Bibliografia

domenica 27 maggio 2012

La Liberazione dei Demoni


"Approva lo spionaggio. Ogni membro della società vigila l'altro ed è obbligato alla delazione. Ognuno appartiene a tutti e tutti appartengono a ognuno. Tutto sono schiavi e nella schiavitù sono uguali. Nei casi estremi, c'è la calunnia e l'omicidio, ma l'essenziale è l'uguaglianza. Come prima cosa si abbassa il livello delle scienze e degli ingegni. Si può raggiungere un alto livello delle scienze e degli ingegni solo con doti superiori, e non ci devono essere doti superiori! Gli uomini di doti superiori si sono sempre impadroniti del potere e sono stati dei despoti. Gli uomini di doti superiori non possono non essere despoti e hanno sempre fatto più male che bene, perciò vengono scacciati e giustiziati. A Cicerone si taglia la lingua, a Copernico si cavano gli occhi, Shakespeare viene lapidato, ecco lo šigalëvismo!

Gli schiavi devono essere uguali: senza dispotismo non c'è ancora stata né libertà né uguaglianza, ma nel gregge deve esserci uguaglianza, questo è lo šigalëvismo! Ah, ah, ah, vi sembra strano? Io sono per lo šigalëvismo!"

-- Fëdor Dostoevskij, I Demoni
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di Ludwig Von Mises


[Planned Chaos (1947)]


La storia dell'umanità è la storia delle idee. Perché sono le idee, le teorie e le dottrine che guidano l'azione umana, determinano i fini ultimi a cui mirano gli uomini, e la scelta dei mezzi impiegati per il conseguimento di questi fini. Gli eventi sensazionali che stimolano le emozioni e catturano l'interesse degli osservatori superficiali sono solo la consumazione dei cambiamenti ideologici. Non ci sono cose come brusche trasformazioni radicali delle vicende umane. Quello che si chiama, in termini piuttosto ingannevoli, un "punto di svolta nella storia" è l'entrata sulla scena di forze che erano già da tempo al lavoro dietro le quinte. Le nuove ideologie, che avevano già da tempo sostituito quelle vecchie, si spogliano dell'ultimo velo ed anche le persone più dure di comprendonio diventano consapevoli dei cambiamenti che non avevano notato prima.

In questo senso la presa del potere di Lenin nell'Ottobre del 1917 fu certamente un punto di svolta. Ma il suo significato è molto diverso da quello che i comunisti attribuiscono ad esso.

La vittoria Sovietica svolse solo un ruolo secondario nell'evoluzione verso il socialismo. Le politiche pro-socialiste dei paesi industriali dell'Europa Centrale ed Occidentale ebbero maggiori conseguenze a questo riguardo. Il programma di previdenza sociale di Bismarck fu un elemento pionieristico più importante sulla strada verso il socialismo di quanto non lo fosse l'espropriazione della fabbriche Russe arretrate. La Prussian National Railways aveva fornito il solo esempio di un'attività gestita dal governo che, per qualche tempo almeno, aveva evitato un fallimento finanziario manifesto. Gli Inglesi avevano già adottato prima del 1914 le parti essenziali del sistema previdenziale Tedesco. In tutti i paesi industrializzati, i governi si impegnarono in politiche interventiste che erano in ultima analisi destinate a sfociare nel socialismo. Durante la guerra la maggior parte di loro intraprese quello che veniva chiamato il socialismo guerra. Il Programma Tedesco di Hindenburg che, naturalmente, non potè essere eseguito completamente a causa della sconfitta della Germania, non era meno radicale dei tanto chiacchierati Piani Quinquennali Russi, ma progettato molto meglio.

