Bibliografia

sabato 9 giugno 2012

Estonia e Austerità: un Altro Petardo che Esplode in Mano a Krugman

Prima di immergerci in un pò di razionalità economica, qualche notizia dal folle mondo degli zulù stampatori. L'amministrazione Obama sta ultimamente spingendo i membri dell'eurozona a prendere misure "efficaci" contro i guai finanziari che attanagliano l'area Europea in modo da calmare i mercati e rassicurare i depositanti sulla salute delle banche. Lo zio Sam vuole che l'Europa inizi a pompare denaro dal fondo di salvataggio, di circa €700 miliardi, verso quei governi con costi di finanziamento in ascesa in modo che, a loro volta, possano aiutare le banche in difficoltà. I PIIGS sono un pozzo senza fondo, il che richiederà una maggiore centralizzazione dei poteri dell'Europa al fine di utilizzare a tavoletta la stampante della BCE e tentare di comprare ancora tempo (come ha fatto lo zio Ben). Anche perché i Tedeschi non ci stanno ad essere spennati per salvare le chiappe di Greci, Spagnoli ed Italiani, infatti, secondo un sondaggio del Bild, il 49% degli intervistati vuole un ritorno al Marco (qualche mese fà erano al 45%). Dulcis in fundo, si aggrega al carrozzone dei salvataggi anche Cipro che è probabile che ricorrerà all'aiuto Europeo per far fronte ai problemi Greci che si ripercuotono sul suo settore bancario. La Banca Popolare di Cipro ha bisogno come minimo di €1.8 miliardi per la fine del mese per soddisfare le richieste Europee di ricapitalizzazione bancaria. Michalis Sarris, Presidente della Banca Popolare di Cipro, ha detto: "Ci sarà il sostegno e arriverà dall'EFSF se necessario." Ora le autorità Cipriote stanno conversando con quelle Europee per posticipare la scadenza ad Agosto. Calciare il barattolo sta dinventando la "soluzione" universale a qualsiasi guaio economico. Non funzionerà. Il barattolo si farà solo più grande. Fate le vostre scommesse.
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di Daniel J. Mitchell


Ho grande passione per l'Estonia, in parte perché era la prima nazione post-comunista ad adottare la flat tax, ma anche per uno scenario straordinario del paese.

Più di recente, però, mi sono congratulato con l'Estonia (insieme con la Lettonia e la Lituania, le altre due nazioni Baltiche) per aver realizzato veri e propri tagli alla spesa. Ho sostenuto che l'Estonia sta mostrando come un governo possa riaccendere la crescita riducendo il carico del governo.

Non sorprende che alcune persone non sono d'accordo con la mia analisi. Paul Krugman dal New York Times ieri ha criticato l'Estonia, scrivendo che la nazione Baltica ha subito una "crollo a livello di depressione" nel 2008 e ha solo gestito un "recupero incompleto" nel corso degli ultimi anni.

Accusa "l'austerità" per questa performance apparentemente debole.

Ho una reazione positiva e negativa al post di Krugman. La mia reazione positiva è che sta parlando di una nazione che in realtà ha tagliato la spesa, quindi c'è un'austerità reale nel settore pubblico (consultare l'articolo di Veronique de Rugy sul LA Times per capire la differenza fondamentale tra austerità nel settore pubblico e settore privato).

Questo è un segno di progresso. In passato, ha lanciato un attacco stupido alla Gran Bretagna per un "ritiro del governo" che non è mai accaduto, quindi ciò che ha scritto sull'Estonia si basa almeno su eventi reali.

La mia reazione negativa è che Krugman è molto colpevole di prendere i dati che gli fanno comodo. Se guardate al grafico che accompagna il suo post, la performance economica dell'Estonia non è molto impressionante, ma perché ci mostra solo i dati dal 2007 ad oggi.

I numeri sono esatti, ma sono progettati per fuorviare piuttosto che informare (come se avessi proposto un grafico dal 2009 ad oggi).

Ma prima di esporre quel pò di trucchi, c'è un altro errore degno di nota. Krugman vuole presumibilmente portarci a pensare che la recessione è coincisa con i tagli alla spesa. Ma il suo grafico mostra che l'economia è sbandata nel 2008 – un anno in cui la spesa pubblica in Estonia è salita di quasi il 18% secondo i dati fiscali dell'UE!

Fino al 2009 i legislatori Estoni non hanno cominciato a ridurre l'onere della spesa. Quindi credo che il Professor Krugman voglia farci credere che l'economia è colata a picco nel 2008 a causa delle aspettative d'austerità del 2009. O qualcosa del genere.

Ritornando ora al mio reclamo sui dati presi per comodità, Krugman fa sembrare l'Estonia stagnante guardando ai dati solo a partire dal 2007. Ma come si può vedere da questo secondo grafico, la performance economica di lungo periodo dell'Estonia è abbastanza esemplare. Ha raddoppiato la sua produzione economica in soli 15 anni secondo il Fondo Monetario Internazionale. In quel periodo – tra cui la recente recessione – ha goduto di uno dei tassi di crescita più rapidi in Europa.




