Bibliografia

venerdì 17 febbraio 2012

Denaro e Libertà





di Joseph T. Salerno


[Questo discorso è stato tenuto alla conferenza The History of Liberty al Mises Institute, 29 Gennaio, 2000.]



L'incarnazione storica della libertà monetaria è il gold standard. L'epoca della sua massima fioritura non a caso fu il XIX secolo, un secolo in cui regnava l'ideologia liberale classica, un secolo di progresso materiale senza precedenti e di relazioni pacifiche tra le nazioni. Purtroppo, la libertà monetaria rappresentata dal gold standard, insieme a molte altre libertà dell'epoca liberale classica, furono terminate in modo disastroso dalla Prima Guerra Mondiale

Inoltre, e non a caso, questa era la "Guerra per Rendere il Mondo Sicuro e Diffondere la Democrazia di Massa", un sistema politico che tutti ormai abbiamo capito che è il grande nemico della libertà in tutte le sue manifestazioni sociali ed economiche.

Ora, è vero che il gold standard non è scomparso dalla sera alla mattina, ma zoppicò in forma attenuata fino agli anni '30. Ma questa non era più il classico gold standard pre-1914, in cui le azioni dei privati cittadini che operavano sul libero mercato controllavano in ultima analisi l'offerta ed il valore del denaro, ed i governi avevano molto poca influenza.

Con questo sistema monetario, se la gente in una nazione richiedeva più denaro per effettuare ulteriori operazioni o perché era più incerta sul futuro, avrebbe dovuto esportare più beni ed asset finanziari al resto del mondo, diminuendo le l'importazioni. Di conseguenza, sarebbe entrato più oro attraverso un surplus nella bilancia dei pagamenti aumentando l'offerta di denaro della nazione.

A volte, le banche private cercavano di gonfiare l'offerta di denaro mediante l'emissione di ulteriori banconote e depositi, denominati "mezzi fiduciari", promettendo di pagarli in oro ma che in realtà non erano coperti da riserve auree. Prestavano queste banconote e depositi alle imprese o al governo. Tuttavia, non appena i mutuatari spendevano queste banconote aggiuntive e depositi, i redditi nazionali ed i prezzi iniziavano a salire.

Di conseguenza, gli stranieri avrebbe ridotto i loro acquisti di esportazioni della nazione, ed i residenti della nazione avrebbero dovuto aumentare la loro spesa per le importazioni estere relativamente a buon mercato. L'oro sarebbe uscito dalle casse delle banche della nazione per finanziare il conseguente deficit della bilancia commerciale, non appena la cartamoneta in eccesso e gli assegni sarebbero stati restituiti ai loro emittenti affinché fossero rimborsati in oro.

Per controllare questo efflusso di riserve auree, che rendeva i loro depositanti molto nervosi, le banche avrebbero contratto l'offerta dei mezzi fiduciari causando una deflazione monetaria ed una conseguente depressione.

Temporaneamente addolcite dall'esperienza, le banche si sarebbero astenute da una nuova espansione del credito per un pò di tempo. Se il Tesoro avesse cercato di emettere banconote coperte da oro convertibili solo parzialmente, come faceva di tanto in tanto, anch'esso avrebbe dovuto affrontare queste conseguenze e sarebbe stato costretto a frenare la sua emissione di banconote entro limiti ristretti.

Così, i governi e le banche commerciali sotto il gold standard non avevano molta influenza sull'offerta di moneta nel lungo periodo. L'unica inflazione considerevole che si verificò durante il XIX secolo fu quella in tempo di guerra, quando quasi tutte le nazioni belligeranti sarebbero "uscite dal gold standard." Lo fecero per nascondere ai loro cittadini gli impressionanti costi della guerra supportati dalla stampa di denaro piuttosto che dall'aumento delle tasse.

Per esempio, la Gran Bretagna subì una notevole inflazione all'inizio del XIX secolo durante il periodo delle Guerre Napoleoniche, quando sospese la convertibilità della sterlina in oro. Allo stesso modo, gli Stati Uniti e gli Stati Confederati d'America sperimentarono un'iperinflazione devastante durante la Guerra d'Indipendenza del Sud, perché entrambe le parti emisero banconote inconvertibili del Tesoro per finanziare i deficit di bilancio. E' proprio perché i politici e le loro banche privilegiate non sono in grado di manomettere ed inflazionare una moneta d'oro che i prezzi negli Stati Uniti ed in Gran Bretagna alla fine del XIX secolo erano più o meno gli stessi di quelli all'inizio del secolo.

