Bibliografia

mercoledì 23 maggio 2012

L'Incombente Inversione della Centralizzazione

La pianificazione centrale sta arrivando alla sua ultima corsa. Certo, potrebbero essere implementate nuove misure per far rimanere in piedi un edificio visibilmente instabile ma questo porta con sé un disincentivo: costi alti. Un'inversione di tendenza è imminente. Anche l'impero Europeo si sta sfaldando. La Grecia è, politicamente, una terra di nessuno e così resterà; anche le elezioni di Giugno saranno sterili. Non solo, ma un altro problema con tale nazione sono i $90 miliardi di derivati ancora posseduti da banche Americane, Francesi e Tedesche legati ai governi locali Greci. Il problema? Il default Greco. Se la Grecia esce dall'euro e ritorna alla Dracma questa crollerà quasi subito mandando in default il paese impedendo quindi di onorare i propri debiti; se resta e la BCE in qualche modo tenta di condonare il debito Greco ci saranno lo stesso perdite per i creditori sprigionando quel temuto contagio che vedrebbe come successiva "vittima sacrificale" la Spagna. Il governo Spagnolo ha un debito di circa €1 biliardo. L'Italia invece di quasi €2 biliardi. La Francia di €1.3 biliardi con tasse da paura ed una disoccupazione del 10% in salita. Il compito della BCE, quindi, è quello di mantenere in vita un parco di morti viventi in modo da far andare avanti il sistema bancario in cancrena affinché a sua volta possa prestare al governo in modo che possa rinnovare i suoi debiti, mentre si minaccia quanto brutta sarebbe la situazione per quelle nazioni che vorrebbero uscire dall'euro ed hanno un piede nella fossa. L'unico modo per perseguire questa strada è quello di una maggiore espansione monetaria. La resa dei conti può essere rimandata ma non evitata. Fate le vostre scommesse.
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di Gary North


"La centralizzazione induce il soffocamento al centro e l'anemia alle estremità." ~ Lamenais

L'attuale sistema politico è chiaramente folle. Soffre di schizofrenia. In tutto il mondo, quasi nessuno si fida dei politici, ma quasi tutti votano per i politici in carica che promettono di riformare il governo.

Gli elettori ora sospettano (giustamente) che tutti i governi Occidentali sono diretti verso la bancarotta a causa dei programmi pensionistici e della medicina finanziata dal governo, eppure questi due programmi sono politicamente intoccabili. Gli elettori li richiedono.

Per quattro decenni, i critici blandi dei sistemi pensionistici/Medicare sono andati dagli elettori con questo annuncio: "I due sistemi possono essere riformati, ma dobbiamo agire ora. Se tardiamo, manderanno in bancarotta il governo." Tuttavia, i sistemi non vengono mai riformati.

Poi, un decennio più tardi, il prossimo gruppo di riformatori ottimisti si fa avanti con questa stessa promessa: "I due sistemi possono essere riformati se agiamo ora." Nessuno li crede. Nessuno dovrebbe. Se i programmi possono davvero essere riformati "se agiamo ora," allora gli avvertimenti precedenti erano solo allarmismi. Non c'era davvero alcuna fretta. Così, il Congresso chiede retoricamente: "Perché dovremmo credere che dobbiamo affrettarci adesso?" Risultato: i sistemi non vengono mai riformati. Il Congresso calcia il barattolo.



IL GRANDE DEFAULT

Il governo federale in realtà è diretto verso un default. I numeri non mentono. Questo fatto produce pessimismo in alcuni ambienti. Le persone che guardano ai numeri concludono, con precisione, che il governo federale non se la caverà alla meno peggio in questa crisi. In tutto il mondo, i governi nazionali non se la caveranno alla meno peggio. Non saranno più in grado di calciare il barattolo.

Ho una buona notizia ed una cattiva notizia. Prima la cattiva notizia. Se siete dipendenti dal governo per la vostra sicurezza durante la vecchiaia, avete una sola speranza: una morte precoce. La buona notizia: quando gli assegni di Washington salteranno, i burocrati dovranno cercare un altro tipo di lavoro. Milioni di loro. In tutto il mondo.

Ora mi accingo a presentare uno scenario che non è ampiamente condiviso. Il processo che sta alla base non viene ampiamente riconosciuto. Ma questo processo è inarrestabile.

