Bibliografia

venerdì 13 gennaio 2012

Il Mito del Fallimento del Mercato di Joseph Stiglitz

Mises "colpisce" ancora. Leggete questo articolo. Ora questo estratto da The Theory of Money and Credit: "Quando l'aumento di denaro procede attraverso l'emissione di banconote o banconote non convertibili, in un primo momento solo alcuni agenti economici ne beneficiano e la quantità addizionale di denaro si diffonde solo gradualmente nell'intera comunità. Se, per esempio, c'è un'emissione di cartamoneta in tempo di guerra, le nuove banconote andranno dapprima nelle tasche degli imprenditori bellici. Di conseguenza, aumenteranno le richieste di queste persone per alcuni articoli e così anche il prezzo di vendita di questi articoli, ma soprattutto nella misura in cui sono articoli di lusso."
Mentre i Keynesiani brancolano nel buio, tutte le risposte sono già state date senza tirare in ballo le solite litanie sul fallimento del mercato ed i soliti strali verso i derivati, tenendosi accuratamente lontano dal menzionare la riserva frazionaria. La seconda è una truffa legalizzata mentre i primi sono uno strumento che, se a volte sembra una scommessa, ha la sua utilità.
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di Christopher Westley


Grazie, Joseph Stiglitz, per aver fornito la scorsa primavera così tanta carne al fuoco agli economisti di libero mercato da utilizzare nei loro corsi.

La carne al fuoco può essere scovata in una nuova ricerca (con Bruce Greenwald) che Stiglitz sta sollecitando. In essa, presenta relazioni statistiche tra i miglioramenti tecnologici nell'agricoltura e la disoccupazione negli anni '30. Si chiede, Che cosa ha trasformato una correzione di mercato altrimenti normale in una lunga ed estenuante depressione caratterizzata da tassi di disoccupazione permanenti a doppia cifra? E' stata, risponde, almeno in parte, colpa della dannata tecnologia agricola che ha causato la dislocazione di tutti quei lavoratori. In sua assenza, la disoccupazione non sarebbe mai salita alle stelle, e il mercato del lavoro Statunitense avrebbe potuto conservare i giorni felici del 1870, quando più della metà di tutti i lavoratori lavorava nelle fattorie. Sicuramente, l'economia del 1930 — così come la conosciamo oggi — non sarebbe mai esistita.

Così recita la ricerca mainstream neoclassica, dove la verità è solo ciò che può essere misurato e poi inserito in modelli matematici. Il problema è che questi modelli sono solo buoni in base alle loro ipotesi; quando l'informazione reale ed importante non è misurabile, viene semplicemente ignorata — o si presume che esista come errore.

Questo è lo stesso problema che ha afflitto l'economia mainstream durante gli anni fino alla crisi finanziaria. Ancora una volta, gli economisti mainstream, tra cui Stiglitz,[1] sono stati presi quasi completamente di sorpresa, perché i loro modelli non hanno raccolto informazioni riguardanti il settore immobiliare e quello bancario, perché non erano misurabili. Nel frattempo, quegli economisti che lavorano con meno approci empirici e più con quelli a priori, erano molto preoccupati per quanto stava accadendo in entrambi i settori e sarebbero stati molto meno sorpresi dal crollo. Molti, infatti, lo hanno previsto.[2]

Considerate quale approccio — l'empirico mainstream o l'a priori — viene ampiamente finanziato dal governo. Considerate quale approccio è più probabile che fornisca una giustificazione teorica per l'azione del governo.

Ci sono prove abbondanti che i risultati di Stiglitz riflettono correlazioni statistiche, e non causalità. Questo è particolarmente vero perché altri paesi hanno affrontato la transizione dall'agricoltura alla produzione industriale senza uno stress occupazionale significativo. La teoria di Stiglitz toglie dai guai anche le amministrazioni Hoover e Roosevelt, le cui politiche ostacolarono il sistema dei prezzi affinché riallocasse le risorse nel modo più efficiente rispetto ciò che avvenne in altri paesi.

