Bibliografia

mercoledì 21 dicembre 2011

Guerra e Stato




Questo passaggio è tratto dal Capitolo 6 del libro "
Il Regno di Dio E' Dentro di Te" di Lev Tolstoj.

Emblematico notare come Tolstoj riassuma in così poche righe la vera essenza dell'apparato di coercizione e forza di cui volenti o nolenti facciamo parte; in queste poche righe riesce a portare alla vista del lettore il marciume su cui fonda le base il grande Leviatano (già ai tempi di Hobbes miticizzato ad essere semi-divino che formava la collettività). Viene scardinato quel mantra ontologicamente accettato dalla società odierna, col quale il potere riesce ad insinuarsi nelle logiche dell'individuo e corromperne il ragionamento; "l'uomo è violento per natura", però se viene ricoperto da un alone di "ufficialità" trascende la sua natura e diventa "magicamente" buono, privo di qualsiasi brama di potere. La democrazia è una maschera, al di sotto della quale si cela un pallido viso con occhi neri insesibilmente vistrei e denti acuminati pronto ad azzannare gli ignari che si avventurano nel suo esercizio e nella sua adulazione.


[...] Suggerire ai governi che non dovrebbero fare ricorso alla violenza, ma dovrebbero diquisire delle loro incomprensioni secondo equità, li invita ad abolire se stessi come governanti, e nessun governo potrà mai acconsentire.

[La] specialità del governo non è quella di obbedire, ma imporre l'obbedienza. E un governo è solo un governo fintanto che può farsi obbedire, e perciò si sforzerà sempre per questo obiettivo e non abbandonerà mai volontariamente il suo potere. Ma dal momento che il potere del governo si trova nell'esercito, non lascerà mai l'esercito e l'uso dell'esercito in guerra.

L'errore nasce da giuristi istruiti che ingannano se stessi e gli altri, affermando che il governo non è quello che realmente sembra, un insieme di uomini uniti per opprimere un altro gruppo di uomini, ma, come dimostrato dalla scienza, è la rappresentazione dei cittadini nella loro capacità collettiva. Hanno persuaso così a lungo le altre persone di questo fatto che alla fine hanno persuaso sé stessi; e quindi spesso suppongono seriamente che il governo possa essere vincolato da considerazioni di giustizia. Ma la storia dimostra che da Cesare a Napoleone, e da Napoleone a Bismarck, il governo è nella sua essenza sempre una forza che agisce in violazione della giustizia, e che non può essere altrimenti. La giustizia non può avere forza vincolante su un governante o sui governanti che tengono gli uomini, illusi ed addestrati, pronti per atti di violenza – soldati, e per mezzo di essi controllano gli altri. E così i governi non possono mai essere portati al consenso per diminuire il numero di questi schiavi addestrati, che costituiscono tutto il loro potere tutto e la loro importanza.

Tale è l'atteggiamento di certi uomini istruiti davanti la contraddizione in base alla quale la nostra società viene schiacciata, e tali sono i loro metodi per risolverla. Dite a queste persone che l'intera questione si basa sul comportamento personale di ogni uomo dinanzi al problema morale e religioso che si pongono tutti al giorno d'oggi, cioè, se sia lecito o illecito per lui prendere parte al servizio militare, e questi signori istruiti scrolleranno le loro spalle e non si degneranno di ascoltarvi o di rispondervi.

La soluzione al problema secondo loro si deve trovare nei discorsi pubblici, nello scrivere libri, nell'eleggere presidenti, vice-presidenti e segretari, e nel fare riunioni e parlare prima in una città e poi in un'altra. Da tutti questi discorsi e scritti avverrà, secondo le loro idee, che i governi smetteranno di arruolare soldati, dai quali dipende tutta la loro forza, ascolteranno i loro discorsi, e scioglieranno le loro forze, lasciandoli soli senza difese, non solo contro i loro vicini ma anche contro i propri sudditi. Come se una banda di briganti, che ha sottomano alcuni viaggiatori disarmati, legati e pronti per essere saccheggiati, dovrebbe lasciarli andare perché è così toccata dalla loro lamentele di dolore causate dalle corde con cui sono legati.

Eppure ci sono persone che credono in ciò, si danno da fare in congressi per la pace, in discorsi pubblici e nello scrivere libri. Ed i governi, cosa di cui possiamo essere abbastanza sicuri, esprimono la loro solidarietà e fanno scena incoraggiandoli. Allo stesso modo fanno finta di sostenere la temperanza della società, mentre vivono principalmente dell'ebbrezza del popolo; e fingono di incoraggiare l'istruzione, quando tutta la loro forza si basa sull'ignoranza; e fingono di sostenere la libertà costituzionale, quando la loro forza si basa sulla assenza di libertà; e fingono di essere ansiosi di migliorare la condizione delle classi lavoratrici, quando la loro stessa esistenza dipende dalla loro oppressione; e fingono di sostenere il Cristianesimo, quando il Cristianesimo distrugge ogni governo.

