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lunedì 14 maggio 2012

Gli elettori dell'Europa dicono "No" alla realtà economica

Uh-oh. Adesso che qualcuno si è alleggerito dal pattume obbligazionario, parcheggiandolo alla BCE, inizia a contorcersi vistosamente. Leggiamo dal WSJ: "UniCredit Perde Appetito per i Bond Italiani --- UniCredit SpA ha registrato un risultato migliore del previsto con un aumento netto degli utili nel primo trimestre, soprattutto grazie ad acquisti dei suoi stessi bond, in un primo segno che la recente iniezione di liquidità della Banca Centrale Europea sta aiutando gli istituti di credito Italiani a puntellare i propri bilanci.
Ma il capo della seconda più grande banca d'Italia per valore di mercato ha segnalato che l'istituto di credito placherà i suoi acquisti in termini di debito Italiano, complicando potenzialmente lo sforzo del governo di contenere i costi di finanziamento della propria montagna di debiti."

Il debito è insostenibile, per questo urgono tassi d'interesse più alti. Ecco, questa è una corsa agli sportelli del Tesoro. I prestiti non vengono rinnovati, segnalando l'inaffidabilità del mutuatario. Si sta correndo verso l'ulteriore accentramento del potere per calciare un barattolo diventato enorme ormai, ecco perché tra le notizie viene mandata avanti sempre con più veemenza la panacea degli Eurobond. Ma non per questo il Grande Default sarà evitato; sarà ancora una volta rimandato. Ma il dolore aumenterà. Piazzate le vostre scommesse.
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di Detlev Schlichter


"L'Europa combatte contro l'austerità" titolava il Daily Telegraph per la sua copertura delle elezioni.

I movimenti anti-austerità sono in fase di accelerazione in tutta Europa a seguito di terremoti politici in Francia e Grecia. Un totale di 12 governi Europei sono stati licenziati in tre anni.

Mentre il welfare state Europeo è ufficialmente in agonia nessuno di noi dovrebbe essere sorpreso se la lotta politica raggiungerà un nuovo picco. Mi aspetto fermamente che ne vedremo molta di più in futuro. Anche se posso capire la rabbia degli elettori e simpatizzare con il senso di disperazione e di inquietudine, non posso, tuttavia, non considerare le scelte elettorali del week-end particolarmente illuminanti, e non credo che riflettano una strategia coerente, per non parlare di una strategia intelligente come il titolo del Daily Telegraph sembra implicare. Se coloro che hanno "vinto" le elezioni lo hanno fatto in base alle loro promesse, la disintegrazione economica accelererà solamente. Quello che viene offerto in termini di "soluzioni" è un assortimento pericoloso di veleni economici, più adatti a descrivere la malattia Europea che a fornire una ricetta per una maggiore crescita.

Ripresa attraverso il pre-pensionamento e la spesa in infrastrutture? – Ma daaai! Nessuno può prendere ciò sul serio.

Ma proprio perché sembra che questo cumulo di stupidità economica possa benissimo essere spazzata sotto la grande tenda "dell'anti-austerità," i commentatori paiono in qualche modo disposti a credere nella saggezza della folla e cercare quindi alcune intuizioni più profonde.

Credo che la ragione di ciò sia questa: le ideologie economiche che ora vengono strenuamente estrapolate dai risultati delle elezioni sono in rima con i pregiudizi economici della maggior parte dei commentatori. Anch'essi credono che il fallimento dello stato è meglio che venga ignorato o non venga preso troppo sul serio, in modo che possiamo usare la spesa per uscire da questo pasticcio. Per molto tempo gli esperti dei media ci hanno assuefatto alla saggezza percepita che la crescita economica possa scaturire solo dalle azioni del governo. Solo attraverso la svalutazione dell'euro (inflazione attraverso una stampa sempre maggiore di denaro e maggiore spesa a deficit del governo, preferibilmente della Germania ancora degna di credito e poi fiscalmente trasferita ai Greci) si può rilanciare l'economia perché solo questo può risollevare la domanda aggregata, la panacea magica dei problemi economici.

Quello che questi commentatori non capiscono è che il casino Europeo non è altro che il risultato inevitabile della domanda aggregata stabilita dal governo. Il denaro facile ha finanziato il boom immobiliare Spagnolo e quello Irlandese, ed ha mandato in bancarotta le loro banche e di conseguenza i loro governi. Il denaro facile ha permesso alla classe politica della Grecia di scivolare in una frenesia di prestiti che ora hanno mandato in bancarotta il paese ed attirato gran parte della popolazione in posti di lavoro nel settore pubblico a zero produttività e presto da essere eliminati.

Volete ancora che lo stato "stimoli" l'economia? – Prestate attenzione a ciò che desiderate.

