiche ed a circolare nell'economia come moneta, poiché era ovviamente più comodo usare i biglietti cartacei per i pagamenti piuttosto che le monete d'oro pesanti, ed il destinatario della banconota poteva sempre recuperare l'oro. Fintanto che tutte le banconote erano coperte da oro fisico l'offerta di moneta non si espandeva. Questo era ancora un gold standard al 100%, e le banconote erano semplicemente una nuova forma di tecnologia di pagamento, un mezzo per trasferire la proprietà in denaro più convenientemente.

La situazione cambiò quando le banche cominciarono a prestare l'oro depositato a terze parti o, per semplificare, conservavano l'oro ma emettevano più banconote rispetto all'oro che avevano nei loro caveau e prestavano le banconote a terze parti come estensione delle loro attività di prestito. Certo, ancora promettevano di rimborsare tutte le banconote in oro quando venivano presentate loro. Le banconote che non sono pienamente coperte da oro non sono denaro adeguato ma mezzi fiduciari, titoli di credito che non sono pienamente garantiti dal denaro. Ora, nell'economia c'erano mezzi monetari adeguati e mezzi fiduciari che circolavano fianco a fianco. L'offerta complessiva di ciò che era usato come mezzo di scambio nell'economia si era estesa. L'offerta di denaro si era estesa attraverso la riserva frazionaria.

I critici della riserva frazionaria sostengono che questo processo comporta una violazione dei diritti di proprietà. Il depositante originale conserva la proprietà dell'oro depositato ma la banca emette crediti bancari multipli per la stessa quantità d'oro, e chiunque presenta il primo biglietto, probabilmente anche qualcuno che non ha mai depositato oro in primo luogo ma che ha ottenuto la banconota come mezzo di pagamento in una transazione commerciale, si vede consegnare l'oro. Questo sembra essere un argomento logico e convincente, ma c'è un problema: la riserva frazionaria è stata condotta per circa 300 anni. I depositanti non hanno ancora capito che vengono defraudati? Se questa è davvero una frode, come è potuta sopravvivere così a lungo questa pratica?

Una risposta è che la maggior parte delle persone non capisce come funziona la riserva frazionaria e che le banche la travisano. Non credo che questo sia un punto valido. A mia conoscenza, nessuna banca oggi fa finta che il denaro contante depositato venga semplicemente rinchiuso nel caveau in attesa di essere prelevato dal depositante in una fase successiva. Tutti sanno (o dovrebbero sapere) che le banche prestano i soldi depositati a terze parti. In quale altro modo potrebbero ottenere le entrate per pagare gli interessi sul denaro depositato? Che le banche pagano gli interessi sui depositi (almeno in tempi "normali") dovrebbe già fornire un indizio importante. Pensateci: Cosa direste se il giovane parcheggiatore prendesse le chiavi della vostra macchina e si offrisse di pagarvi una tassa per poter fare un giro con la vettura per qualche ora? Non sareste sospettosi? Pensereste davvero che parcehggerebbe semplicemente l'auto in un luogo sicuro e vi pagherebbe per il privilegio di fare una cosa simile? – Se i depositi bancari fossero infatti solo costoditi allora il depositante dovrebbe pagare la banca per i suoi servizi di custodia, non la banca il depositante per ottenere il controllo del denaro.

Credo che la risposta corretta sia che il depositante sa cosa sta succedendo, ma che non si preoccupa per l'oro depositato in quanto tale. Ciò deriva direttamente dalla nostra precedente analisi. Ricordate i depositi in oro del depositante che egli considera denaro. A lui non importa che questo sia un asset tangibile, che sia luccicante ed abbia alcune altre proprietà fisiche. Non ritiene che quest'oro sia un bene industriale o un pezzo di gioielleria. Si tratta di denaro – un mezzo di scambio. Quando lo deposita presso la banca riceve una banconota – che è ugualmente un mezzo di scambio. Il depositante non ha rinunciato a qualcosa. Fintanto che il mezzo fiduciario che possiede ora conserva lo stesso potere d'acquisto dell'oro depositato – e questo è il presupposto affinché la riserva frazionaria funzioni – non ha rinunciato ad alcun vantaggio economico. L'oro era un mezzo di scambio che gli forniva una flessibilità senza limiti di spesa. La banconota che detiene ora in cambio dell'oro depositato è ugualmente un mezzo di scambio che gli fornisce la flessibilità senza limiti di spesa. In realtà, l'ipotesi del banchiere secondo cui la maggior parte depositanti potrebbe non richiedere mai il rimborso dell'oro non è affatto assurda. Fintanto che non vengono diffuse troppe banconote, diluendo significativamente il loro potere d'acquisto, o fintanto che la banca che le emette non finisce nei guai, le banconote possono circolare per sempre. Questi sono, ovviamente, i rischi che il depositante si sobbarca, ma in compenso riceve interessi sul suo oro depositato – che in realtà i primi orafi versavano fin dal tardo seicento! – e ha l'ulteriore vantaggio della convenienza dei biglietti cartacei. La morale della storia è che la partecipazione volontaria e consapevole del depositante nello schema della riserva frazionaria non è affatto un enigma, ma può essere una scelta pienamente razionale e soggettiva.

