Bibliografia

venerdì 25 novembre 2011

La Verità sulle Tasse #1

Ultimamente, ed in Italia in special modo, si continua a parlare di tassazione. Si parla di misure temporanee, si parla di misure di "coesione sociale", si parla di lotta all'evasione come panacea di tutti i mali economici. Vengono quindi srotolate una sfilza di nuove tasse sfavillanti per rimettere "in carreggiata" i paesei. La gente ci crede. Crede nella redistribuzione, che fornendo il proprio denaro ad una "entità superiore" questa possa onniscentemente direzionare i fondi in progetti produttivi. Questa è la stesse entità che ha dato il via al casino in cui ci troviamo oggi, non ha nulla di "onniscente" è solo composta da rapinatori che fregheranno tutto il possibile al popolo prima che la baracca che va a fuoco crolli. Lo capì anche Friedman l'unica volta che vennero prese in considerazione le sue parole. E guarda caso parlava di tasse. Rapina e controllo sociale, ecco a cosa servono le tasse. Vengono finanziati apparati che tengono sotto controllo e generano leggi liberticide, con la scusa delle elemosine per assicurarsi un "sottoproletariato" comodissimo per scopi di controllo sociale governativo e per i fini della classe dirigente. Il furto è prendere ad altri contro la loro volontà, a prescindere da chi lo fa. [Prima Parte di Tre].
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di Murray N. Rothbard


Questo articolo, una risposta ad Alan Greenspan's call for a consumption tax, apparve originariamente in Review of Austrian Economics, 1994, Volume 7, No. 2, pp. 75–90, come The Consumption Tax: A Critique.


La Presunta Superiorità della Tassa sul Reddito

L'ortodossia economica neoclassica ha a lungo sostenuto che, dal punto di vista degli stessi tassati, una tassa sul reddito è "meglio di" un'accisa su una particolare forma di consumo, in quanto, oltre alle entrate totali estratte, che si presume siano le stesse in entrambi i casi, il peso del prelievo fiscale delle accise grava nei confronti di un particolare bene di consumo. In aggiunta all'importo totale riscosso, quindi, le accise distorcono e deviano la spesa e le risorse lontano da modelli di consumo preferiti dai consumatori. Vengono tirate fuori curve di indifferenza per dare una patina scientifica alla geometria di questa dimostrazione.

Come in molti altri casi tuttavia, quando gli economisti giudicano in fretta vari corsi d'azione come "buoni", "superiori" o "ottimali", le ipotesi ceteris paribus sottostanti tali giudizi – in questo caso, per esempio, che le entrate totali rimangono le stesse – non sempre reggono nella vita reale. Così, è certamente possibile, per motivi politici o altre ragioni, che una particolare forma di imposta non sia suscettibile a partorire lo stesso gettito totale di un'altra. La natura di una particolare tassa potrebbe portare a maggiori o minori entrate rispetto ad un'altra tassa. Supponiamo, per esempio, che tutte le tasse attuali vengano abolite e che lo stesso totale debba essere raccolto da una nuova capitazione, o tassa personale, che richiede che ogni abitante degli Stati Uniti paghi un importo pari al supporto dei governi federali, statali , e locali. Ciò significa che tra le entrate totali esistenti del governo degli Stati Uniti, che si stima siano pari a $1 biliardo, $380 milioni – e qui le cifre esatte non sono importanti – dovrebbero essere divisi tra un totale approssimativo di 243 milioni di persone. Il che significherebbe che ogni uomo, donna e bambino in America sarebbe tenuto a pagare al governo ogni singolo anno, $5,680. Ad ogni modo, non credo che una cosa di simili grandi dimensioni potrebbe essere una somma esigibile da parte delle autorità, non importa quanti poteri esecutivi siano concessi all'IRS. Un chiaro esempio in cui l'ipotesi ceteris paribus cade a pezzi.

Ma un esempio più importante, anche se meno eclatante, è a portata di mano. Prima della Seconda Guerra Mondiale, l'Internal Revenue raccoglieva l'intero importo, in un'unica soluzione, da ogni contribuente, il 15 Marzo di ogni anno. (L'estensione di un mese fu successivamente concessa a contribuenti ritardatari.) Durante la Seconda Guerra Mondiale, al fine di consentire una raccolta più semplice e più lineare delle aliquote molto più elevate per finanziare lo sforzo bellico, il governo federale istituì un piano ideato dall'onnipresente Beardsley Ruml di RH Macy & Co., e tecnicamente attuato da un giovane e brillante economista presso il Dipartimento del Tesoro, Milton Friedman. Questo piano, come tutti noi sappiamo fin troppo bene, costrinse ogni datore di lavoro nel mercato del lavoro a trattenere la tassa ogni mese dalla busta paga del dipendente ed a consegnarla al Tesoro. Come risultato, non c'era più la necessità per il contribuente di tirar fuori l'importo totale ogni anno in un'unica soluzione. Ci venne assicurato da tutti, al momento, che questa nuova ritenuta d'acconto era strettamente limitata all'emergenza rappresentata dal tempo di guerra, e che sarebbe scomparsa con l'arrivo della pace. Il resto, purtroppo, è storia. Ma il punto è che nessuno può seriamente sostenere che un'imposta sul reddito spogliata dal potere di trattenerla, possa essere raccolta ai suoi attuali livelli elevati.

