Bibliografia

martedì 22 maggio 2012

Paul Krugman ed il Mito dell'Austerità Europea

Quando si parla di austerità lo stato fischietta accuratamente e tenta di divincolarsi dalla scena. Mentre le famiglie ed i privati tentano come meglio possono di tirarsi fuori da una situazione fatta di scelte errate (indovinate a causa di chi?) e conseguenti errori accumulati, la sconsideratezza del governo tappa le ali a questo processo e continua sulla strada Keynesiana di una maggiore spesa. Negli Stati Uniti il debito totale, non contando le passività off-budget di medicare e Previdenza Sociale, è di $53 biliardi. Sin dal 2008 è aumentato di $3 biliardi. Il debito posseduto dai cittadini privati, invece, è calato di $550 miliardi: hanno abbandonato le proprie case o dichiarato bancarotta. Invece, il governo sta pensando allegramente a come mantenere in piedi un circo di morti viventi a scapito della vita dei contribuenti che loro malgrado saranno le cavie per continuare a foraggiare questo scenario alla Resident Evil. Perché mentre loro affrontano il duro cammino dello sdebitamento per liquidare gli errori del passato, il settore finanziario ha goduto di enormi regali da parte delle banche centrali e dei governi continuando a prolungare l'agonia di questa crisi nata in prima istanza dalla manipolazione centrale delle varie economie globali. E sono proclami come questi che intontiscono l'opinione pubblica, sono zombie come questo che mangiano il cervello delle persone. E' dal 1955 che gli Stati Uniti non sperimentano più una deflazione nei prezzi; ma questi beoti predicono sempre la deflazione nei prezzi per il prossimo anno. Il governo continua ad ammassare debito che non ripagherà mai, le banche centrali stampano a tavoletta derubando del potere d'acquisto la classe media. Ciò non cambierà fino al giorno della resa dei conti: il Grande Default. Prima di quel giorno non ci sarà alcuna deflazione. Fate le vostre scommesse.
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di Daniel J. Mitchell


Con la Francia e la Grecia che decidono di saltare dalla padella della sinistra alla brace della sinistra estrema, la politica fiscale Europea è diventata un argomento assai controverso.

Ma trovo questo dibattito piuttosto noioso e poco gratificante, soprattutto perché contrappone i sostenitori della spesa Keynesiana (il cosiddetto campo della "crescita") ed i sostenitori di tasse più alte (il campo "dell'austerità").

Dal momento che sono un grande fan delle nazioni che abbassano le tasse e riducono l'onere della spesa pubblica, vorrei veder perdere entrambe le parti pro-tasse e pro-spesa (non era lo stesso atteggiamento di Kissinger sulla guerra Iran-Iraq?). In effetti, questo è il motivo per cui ho messo insieme questa matrice, per dimostrare che vi è un approccio alternativo.

Una delle mie molte frustrazioni in questo dibattito (Veronique de Rugy è altrettanto irritata) è che molti osservatori sostengono l'assurda affermazione che l'Europa ha attuato "tagli alla spesa" e che questo approccio non ha funzionato.

Ecco cosa il Prof. Krugman ha appena scritto sulla Francia.

"I Francesi hanno reagito. [...] Ciò che è vero è che la vittoria di Mr. Hollande significa la fine del "Merkozy", l’asse Franco-Tedesco che negli ultimi due anni ha imposto il regime di austerità. Questo sarebbe stato uno sviluppo "pericoloso" se questa strategia avesse funzionato, o addirittura avesse avuto una ragionevole possibilità di funzionare. Ma non è, e non deve essere così; adesso è ora di andare avanti. [...] Cosa c'è di sbagliato nel prescrivere tagli alla spesa, come rimedio per i mali dell'Europa? Una risposta è che non esiste una “fata della fiducia” — quella, cioè, che convince che i governi che tagliano la spesa pubblica spingono consumatori e imprese a spender di più, tanto che l’esperienza degli ultimi due anni ha profondamente sconfessato questa scelta. Quindi i tagli alla spesa in un'economia depressa possono solo rendere la depressione più profonda."

E ha fatto affermazioni simili circa il Regno Unito, lamentando che, "il governo del primo ministro David Cameron ha scelto di muoversi invece in un'immediata e forzata austerità, nella convinzione che la spesa privata sarebbe più che compensata per il ritiro di quella del governo."