Credo che l'analisi degli economisti anti-riserva frazionaria si basa troppo sull'analogia con altri contratti di custodia. Quando il parcheggiatore parcheggia la mia macchina, cedo un bene di consumo prezioso in cambio di un pezzo di carta inutile e praticamente privo di valore. Il beneficio che ricevo nel possedere una macchina e il beneficio che ricevo nel possedere un piccolo biglietto di carta (o meglio, non vi è alcun beneficio reale in quest'ultimo) sono difficilmente paragonabili. Che io non possa mai più recuperare la mia macchina ed essere contento di possedere quel pezzo di carta per sempre non è certo un'ipotesi realistica. Ma nel caso della riserva frazionaria sì. Lo scambio del denaro vero per mezzi fiduciari significa scambiare un mezzo di scambio per un altro mezzo di scambio.

Non sto sostenendo che la riserva frazionaria vada bene. Quello che voglio dire è che è assolutamente concepibile che i depositanti vi partecipano volontariamente e consapevolmente. Il problema con la riserva frazionaria non è che i depositanti vengono truffati, ma che introduce un elemento di elasticità nell'offerta di moneta. In tal modo la riserva frazionaria si indebolisce da sé. Quando il settore bancario nel complesso riesce ad abbassare i coefficienti di riserva ed espande l'offerta complessiva di denaro tramite la riserva frazionaria, inizia inevitabilmente un boom del credito, e sappiamo che questo boom si concluderà con un bust. La riserva frazionaria conduce a cicli economici, come la Teoria Austriaca del Ciclo Economico ha spiegato così bene. Ed è nella flessione del ciclo economico che le banche a riserva frazionaria incorrono nei guai e che la popolazione comincia a fare di nuovo distinzioni fra mezzi fiduciari, che sono passività bancarie, e denaro vero, che è la passività di nessuno. Ancora una volta, si ritorna all'argomento dell'elasticità, che è il vero tallone d'Achille del nostro sistema.

Questo è già un articolo piuttosto lungo — quindi mi fermo qui. Concludo dicendo brevemente quello che penso sia l'unica cosa che debba essere fatta: scacciare del tutto lo stato dal settore monetario e bancario. Nessuna banca centrale, nessun prestatore di ultima istanza, niente obiettivi d'inflazione, nessuna regolamentazione bancaria, nessuna assicurazione sui depositi, niente sostegno governativo. Tutti questi interventi moderni si presuppone rendano sicuro il settore bancario, ma quello che realmente ottengono è rendere il denaro più elastico in quanto incentivano fortemente le banche ad abbassare i coefficienti di riserva e ad estendere l'offerta di moneta. Questo rende meno stabile l'economia e le banche, in ultima analisi, meno sicure. Molto meno sicure. Questi interventi statali non sono altro che enormi sovvenzioni statali alla riserva frazionaria. Questo è quello che bisogna fermare. Lo stato non dovrebbe (e, a mio parere, non può) vietare la riserva frazionaria. Dovrebbe semplicemente cessare di sovvenzionarla e socializzarne i costi.

Nel frattempo, la svalutazione della cartamoneta continua.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


5 commenti:

  1. Se ho ben capito questo lungo testo, anche l'istituzione statale che non è nata all'improvviso dal nulla, ma in seguito ad un lungo complesso processo storico, ha valore finché sarà conveniente alla popolazione che "commercia", cioè che interagisce liberamente.
    Oggi la crisi dello stato e per alcuni la crisi della democrazia è la crisi dello statalismo, cioè, dell' ideologia che vede lo stato come fine e non come strumento funzionale alla tutela dello scambio libero tra gli individui.
    È la crisi della democrazia sociale o socialdemocrazia, non della democrazia liberale, cioè di quella che vede le istituzioni come tutele dall' arbitrio del più forte.
    Con il default non ci sarà la dissoluzione dello stato, ma la fine, spero, della sua degenerazione illiberale.
    Lo so, inevitabilmente, sono passato da una lettura economica ad una politica, ma consideriamolo un effetto inintenzionale della lettura di questa analisi.

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  2. Ciao andrea.

    >Se ho ben capito questo lungo testo, anche l'istituzione statale che non è nata all'improvviso dal nulla, ma in seguito ad un lungo complesso processo storico, ha valore finché sarà conveniente alla popolazione che "commercia", cioè che interagisce liberamente.

    Attenzione, credo tu stia confondendo l'istituzione di un governo con quella statale. La necessità di un governo da parte di uan comunità suppongo sia una necessità organizzativa comprensibile e, per certi versi, auspicabile. Lo stato invece è prevaricazione, è coercizione, è controllo. Non nasce spontaneamente ma viene imposto con la forza, con la vile propaganda delle scuole pubbliche, con i riti auto-celebrativi della classe politica, con la disconnessione dei presunti controllori del sistema (elettori) dall'applicare sanzioni negative.