Poche settimane dopo lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, tutte le nazioni belligeranti abbandonarono il gold standard. Inutile dire che alla fine della guerra le valute cartacee di tutte queste nazioni erano alle prese con un'inflazione molto grave, la peggiore fu l'iperinflazione Tedesca che culminò nel 1923. Per rimettere le loro valute in ordine e ripristinare la fiducia del popolo nei loro confronti, un paese dopo l'altro tornò al gold standard nel corso degli anni '20.

Purtroppo, il nuovo gold standard degli anni '20 era fondamentalmente diverso dal gold standard classico. Per prima cosa, in quest'ultima versione, le monete d'oro non erano utilizzate nelle transazioni quotidiane. In Gran Bretagna, per esempio, la Banca d'Inghilterra avrebbe convertito le sterline in barre d'oro grandi e costose. Ma i lingotti d'oro erano principalmente utili per il finanziamento di transazioni commerciali internazionali.

Altri paesi come la Germania e paesi più piccoli dell'Europa Centrale ed Orientale utilizzavano valute estere convertibili in oro, come il dollaro o la sterlina, come riserva per le loro valute nazionali. Questo venne chiamato il gold-exchange standard.

Mentre il dollaro Statunitense era tecnicamente rimborsabile in monete d'oro oneste e buone, le banche non erano più tenute a conservare riserve in monete d'oro, ma in banconote della Federal Reserve. Tutte le riserve d'oro vennero centralizzate, per legge, nelle mani della FED e le banche vennero incoraggiate ad utilizzare le banconote della FED per pagare gli assegni e per pagare i ritiri dai depositi a vista e di risparmio. Ciò significava che circolavano molto poche monete d'oro tra il pubblico negli anni '20, e gli abitanti di tutte le nazioni iniziarono a considerare sempre di più gli IOU di carta delle loro banche centrali come l'incarnazione ultima del dollaro, del franco, della sterlina, ecc.

Questo stato di cose diede ai governi ed alle loro banche centrali margini di manovra molto più grandi per manipolare le loro offerte di moneta nazionali. La Banca d'Inghilterra, per esempio, poteva espandere la quantità di richieste cartacee per sterline d'oro attraverso il sistema bancario senza temere una corsa alle sue riserve auree per due ragioni.

I paesi stranieri nel gold exchange standard avrebbero accumulato sterline di carta che sarebbero uscite della Gran Bretagna attraverso il suo deficit della bilancia dei pagamenti e non avrebbero richiesto una conversione immediata in oro. Infatti mediante l'emissione di valuta propria a turisti ed a esportatori, in cambio di una sempre maggiore quantità di sterline di carta inflazionate, le banche centrali straniere stavano inflazionando le proprie offerte di denaro al passo con la Banca d'Inghilterra. Ciò spinse al rialzo i prezzi nei loro stessi paesi al livello di quelli raggiunti in Inghilterra e mise fine ai deficit Britannici.

In effetti, questo sistema permetteva a paesi come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti di esportare l'inflazione monetaria all'estero ed avere "un deficit senza lacrime" — cioè, un deficit nella bilancia dei pagamenti che non comporta una perdita di oro.

Ma anche se le riserve d'oro fossero defluite dai caveau della Banca d'Inghilterra o della FED verso nazioni straniere, i cittadini Inglesi e Americani sarebbero stati restii, sia per legge o per consuetudine, a mettere ulteriore pressione alle loro rispettive banche centrali per fermare l'inflazione minacciando corse agli sportelli per liberarsi delle loro banconote deprezzate e recuperare le loro proprietà legittime lasciate in custodia nelle banche.

Purtroppo, gli economisti contemporanei e gli storici dell'economia non colgono la differenza fondamentale tra il gold standard classico del XIX secolo ed il falso gold standard degli anni '20.

Così, molti ammettono, anche se un pò a malincuore, che il gold standard ha funzionato estremamente bene nel XIX secolo. Tuttavia, allo stesso tempo, sostengono che il gold standard improvvisamente si ruppe negli anni '20 e '30 e che fu questa rottura che avviò la Grande Depressione. La libertà monetaria nelle loro menti venne screditata per sempre dai tragici eventi degli anni '30. Il gold standard, qualunque fossero stati i suoi meriti in un'epoca precedente, è visto da loro come un sistema monetario bizzarro e fuori moda che ha dimostrato di non poter sopravvivere ai rigori ed alle sollecitazioni di un'economia moderna.