Per i socialisti nei paesi prevalentemente industriali dell'Occidente, i metodi Russi non potevano essere di alcuna utilità. Per questi paesi, la produzione manifatturiera per l'esportazione era indispensabile. Non potevano adottare il sistema Russo di autarchia economica. La Russia non aveva mai esportato prodotti manifatturieri in quantità degne di nota. Sotto il sistema Sovietico si ritirò quasi interamente dal mercato mondiale dei cereali e delle materie prime. Anche i socialisti fanatici non potevano far altro che ammettere che l'Occidente non poteva imparare nulla dalla Russia. E' ovvio che i risultati tecnologici di cui il Bolscevico si gloriava erano solo goffe imitazioni delle cose compiute in Occidente. Lenin definì il comunismo come, "il potere dei Soviet più l'elettrificazione." Ora, l'elettrificazione non era certamente di origine Russa, e le nazioni Occidentali superano la Russia nel campo dell'elettrificazione come in ogni altro ramo dell'industria.

Il vero significato della rivoluzione di Lenin deve essere visto nel fatto che da allora in poi si propagò il principio della violenza senza restrizioni e dell'oppressione. Fu la negazione di tutti gli ideali politici che guidarono per 3,000 anni l'evoluzione della civiltà Occidentale.

Lo stato ed il governo sono l'apparato sociale di coercizione violenta e di repressione. Tale apparato, il potere della polizia, è indispensabile al fine di evitare che le persone antisociali e le bande distruggano la cooperazione sociale. La prevenzione e la repressione violenta delle attività antisociali vanno a beneficio di tutta la società ed a ciascuno dei suoi membri. Ma la violenza e l'oppressione ne sono i mali minori e corrompono i responsabili della loro applicazione. E' necessario limitare la potenza di quelli in carica perché non diventino despoti assoluti. La società non può esistere senza un apparato di coercizione violenta. Ma né può esistere se i titolari di cariche sono tiranni irresponsabili liberi di infliggere un danno a coloro che disprezzano.

E' la funzione sociale delle leggi frenare l'arbitrarietà della polizia. Lo stato di diritto limita l'arbitrarietà degli agenti per quanto possibile. Limita rigorosamente la loro discrezione, ed assegna così ai cittadini una sfera in cui sono liberi di agire senza essere frustrati dall'interferenza del governo.

Libertà significa sempre libertà dalle interferenze della polizia. In natura non esistono cose come vari tipi di libertà. C'è solo la rigidità inflessibile delle leggi della natura a cui l'uomo deve incondizionatamente adeguarsi se vuole raggiungere un qualunque fine. Né esisteva la libertà nelle condizioni paradisiache immaginarie che, secondo le chiacchiere fantastiche di molti scrittori, hanno preceduto la creazione dei legami sociali. Dove non c'è governo, tutti sono alla mercee del proprio vicino più forte. La libertà può essere raggiunta solo all'interno di uno stato pronto ad impedire ad un gangster di uccidere e derubare i suoi cittadini più deboli. Ma è lo stato di diritto che ostacola i potenti dal trasformarsi nei peggiori gangster.

Le leggi stabiliscono norme di azione legittima. Fissano le procedure necessarie per l'abrogazione o la modifica delle leggi esistenti e per la promulgazione di nuove leggi. Fissano altresì le procedure necessarie per l'applicazione delle leggi in casi definiti. Stabiliscono le corti ed i tribunali. Con lo scopo di evitare una situazione in cui gli individui rimangono in balia dei governanti.

I mortali sono passibili di errore, ed i legislatori ed i giudici sono uomini mortali. Può accadere ancora e ancora che le leggi vigenti o la loro interpretazione da parte dei giudici impediscano agli organi esecutivi di ricorrere ad alcune misure che potrebbero essere di beneficio. Nessun danno grave, tuttavia, ne può risultare. Se i legislatori riconoscono la carenza delle leggi vigenti, possono modificarle. E' certamente un male che un criminale a volte possa sfuggire dalla punizione perché c'è una scappatoia lasciata nella legge, o perché il pubblico ministero ha trascurato alcune formalità. Ma è un male minore se confrontato con le conseguenze di un potere discrezionale illimitato da parte del despota "benevolo".