    Io, ad esempio, che voglio votare contro determinate ingiustizie non posso farlo perché il sistema statale non nasce dalla spontanea interazione degli uomini, bensì dalla coercizione degli suomini su altri uomini.


    >Con il default non ci sarà la dissoluzione dello stato, ma la fine, spero, della sua degenerazione illiberale.

    Io, ovviamente, non posso sapere cosa ci sarà dopo lo stato e se tale struttura riuscirà ad essere superata dalla popolazione. Posso sperarlo, per questo continuo la mia opera di divulgazione; e in un certo senso credo che la nascita del libertarismo sia il modo che la natura ci ha dato per difenderci dalla prevaricazione violenta di determinati individui.

    Comunque, qualche tempo fà presentai qui sul blog il saggio di Martin van Creveld, "Lo Stato: la Sua Ascesa ed il Suo Declino," che tenta di ipotizzare l'evoluzione della scoietà in un ambiente post-stato. Credo possa fare al caso tuo.

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  3. Grazie. Lo leggerò.

    La mia perplessità dipende dal fatto che non vorrei che con l'acqua sporca si buttasse via anche il famoso bambino.
    Che se è oramai indispensabile contrastare l'ideologia statalista, viste le tragiche condizioni in cui ci sta portando, non vorrei che la giusta battaglia portasse all'eliminazione di quelle istituzioni liberali che sono state conquistate storicamente come la separazione dei poteri.
    Resto convinto che la democrazia sia ancora il peggiore dei regimi, eccezion fatta per tutti gli altri tipi.
    Ovviamente, mi riferisco alla democrazia liberale.
    Non certamente alle democrazie socialiste, popolari, proletarie, nazionali o confessionali.
    L'aggettivo è molto più importante del sostantivo. E non deve mancare mai per evitare equivoci.

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  4. Molto interessante. L'ho letto avidamente. Mi viene in mente un romanzo di Philip dick: Le stimmate di Palmer Hendrick. Nel futuro immaginato da Dick, no esiste più carta moneta, perché falsificarla con le tecnologie a disposizione è troppo facile. Al posto della moneta di usano le scorze di un albero di un pianeta remoto: dal punto di vista materiale non valgono nulla, però hanno il vantaggio di non potere essere riprodotte artifcialmente in nessuna maniera. Analogamente, come scrive l'autore, dell'oro in fondo ci interessano le proprietà fisiche, ma il fatto che non possa essere moltiplicato artificialmente dallo stato o dalle banche, con tutti i cascami di inflazione e svalutazione.
    Però ho una domanda da farti: se non esistesse il sistema della riserva frazionaria, la banca che cosa potrebbe prestare? Esisterebbe ancora un prestito? Forse mi è sfuggito qualcosa.

    Ida


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  5. Ciao Ida.

    Intrigante il paragone col romanzo di Dick, lo terrò a mente.


    >Però ho una domanda da farti: se non esistesse il sistema della riserva frazionaria, la banca che cosa potrebbe prestare? Esisterebbe ancora un prestito?

    No, il prestito non scomparirebbe. D'altra parte questa è sempre stata l'attività delle banche: esse "vendono" (facendo incontrare mutuatario e prestatore) e custodiscono denaro. Il prestito è una componente fondamentale della nostra società, poiché fornisce l'occasione di successo a quelle persone che hanno idee ed inventiva per migliorare le condizioni altrui ma non hanno fondi. In questo modo ci guadagna anche il finanziatore (ma il rischio ovviamente è solo suo).

    La cosa importante da comprendere della riserva frazionaria è che essa lede i diritti di proprietà. Se la banca presta il tuo denaro esso non è più di tua proprietà poiché l'ha prestato a terzi, mentre invece ti conferisce la capacità di ritirarlo a piacimento. E' così che crea denaro dal nulla. Ovvero, se tu depositi €10,000 in banca essa sarebbe autorizzata a prestarne (immaginando una riserva obbligatoria del 20%) €8,000.

    In realtà, potrebbe prestarne di più ma agisce cautamente e "razionalmente". In questo modo, l'offerta di moneta sarebbe €10,000 + €8,000 perché qualora a te servisse una disponibilità di liquidi per (diciamo) €5,000, la banca agirebbe come se quei soldi fossero mantenuti in deposito.

    In realtà, un mondo in cui la riserva frazionaria era considerata rischiosa e pericolosa, e la banca centrale non esisteva l'abbiamo già vissuto.

    Ricapitolando, bisogna distinguere tra depositi e prestiti. Se si deposita denaro in banca per mantenerlo al sicuro esso rimane là a disposizione del depositante; se si deposita denaro in banca e si accetta di prestarlo, allora il denaro prestato non potrà essere ritirato dal depositante fino alla scadenza del prestito.

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