Coloro che incolpano il gold standard come il colpevole principale degli eventi degli anni '30 rientrano in genere in uno dei due gruppi. Un gruppo sostiene che si trattava di un difetto intrinseco al gold standard stesso che portò ad un collasso del sistema finanziario, che a sua volta trascinò l'economia reale in una depressione. Gli scrittori nel secondo gruppo sostengono che i governi, per ragioni sociali e politiche, smisero di aderire alla cosiddette regole del gold standard, e che ciò avviò la spirale verso il basso nel baratro della Grande Depressione.

Da entrambi i punti di vista, comunque, è chiaro che il gold standard non può più essere degno di fiducia per fungere da base del sistema monetario mondiale. Da un lato, se è vero che il gold standard è fondamentalmente errato, ciò è di per sé un argomento schiacciante contro il principio della libertà monetaria. Dall'altra parte, se il gold standard è una creatura nata dalle regole escogitate dai governi, e visto che per loro è politicamente impossibile seguire queste regole, allora la libertà monetaria è semplicemente irrilevante fin dall'inizio.

Il primo argomento è l'argomento Keynesiano ed il secondo è l'argomento monetarista contro il gold standard.

Di recente due libri hanno elaborato questi argomenti contro il gold standard. Lo storico economico Barry Eichengreen ha pubblicato un libro nel 1992 intitolato Golden Fetters: The Gold Standard and the Great Depression. Eichengreen sintetizzò l'argomento di questo libro con le seguenti parole:

Il gold standard degli anni '20 pose le basi per la Depressione degli anni '30 intensificando la fragilità del sistema finanziario internazionale. Il gold standard era il meccanismo di trasmissione dell'impulso destabilizzante dagli Stati Uniti al resto del mondo. Il gold standard ingrandì quello shock destabilizzante iniziale. Era l'ostacolo principale all'azione di compensazione. Era il vincolo che impedì ai politici di scongiurare il fallimento delle banche e contenere la diffusione del panico finanziario. Per tutte queste ragioni il gold standard internazionale fu un fattore centrale per la Depressione in tutto il mondo. La ripresa si dimostrò possibile, per questi stessi motivi, solo dopo l'abbandono del gold standard.

Secondo Eichengreen, quindi, non solo il gold standard era responsabile dell'avvio e della propagazione a livello internazionale della Grande Depressione, fu anche il motivo principale per cui venne ritardata la ripresa per così tanto tempo.

Solo dopo che negli anni '30 i governi, uno dopo l'altro, recisero il legame tra le loro monete nazionali e l'oro, le loro economie nazionali finalmente cominciarono a riprendersi. Ciò fu così perché, liberi dalle regole del gold standard, i governi furono in grado di tirare fuori dai guai i loro sistemi bancari ed avere deficit di bilancio finanziati dall'inflazione del credito bancario senza la paura vincolante di perdere le loro riserve d'oro.

Così, la frase "manette d'oro" nel titolo del libro di Eichengreen è un riferimento alla dichiarazione di Keynes nel 1931, "Ci sono pochi Inglesi che non si rallegrano per la rottura delle nostre manette d'oro."

Naturalmente, ciò che Keynes e Eichengreen non riescono a capire è che la fine dell'era liberale classica nel 1914 causò la rimozione delle "manette d'oro" di un puro gold standard dalle mani delle banche centrali del governo. Con la presenza di queste "manette d'oro" negli anni '20, le banche centrali sarebbero state rigidamente ostacolate dall'inflazionare le loro offerte di denaro, in primo luogo, e il ciclo economico che culminò con la Grande Depressione non avrebbe avuto luogo.

Un secondo libro che incolpa il gold standard, come una delle principali cause della Grande Depressione, venne pubblicato nel 1998 ed è intitolato The Great Depression: An International Disaster of Perverse Economic Policies. Secondo gli autori, Thomas E. Hall e David J. Ferguson, una delle politiche economiche più perverse e destabilizzanti degli anni '20 coinvolse la violazione da parte della FED delle regole del gold standard attraverso la "sterilizzazione" dell'afflusso d'oro dalla Gran Bretagna.

Ciò significa che la FED rifiutò di piramidare i dollari cartacei in cima a queste riserve auree in quantità sufficienti da guidare i prezzi degli Stati Uniti fino al livello inflazionato dei prezzi Britannici. Questa politica avrebbe reso i prodotti Americani più costosi rispetto ai prodotti Inglesi sui mercati mondiali ed avrebbe contribuito a mitigare la perdita delle riserve d'oro della Gran Bretagna dai suoi deficit della bilancia dei pagamenti.

Questi deficit furono il risultato del fatto che la Gran Bretagna era ritornata alla parità aurea pre-bellica dopo la sua inflazione in tempo di guerra, i quali, dato il livello inflazionato dei prezzi interni, sopravvalutarono in modo significativo la sterlina Inglese in relazione al dollaro.