E' proprio questo punto che gli individui antisociali non riescono a vedere. Queste persone condannano il formalismo del processo previsto dalla legge. Perché le leggi dovrebbero impedire al governo di ricorrere a misure utili? Non è feticismo rendere supreme le leggi, e non la convenienza? Essi sostengono che il welfare state (Wohlfahrtsstaat) sostituisca lo stato governato dallo stato di diritto (Rechtsstaat). Nello stato sociale, il governo paterno dovrebbe essere libero di compiere tutte le cose che ritiene utili per il bene comune. Non ci sono "pezzi di carta" che dovrebbero frenare un sovrano illuminato nei suoi sforzi di promuovere il benessere generale. Tutti gli avversari devono essere schiacciati senza pietà per non vanificare l'azione benefica del governo. Nessuna formalità vuota deve proteggerli contro la loro meritata punizione.

Si è soliti chiamare il punto di vista dei sostenitori dello stato sociale il punto di vista "sociale", come distinto dal punto di vista "individualista" ed "egoista" dei campioni dello stato di diritto. In realtà, però, i sostenitori dello stato sociale sono dei fanatici del tutto antisociali ed intolleranti. Poiché la loro ideologia implica tacitamente che il governo effettuerà esattamente ciò che essi stessi ritengono giusto e benefico. Scartano del tutto la possibilità che potrebbero sorgere disaccordi per quanto riguarda la questione di cosa è giusto e opportuno e cosa no. Sostengono il dispotismo illuminato, ma sono convinti che il despota illuminato sarà conforme in ogni dettaglio alla loro opinione sulle misure da adottare. Favoriscono la pianificazione, ma quello che hanno in mente è esclusivamente un piano personale, non quello di altre persone. Vogliono sterminare tutti gli avversari, cioè, tutti coloro che sono in disaccordo con loro. Sono assolutamente intolleranti e non sono disposti ad acconsentire a qualsiasi discussione. Ogni sostenitore dello stato sociale e della pianificazione è un potenziale dittatore. Quello che ha in mente è di privare tutti gli altri uomini di tutti i loro diritti, e di stabilire un'onnipotenza senza restrizioni sua e dei suoi amici. Si rifiuta di convincere i suoi concittadini. Preferisce "liquidarli". Disprezza la società "borghese", la quale adora la legge e la procedura legale. Lui stesso adora la violenza e lo spargimento di sangue.

Il conflitto inconciliabile di questi due dottrine, stato di diritto contro stato sociale, era in discussione in tutte le lotte che gli uomini hanno combattuto per la libertà. E' stata una lunga e difficile evoluzione. Ancora ed ancora i campioni dell'assolutismo trionfarono. Ma alla fine lo stato di diritto prevalse nel regno della civiltà Occidentale. Lo stato di diritto, o di governo limitato, garantito dalle costituzioni e dalla carta dei diritti, è il segno caratteristico di questa civiltà. Fu lo stato di diritto che generò i risultati meravigliosi del capitalismo moderno e della sua — come direbbero i coerenti Marxisti — "sovrastruttura", la democrazia. Assicurò un benessere crescente ad una popolazione in continuo aumento. Le masse dei paesi capitalisti godono oggi di un tenore di vita molto superiore a quella dei ricchi delle epoche precedenti.

Tutti questi risultati non hanno trattenuto i sostenitori del dispotismo e della pianificazione. Tuttavia, sarebbe stato assurdo per i campioni del totalitarismo rivelare apertamente le inestricabili conseguenze dittatoriali dei loro sforzi. Nel XIX secolo le idee di libertà e dello stato di diritto ottennero un tale prestigio che francamente sembrava una pazzia attaccarle. L'opinione pubblica era fermamente convinta che il dispotismo era morto, senza possibilità di essere ripristinato. E' vero che lo Zar della barbara Russia fu costretto ad abolire la servitù della gleba, per stabilire un processo con giuria, e concedere una limitata libertà di stampa ed il rispetto delle leggi?

Così i socialisti ricorsero ad un trucco. Continuarono a discutere della venuta della dittatura del proletariato, cioè, la dittatura delle idee di ogni autore socialista, nei loro circoli esoterici. Ma al grande pubblico parlavano in un modo diverso. Il socialismo, affermavano, porterà la libertà vera e piena e la democrazia. Rimuoverà tutti i tipi di costrizione e coercizione. Lo stato "appassirà". Nella repubblica socialista del futuro non vi saranno né giudici e poliziotti, né prigioni e patiboli.