Se ho ragione, il giorno del giudizio sta per arrivare. Non il giudizio finale. Un giudizio liberatorio.

Ci sono ottimisti auto-proclamati che dicono che il Medicare se la caverà alla meno peggio. Allo stesso modo, ci sono ottimisti auto-proclamati che dicono che l'attuale sistema Keynesiano se la caverà alla meno peggio. Queste persone sono in realtà pessimiste. Sostengono che il male morale e l'irrazionalità economica possano funzionare. Questo è un messaggio pessimista. Fortunatamente, si sbagliano.

La gente se la caverà alla meno peggio. Il sistema Keynesiano no. E nemmeno le finanze delle persone che hanno scommesso sulla capacità del sistema Keynesiano di cavarsela alla meno peggio.



LA LEGGE DEGLI IMPERI

Gli imperi si disintegrano. Questa è una legge sociale. Non ci sono eccezioni.

Il primo teorico sociale ben noto ad articolare questa legge fu il profeta Daniele. Lo annunciò al Re Nabucodonosor. Potete leggere la sua analisi in Daniele 2. I versetti 44 e 45 sono la chiave per comprendere la legge degli imperi.

L'Impero Romano è il modello. Ma vi è un problema serio qui. Ci sono almeno 210 teorie sul perché è caduto. Ce ne sono così tante che anche il mio collega ai tempi in cui lavoravamo per Ron Paul nel 1976, Bruce Bartlett, ha preso il merito per una di esse – addirittura su Wikipedia. Ha avuto il suo grande momento!

In ogni caso, Roma non crollò. Deperì nel corso di diversi secoli, sprecando il tesoro dei suoi cittadini.

Suppongo che c'erano persone altamente istruite che andarono dagli elettori nella tarda repubblica Romana e dissero qualcosa del genere: "A meno che non vengano prese decisioni risolute oggi, Roma andrà in bancarotta." Se fosse stato così, avevano ragione. Ma ci è voluto molto più tempo di quanto pensassero.

In questi giorni, non ci vuole poi così tanto.

In un primo momento un impero cresce quasi inconsapevolmente. Nessuno ottiene i poteri e dice: "Hey! Perché non creiamo un impero?" E' più come una persona che dice questo: "Io non sono avido. Tutto quello che voglio è controllare la terra contigua alla mia."

Negli affari militari, ci sono economie di scala. Un esercito di guerrieri rende la conquista conveniente. Ci sono anche vantaggi fiscali. Un esercito di esattori delle tasse rende la raccolta fiscale conveniente. "Mollate il vostro denaro" è più efficace. Ben presto, avrete un impero.

Ma c'è una legge della burocrazia che si applica all'impero. Ad un certo punto, costa di più amministrare la burocrazia di quello che la burocrazia può generare attraverso la coercizione. Poi l'impero comincia ad incrinarsi. Non può far valere le proprie pretese.

Così, la crescita dell'impero ha al suo centro l'economia: le economie di scala. Anche la caduta dell'impero ha al suo centro l'economia: le economie di scala.

Penso che questo processo sia un'applicazione della legge dei rendimenti crescenti. Nella fase iniziale del processo, l'aggiunta di un fattore aumenta la produzione totale. Ma, mentre se ne aggiungono di più, un'altra legge prende il sopravvento: la legge dei rendimenti decrescenti.

Esempio: acqua e terra. Aggiungete un pò d'acqua in un deserto, e si può produrre più cibo. Aggiungete più acqua, e si può coltivare molto più cibo. C'è un ritmo sempre crescente di rendimenti. La produzione comune è di valore maggiore rispetto al costo di aggiunta dell'acqua. Ma se si continua ad aggiungere acqua, si otterrà una palude. La legge dei rendimenti decrescenti prende il sopravvento. Aggiungete più acqua, e la terra andrà sott'acqua. Forse è meglio avere un deserto.

Questa legge si applica al potere. Aggiungete potere, e si genera più reddito. Ma se continuate ad aggiungere potere, le spese della burocrazia inizieranno a mangiare i ricavi. Aumenterà anche la resistenza: interna ed esterna. Il sistema o implode oppure si estingue.

Con una sola eccezione nella storia – l'Unione Sovietica nel 1991 – gli imperi non hanno cessato di esistere senza spargimenti di sangue.