Questi deficit potevano essere evitati se il governo Britannico o avesse deflazionato a sufficienza il suo livello di prezzo o avesse scelto di tornare all'oro ad un tasso di cambio svalutato che rifletteva la reale portata della sua precedente inflazione.

Hall e Ferguson, però, ignorano queste considerazioni, sostenendo che quando gli Stati Uniti sterilizzano l'oro:

L'impatto sul sistema è che la Gran Bretagna porta il peso dell'aggiustamento. Dal momento che l'offerta di moneta negli Stati Uniti non aumentò, non aumentarono nemmeno i redditi ed i prezzi come si presupponeva sarebbe accaduto, il che avrebbe aiutato la Gran Bretagna ad eliminare i suoi deficit della bilancia dei pagamenti. Dal momento che la Gran Bretagna non fu aiutata dalle esportazioni in aumento verso gli Stati Uniti, la Gran Bretagna dovette sperimentare un declino più grave dei redditi e dei prezzi di quanto non sarebbe stato il caso se l'offerta di moneta degli Stati Uniti fosse salita. In questo modo la Gran Bretagna avrebbe portato il peso dell'aggiustamento sotto forma di una recessione più grave di quanto sarebbe avvenuto se gli Stati Uniti avessero rispettato le regole del gioco. Quindi era fondamentale che ogni paese giocasse onestamente.

Così, secondo il punto di vista di Hall e Ferguson, le regole del gold standard impongono che quando una banca centrale si impegna irresponsabilmente in un'inflazione monetaria e tenti di continuare a mantenere un tasso di cambio sopravvalutato, le banche centrali meno inflazioniste debbano correre in suo aiuto ed espandere l'offerta di moneta delle loro nazioni al fine di evitare che perda le sue riserve d'oro.

Ma se una nazione che perde oro a causa di una politica monetaria inetta o irresponsabile può sempre contare su quelle che lo stanno guadagnano affinché condividano "il peso dell'aggiustamento", ampliando la loro offerta di moneta, questa è sicuramente una ricetta per un'inflazione globale.

Ora, questa linea di ragionamento indica che Hall e Ferguson hanno completamente frainteso il vero scopo e la funzione del gold standard. Per cominciare, un gold standard funziona molto meglio senza una banca centrale, perché queste istituzioni, essendo creature della politica, sono intrinsecamente inflazioniste e tendono a promuovere, piuttosto che a frenarle, le tendenze inflazioniste delle banche commerciali a riserva frazionaria.

Ma, in secondo luogo, in un vero gold coin standard, le scelte delle famiglie e delle imprese controllano in modo efficace l'offerta di moneta. Come ho spiegato in precedenza, se i residenti di una nazione domandano di possedere più denaro per qualsiasi motivo, possono ottenere la quantità precisa di monete d'oro di cui hanno bisogno attraverso la bilancia dei pagamenti vendendo temporaneamente più esportazioni ed acquistando meno importazioni.

Ciò implica che, se una banca centrale esiste e desidera agire in base ad un gold standard genuino, dovrebbe sempre "sterilizzare" l'afflusso d'oro mediante l'emissione di banconote e depositi aggiuntivi in pieno accordo con le riserve auree ed insistere affinché le banche commerciali facciano lo stesso. Non si dovrebbe permettere che queste riserve d'oro vengano utilizzate come base per una maggiore espansione del credito da parte del sistema bancario.

In questo modo, l'offerta di moneta di una nazione sarebbe completamente soggetta alle forze di mercato. A proposito, questo è proprio come viene determinata oggi la distribuzione dell'offerta di dollari tra i diversi stati degli Stati Uniti. Non c'è un'agenzia governativa incaricata al monitoraggio ed al controllo dell'offerta di moneta nel New Jersey o nell'Alabama.

Con il seguente esempio, Hall e Ferguson rivelano il loro disagio e la loro mancata comprensione del funzionamento del processo dell'offerta di moneta in un gold standard puro:

Supponiamo che si fosse diffusa una moda in tutta la nazione nel 1927 poiché Calvin Coolidge fosse apparso in pubblico indossando un orecchino d'oro. Allora ogni adolescente in America avrebbe voluto indossare un orecchino d'oro "proprio come Cal". [...] Il risultato sarebbe stato un [incremento] nella domanda commerciale per l'oro. Dal momento che più oro sarebbe stato utilizzato per gli orecchini, ne sarebbe stato disponibile di meno per il denaro. [...] Sarebbe stato al di là del potere del governo fare qualcosa su questo fatto. Che pensiero spaventoso, gli adolescenti d'America avrebbero causato la diminuzione dell'offerta di moneta degli Stati Uniti.

