Bibliografia

martedì 7 febbraio 2012

Dieci Grandi Miti Economici #1

Questo grafico è interessante. Uno dei miti odierni è il seguente: "dato che gli USA hanno la FED che può stampare a tavoletta, non hanno problemi economici ed il dollaro cresce." In questo modo si pensa che tale "capacità" possa bypassare i problemi che l'Europa sta forzatamente affrontando. Gli investitori quindi abbandonano le loro posizioni sull'euro e scommettono sul dollaro: la domanda del dollaro sale. Con questi dollari vengono comprati bond del Tesoro. Risultato? Tassi d'interesse "artificialmente" in calo. Eppure gli Stati Uniti non stanno meglio dell'Italia, ma questa situazione consente loro di prendere in prestito denaro e spenderlo in quantità superiori. Dove? In una ripresa "nominale": occupazione e PIL. Se l'Italia avesse avuto gli stessi tassi di due anni fà, avrebbe anch'essa marciato su questa strada. Nel lungo termine questo atteggiamento ci contrarre prestiti e spendere denaro per stimolare il consumo, non aiuterà l'economia Statunitense a correggere i suoi squilibri. Non accadrà presto, perché un miglioramente nell'economia Europea che possa invertire questo trend è improbabile nel breve termine; ma il mercato ha dimostrato sempre la sua efficienza nello scoprire queste illusioni: con le dotcom, con il settore immobiliare e lo farà anche con la bolla obbligazionaria Americana.
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di Murray Rothbard


Il nostro paese è afflitto da un gran numero di miti economici che distolgono il pensiero pubblico da problemi importanti e ci portano ad accettare politiche di governo sbagliate e pericolose. Qui ci sono dieci dei più pericolosi tra questi miti e un'analisi di ciò che è sbagliato.



Mito 1: I Deficit sono la causa dell'inflazione; i deficit non hanno nulla a che vedere con l'inflazione.

Negli ultimi decenni abbiamo sempre avuto deficit federali. La risposta invariabile del partito fuori dal potere, qualunque esso sia, è quella di denunciare questi deficit come causa dell'inflazione perpetua. E la risposta invariabile di qualunque partito sia al potere è quella di affermare che i deficit non hanno nulla a che vedere con l'inflazione. Entrambe le affermazioni in opposizione sono dei miti.

Fare deficit significa che il governo federale sta spendendo più di quello che sta prendendo in tasse. Questi deficit possono essere finanziati in due modi. Se vengono finanziati con la vendita di buoni del Tesoro al pubblico, allora i deficit non sono inflazionistici. Non viene creato nuovo denaro; le persone e le istituzioni prosciugano semplicemente i loro depositi bancari per pagare le obbligazioni, ed il Tesoro spende quei soldi. Il denaro è stato semplicemente trasferito dal pubblico al Tesoro, e quindi il denaro viene speso da altri membri della popolazione.

Dall'altra parte, il deficit può essere finanziato con la vendita di titoli al sistema bancario. In tal caso, le banche creano nuova moneta con la creazione di nuovi depositi bancari e li utilizzano per comprare le obbligazioni. Il nuovo denaro, sottoforma di depositi bancari, viene poi speso dal Tesoro, e così entra definitivamente nel flusso di spesa dell'economia, aumentando i prezzi e causando inflazione. Attraverso un processo complesso, la Federal Reserve consente alle banche di creare nuovo denaro generando riserve bancarie di un decimo di quella cifra. Quindi, se le banche devono comprare $100 miliardi di nuove obbligazioni per finanziare il deficit, la FED compra circa $10 miliardi di vecchie obbligazioni del Tesoro. Questo acquisto aumenta le riserve bancarie di $10 miliardi, permettendo alle banche di piramidare la creazione di nuovi depositi bancari o di denaro dieci volte tale importo. In breve, il governo e il sistema bancario controllano in effetti la "stampa" di nuovo denaro per pagare il deficit federale.