Nel caso dell'Unione Sovietica, i politici anziani privatizzarono l'intero sistema nel Dicembre 1991. Consegnarono gli asset a quello che divenne immediatamente il sistema finale del capitalismo clientelare. Divisero i soldi del Partito Comunista e li depositarono in singoli conti bancari Svizzeri. Il suicidio dell'Unione Sovietica era "Vladimir Lenin incontra David Copperfield." Ora lo vedi, ora no. Nella storia del Marxismo, nessun evento illustra meglio il principio di Marx del nesso dei contanti rispetto a questo. Sedusse l'avanguardia del proletariato di Lenin.

Notate il modello di impero. Si comincia lentamente, costruendo nel corso dei secoli: l'Impero Romano, l'Impero Russo, l'Impero Francese. Poi l'impero o si erode o altrimenti viene catturato dai rivoluzionari, come è avvenuto in Francia (1789-1794) e Russia (1917). Ma questo ritarda solo l'inversione. Non la evita.



LO STATO-NAZIONE MODERNO

Le economie di scala determinarono lo sviluppo del moderno stato-nazione. Nel 1450, i governi dell'Europa Occidentale erano piccoli. Controllavano un piccolo territorio. Erano i resti del mondo medievale, che era molto più decentrato.

Nel 1550, ciò iniziò a cambiare. Gli inizi del moderno stato-nazione erano visibili.

Le entrate fiscali scorrevano nelle monarchie centralizzate. Il commercio stava crescendo. I ricavi stavano aumentando. Le armi stavano avanzando. Tutto questo era in corso da mezzo millennio. Ma, come una curva esponenziale, la linea ha visibilmente cominciato a muoversi verso l'alto intorno al 1500.

Crebbero gli imperi marittimi: Spagna, Portogallo, Inghilterra. Si sfidavano sui mari. Poi arrivarono Paesi Bassi e Francia. La fusione della potenza navale ed i monopoli commerciali attiravano le nazioni in competizione per le zone commerciali. L'idea di libero commercio era lontana anni luce, fatta eccezione per l'enclave accademica della scuola di Salamanca.

La legge dei rendimenti crescenti era evidente in questo processo. Ai governanti conveniva tassare di più ed estendere la giurisdizione dello stato-nazione a spese dei governi locali e dei governi stranieri. I benefici maturavano soprattutto per la gerarchia politica e per il suo sistema di famiglie collegate.

Le economie di scala guidarono il processo. La divisione del lavoro favorì la centralizzazione. Le unità locali di governo non potevano competere.

Lasciatemi proporre un esempio tratto dal campo della storiografia. Lo storico dell'America coloniale è in grado di scrivere su molti argomenti: immigrazione, tecnologia, struttura familiare, mappatura delle città, sviluppo economico, tendenze intellettuali e così via. Scrive sui problemi della vita che hanno interessato la vita quotidiana della gente. Non può scrivere di politica nazionale, almeno non prima del Maggio 1754: la "battaglia" di Jumonville Glen.

La battaglia di Jumonville Glen è sconosciuta a tutti gli storici tranne agli specialisti dell'America coloniale. Questo è un peccato, perché la battaglia è stata l'evento militare più importante della storia del mondo moderno. Ha letteralmente inaugurato il mondo moderno. Ha portato alla
  1. guerra Francese & Indiana (Guerra dei Sette Anni),
  2. crisi dello Stamp Act,
  3. Rivoluzione Americana,
  4. Rivoluzione Francese,
  5. Napoleone,
  6. nazionalismo,
  7. rivoluzionarismo moderna,
  8. Comunismo,
  9. Fascismo,
  10. Impero Americano.
Fu iniziata dalle milizie del Maggiore George Washington, all'età di 22 anni.
Prima della ratifica della Costituzione degli Stati Uniti, era sia possibile che opportuno scrivere dell'America senza legare la narrazione alla politica. Dopo il 1788, ogni scrittore  di un libro di testo viene disegnato come una falena sulla fiamma: elezioni Presidenziali. Non può raccontare il testo senza dividerlo dal risultato del sistema quadriennale di alleanza nazionale.

Ci stiamo rapidamente avvicinando al giorno del giudizio. Ha a che fare con le economie di scala. Ha a che fare con la legge dei rendimenti decrescenti.

