"[...] É stato il ripiego disperato di statisti deboli e inetti, che erano motivati dal desiderio di prolungare la loro permanenza in carica. Nel giustificare le loro scelte, questi demagoghi non si preoccupavano delle contraddizioni. Essi promisero agli industriali e ai contadini che la svalutazione avrebbe fatto crescere i prezzi. Ma allo stesso tempo promisero ai consumatori un rigido controllo dei prezzi per prevenire qualsiasi aumento del costo della vita. Dopo tutto, i governi potevano ancora giustificare la loro condotta riferendosi al fatto che sotto l’influenza dell’opinione pubblica, completamente soggiogata alle fallaci dottrine delle unioni sindacali, non si sarebbe potuti ricorrere a nessun’altra politica. Tale scusa non può essere usata dagli autori che avevano salutato la flessibilità dei tassi di cambio con l’estero come il perfetto e migliore sistema monetario. Mentre i governi erano ancora ansiosi di affermare che la svalutazione fosse una misura d’emergenza che non doveva essere nuovamente ripetuta, questi autori proclamavano la flessibilità del cambio come il sistema monetario più appropriato ed erano desiderosi di dimostrare i mali presunti collegati alla stabilità dei tassi di cambio. Nel cieco zelo di compiacere i governi e i potenti gruppi di pressione dei sindacati e degli agricoltori, essi gonfiarono a dismisura le ragioni a favore dei cambi flessibili. Ma gli inconvenienti della flessibilità standard si smanifestarono presto e l’entusiasmo per la svalutazione svanì subito." -- Ludwig von Mises
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di Hans-Hermann Hoppe
[Il seguente è il testo di un discorso tenutosi all'Edelweiss Holdings Symposium a Zurigo, Svizzera, il 17 Settembre 2011.]
Permettetemi di iniziare con una breve descrizione di ciò che fa un capitalista-imprenditore, e poi di spiegare come il lavoro del capitalista-imprenditore è cambiato nelle condizioni stataliste.
Quello che fa il capitalista è questo: Egli risparmia (o prende in prestito fondi risparmiati), assume lavoratori, compra o affitta beni capitali e la terra, ed acquista materie prime. Poi procede a produrre il suo prodotto o servizio, qualunque esso sia, e spera che ne ricaverà un profitto.
I profitti sono definiti semplicemente come un eccesso di fatturato nei costi di produzione. I costi di produzione, tuttavia, non determinano il reddito. Se il costo di produzione determinasse il prezzo e le entrate, ognuno potrebbe essere un capitalista. Nessuno fallirebbe. Piuttosto, sono i prezzi ed i ricavi previsti che determinano i costi di produzione che il capitalista può possibilmente permettersi.
Il capitalista non sa quali saranno i prezzi futuri o che quantità del suo prodotto sarà acquistato a tali prezzi. Questo dipende dal consumatore, e il capitalista non ha alcun controllo su di esso. Il capitalista deve ragionare su ciò che sarà la domanda futura per i suoi prodotti, e può sbagliare nel suo ragionamento, nel qual caso non fa profitti ma invece dovrà sostenere delle perdite.
Rischiare il proprio denaro in previsione di una domanda futura incerta è ovviamente un compito difficile. I grandi profitti si trovano dietro l'angolo, ma anche la totale rovina finanziaria. Pochi sono disposti a correre questo rischio, e ancora meno sono bravi a farlo e rimanere in attività per un certo periodo di tempo.
In realtà, c'è anche altro da dire sulla difficoltà di essere un capitalista.
Ogni capitalista si trova in competizione permanente con tutti gli altri per le invariabili quantità di denaro limitate che saranno spese per i loro beni e servizi da parte dei consumatori. Ogni prodotto compete con ogni altro prodotto. Ogni volta che i consumatori spendono di più (o meno) su una cosa, devono spendere di meno (o più) su un'altra. Anche se un capitalista ha prodotto un prodotto di successo e conseguito un utile, non c'è nulla che garantisce che ciò andrà avanti. Altri imprenditori possono imitare il suo prodotto, produrlo più a buon mercato, abbassare il suo prezzo e competere con lui. Per evitare ciò, ogni capitalista deve quindi continuamente sforzarsi per abbassare i suoi costi di produzione. Eppure cercare di produrre quello che si produce sempre più a buon mercato non è sufficiente.