Mentre è vero che la domanda commerciale per l'oro gioca un ruolo nel determinare l'offerta ed il valore del denaro in un gold standard, difficilmente causerebbe scompiglio. Piuttosto, evidenzierebbe il fatto importante che il gold standard si sarebbe evoluto sul mercato da una merce utile con un'offerta ed una domanda preesistenti, e che non era il prodotto di un insieme di regole arbitrarie promulgate dai governi.

Ora, Hall e Ferguson concludono che infrangendo le regole del gioco e persistendo nella sterilizzazione degli afflussi d'oro dal 1929 al 1933, la FED causò una deflazione monetaria in Gran Bretagna e in tutta Europa. Le nazioni che perdevano l'oro furono costrette a contrarre le loro offerte di denaro e ciò contribuì ad un crollo finanziario e ad un declino precipitoso nell'attività economica reale che segnò l'inizio della Grande Depressione.

Così, mentre gli autori incolpano le politiche di sterlizzazione della FED per aver dato inizio alla Grande Depressione, attribuiscono la sua lunghezza e la sua gravità al gold standard. Secondo gli autori, fintanto che i paesi Europei rimasero nel gold standard e la sterilizzazione degli Stati Uniti continuò, non poteva esserci una fine in vista per la Depressione. Le riserve auree degli Stati Uniti sarebbero diventate un mucchio enorme ed inutile di oro sterilizzato. A partire con gli Inglesi nel 1931, i nostri partner commerciali iniziarono a riconoscere questo fatto, ed uno dopo l'altro abbandonarono il gold standard. I Tedeschi ed ironicamente gli Stati Uniti furono tra gli ultimi ad abbandonare l'oro e così soffrirono le ferite peggiori, sperimentando la forma più lunga e più profonda della Depressione.

Quindi, anche se Eichengreen sottolinea che il gold standard sia come un freno alla politica monetaria del governo, e Hall e Ferguson dicono che sia il fallimento dei governi di giocare secondo le regole, in effetti, arrivano alla stessa conclusione: il gold standard, e con esso la libertà monetaria, viene incriminato come causa primaria della più grande catastrofe della storia economica.

A fronte delle testimonianze storiche che adducono, può essere imbastita una qualsiasi difesa in favore del gold standard? La risposta è un sonoro "sì", e la difesa è tanto semplice quanto inespugnabile. Come ho cercato di indicare sopra, il caso contro il gold standard è dall'inizio alla fine un caso di scambio di persona. Il gold standard genuino non ha fallito negli anni '20, perché era già stata distrutto dalle politiche del governo dopo il 1914.

Il sistema monetario che ha seminato il seme della Grande Depressione negli anni '20 era uno pseudo-gold standard inflazionistico e manipolato centralmente dalle banche centrali. E' stato il sistema bancario centrale che ha fallito negli anni '20 e che ancora oggi non viene accreditato come causa della Grande Depressione.

Un esempio particolareggiato a sostegno di questa tesi si può ritrovare nelle opere di Murray N. Rothbard, in particolare nel suo libro America's Great Depression e in un libro di prossima pubblicazione A History of Money and Banking in the United States: The Colonial Era to World War II.

In queste opere leggerete che l'offerta di moneta degli Stati Uniti, ben definita, aumentò dal 1921 al 1928 al tasso annuo del 7%, un tasso d'inflazione monetaria che era sconosciuto sotto il gold standard classico. Apprenderete anche che durante gli anni '20 la FED, lungi dall'operare come forza deflazionista sulla massa monetaria come interpretata da alcuni monetaristi, aumentò le categorie delle riserve bancarie sotto il suo controllo al tasso annuale del 18%.

Infine leggerete che dal 1929 al 1932, la FED ha continuò ad esercitare un impatto altamente inflazionista sulla massa monetaria, in quanto iniettò febbrilmente nuove riserve nel sistema bancario in un vano tentativo di scongiurare la recessione ciclica derivata dalla sua precedente inflazione della massa monetaria. La FED venne sconfitta nel tentativo di pompare l'offerta di moneta e di "rigonfiare" i prezzi nei primi anni '30 dai depositanti nazionali ed esteri che reclamarono la loro legittima proprietà da un sistema bancario Statunitense intrinsecamente in bancarotta. Persero immediatamente fiducia nel sistema monetario controllato dalla FED, quando alla fine percepirono la prospettiva in calo di poter riscattare le montagne di banconote cartacee nel loro oro.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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