Il miglior resoconto di questo processo è un libro dello storico militare Israeliano Martin van Creveld: The Rise and Decline of the State (Cambridge University Press, 1999). Ripercorre la storia della stato-nazione Occidentale dal tardo Rinascimento fino alla fine del ventesimo secolo. Sostiene che ci sarà una rottura degli stati nazionali ed un ritorno al decentramento. Potete trovare una breve discussione di questo libro qui.



PRODUZIONE CAPITALISTA

Un'altra manifestazione delle economie di scala è lo sviluppo del sistema delle fabbriche. Nel 1750, la maggior parte della produzione era fatta a domicilio. La maggior parte delle persone viveva nelle fattorie. La maggior parte delle fattorie era molto vicina all'auto-sufficienza.

Le città erano poche e lontane tra di loro. Erano situate lungo le coste o lungo grandi corsi d'acqua. Erano basate sul commercio. Forse il 10% della popolazione Occidentale viveva nelle città.

Questo cominciò a cambiare intorno al 1800 in Gran Bretagna. Potrebbe essere stato nel 1780. Potrebbe essere stato nel 1820. Ma l'economia iniziò a cambiare. Nessuno ha una spiegazione plausibile del perché sia accaduto, ma cambiò la storia dello stile di vita dell'uomo come nient'altro prima. L'economia iniziò a crescere al 2% annuo.

Questo processo si diffuse ben presto negli Stati Uniti. Il mondo cominciò ad essere travolto da un'ondata di gadget.

Questo processo era guidato dalla concorrenza dei prezzi. Alcuni imprenditori si arricchirono nel soddisfare le esigenze delle masse. Le masse diventatarono più ricche. Divennero più produttive.

La caratteristica più odiata dai vecchi produttori era il servizio implacabile del capitalismo nei confronti del pubblico pagante più povero. La divisione del lavoro è limitata dall'estensione del mercato, aveva giustamente osservato Adam Smith, e al fine di utilizzare le più recenti e più specializzate tecniche di produzione, i capitalisti dovevano ampliare i propri mercati. Il mezzo più efficace per ottenere l'accesso a nuovi mercati era la concorrenza dei prezzi.

Tutte le truppe Britanniche che marciarono in India e nel'Estremo Oriente in una ricerca di nuovi mercati nei giorni di "gloria" dell'Inghilterra non eguagliarono mai gli effetti che ampliarono i mercati del 25% in patria. Il produttore che non poteva competere era costantemente costretto ad uscire dal mercato, cioè, costretto a cedere il controllo delle risorse economiche scarse nelle mani di produttori più efficienti che potevano utilizzarle meglio per soddisfare le esigenze della popolazione.

Come gli acquirenti poveri e non istruiti avrebbero potuto competere contro la ricchezza radicata dell'aristocrazia Inglese? Come potevano competere i loro magri acquisti per i servizi dei produttori quando paragonati alla concorrenza dell'uomo ricco? Come avrebbe potuto sperare un minatore impolverato di sfilare le risorse economiche scarse dagli uomini ricchi? Semplicemente perché ce n'erano tanti!

Mentre le tecniche di produzione capitaliste aumentavano costantemente la produzione delle classi lavoratrici, i poveri diventavano lentamente sempre meno poveri. Pochi centesimi qui, pochi metri di stoffa lì, si moltiplicarono per un milione di volte: nessuna aristocrazia sulla terra era abbastanza ricca da resistere a questa incessante pressione economica di uomini sempre meno poveri, quando tanti di quegli uomini erano creati dai mercati del lavoro d'Inghilterra.

Come individui erano poveri, soprattutto prima del 1840, ma non erano così poveri come lo erano stati nel 1780, e qui si trovava la novità per i produttori che utilizzano i vecchi metodi di produzione.

Gli uomini che non potevano permettersi abiti di lana buona, ora potevano permettersi cotone a basso prezzo, e molto rapidamente divenne evidente agli imprenditori Inglesi che iniziare a produrre centinaia di migliaia di capi in cotone rispetto a qualche migliaio di capi in lana o in seta ad alto prezzo avrebbe pagato più dividendi.

Quello che operò come liberazione economica di un'intera classe di persone, gli aristocratici anti-libero mercato lo consideravano come una forma di schiavitù, la servitù della fabbrica, con i suoi orari, le lunghe ore, la produzione routinaria ed il lavoro minorile. Quello che risolutamente si rifiutavano di vedere era quello che sarebbe stato il destino di queste masse sotto il vecchio sistema di produzione: la carestia e la morte. Fu l'Irlanda, non l'Inghilterra e la Scozia, che ha soffrì la carestia nel 1848-50, e fu l'Irlanda che non vide la "piaga" della produzione industriale.