L'insieme di prodotti offerti dai vari capitalisti è in continuo movimento, e così anche la valutazione di questi prodotti da parte dei consumatori. Vengono offerti sul mercato prodotti continuamente nuovi o migliorati ed i gusti dei consumatori cambiano costantemente. Nulla rimane costante. L'incertezza del futuro che affronta ogni capitalista non scompare mai. C'è sempre la tentazione dei profitti, ma anche la minaccia delle perdite. Però, è molto difficile avere continuamente successo come imprenditore e non ritornare al rango di dipendente.
In tutto ciò c'è solo una cosa su cui l'imprenditore può contare e dare per scontata, e questa è la sua proprietà fisica — e anche questa non è al sicuro, come vedremo.
I suoi beni immobili sono disponibili in due forme. In primo luogo, ci sono le risorse fisiche, i mezzi di produzione, inclusi i servizi della manodopera, che il capitalista ha acquistato o affittato per qualche tempo e che combina al fine di produrre quello che produce. Il valore di tutti questi elementi è variabile, come già spiegato. Dipende in ultima analisi dalle valutazioni del consumatore. La loro stabilità è data solo dal loro carattere fisico e dalla loro capacità. Ma senza questa stabilità fisica della sua proprietà produttiva il capitalista non potrebbe produrre ciò che produce.
In secondo luogo, oltre alla sua proprietà produttiva, il capitalista può contare sulla sua proprietà di denaro reale. Il denaro non è né un bene di consumo, né un buon produttore. E' il comune mezzo di scambio. Come tale, è il bene più facilmente ed ampiamente venduto. Ed è utilizzato come unità di conto. Per calcolare profitti e perdite, il capitalista deve ricorrere al denaro. I fattori di input ed output, i suoi prodotti da produrre, sono incommensurabili, come le mele e le arance. Sono resi commensurabili solo in quanto possono essere espressi in termini di denaro. Senza denaro, il calcolo economico è impossibile, soprattutto come spiegò Ludwig von Mises. Anche il valore del denaro è variabile, come il valore di tutto il resto. Ma anche il denaro ha caratteristiche fisiche. Si tratta di una moneta merce, come l'oro o argento, ed i profitti monetari si riflettono in un aumento dell'offerta di questa merce, oro o argento, a disposizione del capitalista.
Quello che può essere detto, poi, sui mezzi di produzione del capitalista e sul suo denaro, è questo: le loro caratteristiche fisiche non determinano il loro valore, ma senza le loro caratteristiche fisiche non avrebbero alcun valore, ed i cambiamenti nelle qualità fisiche e nella quantità delle sue proprietà influiscono sul valore della sua proprietà, qualunque siano gli altri fattori (come la modifica delle valutazioni dei consumatori) che possono influire sul valore della sua proprietà.
Ora vorrei introdurre lo stato e vedere come influisce sul business del capitalista.
Lo stato è convenzionalmente definito come un'istituzione che possiede un monopolio territoriale sulla decisione finale in ogni caso di conflitto, compresi i conflitti che coinvolgono lo Stato ed i suoi stessi agenti, e, implicitamente, il diritto di tassare — cioè, di determinare unilateralmente il prezzo che i suoi sudditi devono pagare affinché svolga questo compito.
Agire in questi limiti — o meglio, in assenza di vincoli — è ciò che costituisce la politica e l'azione politica, e dovrebbe essere chiaro fin dall'inizio che la politica, poi, per sua stessa natura, vuol dire sempre comportamento pericoloso.