Così, i deficit sono inflazionistici nella misura in cui vengono finanziati dal sistema bancario; non sono inflazionistici nella misura in cui vengono sottoscritti dal popolo.

Alcuni politici fanno riferimento al periodo 1982-83, quando i deficit erano in accelerazione e l'inflazione era in diminuzione, come "prova" statistica che i deficit e l'inflazione non hanno alcuna relazione tra loro. Questa non è affatto una prova. Le variazioni di prezzo generali sono determinate da due fattori: l'offerta e la domanda di denaro. Durante il 1982-83 la FED creò nuovo denaro ad un ritmo molto alto, circa il 15% annuo. Molto di questo denaro andò a finanziare il deficit in espansione. Ma dall'altra parte, la grave depressione di questi due anni aumentò la domanda di moneta (cioè, abbassò la voglia di spendere soldi in beni) in risposta alle gravi perdite aziendali. Questo aumento temporaneo nella compensazione della domanda di moneta non rende i deficit meno inflazionistici. Infatti, mentre la ripresa muoveva i suoi passi, la spesa aumentò e la domanda di moneta cadde, e la spesa del nuovo denaro accelerò l'inflazione.



Mito 2: I deficit non hanno un effetto di spiazzamento per gli investimenti privati.

Negli ultimi anni c'è stata una preoccupazione comprensibile, il basso tasso di risparmio e d'investimento negli Stati Uniti. Una preoccupazione è che l'enorme deficit federale devierà risparmi verso la spesa pubblica improduttiva e quindi spiazzerà gli investimenti produttivi, generando nel lungo periodo dei problemi sempre maggiori nel portare avanti o anche mantenere il tenore di vita del popolo.

Alcuni politici, hanno tentato ancora una volta di confutare questa accusa con le statistiche. Nel 1982-83, dichiarano che i deficit erano elevati ed in aumento, mentre i tassi di interesse scendevano, indicando così che i deficit non hanno alcun effetto di spiazzamento.

Questo argomento, dimostra ancora una volta la fallacia del tentativo di confutare la logica con le statistiche. I tassi di interesse scesero a causa del calo dei prestiti stipulati dalle imprese in recessione. Tuttavia, i tassi di interesse "reali" (tassi di interesse meno il tasso d'inflazione) rimasero straordinariamente alti -- in parte perché la maggior parte di noi si aspetta una ripresa dell'inflazione, in parte a causa dell'effetto di spiazzamento. In ogni caso, le statistiche non possono confutare la logica; e la logica ci dice che se i risparmi vanno a finire nei titoli di stato, ci saranno necessariamente meno risparmi disponibili per gli investimenti produttivi rispetto a quanto sarebbe stato altrimenti, ed i tassi di interesse saranno maggiori rispetto a quanto sarebbero stati senza i deficit. Se i deficit vengono finanziati dalla popolazione, allora questo dirottamento del risparmio verso progetti del governo è diretto e palpabile. Se i deficit vengono finanziati con l'inflazione bancaria, allora la deviazione è indiretta, lo spiazzamento avviene attraverso il nuovo denaro "stampato" da parte del governo che finisce per competere col vecchio denaro risparmiato dalla popolazione per le risorse.

Milton Friedman cerca di confutare l'effetto di spiazzamento del deficit sostenendo che tutta la spesa del governo, non solo i deficit, spiazza i risparmi e gli investimenti privati allo stesso modo. E' vero che i soldi dirottati dalle tasse potrebbero anche finire in risparmi privati ed investimenti privati. Ma i deficit hanno un maggiore effetto di spiazzamento rispetto alla spesa complessiva dal momento che i deficit finanziati dalla popolazione intaccano, ovviamente, solo il risparmio, mentre le imposte riducono anche il consumo della popolazione.

Così, i deficit, in qualunque modo li guardiate, causano gravi problemi economici. Se sono finanziati dal sistema bancario, sono inflazionistici. Ma anche se sono finanziati dalla popolazione, causeranno ancora gravi effetti di spiazzamento, deviando i risparmi necessari da investimenti privati produttivi a progetti governativi inutili. E, inoltre, maggiore è il deficit maggiore sarà il carico fiscale permanente sul reddito del popolo Americano affinché paghi per interessi in aumento, un problema aggravato dagli alti tassi di interesse causati da deficit inflazionistici.