Per poter fare ciò hanno elaborato tempo fà metodi per incoraggiare la temperanza, che non può sopprimere l'ubriachezza; metodi per sostenere l'istruzione, che non solo non riesce ad impedire la diffusione dell'ignoranza, ma addirittura la aumenta; metodi per mirare a libertà ed al costituzionalismo, che non sono di ostacolo al dispotismo; metodi per proteggere le classi lavoratrici, che non li libererà dalla schiavitù; ed hanno elaborato anche un Cristianesimo, che non distrugge ma sostiene i governi.

Ora c'è qualcosa che il governo deve incoraggiare di più – la pace. I sovrani, i quali al giorno d'oggi si consigliano con i loro ministri, decidono di loro volontà se il massacro di milioni deve essere iniziato quest'anno o il prossimo. Sanno molto bene che tutti questi discorsi sulla pace non impedirebbero loro di inviare milioni di uomini al macello. Ascoltano anche con soddisfazione questi discorsi, li incoraggiano, e vi prendono parte.

Tutto questo, lungi dall'essere dannoso, è anche al servizio dei governi, spostando l'attenzione della gente dalla questione più importante e urgente: ogni uomo che viene chiamato dal servizio militare deve o non deve sottomettersi per servire nell'esercito?

"La pace sarà presto raggiunta, grazie alle alleanze ed ai congressi, ai libri ed ai pamphlet; nel frattempo andate ed indossate le vostre uniformi, e preparatevi a provocare sofferenze ed a prolungarle per il nostro vantaggio", è la linea del governo. Ed i signori istruiti che indicono i congressi e scrivono gli articoli sono in perfetto accordo con questa linea di ragionamento... E dal momento che [questo atteggiamento] è a maggior beneficio dei governi, è anche il più incoraggiato da tutti i governi intelligenti.


2 commenti:

  1. Chissà, magari se Tolstoj fosse nato oggi si sarebbe dichiarato libertario. ;)

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  2. Ciao Fabristol. Ecco un'altra chicca che spiega molte cose se ci si guarda in giro:

    "Un essere che per natura non appartiene a se stesso ma a un altro, pur essendo uomo, questo è per natura schiavo: e appartiene a un altro chi, pur essendo uomo, è oggetto di proprietà: e oggetto di proprietà è uno strumento ordinato all'azione e separato. [...] Se esista per natura un essere siffatto o no, e se sia meglio e giusto per qualcuno essere schiavo o no, e se anzi ogni schiavitù sia contro natura è quel che appresso si deve esaminare. Non è difficile farsene un'idea con il ragionamento e capirlo da quel che accade. Comandare ed essere comandato non solo sono tra le cose necessarie, ma anzi tra le giovevoli, e certi esseri , subito dalla nascita, sono distinti, parte a essere comandati, parte a comandare. [...] Ora gli stessi rapporti esistono tra gli uomini e gli altri animali: gli animali domestici sono per natura migliori dei selvatici e a questi tutti è giovevole essere soggetti all'uomo, perché in tal modo hanno la loro sicurezza. Così pure nelle relazioni del maschio verso la femmina, l'uno è per natura superiore, l'altra inferiore, l'uno comanda, l'altra è comandata - ed è necessario che tra tutti gli uomini sia proprio così. Quindi quelli che differiscono tra loro quanto [...] l'uomo dalla bestia (e si trovano in tale condizione coloro la cui attività si riduce all'impiego delle forze fisiche ed è questo il meglio che se ne può trarre), costoro sono per natura schiavi [...]. In effetti è schiavo per natura chi può appartenere a un altro (per cui è di un altro) e chi in tanto partecipa di ragione in quanto può apprenderla, ma non averla: gli altri animali non sono soggetti alla ragione, ma alle impressioni. Quanto all'utilità, la differenza è minima: entrambi prestano aiuto con le forze fisiche per la necessità della vita, sia gli schiavi, sia gli animali domestici. Perciò la natura vuol segnare una differenza nel corpo dei liberi e degli schiavi: gli uni l'hanno robusto per i servizi necessari, gli altri eretto e inutile a siffatte attività, ma adatto alla vita politica [...]. Dunque, è evidente che taluni sono per natura liberi, altri schiavi, e che per costoro è giusto essere schiavi." -- Aristotele, Politica I, 4-5

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