Ma i Bolscevichi si tolsero la maschera. Erano pienamente convinti che era sorto il giorno della loro vittoria finale ed incrollabile. Ulteriori dissimulazioni non erano né possibili né necessarie. Il vangelo dello spargimento di sangue poteva essere predicato apertamente. Trovò terreno fertile tra tutti i degenerati letterati e gli intellettuali da salotto che per molti anni avevano già parlato degli scritti di Nietzsche e di Sorel. I frutti del "tradimento degli intellettuali" si addolcirono alla maturazione. I giovani che erano stati nutriti con le idee di Carlyle e di Ruskin erano pronti a prendere le redini.

Lenin non fu il primo usurpatore. Molti tiranni lo avevano preceduto. Ma i suoi predecessori erano in conflitto con le idee possedute dai loro contemporanei più eminenti. L'opinione pubblica vi si opponeva perché i loro principi di governo erano in contrasto con i principi accettati del diritto e della legalità. Erano disprezzati e detestati come usurpatori. Ma l'usurpazione di Lenin venne vista in una luce diversa. Era il brutale superuomo la cui venuta era stata desiderata da dei pseudo-filosofi. Era il falso salvatore eletto dalla storia per portare la salvezza attraverso lo spargimento di sangue. Non era forse l'adepto più ortodosso del socialismo "scientifico" Marxista? Non era l'uomo destinato a realizzare i piani socialisti per la cui esecuzione gli statalisti deboli delle democrazie in decomposizione erano troppo timidi? Tutte le persone ben intenzionate tifavano per il socialismo; la scienza, attraverso le bocche dei professori infallibili, lo raccomandò; le chiese predicavano il socialismo Cristiano; i lavoratori desideravano l'abolizione del sistema salariale. Ecco l'uomo che avrebbe soddisfatto tutti questi desideri. Era abbastanza giudizioso per sapere che non si poteva fare una frittata senza rompere le uova.

Mezzo secolo prima, tutte le persone civili censurarono Bismarck quando dichiarò che i grandi problemi della storia devono essere risolti dal sangue e dal ferro. Ora la maggior parte degli uomini quasi-civilizzati si inchinava al dittatore che era disposto a versare più sangue di quanto avesse mai fatto Bismarck.

Questo era il vero significato della rivoluzione di Lenin. Tutte le idee tradizionali di giustizia e di legalità vennero rovesciate. La regola della violenza sfrenata e dell'usurpazione prese il posto dello stato di diritto. "L'orizzonte ristretto della legalità borghese", come lo aveva soprannominato Marx, venne abbandonato. D'ora in avanti nessuna legge poteva più limitare il potere degli eletti. Erano liberi di uccidere ad libitum. Venne dato sfogo agli impulsi innati dell'uomo verso lo sterminio violento di tutti coloro che non erano graditi, repressi da un'evoluzione lunga e faticosa. I demoni erano liberi. Nacque una nuova era, l'età degli usurpatori. I malviventi vennero chiamati ad agire, e loro ascoltarono la Voce.

Naturalmente, Lenin non voleva dire questo. Non voleva concedere ad altre persone le prerogative che si arrogava per sé. Non voleva assegnare ad altri uomini il privilegio di liquidare i propri avversari. Lui era il solo eletto dalla storia e con in mano il potere dittatoriale. Era l'unico dittatore "legittimo" perché — una voce interiore gli aveva detto così. Lenin non fu abbastanza intelligente da prevedere che altre persone, imbevute di altre confessioni, avrebbero potuto avere il coraggio di fingere che anche loro erano state chiamate da una voce interiore. Eppure, in pochi anni, uomini come Mussolini e Hitler divennero abbastanza visibili.

E' importante rendersi conto che il Fascismo ed il Nazismo erano dittature socialiste. I comunisti, sia i membri iscritti ai partiti comunisti sia i compagni di viaggio, stigmatizzano il Fascismo ed il Nazismo come la fase più alta ed ultima e la più depravata del capitalismo. Questo è in perfetto accordo con la loro abitudine di chiamare tutti i partiti che non si arrendono incondizionatamente ai dettami di Mosca — anche i Socialdemocratici Tedeschi, il partito classico del Marxismo — mercenari del capitalismo.