Mito 3: Gli aumenti delle tasse sono una cura per i deficit.

Coloro che sono giustamente preoccupati per i deficit, purtroppo, offrono una soluzione inaccettabile: aumento delle tasse. Curare i deficit aumentando le tasse equivale a curare la bronchite di qualcuno sparandogli. La "cura" è di gran lunga peggiore del male.

Una ragione, come molti critici hanno sottolineato, per aumentare le tasse è quella di fornire semplicemente più denaro al governo, e così i politici ed i burocrati sono suscettibili ad aumentare ulteriormente le spese. Parkinson disse tutto nella sua famosa "Legge": "Le spese aumentano per combaciare con le entrate." Se il governo è disposto ad avere, diciamo, un deficit del 20%, gestirà entrate elevate aumentando ancorà di più la spesa per mantenere la stessa proporzione di deficit.

Ma anche a prescindere da questo giudizio sulla psicologia politica, perché chiunque crede che una tassa è meglio di un prezzo più alto? E' vero che l'inflazione è una forma di tassazione, in cui il governo e gli altri destinatari primi di nuovi capitali sono in grado di espropriare i membri del pubblico il cui reddito sale più avanti nel processo di inflazione. Ma, almeno con l'inflazione, la gente raccoglierà ancora alcuni benefici dallo scambio. Se il pane salisse a $10 la pagnotta, ciò sarebbe un peccato, ma almeno si potrebbe ancora mangiarlo. Ma se aumentassero le tasse, il vostro denaro verrebbe espropriato a vantaggio di politici e burocrati, e verrete lasciati senza alcun servizio o beneficio. L'unico risultato è che il denaro dei produttori viene confiscato a beneficio di una burocrazia che aggiunge la beffa al danno, utilizzando parte di quel denaro confiscato per dare ordini alla popolazione.

No, l'unica cura sensata per i deficit è semplice ma praticamente mai menzionata: il taglio del bilancio federale. Come e dove? Dappertutto e ovunque.


Mito 4: Ogni volta che la FED restringe l'offerta di moneta, i tassi d'interesse aumentano (o cadono); ogni volta che la FED amplia l'offerta di moneta, i tassi di interesse salgono (o cadono).

La stampa finanziaria ora conosce abbastanza l'economia da guardare come un falco le cifre dell'offerta di moneta ogni settimana; ma inevitabilmente interpreta queste cifre in maniera caotica. Se l'offerta di moneta aumenta, questo viene interpretato come un abbassamento dei tassi di interesse ed inflazione; ma è anche interpretato, spesso nello stesso articolo, come un aumento dei tassi di interesse. E viceversa. Se la FED restringe la crescita dell'aggregato monetario, viene interpretato sia come aumento dei tassi di interesse sia come un loro abbassamento. A volte sembra che tutte le azioni della Fed, non importa quanto contraddittorie, debbano tradursi in un aumento dei tassi di interesse. Chiaramente c'è qualcosa di molto sbagliato qui.

Il problema è che, come nel caso dei livelli di prezzo, ci sono diversi fattori causali che operano sui tassi di interesse e in direzioni diverse. Se la FED amplia l'offerta di moneta, lo fa mediante la creazione di maggiori riserve bancarie e di conseguenza aumenta l'offerta di credito bancario ed i depositi bancari. L'espansione del credito significa necessariamente un aumento dell'offerta nel mercato del credito e quindi un abbassamento del prezzo del credito, o del tasso di interesse. Dall'altra parte, se la FED restringe l'offerta di credito e la crescita della massa monetaria, ciò significa che l'offerta nel mercato del credito cala, e questo dovrebbe significare un aumento dei tassi di interesse.