Più precisamente, possiamo fare due previsioni interconnesse sull'effetto di uno stato sul business. Primo, e più fondamentale, in condizioni statali la proprietà reale diventerà quella che può essere chiamata proprietà fiat. E in secondo luogo e più specificamente, il denaro reale sarà trasformato in moneta a corso forzoso.
In primo luogo, con lo stato che è l'arbitro ultimo in ogni caso di conflitto compresi quelli in cui esso stesso è coinvolto, lo stato è sostanzialmente diventato il proprietario ultimo di tutte le proprietà. In linea di principio, può provocare un conflitto con un imprenditore e poi decidere contro di lui espropriandolo e rendendosi (o qualcuno in sua simpatia) il proprietario della proprietà fisica dell'imprenditore. Oppure, se non vuole arrivare fino a questo punto, può approvare leggi o regolamenti che coinvolgono solo un'espropriazione parziale. Può limitare gli usi che l'imprenditore può fare della sua proprietà fisica. All'imprenditore non è più permesso fare certe cose con la sua proprietà.
Lo stato non può aumentare la qualità e la quantità della proprietà reale. Ma può ridistribuirla come meglio ritiene opportuno. Può ridurre la proprietà reale a disposizione degli imprenditori o può limitare il loro controllo sulla loro proprietà; e può quindi aumentare la sua proprietà (o quella dei suoi alleati) e aumentare la propria gamma di controllo sulle cose fisiche.
La proprietà degli imprenditori, dunque, è loro proprietà solo di nome. E' concessa loro dallo stato, ed esiste solo finché lo stato non decide altrimenti. Questa spada di Damocle pende costantemente sulle teste degli imprenditori. L'esecuzione dei loro piani economici si basa sul loro presupposto che esistono, a loro disposizione, alcune risorse fisiche e le loro capacità fisiche, e tutti i loro ragionamenti sul valore si basano su questa base fisica. Ma queste ipotesi su basi fisiche possono essere rese incorrette in qualsiasi momento — come possono anche essere viziati i loro calcoli sul valore — se solo lo stato decide di modificare la propria legislazione e le normative vigenti.
L'esistenza di uno stato, poi, accresce l'incertezza che affronta l'imprenditore. Rende il futuro più incerto di quanto sarebbe stato altrimenti. Comprendendo questo, molte persone che sarebbero potute diventare imprenditori non diventeranno imprenditori affatto. E molti imprenditori vedranno guastati i loro piani economici — non perché non hanno correttamente anticipato la domanda futura di consumo, ma perché le basi fisiche, su cui si basavano i loro piani, sono state alterate da qualche cambiamento inatteso ed imprevisto nelle leggi statali e nei regolamenti.
In secondo luogo, piuttosto che intromettersi nel capitale produttivo dell'imprenditore, attraverso la confisca e la regolamentazione, lo stato preferisce immischiarsi con il denaro. Dato che il denaro è il bene più facilmente ed ampiamente vendibile, permette agli operatori di stato la massima libertà nella spesa delle proprie entrate. Di conseguenza la preferenza dello stato è per il denaro delle tasse, cioè, per la confisca del reddito monetario e dei profitti. Il denaro reale diventa oggetto della confisca e dei cambiamenti nei ritmi della confisca. Questo è il senso principale per cui il denaro diventa moneta fiat in condizioni statali. Le persone possiedono il loro denaro solo se lo stato permette loro di mantenerlo.
Ma c'è anche un secondo, ancora più perfido, modo in cui il denaro diventa moneta fiat in condizioni statali.
Gli stati in tutto il mondo hanno scoperto un modo ancor più agevole per arricchirsi a scapito della produttività delle persone: monopolizzare la produzione di denaro e sostituire la moneta merce reale ed il credito merce con vera moneta a corso forzoso e con credito fiat o fiduciaro.
Sul suo territorio, per legge, soltanto lo Stato è autorizzato a produrre denaro. Ma ciò non è sufficiente. Perché fino a quando il denaro è un vero bene, cioè, una merce che deve essere costosa da produrre, non c'è nulla da guadagnare per lo stato tranne le spese. Ancora più importante, poi, lo stato deve usare la sua posizione di monopolio al fine di ridurre i costi di produzione e la qualità del denaro il più vicino possibile allo zero. Invece di una qualità di denaro costosa come l'oro o l'argento, lo stato deve fare in modo che a diventare denaro siano i pezzi di carta senza valore, che possono essere prodotti praticamente a costo zero.