Il vero colpevole della disoccupazione giovanile elevata in Spagna e in Italia non è "l'austerità," che non è nemmeno iniziata lì, ma un mercato del lavoro sovraregolamentato all'inverosimile in cui è quasi impossibile per le imprese di una certa dimensione licenziare le persone. Gli incentivi sono massicciamente accatastati contro l'assunzione. Eppure, in Francia una delle promesse elettorali di Hollande è quella di non deregolamentare il mercato del lavoro. Se fossi disoccupato in Francia le mie possibilità di trovare un lavoro nei prossimi cinque anni sarebbero minime.

In Francia lo stato gestisce più di metà dell'economia, eppure Hollande si impegna a non privatizzare l'industria gestita dallo stato. Dov'è la saggezza in questo?

Eppure, gli statalisti ed i socialisti sono entusiasti. Paul Krugman, che non ha mai considerato una crisi del debito in cui la via d'uscita non poteva che essere prendi in prestito e spendi, si rallegra davanti a tale esempio di genio economico. Siamo tutti Keynesiani ora! A sentire Krugman si potrebbe pensare che gli elettori Greci e Francesi non stavano utilizzando il voto per aggrapparsi disperatamente ad alcuni resti del welfare state, ma stavano in realtà pubblicizzando positivamente la saggezza dello stimolo del governo e del mistico "moltiplicatore."

Alcuni dei commentatori hanno cercato di sostenere che ciò che è accaduto durante il fine settimana è stato anche una sorta di voto anti-establishment, un verdetto contro la centralizzazione ed il predominio delle élite burocratiche di Bruxelles meritatamente disprezzate.

Bel tentativo, ma penso che sia spazzatura.

Questo non era affatto un voto anti-establishment. Non era un voto per il cambiamento, ma un voto disperato per lo status quo. Naturalmente, la vecchia élite meritava di essere licenziata ma è stata presa a calci non perché la gente era stanca delle vecchie politiche, ma perché la leadership ha finalmente ammesso che non poteva più realizzare le vecchie promesse.

I partiti classici hanno perso perché non potevano continuare a sostenere la falsa promessa che li aveva tenuti in carica per anni o decenni, la promessa di far funzionare il "modello Europeo." Hanno dovuto ammettere che il welfare state Europeo era ormai in bancarotta. Calciare il barattolo lungo la strada non è più un'opzione quando la fine della strada è ormai in vista.

Ed i vincitori delle elezioni sono stati coloro che hanno avuto la faccia tosta di sostenere che la drastica e dolorosa riforma di stringere la cinghia non solo non era necessaria ma che la gente deve "porvi resistenza," riforma che viene ricondotta ad Angela Merkel che si trova a Berlino. La tattica è semplice. Spara all'ambasciatore!

In Francia ciò significava votare per una burocrazia Socialista senza carisma, che farà rivivere la Francia con tasse più alte, pre-pensionamenti ed una diga di Hoover finanziata dagli Eurobond e dalla BCE. In Grecia, il grande vincitore è stata una testa calda ex-Comunista che ammira Hugo Chavez, e che ha urlato contro le misure di austerità e le riforme strutturali.

Credo che ora sappiamo che l'elettorato è contro. "Diciamo no ai tagli!" Ma a cosa serve? In Irlanda, la vice di Sinn Fein, Mary Lou MacDonald, ha risposto: "Un voto negativo (al "Trattato d'Austerità") in Irlanda rafforzerà coloro che invocano crescita ed occupazione."

Beh, chi non potrebbe amare un politico che promette posti di lavoro e crescita? Ma il rapporto tra politica, posti di lavoro e crescita è tenuamente uno. I politici non sono i risparmiatori che finanziano la creazione di capitale tramite il risparmio, e non sono imprenditori che hanno messo il capitale ad uso produttivo. I politici sono persone che spendono i soldi degli altri. In Irlanda il deficit di bilancio è al 13% del PIL annuo, che secondo la logica di Krugman deve essere una ricetta fantastica per la crescita e l'occupazione. Sediamoci e guardiamo come questo miracolo economico sta per dipanarsi.

La mia ipotesi è che molte persone in Europa ancora sanno, o almeno lo intuiscono istintivamente, che le promesse di posti di lavoro e di crescita attraverso spesa pubblica e stampa di denaro sono vuote. Sanno che lo stato è in bancarotta e non può continuare a spendere denaro che non ha. Le opzioni politiche sono molto più limitate rispetto alla retorica che fuoriesce dalla campagna elettorale. Il consolidamento fiscale e la riforma strutturale continueranno, e la posizione di negoziazione della Germania rimarrà forte.

Eppure, questa era un'indicazione che l'Europa, ed in particolare la Francia, resta non riformabile in molte aree, e che verrà intensificata la pressione sulla BCE per sostenere l'insostenibile con consistenti iniezioni di denaro.

Nel frattempo, la svalutazione della cartamoneta continua.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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