John Ruskin, critico letterario conservatore della metà del XIX secolo, ha riassunto la tesi contro il capitalismo. Ironia della sorte, le sue parole vennero messe sulle carte prodotte in massa ed usate come poster prodotti in massa affinché fossero visti sui muri delle popolari gelaterie Baskin-Robbins (31 gusti): "Non c'è praticamente niente al mondo che un uomo non possa fabbricare leggermente peggio e vendere ad un prezzo minore, e le persone che considerano unicamente il prezzo sono la preda legittima di quest'uomo." Vidi ciò in un negozio nel 1973. Non ho visto una cosa simile recentemente. Non sono mai andato in un negozio Baskin-Robbins. La catena è quasi invisibile oggi.

I critici sociali conservatori non solo videro le dure condizioni del sistema industriale – dure in confronto alla vita dei critici sociali, ma non in confronto alla bassa produttività della sussistenza (o al di sotto della sussistenza) dell'agricoltura – ma videro anche i primi effetti dei beni prodotti in massa. Erano a buon mercato nel prezzo e poco costosi in termini di qualità – di nuovo, rispetto agli standard di qualità dei critici sociali colti.

Coloro che apprezzavano i vestiti nuovi, le abitazioni migliori e le condizioni di lavoro preferibili raramente scrivevano trattati; ma andavano semplicemente a lavorare e spendevano i loro soldi. Indubbiamente, c'era una standardizzazione della produzione. Tuttavia, mentre la produttività dei lavoratori aumentava, e mentre i loro salari aumentavano, questa standardizzazione veniva lasciata agli ultimi che si presentavano sulla scena – gli immigrati Irlandesi, per esempio – e la varietà iniziò ad essere una possibilità economica.

Ciò indica la natura di una trasformazione sociale mediata dai poteri del capitalismo. In un primo momento, la concorrenza dei prezzi espande il mercato. Nuovi gruppi accedono a beni non disponibili in precedenza, sia perché i prezzi erano troppo alti prima sia perché i prodotti non esistevano nemmeno.

In quanto partecipanti al processo di produzione, i lavoratori partecipano alla ricchezza di altre persone. I produttori sono acquirenti; passo dopo passo, mentre la produzione per unità in ingresso aumenta, grazie alla specializzazione della produzione, la ricchezza di tutti i partecipanti aumenta. L'espansione iniziale delle alternative d'acquisto si espande ulteriormente non appena aumenta la produttività. Alcuni produttori possono specializzarsi nella produzione per questi nuovi acquirenti; altri possono ramificarsi e mirare agli acquirenti ancora esclusi – il livello immediatamente inferiore.

Il Modello T di Henry Ford – "disponibile in qualsiasi colore, fintanto che la volete nera" – rese disponibile alle masse l'automobile. Ma mentre la ricchezza di tutti aumentava grazie ai metodi capitalisti di produzione-distribuzione (le due cose sono sostanzialmente lo stesso processo), un gran numero di persone voleva un altro colore.

Ford non riuscì a riconoscere questo fenomeno del capitalismo moderno, e la sua resistenza al cambiamento – in questo caso un miglioramento della qualità e della scelta – portò al trionfo la General Motors negli anni '20. GM offrì più marche e più scelte all'interno di questi marchi.

Il dominio di GM non durò a lungo. L'azienda è fallita nel 2009. Ci è voluto un piano di salvataggio del governo per salvarla – e la frode dei possessori di obbligazioni.

L'industria sta venendo ridimensionata negli Stati Uniti, anche se sta diventando gigantesca in Cina. Stabilimenti siderurgici più piccoli, più computerizzati e più specializzati hanno sostituito le vecchie fabbriche di acciaio. Le vecchie fabbriche sono vuote. Non possono competere.

Viviamo sulla cuspide di una nuova era di fabbricazione: la produzione 3D. Avremo fabbriche sulle nostre scrivanie.

La produzione di massa riduce i costi. La produzione inizialmente è centralizzata. L'era della fabbrica sostituisce l'era della produzione domiciliare. Le economie di scala prendono il sopravvento. Questa è la prima fase: la legge dei rendimenti crescenti verso la centralizzazione.

