Bibliografia

giovedì 14 giugno 2012

Tamburi di Guerra per la Siria?

Le notizie che arrivano dalla Siria non sono affatto rassicuranti. La pressione su tale paese viene rafforzata anche dalle ultime esternazioni del Segretario del Tesoro USA, Timothy Geithner, il quale è stato ultimamente ospite di "Friends of the Syrian People International Working Group on Sanctions," un modo per mettere pressione finanziaria ed economica al governo di Assad. Inoltre, alla fine di tale meeting un certo numero di paesi partecipanti ha annunciato nuove sanzioni al governo di Assad. Ad esempio, la scorsa settimana gli Stati Uniti, insieme al governo del Qatar, hanno preso provvedimenti contro la Syria International Islamic Bank che ha aiutato la Commercial Bank of Syria ad evadere le sanzioni internazionali. La Turchia ha inasprito le sue sanzioni, aggiungendo nuove voci di affiliati alla Siria sulla sua lista delle sanzioni. Pare proprio solo una questione di tempo prima che si arrivi ad una sorta di intervento militare USA.
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di Ron Paul


I tamburi di guerra sono tornati a battere a Washington. Questa volta la Siria è nel mirino dopo un massacro la settimana scorsa che ha lasciato più di 100 morti. Come ci si potrebbe aspettare da una amministrazione con una politica annunciata di "cambio di regime" in Siria, la reazione è stata quella di incolpare solo il governo Siriano per la tragedia, espellere i diplomatici Siriani da Washington, ed annunciare che gli Stati Uniti potrebbero attaccare la Siria anche senza l'approvazione dell'ONU. Naturalmente, l'idea che l'amministrazione dovrebbe seguire la Costituzione e richiedere una Dichiarazione di Guerra da parte del Congresso è considerata ancora più anacronistica oggi rispetto alla precedente amministrazione.

Può darsi che l'esercito Siriano sia stato il responsabile degli eventi della scorsa settimana, ma i recenti attentati e gli attacchi sono stati effettuati dai ribelli armati con chiari legami con al-Qaeda. Con la posta in gioco così alta, sarebbe opportuno attendere una completa indagine – a meno che la verità sia meno importante di suscitare emozioni in favore di un attacco degli Stati Uniti.

Vi sono ampie ragioni per essere scettici sulle affermazioni del governo degli Stati Uniti amplificate nei resoconti dei media tradizionali. Quante volte hanno di recente raccontato menzogne ed esagerazioni per spingere all'uso della forza all'estero? Non molto tempo fa che ci è stato detto che Gheddafi stava progettando il genocidio del popolo della Libia, e l'unico modo per fermarlo era un attacco degli Stati Uniti. Tali affermazioni si sono rivelate false, ma ormai gli Stati Uniti e la NATO avevano già bombardato la Libia, distruggendo le sue infrastrutture, uccidendo un numero imprecisato di civili, e lasciando una banda di teppisti violenti in carica.

Allo stesso modo, ci furono dette molte falsità per aumentare il sostegno popolare per la guerra del 2003 in Iraq, comprese le volgari storie di droni trans-Atlantici ed Armi di Distruzione di Massa. I sostenitori della guerra non compresero la complessità della società Irachena, tra cui le differenze tribali e religiose. Come risultato, l'Iraq oggi è un caos, con la sua antica popolazione Cristiana eliminata e l'economia arretrata di decenni. Una guerra inutile causata da menzogne e dalle manipolazioni non finisce mai bene.

Prima ancora, ci vennero dette bugie sui genocidi e sui massacri in Kosovo per spianare la strada alla campagna di bombardamenti del presidente Clinton contro la Jugoslavia. Più di 12 anni più tardi, quella regione è altrettanto instabile e pericolosa come prima dell'intervento degli Stati Uniti – e le truppe Americane sono ancora lì.

La storia del massacro Siriano continua a cambiare, il che dovrebbe suscitare sospetti. In primo luogo, ci hanno detto che le uccisioni sono state causate da bombardamenti del governo, ma poi si è scoperto che la maggior parte sono stati uccisi a distanza ravvicinata con il fuoco di pistole e coi coltelli. Nessuno ha spiegato perché le forze governative si sarebbero prese il tempo di andare di casa in casa legando le mani alle vittime prima di ucciderli, e poi ritirarsi per consentire ai ribelli di registrare i dettagli raccapriccianti. Nessuno vuole chiedere o rispondere alle domande scomode, ma sarebbe opportuno chiederci chi trae vantaggio da queste storie.

Abbiamo visto i resoconti dei media nel corso delle ultime settimane secondo cui l'amministrazione Obama sta fornendo assistenza diretta "non-letale" ai ribelli in Siria, mentre facilita il trasferimento di armi dagli altri Stati del Golfo. Questa assistenza semi-segreta ai ribelli di cui non sappiamo molto, minaccia di diventare un intervento palese. La scorsa settimana il Generale Martin Dempsey, Presidente del Joint Chiefs of Staff, ha detto sulla Siria, "Penso che dovrebbe essere considerata l'opzione militare." Ed io che fino ad ora pensavo che era compito del Congresso decidere quando andare in guerra, non dei generali.

Siamo su una pista veloce verso la guerra contro la Siria. E' il momento di premere i freni.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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