Pensateci. Nella prima metà del 20° secolo, vi era per la prima volta nella storia umana un surplus di produzione agricola. Questo surplus, fortunatamente, pose una pressione al ribasso sui prezzi dei prodotti alimentari. Poi arrivarono Hoover e FDR che mantennnero più alti i prezzi agricoli rispetto a quello che altrimenti sarebbero stati, o ad un livello che rifletteva i loro livelli di prezzo precedenti all'esplosione della produzione agricola. I risultati economici di questi interventi sono sia prevedibili che disastrosi:

  • La quantità richiesta di produzione agricola cala (perché i prezzi sono mantenuti alti).
  • Sale alle stelle la disoccupazione agricola (a causa della riduzione della domanda per la produzione).
  • Molti milioni di persone che altrimenti sarebbero state in grado di sostenere se stessi e le loro famiglie lavorando nel mondo agricolo diventano quindi dipendenti dallo stato.
  • Le eccedenze agricole derivanti dagli aumenti artificiali (e violentemente imposti) dei prezzi conducono a bizzarri interventi secondari che richiedono al governo di distruggere cibo in un momento in cui milioni guadagnano salari da fame, se non nessun salario.

Ma tali effetti dovrebbero essere ignorati, perché il Grande Stiglitz ha trovato una correlazione tra i dati osservabili!

Faremmo bene a ricordare il contesto in cui le idee economiche di oggi sono promulgate. Ricordate, Stiglitz è pagato bene dal governo affinché fornisca un peso intellettuale ad argomenti che prevedono il fallimento del mercato e che giustifichino un ampliamento del governo rispetto al mercato. Anche il suo Premio Nobel del 2001, che ha condiviso insieme a George Akerlof e Michael Spence, l'ha ottenuto per il suo lavoro nel campo dell'informazione asimmetrica, che oggi è usata da molti per giustificare la regolamentazione statale di tutto il mercato. Così ha un certo senso che, oggi, egli sostiene che i miglioramenti tecnologici possono portare a un decennio di depressione quando molte persone iniziano a mettere in discussione la reale praticità degli interventi fiscali e monetari senza precedenti durante le correzioni di mercato significative (entrambe le cose sono accadute negli anni successivi al 1929 ed al 2008).

Nel processo, condanna la tecnologia (nello spirito di Ned Ludd, vorrei aggiungere), ignorando come il miglioramento tecnologico abbia permesso all'umanità di uscire dalla vita solitaria, povera, brutta e brutale. I miglioramenti tecnologici nel settore agricolo in particolare hanno dato vita alla maggior parte del progresso materiale del 20° secolo, perché hanno permesso a tale settore di mantenere la produttività con un minor numero di lavoratori, consentendo ai lavoratori in surplus di muoversi nelle città per lavorare in altri settori industriali — industrie che nemmeno esistevano 50 anni prima — ed hanno permesso l'esplosione del PIL aggregato.

In assenza di questo fenomeno, oggi non ci sarebbe ceto medio.

Eppure, Stiglitz sostiene che i miglioramenti tecnologici sono un fallimento del mercato, anche se la maggior parte della transizione dall'agricoltura alla produzione industriale avvenne 20-30 anni prima del 1929. Come molti altri nel mainstream, si concentra su ciò che è visto ignorando gli effetti invisibili — perché questi effetti, dopo tutto, possono essere facilmente inseriti in eleganti modelli econometrici — e trascura molte cose della teoria economica e della storia economica per far funzionare la sua particolare storia.

E' difficile credere che oggi così tanti sostengono in modo simile che i progressi tecnologici nel settore finanziario sono stati la causa primaria del crollo finanziario del 2008 ed assolvono (diciamo) la politica dei tassi 2002-2004 della Federal Reserve, insieme alle manipolazioni federali del mercato immobiliare.

E' difficile credere che tale ricerca venga presa sul serio, semplicemente perché evidenzia un presunto fallimento del mercato e, per estensione, giustifica un ruolo ancora più forte del governo nel mercato.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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Note

[1] Da Joseph E. Stiglitz, Jonathan M. Orszag, e Peter R. Orszag, "Implications of the New Fannie Mae and Freddie Mac Risk-based Capital Standard":

Quest'analisi mostra che, sulla base dei dati storici, la probabilità di un grave shock come incarnato nel risk-based standard del capitale è sostanzialmente meno di una su 500,000 — e può essere inferiore ad una su tre milioni. Data la bassa probabilità di uno shock per uno stress test, e assumendo che Fannie Mae e Freddie Mac detengano un capitale sufficiente per resistere a tale shock, l'esposizione del governo per il rischio che i GSE diventi insolvente appare piuttosto bassa.