Ciò non dura. La legge dei rendimenti in decelerazione prende il sopravvento. L'era della fabbrica viene sostituita. Le economie di scala favoriscono la produzione locale. Scrivo questo su un computer da $500 utilizzando un programma di elaborazione testi da $50.

Quando pensate alle "economie di scala," pensate "all'Ufficio Postale."



CONCLUSIONE

Avrei potuto applicare questa analisi alla storia dell'urbanizzazione: dai villaggi ai paesi alle città enormi ai sobborghi. Lo storico urbano Jack Lessinger ha descritto tutto ciò in una serie di libri.

Le economie di scala non favoriscono più la centralizzazione. Favoriscono il decentramento: nel settore manifatturiero, nell'istruzione, nello sviluppo urbano, nella finanza, nella politica, e anche negli affari militari. I movimenti di resistenza non-statali hanno un vantaggio oggi. Così anche le cellule terroristiche. Se l'Occidente urbano è sempre più minacciato dall'uso delle armi, è più probabile che lo sia da una'arma biologica fatta in casa piuttosto che da un ordigno nucleare.

Piccolo non può essere bello, ma è sicuramente efficace. Non si vede un virus. Potete vedere un fungo atomico.

Per quelli di noi che temono la centralizzazione di qulasiasi cosa, le nostre barche sono iniziate ad arrivare.

Non arriverà nessuna nave. Il suo modello è il Titanic.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


5 commenti:

  1. l'analisi dell'attuale stato dei modi di produzione e dell'eventuale futuro (3D) è secondo me palesemente errato. è vero che il capitalismo modifica se stesso, ma da un lato le modifiche che si sono viste sulla scala delle aziende e lo spostamento in cina delle grosse aziende, non dipendono da reali cambiamenti dei modi di produzione di massa, ma dalla convenienza degli investimenti ed eventualmente da distorsioni politiche nell'economia. Per quanto riguarda la produzione 3D, mah puo anche darsi, ma la vedo dura, la produzione di quel genere si fa limitatamente a prototipi con determinate caratteristiche (meccaniche, di precisione e di materiali) difficilmente superabili, oltre a valutazioni di carattere economico su quel tipo di produzione che a parte il maggior costo della nuova tecnologia, costo che potrà abbassarsi, sono intrinseche di quel modo di produzione, per quantità rilevanti, che permettono un abbassamento del costo del manufatto.

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  2. Ooops! Mi accorgo ora che non mi ero ancora segnato fra i lettori onorari! ... Rimediato!

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  3. Ciao Anonimo. Dico da subito che per quanto riguarda la produzione 3D non ne so molto, sono venuto a conoscenza dell'argomento grazie a questo articolo e devo approfondire il tema. Il tempo, comunque, ci dirà se stale strategia sarà sostenibile. Vado al punto che mi interessa di più.

    "[...] è vero che il capitalismo modifica se stesso, ma da un lato le modifiche che si sono viste sulla scala delle aziende e lo spostamento in cina delle grosse aziende, non dipendono da reali cambiamenti dei modi di produzione di massa, ma dalla convenienza degli investimenti ed eventualmente da distorsioni politiche nell'economia."

    Corretta questa analisi. Infatti, quello che North (secondo come l'ho recepito) voleva comunicarci quando accennava alla produzione attuale è che il libero mercato premia chi persegue la sua strada e serve il prossimo come meglio può.

    Certo, al giorno d'oggi non ce lo abbiamo; abbiamo sprazzi in cui si può agire più o meno liberamente e tentare di fare impresa. North pone il dito a questi sprazzi e ci dice quali enormi vantaggi potremmo trarre se veramente concedessimo una possibilità al libero mercato di operare a pieno regime. Le imprese che hanno delocalizzato lo hanno fatto principalmente perché i governi Occidentali hanno da tempo deciso che l'economia doveva essere pianificata da un gruppo di oligarchi in possesso della conoscenza suprema. L'Occidente ad un certo punto ha deciso che si poteva "togliere" alle imprese per distribuire a casaccio fra i suoi servitori e creare una pletora di "sussidiati di stato," poi ha pensato che poteva regolare "meglio" del mercato le imprese ed il lavoro, poi ha deciso che bisognava imporre divieti alla libertà economica.

    Senza segnali economici sani ed una stabilità monetaria perseguire la via imprenditoriale è divenuto sterile. Il terreno Occidentale è diventato sterile; l'Oriente, al momento, idrata semplicemente meglio dell'Occidente i suoi terreni.