In condizioni di concorrenza — vale a dire, se ognuno fosse libero di produrre denaro — una moneta che può essere prodotta a costo zero sarebbe prodotta fino ad una quantità in cui il ricavo marginale è uguale al costo marginale. E poiché il costo marginale è pari a zero il ricavo marginale, cioè, il potere d'acquisto di questi soldi, sarebbe anch'esso pari a zero. Da qui la necessità di monopolizzare la produzione di cartamoneta, in modo da poterne limitare l'offerta, al fine di evitare condizioni iperinflazionistiche e la scomparsa totale del denaro dal mercato (ed uno spostamento verso dei "valori reali") — e tanto più è così tanto meno costerà la moneta merce.
Dopo aver monopolizzato la produzione di denaro e ridotto il suo costo di produzione e di qualità praticamente a zero, lo stato ha ottenuto un risultato meraviglioso. Stampare moneta non costa quasi nulla e ci si può girare intorno e comprare qualcosa di veramente prezioso, come ad esempio una casa o una Mercedes.
Quali sono gli effetti di tale moneta a corso legale, e in particolare quali sono gli effetti per l'imprenditoria? Primo e più in generale, più cartamoneta non influenza minimamente la quantità o la qualità di tutti gli altri beni non-monetari. Piuttosto, l'effetto che provoca il denaro supplementare è duplice. Da un lato, i prezzi monetari saranno superiori a quello che sarebbero stati altrimenti e il potere d'acquisto per unità di denaro sarà inferiore. E in secondo luogo, con l'iniezione di cartamoneta aggiuntiva la ricchezza esistente verrà ridistribuita a favore di coloro che ricevono e spendono per primi il nuovo denaro ed a spese di coloro che lo riceveranno e lo spenderanno in un secondo momento o per ultimi.
E in particolare per quanto riguarda il capitalista, poi, la cartamoneta aggiunge un'altra dose di incertezza ai suoi affari. Se e fino a quando il denaro è una merce, come l'oro o l'argento, potrebbe non essere esattamente "facile" predire l'offerta futura ed il potere d'acquisto della moneta. Tuttavia, sulla base di informazioni provenienti dai costi di produzione attuali e dai profitti del settore, è possibile ottenere una stima realistica. In ogni caso, il compito non è una pura congettura. E mentre è ipotizzabile che, con oro o argento come denaro, i profitti monetari nominali non sempre possono essere uguali ai profitti "reali", è come minimo impossibile che un guadagno nominale possa ammontare a niente. C'è sempre qualcosa che rimane: quantità di oro o d'argento.
In netto contrasto, con i soldi di carta, la cui produzione non è vincolata ad alcun tipo di limitazione (fisica) naturale (scarsità) ma dipendente esclusivamente dal capriccio e dalla volontà soggettiva, la previsione della futura offerta di deanro e del potere d'acquisto diventa davvero una congettura. Cosa faranno coloro che stampano denaro? E non è solo pensabile ma una possibilità molto reale che i profitti monetari nominali finiranno per rappresentare letteralmente nient'altro che fasci di carta senza valore.
Inoltre, mano nella mano con i soldi fiat c'è il credito fiat o fiduciario, e questo crea ancora più incertezza.
Se lo Stato può creare denaro dal nulla, può anche creare credito monetario dal nulla. E visto che può creare credito dal nulla, cioè senza alcun risparmio precedente da parte sua, può offrire prestiti meno onerosi rispetto a chiunque altro, al di sotto dei tassi di interesse di mercato, anche a tassi pari a zero. Il tasso di interesse è dunque distorto e falsificato, e il volume degli investimenti divergerà dal volume dei risparmi. Verranno così generati investimenti improduttivi sistematici, cioè, investimenti non coperti da risparmi. Si mette in moto un boom di investimenti insostenibile, necessariamente seguito da un bust, che rivela i grandi errori imprenditoriali.