Data la probabilità estremamente piccola di inadempienza da parte dei GSE, i costi monetari previsti per un'esposizione dei GSE ad una insolvenza sono relativamente piccoli — anche dato un livello molto elevato di debito dei GSE ed assumendo che il governo sosterrebbe le spese di tutti i debiti dei GSE nel caso di insolvenza. Per esempio, se la probabilità che si verifichino condizioni da stress test sono meno di una su 500,000, e se i GSE detengono un capitale sufficiente per resistere allstress test, l'implicazione è che il costo previsto per il governo, nel caso fornisca una garanzia esplicita per $1 biliardo di debito dei GSE, è solo di $2 milioni.[Scarica il PDF]

[2] Da Mark Thornton, "Who Predicted the Bubble? Who Predicted the Crash?":

E' particolarmente degno di nota che le previsioni Austriache hanno fornito una spiegazione economica della bolla e che le loro spiegazioni erano relativamente coerenti in tutto il gruppo. Per generalizzare, hanno visto che la Federal Reserve stava seguendo una politica monetaria espansiva che ha mantenuto dei tassi di interesse diversi da quelli che sarebbero esistiti in assenza di una politica monetaria inflazionistica. I singoli scrittori hanno sottolineato la volontà della Federal Reserve di salvare costantemente e soccorrere gli investitori durante gli anni '90, in modo da desensibilizzare gli investitori al rischio. Come risultato, ha avuto luogo un periodo di "esuberanza" e speculazione selvaggia costruite nell'isteria di una bolla del mercato azionario. Se l'analisi Austriaca è corretta, ciò suggerirebbe che la Federal Reserve è una fonte importante di instabilità economica e finanziaria. Suggerisce anche che il bias generale di mantenere i tassi il più in basso possibile può causare perdite significative per l'economia e che una politica migliore potrebbe essere quella di lasciare che i tassi di interesse vengano determinati dal mercato, senza l'intervento della Federal Reserve.[Scarica il PDF]
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2 commenti:

  1. Buongiorno Johnny,
    seguendo uno dei link proposti, Luogocomune, sono arrivato a questo post: http://www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=3916
    Quanto suona strano per un libertario opporsi alla liberalizzazione delle licenze dei taxi - e delle farmacie e dei giornalai.
    Vero, non saranno la priorità. ma visto che da qualche parte si deve pur cominciare, dove sta il problema?
    Nel post si dice, ad esempio: "Le grandi compagnie (facenti capo a banche e multinazionali) gestiranno il mercato dei taxi, più ricco di mezzi ma con al volante dipendenti precari con paghe da fame, facendo si che laddove sbarcavano il lunario migliaia di famiglie sostenute da un lavoratore imprenditore, sopravviveranno sotto la soglia di povertà migliaia di poveracci costretti ad un lavoro indecente, saltuario e mal pagato." E allora? se ciò rappresenta un vantaggio per il consumatore, il Re del mercato, non c'è prooblema.
    Perché preoccuparsi di chi finora ha campato sfruttando una protezione da parte dello Stato?
    Personalmente sono convinto che le licenze dei taxi vadano liberalizzate da ieri. Ci vorrà un po' di tempo ma piano piano ne trarremo beneficio tutti perché si inizierà ad usare il taxi più di frequente riducendo il traffico nelle città. E i ragazzi la sera andranno in discoteca con il taxi, e non con la macchina, così come già succede in quasi tutto il resto del mondo. E non ci saranno più le stragi del sabato sera.
    E quindi mi sfugge il senso del post.
    Oppure, anche i liberati ogni tanto hanno bisogno di mamma (o papà) Stato?.
    Saluti,
    Vincenzo

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  2. Ciao Vincenzo.

    Bè Luogocomune diciamo che ospita un ventaglio di opinioni come articoli d'apertura. Quello che conta sono i commenti; ed a tal proposito ti invito a leggere quelli dell'utente Pikebishop e Orwell84. Mi hanno risparmiato la solita sfogliata di parole :D

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