Ha un impatto molto più significativo che i comunisti siano riusciti a cambiare la connotazione semantica del termine Fascismo. Il Fascismo, come si vedrà in seguito, era una variante del socialismo Italiano. Venne adattato alle particolari condizioni delle masse in un'Italia sovrappopolata. Non fu un prodotto della mente di Mussolini e sopravviverà alla caduta di Mussolini. La politica estera del Fascismo e del Nazismo, sin dai loro inizi, erano piuttosto opposte l'una all'altra. Il fatto che i Nazisti ed i Fascisti collaborarono strettamente dopo la guerra d'Etiopia, e furono alleati nella Seconda Guerra Mondiale, non eliminò le differenze tra questi due principi non più di quanto l'alleanza tra la Russia e gli Stati Uniti eliminò le differenze tra il Sovietismo ed il sistema economico Americano. Il Fascismo ed il Nazismo erano entrambi fedeli al principio Sovietico della dittatura e dell'oppressione violenta dei dissidenti. Se si vuole includere il Fascismo e il Nazismo nella stessa classe di sistemi politici, si deve chiamare questa classe regime dittatoriale e non si deve trascurare di includere i Sovietici nella stessa classe.

Negli ultimi anni le innovazioni semantiche dei comunisti sono andate ancora oltre. Essi chiamano tutti quelli che non amano, ogni sostenitore del sistema della libera impresa, un Fascista. Il Bolscevismo, dicono, è l'unico sistema realmente democratico. Tutti i paesi non-comunisti ed i partiti sono essenzialmente anti-democratici e Fascisti.

E' vero che a volte anche i non-socialisti — le ultime vestigia della vecchia aristocrazia — hanno accarezzato l'idea di una rivoluzione aristocratica modellata secondo il modello della dittatura Sovietica. Lenin aveva aperto i loro occhi. Che allocchi, gemevano, siamo stati! Ci siamo fatti ingannare dal falso motto della borghesia liberale. Credevamo che non fosse consentito deviare dallo stato di diritto e schiacciare senza pietà chi osava sfidare i nostri diritti. Che sciocchi erano questi Romanov nel concedere ai loro nemici mortali i benefici di un processo equo! Se qualcuno suscita il sospetto di Lenin, è finita per lui. Lenin non esita a sterminare, senza alcun processo, non solo ogni sospettato, ma tutti i suoi parenti ed amici. Ma gli zar erano superstiziosamente impauriti nel violare le regole stabilite da quei pezzi di carta chiamate leggi. Quando Alexander Ulyanov cospirò contro la vita dello Zar, solo lui venne giustiziato; suo fratello Vladimir venne risparmiato. Così lo stesso Alessandro III salvò la vita di Ulyanov-Lenin, l'uomo che sterminò senza pietà suo figlio, sua nuora ed i suoi figli e con essi tutti gli altri membri della famiglia che avrebbe potuto catturare. Questa non era la politica più stupida e suicida?

Tuttavia, nessuna azione sarebbe risultata dai sogni ad occhi aperti di questi vecchi Tory. Erano un piccolo gruppo di brontoloni impotenti. Non erano supportati da alcuna forza ideologica e non avevano seguaci.

L'idea di una tale rivoluzione aristocratica motivò gli Stahlhelm Tedeschi ed i Cagoulard Francesi. I Stahlhelm vennero semplicemente scacciati per ordine di Hitler. Il Governo Francese imprigionò facilmente i Cagoulard prima che avessero alcuna possibilità di fare del male.

L'approccio più vicino ad una dittatura aristocratica era il regime di Franco. Ma Franco era solo un fantoccio di Mussolini e di Hitler, che voleva ottenere aiuti per la guerra imminente contro la Francia, o almeno la neutralità "amichevole". Con la scomparsa dei suoi protettori, o doveva adottare metodi di governo Occidentali o andarsene.