Questo non significa che l'Estonia è perfetta. Ha fatto esperienza di una bolla del credito/immobiliare, e c'era una profonda recessione, quando la bolla è scoppiata. Ed i politici hanno lasciato esplodere la spesa pubblica durante gli anni della bolla, quasi raddoppiando il bilancio tra il 2004 e il 2008.

Ma l'Estonia ha reagito agli eccessi di spesa ed alla recessione in modo molto responsabile. Invece di utilizzare l'economia debole come una scusa per espandere ulteriormente l'onere della spesa pubblica, nella speranza che l'economia Keynesiana avrebbe magicamente funzionato (dopo aver fallito per Hoover e Roosevelt negli anni '30, in Giappone negli anni '90, per Bush nel 2008, e per Obama nel 2009), gli Estoni si sono resi conto che avevano bisogno di tagliare la spesa.

E ora che la spesa è stata ridotta, vale la pena notare che la crescita è ripresa.

Ciò che rende Krugman particolaremente divertente è che lo ha scritto non appena il resto del mondo ha cominciato a notare che l'Estonia è un modello di ruolo. Ecco alcune delle cose che la CNBC ha appena pubblicato.

Sedici mesi dopo essere entrata a far parte del blocco valutario in difficoltà, l'Estonia è in piena espansione. L'economia è cresciuta del 7.6% lo scorso anno, cinque volte la media della zona euro. L'Estonia è l'unico paese della zona euro con un avanzo di bilancio. Il debito nazionale è solo del 6% del PIL, rispetto all'81% della Germania virtuosa, o del 165% della Grecia. Gli amanti dello shopping affollano i negozi di design Nordici ed i nuovi ristoranti a Tallinn, la capitale medievale, e le aziende all'avanguardia tecnologica si lamentano che non riescono a trovare gente per riempire i loro posti di lavoro vacanti. Sembra tutto un sogno lontano rispetto al buio in Europa. La situazione dell'Estonia è tanto più notevole se si considera che si trattava di uno dei paesi più colpiti dalla crisi finanziaria globale. [...] Come hanno fatto a riprendersi? "Posso rispondere con una sola parola: austerità. Austerità, austerità, austerità," dice Peeter Koppel, stratega d'investimento presso la SEB Bank. [...] il che non è esattamente il messaggio che gli Europei più a sud vogliono sentire. [...] L'Estonia ha inoltre prestato molta attenzione ai fondamenti per creare un ambiente favorevole alle imprese: riduzione e semplificazione delle tasse, il che rende facile ed economico costruire aziende.

Una buona linea di politica fa la differenza. Ma aiuta anche ad avere cittadini razionali (a differenza della Francia, dove la gente vota per analfabeti economici e protesta contro la realtà).

Mentre i tagli alla spesa hanno provocato scioperi, disordini sociali ed il rovesciamento dei governi in paesi dall'Irlanda alla Grecia, gli Estoni hanno subito alcune delle misure più dure d'austerità emettendo appena un mormorio. Hanno anche rieletto i politici che le hanno imposte. "E' stato molto difficile, ma ci siamo riusciti," spiega il Ministro dell'Economia Juhan Parts. "Tutti hanno dovuto dare un pò. Gli stipendi pagati col budget sono stati tutti tagliati, ma abbiamo tagliato gli stipendi dei ministri del 20% e quelli dei funzionari pubblici del 10%," ha detto Parts a GlobalPost. [...] Così come il taglio dei salari nel settore pubblico, il governo ha risposto alla crisi del 2008 aumentando l'età pensionabile, rendendo più difficile rivendicare benefici sanitari e riducendo la protezione lavorativa — tutte misure che sono state accolte con rabbia quando proposte in Europa Occidentale.

Vale la pena notare, tra l'altro, che il governo è ancora troppo grande in Estonia. Il settore pubblico consuma circa il 39% della produzione economica, quasi il doppio del peso della spesa pubblica a Hong Kong e Singapore.

Ma, a differenza di alcuni politici Americani, almeno gli Estoni comprendono il problema e stanno prendendo misure per muoversi nella giusta direzione. Spero che continuino.

P.S. Il Presidente dell'Estonia, un Socialdemocratico di nome Toomas Hendrik Ilves, ha usato il suo account twitter ieri per prendere a calci Krugman. Per un pò di divertimento, leggete questo articolo di HuffingtonPost.

P.P.S. Poche altre nazioni, quali Canada e Nuova Zelanda, hanno anche imposto vere restrizioni alla spesa negli ultimi decenni e hanno anche ottenuto buoni risultati.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


8 commenti:

  1. InfoTricks!

    C'è la bugia semplice, lo spergiuro e la statistica (e le chart "comode")

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  2. Ti dirò, se posso leggere Krugman sul NYT tanto vale leggere pure l'oroscopo che, a modo suo, poggia su una teoria più sensata.