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  4. Francesco, sono l'anonimo del commento sopra.
    Riguardo la tecnologia 3D ha fatto passi giganteschi negli ultimi 10 anni forse 15, quindi è vero che è promettente, ma per lavoro la conosco e difficilmente potrà sostituire in applicazioni vere e soprattutto di massa, la produzione con mezzi convenzionali (quali che siano questi mezzi intesi come "convenzionali") per le questioni che ti ho detto (materiali, costi di produzione, resistenza, precisione) alcuni di questi motivi potranno essere superati, dubito che lo saranno entrambi.
    Ottima è invece, da anni, per l'uso prototipale e per generare quindi un gran risparmio di tempo e costi, nello sviluppo di un progetto magari costoso a livello di investimenti proprio per acquisto/costruzione di attrezzature per la produzione di massa.

    La mia osservazione sul capitalismo, era solo una precisazione, perchè anche questo lo vedo sul lavoro, io dubito che in circostanze non viziate dal condizionamento politico/economico, si sarebbe arrivati a questa forma di globalizzazione a piramide rovesciata, in cui si parla di fine del lavoro perchè non sappiamo piu lavorare e anzi ci sono collettività varie (associazioni e quant'altro) che quasi, indirettamente, lo ritengono una cosa superata (lavorare) che non serve più (teorizzano pure la fine del lavoro), mentre altrove sono carichi di lavoro da far schifo... e se non ci fossero loro che lavorano non ci sarebbe la produzione di massa come la conosciamo (e per come ce ne avvantaggiamo).
    ovviamente questa è una visione a tratti grossi...
    tutto qui..

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  5. Ciao Roberto.

    Mi sono preso un pò di tempo per risponderti perché la replica meritava di essere ponderata e ben ragionata. in fin dei conti, hai ragione e hai presentato delle ottime argomentazioni.

    Che siamo arrivati ad un punto di rottura, non v'è dubbio. Per colpa degli altri concorrenti? Non credo. Per colpa di protezioni esterne? Molto probabile. Cosa hanno incentivato queste protezioni? L'indole umana a lavorare il meno possibile per il miglior guadagno; questa è una verità che attraversa ogni mercato, fà parte dell'essere umano. Chi ne ha la possibilità sfrutta qualsiasi appiglio per insinuarsi in un meccanismo vizioso per sfruttare qualche strato o gruppo della società al fine di avvantaggiarsene (c'era un bel saggio di Chodorov che ne parlava, credo che lo riproporrò nei prossimi giorni). Questa cosa interessa imprenditori e lavoratori ugualmente.

    Questa possibilità è rappresentata dal potere decisionale ultimo di un'entità monopolista. Le imprese Occidentali, sopratutto le medio-piccole, sono piene di idee e di imprenditori geniali che vengono quotidianamente vessati dall'idiozia dei legislatori capaci (secondo il proprio giudizio) di "manipolare la realtà," e che da sempre si scontrano con uno statalismo imperante ed egemonico che impone obblighi insostenibili, e li depreda di più del 50% dei guadagni (in virtù proprio del disegno welfarista a cui "deve" risponde lo stato moderno).

    La produzione Cinese potrebbe essere un grande vantaggio per lo sviluppo delle piccole aziende, se non fosse che gli stati derubano costantemente dei capitali necessari al punto da non poter investire nemmeno in un bene capitale Cinese. Questa è la realtà di tutti i giorni. Ed è proprio questa realtà che rende impossibile alle nostre imprese di fare concorrenza e di aumentare la ricchezza dei paesi e l'occupazione.

    La cosiddetta "fine del lavoro e della creatività" (se così vogliamo chiamarla) potrebbe essere una delle tante conseguenze non volute della pianificazione centrale, la quale agisce attraverso sistemi rigidi ed arbitrariamente manipolabili pensando, quindi, che tutto possa essere ridotto ad un schema prestabilito e lo spostamento di alcuni parametri possa magicamente aggiustare squilibri portati in prima istanza dalla sua presunzione di conoscenza.

    Non abbiamo perso la competenza e la creatività, bensì alcuni l'hanno barattata per una vita comoda; altri invece si sono visti bloccare le loro abilità da "autorità superiori". Ma, come sempre, non esistono pasti gratis.

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