La dittatura e l'oppressione violenta di tutti i dissidenti sono oggi istituzioni esclusivamente socialiste. Ciò diventa chiaro nel momento in cui diamo uno sguardo più da vicino al Fascismo ed al Nazismo.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


2 commenti:

  1. Non ci avevo mai fatto caso.
    E come sempre accade il demonio è nei dettagli.
    Ed i simboli sono sempre eloquenti. Stanno lì apposta per parlare in silenzio.
    L'assuefazione e l'abitudine però cancellano dalla vista anche le immagini più macroscopiche come i tergicristallo accesi ancora quando ormai non piove più.

    Guardate cosa c'è sul muro, in bella evidenza, alle spalle di Ron Paul ai lati della Stars and Stripes nell'House che ospita il Congresso USA, nella democrazia più potente della Storia.

    http://www.youtube.com/watch?v=q03cWio-zjk

    Dicono molto, se non tutto, soprattutto a noi Italiani. In fondo, quanti mesi sono che ci sentiamo ripetere la parola COESIONE? E cosa c'è di più coeso di quei simboli?
    Ma spesso, si sa, si guarda ma non si vede.

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  2. Ciao Andrea.

    >Ma spesso, si sa, si guarda ma non si vede.

    Hai ragione. E' uno degli stratagemmi posti in essere dalla tradizione di Ivy Lee ed Edward bernays. La propaganda infatti ha successo quando è invisibile e quando agisce a livello emozionale; facendo leva sull'emotività è infatti possibile far nascere naturalmente dei pensieri e delle idee che l'individuo riterrà sue.

    Possiamo anche dire che Nicolò Machiavelli, considerato il massimo teorico del potere, è colui che per primo ha enunciato le regole della propaganda. Ad esempio è stato proprio Machiavelli ad imporre una profonda trasformazione nel pensiero "Dell'etica" applicata alla politica. Che gli uomini politici abbiano sempre mentito lo sanno tutti, ma, prima di Machiavelli, la menzogna era comunque considerata anti-etica e contro la dignità anche se accettabile visto che per raggiungere i propri scopi veniva praticata abitualmente; mentre dopo di lui fu trasformata non soltanto in una necessità, ma in un vero e proprio imperativo indispensabile a qualunque uomo politico e quindi moralmente accettabile e giustificata.

    Ma oltre a ciò c'è un motivo ben più profondo per cui la propaganda attecchisce. Pensiamo al mito della caverna di Platone.

    Se liberassimo uno di questi prigionieri, e gli mostrassimo il fuoco e gli oggetti reali che proiettano solo delle ombre e sono manovrati da vere persone, in primo luogo sentirebbe un dolore agli occhi non essendo abituato a vedere la luce direttamente, e poi considererebbe gli oggetti meno reali rispetto alle ombre cui è abituato; e anche se gli si spiegasse che il fuoco è ciò che provoca le ombre, rimarrebbe dubbioso e volgerebbe lo sguardo alle immagini a lui familiari.

    Se infine obbligassimo il prigioniero a fare esperienza del mondo reale portandolo fuori dalla caverna, prima di tutto resterebbe abbagliato dal sole (soffrendo e sentendosi a disagio per essere stato portato via dalla caverna); e dovendosi abituare a quel nuovo mondo, inizialmente potrebbe guardare solo le ombre o i riflessi sull'acqua; soltanto con il tempo potrebbe osservare gli oggetti reali, e poi le stelle e il sole per capire che in un certo modo è esso il responsabile di quello che lui e i suoi compagni vedevano nella caverna.

    A questo punto è probabile che il prigioniero, presa consapevolezza di questa nuova realtà, voglia tornare nella grotta per liberare i suoi compagni; ma verrebbe certamente deriso e forse anche ucciso se tentasse di portarli fuori da li.

    Scrisse Hitler nel Mein Leben: "L'arte della propaganda si rivolge esclusivamente a far nascere una generale convinzione della realtà di un fatto, della inevitabilità di un avvenimento, della giustezza di qualcosa di fatale. E dacché essa non è necessità in se stessa, né può esserlo ché il suo compito consiste, come nel manifesto, nell'attirare l'attenzione della massa e non nell'istruire coloro che già son saputi o ancora cercano istruzione e conoscenza; così i suoi effetti devono sempre essere rivolti al sentimento, e solo limitatamente alla ragione."

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