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  3. http://keynesblog.com/2012/05/30/lapparente-austerita-della-lettonia-una-lezione-per-leuropa-e-per-i-liberisti/

    Qua scrivono l'opposto

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  4. Ciao Anonimo. Prima di portare come esempio quel surrogato di spiegazione voglio invitarti a leggerti questo breve articolo.

    Ora andiamo ai fatti. E' interessante notare come, eccetto per Lituania e Lettonia, non venga segnato il budget dell'Estonia...forse perché è in positivo?
    Inoltre, se confronti il surplus nel budget con il debito della nazione noterai una certa sincronizzazione con il di quest'ultimo.

    Cosa voglio dire è questo: tutte le nazioni nell'EU hanno usufruito di una certa redistribuzione, infatti quel grafico parte dal 2008 non contando gli anni precedenti dove questa redistribuzione era più accentuata per i PIIGS. Prendiamo ad esempio la Grecia. Le banche hanno comprato i bond Greci perché sapevano che la BCE avrebbe accettato questi bond come garanzia collaterale per nuovi prestiti. C'era una domanda per i bond Greci perché il tasso d'interesse pagato alla BCE era più basso rispetto all'interesse che le banche ricevevano dal governo Greco.

    I costi dei deficit della Grecia sono stati parzialmente spostati ad altri paesi dell'UME. La BCE ha creato nuovi euro, accettando i bond Greci come garanzia collaterale. I debiti Greci sono stati così monetizzati. Il governo Greco ha speso il denaro che ha ricevuto dalla vendita dei bond per incrementare il supporto tra la sua popolazione. Quando i prezzi sono iniziati a salire in Grecia, il denaro è andato verso altri paesi, facendo aumentare i prezzi nel resto dell'Europa. Negli altri stati membri, le persone hanno visto i loro costi d'acquisto aumentare più velocemente rispetto ai loro redditi. Questo meccanismo era una redistribuzione in favore della Grecia. Il governo Greco veniva salvato dal resto dell'Unione Monetaria Europea in un trasferimento costante del potere d'acquisto.

    Con i deficit, si possono ottenere voti ed aumentare il potere dello stato. Così gli stati fiscalmente irresponsabili hanno continuato ad accumulare deficit e debiti. I tassi di interesse più bassi e la creazione di denaro vanno a favore di questi stati. Allo stesso modo, gli incentivi per gli stati più responsabili sono quelli a spendere di più. Non appena i governi amplificano la spesa, la dimensione dello stato aumenta. E questo va a scapito del settore privato e della produttività.

    La Grecia e il Portogallo in tutto questo tempo non hanno fatto altro che gonfiare deficit fuori controllo, ampliando il settore pubblico a dismisura. Per non parlare delle bolle immobiliari di Irlanda (e finanziaria) e Spagna. L'Italia aveva occasione di ripianare i suoi problemi di debito pubblico nei primi anni dell'euro ma si è deciso di spendere.

    L'Estonia, invece, sta facendo quello che non ha fatto, ad esempio, l'Italia.

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  5. Altre due cose veloci.

    >Essendo sempre più difficile dimostrare il recupero post-tagli di Spagna, Irlanda, Grecia, le tre piccole repubbliche ex sovietiche sono rimaste l’unico appiglio per difendere l’ “austerità espansiva”.

    Mi fanno ridere queste affermazioni. Quale austerità Spagnola? Quale austerità Greca?


    >La seconda è che la richiesta di maggiore rigore fiscale dei singoli stati deve accompagnarsi a una significativa spesa “federale”, altrimenti sarà inevitabilmente recessione. Non esistono diete gratis.

    Questo ragionamento ignora totalmente la qualità della spesa. Il denaro speso per armamenti bellici è la stessa cosa se viene speso per i camminatori Siciliani oppure per attrezzare meglio un ospedale o operare le ricostruzioni dopo le catastrofi.

    Non conta dove viene speso il denaro, basta spenderlo. Anzi bisogna spenderlo, altrimenti non si cresce, e qualsiasi taglio è un male.

    Segue video divertente: http://youtu.be/HBgJqgUmSZE :-)

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  6. Grazie. Per l'illuminante primo articolo e per la spiegazione accurata ad un profano.

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  7. Ciao,

    io l'ho vissuto il boom estone dal 2004 al 2008, in cui sembrava che tutto fosse possibile, tutto a portata di mano, soldi facili, credito facile. Poi a meta' 2008 sono arrivati i primi effetti della recessione globale, crollo delle esportazioni, bolla immobiliare estone che scoppia, un bel casino. Mi ricordo che siamo stati fermi con le macchine per 1,5 mese circa, e via tagli dei salari del 10/20%,riduzione delle spese,migliore efficienza nel processo produttivo e ne siamo usciti fuori, alive and kicking.

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