Ultimo ma non meno importante, in condizioni statali, cioè in un regime di proprietà fiat e denaro fiat, l'atteggiamento degli imprenditori e quello di fare impresa viene cambiato, e questo cambiamento introduce un altro pericolo nel mondo.
In assenza di uno stato, sono i consumatori che determinano ciò che verrà prodotto, in quale qualità e quantità, e chi tra gli imprenditori avrà successo o fallirà. Con lo stato, la situazione dei commercianti diventa completamente diversa. Ora è lo stato ed i suoi operatori, non i consumatori, che in ultima analisi, decidono chi avrà successo o fallirà. Lo stato può tenere in vita qualsiasi imprenditore sovvenzionandolo o salvandolo; oppure rovinare chiunque, decidendo di indagarlo e trovarlo in violazione delle leggi statali e dei regolamenti.
Inoltre, lo stato è riempito dalle tasse e dal denaro fiat e può spendere più soldi di chiunque altro. Può rendere qualsiasi imprenditore ricco (o no). E lo stato ed i suoi operatori hanno un comportamento diverso per quanto riguarda la spesa rispetto ai consumatori normali. Non spendono i loro soldi, ma i soldi degli altri, e nella maggior parte dei casi non per i loro fini personali, ma per quelli di alcune terze parti anonime. Di conseguenza, sono frivoli ed inutili nelle loro spese. Né il prezzo né la qualità di ciò che acquistano è di grande interesse per loro.
Inoltre, anche lo stesso stato può lanciarsi nel mondo degli affari. E visto che non deve fare profitti ed evitare le perdite, in quanto può sempre integrare i suoi guadagni con le tasse o con i soldi truccati, può sempre travolgere qualsiasi produttore privato con gli stessi beni o servizi.
E infine, in virtù della sua capacità di legiferare, di fare leggi, lo stato può concedere privilegi esclusivi ad alcune aziende, isolandole o proteggendole dalla concorrenza, e con lo stesso metodo espropriarle in parte e svantaggiare le altre.
In questo contesto, è indispensabile che ogni imprenditore presti costante e stretta attenzione alla politica. Al fine di rimanere in vita e possibilmente prosperare, deve spendere tempo e fatica per occuparsi di questioni che non hanno nulla a che fare con la soddisfazione del cliente, ma con il potere della politica. E basandosi sulla sua comprensione della natura dello stato e della politica, poi, deve fare una scelta: una scelta morale.
Può partecipare e diventare una parte della vasta impresa criminale che è lo stato. Può corrompere politici, partiti politici o funzionari pubblici, sia in contanti o in natura (comprese le promesse di futuro impiego nel settore "privato" come "membri del consiglio", "consiglieri" o "consulenti"), al fine di ottenere per sé vantaggi economici a scapito di altre imprese. Cioè, egli può pagare tangenti per assicurarsi contratti o sovvenzioni statali per se stesso ed escludere gli altri. Oppure può pagare tangenti per l'approvazione o il mantenimento di una legislazione che assicuri a lui ed alla sua azienda privilegi legali e profitti monopolistici (e plusvalenze), mentre i suoi concorrenti vengono in parte espropriati e quindi fregati. Inutile dirlo, innumerevoli uomini d'affari hanno scelto questa strada. In particolare i grandi bancari ed i grandi industriali sono divenuti strettamente coinvolti nello stato, e molti imprenditori sono divenuti ricchi ed hanno creato la propria fortuna più per le loro abilità politiche che per le loro abilità di servire il consumatore come imprenditori economici.