Quindi, diamo uno sguardo ai dati effettivi e vediamo quanti "taglii" sono stati attuati in Francia e nel Regno Unito. Ecco una tabella con gli ultimi dati provenienti dall'Unione Europea.




Non sono sicuro di come Krugman definisce l'austerità, ma certamente non sembra che ci siano stati un sacco di "tagli" in queste due nazioni.

Per essere onesti, la spesa pubblica nel Regno Unito è cresciuta un pò più lentamente rispetto all'inflazione negli ultimi due anni, quindi si potrebbe dire che ci sia stato un taglio molto modesto.

Non c'è stata alcuna ristrettezza fiscale in Francia, tuttavia, anche se si utilizza tale definizione più leggera di taglio. La sola affermazione precisa che può essere fatta sulla Francia è che l'onere della spesa pubblica non è cresciuto molto più rapidamente dall'inizio della crisi come è cresciuto negli anni precedenti.

Questo non significa che non ci sono stati dei tagli alla spesa in Europa. I governi Greci e Spagnoli hanno effettivamente tagliato le spese nel 2010 e 2011, e il Portogallo ha ridotto le spese nel 2011.

Ma si può vedere da questo grafico, che prende in esame tutti i PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna), che i tagli alla spesa sono stati molto modesti, e solo dopo anni di dissolutezza. Infatti, la Grecia è l'unica nazione che ha effettivamente tagliato la spesa nel periodo dei 3 anni dall'inizio della crisi.




Krugman sosterrebbe, naturalmente, che i PIIGS stanno soffrendo a causa dei tagli alla spesa. E poiché in realtà ci sono stati tagli alla spesa nell'ultimo anno o due in queste nazioni, ciò giustifica le sue affermazioni?

Sì e no. Non sono d'accordo con la teoria Keynesiana, ma questo non significa che sia facile o indolore ridurre il peso del governo. Come ho scritto all'inizio di quest'anno, "[...] l'economia ha colpito un dosso artificiale quando il settore pubblico è stato tagliato. In parole povere, ci saranno costi di transizione quando l'onere della spesa pubblica viene ridotto. Solo nei libri di economia è possibile riallocare senza problemi e subito le risorse."

Quello che direi, però, è che queste nazioni non hanno altra scelta che stringere i denti e ridurre il peso del governo. L'unica altra alternativa è quella di convincere in qualche modo i contribuenti di altre nazioni a gonfiare maggiormente la bolla del debito con più salvataggi e trasferimenti. Ma ciò renderà il giorno della resa dei conti molto più doloroso.

Inoltre, penso che gran parte del dolore economico di queste nazioni sia il risultato degli enormi aumenti fiscali che sono stati imposti, comprese le aliquote d'imposta sul reddito, le maggiori imposte sul valore aggiunto ed i vari altri prelievi che riducono l'incentivo ad adottare un comportamento produttivo.

Allora qual è il percorso migliore per il futuro? L'approccio migliore è quello di implementare tagli alla spesa profondi e significativi, e penso che le nazioni Baltiche come Estonia, Lituania e Lettonia sono modelli di ruolo positivi in questo senso. Diamo un'occhiata a quello che hanno fatto negli ultimi anni.




Come si può vedere dal grafico, l'onere della spesa pubblica era in aumento ad un tasso spericolato prima della crisi. Ma una volta che è scoppiata la crisi, i paesi Baltici hanno tirato i freni e hanno imposto tagli alla spesa veri e propri.

Le nazioni Baltiche hanno attraversato un momento difficile quando questo è accaduto, soprattutto perché avevano anche le loro versioni di una bolla immobiliare. Ma, come ho già sostenuto, penso che l'approccio "dell'astinenza" o "strappare via il cerotto velocemente" abbia dato i suoi frutti.

La questione chiave è se le nazioni saranno in grado di mantenere un contenimento delle spese, in particolare quando (se?) l'economia riprenderà a crescere.

Anche un caso disperato come la Grecia può rimettersi sulla buona strada se segue la Regola d'Oro di Mitchell e semplicemente si assicura che la spesa pubblica, nel lungo periodo, cresca più lentamente dell'economia privata.

Il modo per realizzare questo obiettivo è quello di attuare qualcosa di simile al Freno Svizzero all'Indebitamento, che agisce effettivamente come un tetto annuale sulla crescita del governo.

Nel lungo periodo, naturalmente, l'obiettivo dovrebbe essere quello di ridurre il peso complessivo del governo rispetto alla sua crescita.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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