E questo è precisamente ciò che accade nel primo decennio o due di un'inflazione cronica. L'espansione della FED abbassa i tassi di interesse; il restringimento della FED li fa aumentare. Ma dopo questo periodo, la popolazione ed il mercato iniziano a capire quello che sta accadendo. Cominciano a rendersi conto che l'inflazione è cronica a causa della dilatazione sistemica della massa monetaria. Quando si rendono conto di questo fatto della vita, si renderanno anche conto che l'inflazione danneggia il creditore a favore del debitore. Così, se qualcuno concede un prestito al 5% per un anno, e c'è un'inflazione del 7% in quell'anno, il creditore ci perde, non ci guadagna. Perde il 2%, dal momento che viene ripagato con dollari che ora valgono il 7% in meno del loro potere di acquisto. Di conseguenza, il debitore ci guadagna dall'inflazione. Non appena i creditori iniziano a rendersene conto, pongono un premio all'inflazione sul tasso di interesse, ed i debitori dovranno essere disposti a pagarlo. Per questo, nel lungo periodo tutto ciò che alimenta le aspettative dell'inflazione aumenterà i premi all'inflazione sui tassi di interesse; e tutto ciò che smorzerà tali aspettative abbasserà i premi. Quindi, una FED in restringimento tenderà ora a smorzare le aspettative sull'inflazione e ad abbassare i tassi di interesse; una FED in espansione intensificherà di nuovo queste aspettative e li farà aumentare. Ci sono due catene causali opposte al lavoro. E così l'espansione o la contrazione della FED può alzare o abbassare i tassi di interesse, a seconda di quale catena causale è più forte.

Quale sarà più forte? Non c'è modo di saperlo con certezza. Nei primi decenni di inflazione, non c'è alcun premio all'inflazione; ci sarà negli ultimi decenni, dove siamo anche noi ora. La forza relativa ed i tempi di reazione dipenderanno dalla aspettative soggettive del pubblico, e queste non possono essere previste con certezza. E questa è una delle ragioni per cui le previsioni economiche non possono essere fatte con certezza.


Mito 5: Gli economisti, utilizzando grafici o modelli dei computer, possono prevedere con precisione il futuro.

Il problema della previsione dei tassi di interesse illustra le insidie della previsione in generale. Le persone sono piene di sorprese ed il loro comportamento, grazie a Dio, non può essere previsto con precisione in anticipo. I loro valori, le idee, le aspettative, e la conoscenza cambiano sempre, e cambiano in modo imprevedibile. Quale economista, ad esempio, avrebbe potuto prevedere (o ha previsto) la mania Cabbage Patch Kid del periodo di Natale del 1983? Ogni quantità economica, ogni prezzo, acquisto, o guadagno è l'incarnazione di migliaia, addirittura milioni, di scelte imprevedibili da parte di individui.

Molti studi, formali ed informali, sono stati basati su dati delle previsioni degli economisti, e sono stati sempre abissali. I preveggenti si lamentano spesso che possono fare un buon lavoro fino a quando le tendenze attuali continuano; hanno difficoltà a catturare i cambiamenti nelle tendenze. Ma naturalmente non c'è alcun trucco nell'estrapolare le tendenze attuali per il futuro prossimo. Non si ha bisogno di sofisticati modelli computerizzati; lo si può fare molto meglio e più a buon mercato utilizzando un righello. Il vero trucco è proprio quello di prevedere quando e come i trend cambieranno, ed i preveggenti sono stati notoriamente un disastro in questo aspetto. Nessun economista ha previsto la profondità della depressione del 1981-82, e nessuno ha predetto la forza del boom del 1983.

La prossima volta che venite influenzati dal gergo o dall'apparente competenza dell'esperto di previsioni economiche, ponetevi questa domanda: se lui può davvero prevedere il futuro così bene, perché sta sprecando il suo tempo pubblicando bollettini d'informazione o sta facendo consulenza quando potrebbe fare biliardi di dollari nei mercati azionari e delle materie prime?


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


Qui il link alla Seconda Parte.


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