Oppure, un uomo d'affari può scegliere il percorso onorevole, ma al tempo stesso anche il più difficile. Questo imprenditore è consapevole della natura dello stato. Egli sa che lo stato ed i suoi operatori sono là fuori per prenderlo ed opprimerlo, per confiscare i suoi beni ed il suo denaro e, peggio ancora, che sono arroganti, ipocriti, e pieni di sé. Sulla base di tale comprensione, questa razza molto diversa di imprenditore cerca poi di fare del suo meglio per anticipare e adattarsi ad ogni mossa malvagia dello stato. Ma non si unisce alla banda. Non paga tangenti per assicurarsi commesse o privilegi da parte dello stato. Invece, cerca così come meglio può di difendere ciò che è ancora rimasto della sua proprietà e dei suoi diritti di proprietà e di provare in questo modo a fare più profitti possibili.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
Salve ho trovato questa notizia e tengo molto ad una tua opinione
RispondiEliminahttp://www.iconicon.it/blog/
grazie e mi scuso se dovessero essere solo sciocchezze...
saluti, faniarte
Ciao faniarte.
RispondiEliminaChe ci sia un'operazione in corso per liberare il popolo ne dubito fortemente. Esiste ancora un qualcosa chiamato Progetto per un Nuovo Secolo Americano che sottolinea come gli Stati Uniti hanno intenzione di dominare il commercio mondiale attraverso una politica di dominio militare e provocazioni ingannevoli.
Poi ci sono un paio di cose che volevo farti notare:
"- Sapremo dove sono stati occultati i denari la cui carenza ha determinato la crisi generalizzata."
In realtà lo sappiamo: riserve in eccesso.
"- Ci gioveremo del fatto che tali denari verranno rimessi in circolazione."
Ciò provocherà un'inflazione di massa senza precedenti.
"- Infine verremo messi a conoscenza del fatto che la civiltà terrestre non è l’unica dell’universo e avremo quindi contatto e fruttuosa interazione con molte altre civiltà non terrestri.
Per quanto riguarda questo campo ti consiglio vivamente di visionare questo video. Questa è una delle poche persone che ha sottoposto la vicenda UFO ad un esame da un punto di vista diverso, ma molto piu' coerente di tante storielle incomprensibili che si vogliono far passare per fatti accertati.
Inoltre, non si dovrebbe scrivere niente riguardo agli UFO senza prima aver letto questo poderoso libro che esplora, analizza e filtra criticamente e scientificamente: Dimensions. Se vuoi un assaggio, puoi trovarlo qui.
Ma ora che ci penso meglio, questa azione militare ricorda molto la vicenda dell'isola di Guernesey. Leggiamo da Wikipedia:
"Nel 1822, finite le guerre napoleoniche, di fronte alla necessità di ricostruire le infrastrutture del paese e rilanciare l'economia, il governatore delle isole decise di finanziare la spesa pubblica emettendo moneta, usata direttamente dallo Stato. Per garantire condizioni non inflazionistiche il governatore decretò che in caso di necessità si sarebbe ridotta la moneta in circolazione o si sarebbe provveduto a imporre tasse.
Questo esperimento in cui l'emissione della moneta era legata al PIl dell'isola, dimostrò che questo tipo di emissione non generava debito e neanche inflazione.
L'esperimento monetario è durato dal 1822 fino al 1836."
Menzogne. Come fu possibile? Ecco spiegato:
1. Proclamare Governatore il primo ministro attuale come se fosse un Dio in terra.
2. Abolizione completa dello stato. Tutto. Parlamento, autorità locali, ecc.
3. Prezzi e salari fissati per legge. Orari e condizioni di lavoro sancite dal Governatore. Lavoro forzato: se te lo offrono, qualsiasi esso sia, non puoi rifiutare.
4. Frontiere chiuse: occorre il permesso del Governatore per emigrare o per spostarsi.
5. Emissione di moneta a tempo, con una data di scadenza (in stile Gesell): dopo quella data non valgono piu' e prima non possono essere convertite in altra valuta o oro e sono l'unico corso legale permesso: usi dollari e vai in galera, baratti e vai in galera.
6. Portaerei e navi militari a guardia delle coste e militari che pattugliano la capitale. Coprifuoco.
Splendido, eh?