Una ragione, quindi, per cui un economista non può sostenere che l'imposta sul reddito, o qualsiasi altra imposta, sia migliore dal punto di vista della persona tassata, è che il reddito totale raccolto è spesso una funzione del tipo di imposta applicata. E sembrerebbe che, dal punto di vista della persona tassata, meno gli viene tolto e meglio è. Anche l'analisi della curva d'indifferenza avrebbe dovuto confermare tale conclusione. Se qualcuno vuole sostenere che una persona tassata è delusa dal basso carico fiscale che gli viene chiesto di pagare, quella persona è sempre libera di compensare il presunto deficit facendo un regalo volontario alle disorientate ma felici autorità fiscali.[1]

Un problema insormontabile con un economista che raccomanda qualsiasi forma di imposta dal presunto punto di vista della tassato, è che il contribuente potrebbe avere particolari valutazioni soggettive per la forma dell'imposta, a parte l'importo totale riscosso. Anche se l'importo totale da lui estratto è lo stesso per la tassa A e la tassa B, potrebbe avere valutazioni soggettive molto diverse dei due processi di tassazione. Torniamo, per esempio, al nostro caso del reddito rispetto ad una accisa. Le imposte sul reddito sono raccolte nel corso di un esame coercitivo e persino brutale di ogni aspetto della vita di ogni contribuente da parte dell'onniveggente ed onnipotente Internal Revenue Service. Ogni contribuente, inoltre, è obbligato per legge a tenere una contabilità precisa dei suoi redditi e deduzioni, e poi, faticosamente ed in modo veritiero, a compilare ed a spedire le stesse relazioni che tenderanno ad incriminarlo per debiti fiscali. Un'accisa, diciamo sul whisky o sui film, non si introdurrà direttamente nella vita ed il reddito di nessuno, ma solo nelle vendite del cinema o del negozio di liquori. Mi permetto di giudicare che, nel valutare la "superiorità" o "l'inferiorità" delle diverse modalità di tassazione, anche il più determinato bevitore o spettatore pagherebbe allegramente prezzi molto più elevati per il whisky o i film di quanto gli economisti neoclassici contemplino, al fine di evitare il lungo braccio dell'IRS.[2]



Le Forme dell'Imposta sui Consumi

Negli ultimi anni, la vecchia idea di un'imposta sul consumo rispetto ad una tassa sul reddito è stata proposta da molti economisti, soprattutto dai conservatori presumibilmente pro-libero mercato. Prima di passare ad una critica della tassa sui consumi come un sostituto per l'imposta sul reddito, si deve rilevare che le attuali proposte per una tassa sui consumi priverebbe i contribuenti della gioia psichica di sradicare l'IRS. Infatti, mentre la discussione è spesso espressa in termini di aut-aut, le varie proposte ammontano ad aggiungere una nuova tassa sul consumo in cima al possente armamentario attuale di potere impositivo. In breve, visto che l'imposta sul reddito potrebbe avere raggiunto i suoi limiti politici per il momento, i nostri consulenti e teorici fiscali stanno suggerendo al governo di utilizzare una nuova e splendente arma fiscale. Oppure, nelle parole immortali di quello zar economico e servo dell'assolutismo, Jean-Baptiste Colbert, il compito delle autorità fiscali è quello di "prendere l'oca in modo da ottenere la maggiore quantità di piume con la minore quantità di fischi." Noi contribuenti, naturalmente, siamo le oche.

Ma facciamo buon viso alla proposta della tassa sui consumi, e affrontiamo l'argomento come una sostituzione completa delle imposte sui redditi con un'imposta sui consumi, con un i ricavi totali che rimangono gli stessi. Il nostro primo punto è che una forma di imposta sui consumi non solo manterrebbe esistente il dispotismo dell'IRS, ma lo renderebbe ancora peggiore. Questa è la tassa sui consumi proposta dapprima da Irving Fisher.[3] L'imposta di Fisher avrebbe mantenuto l'IRS, così come il requisito che tutti mantenessero un registro dettagliato, fedele e veritiero della stima dei propri tributi. Ma avrebbe aggiunto qualcos'altro. Oltre a riportare le proprie deduzioni, tutti sarebbero stati tenuti a segnalare la proprie aggiunte o sottrazioni di beni capitali (compresi i contanti) nel corso dell'anno. Poi, ognuno avrebbe dovuto pagare l'aliquota fiscale indicata sul suo reddito meno la sua aggiunta al capitale fisso, o consumo al netto. O, al contrario, se avesse speso più di quanto guadagnato nel corso dell'ultimo anno, avrebbe pagato una tassa sul suo reddito, più la sua riduzione del capitale fisso, ancora una volta eguagliandola al suo consumo netto. Qualunque siano gli altri meriti o demeriti della tassa Fisheriana, aggiungerebbe potere all'IRS su ogni individuo, dal momento che lo stato del suo patrimonio, incluso il suo stock di liquidità, sarebbe ora esaminato con la stessa cura con cui viene esaminato il suo reddito.

Una seconda proposta per una tassa sui consumi, l'IVA, o imposta sul valore aggiunto, impone una curiosa tassa gerarchica sul "valore aggiunto" di ogni impresa e di ogni attività. Qui, invece di ogni individuo, ogni azienda sarebbe sottoposta all'intenso controllo burocratico, ciascuna impresa sarà tenuta a riferire le sue entrate e le sue spese, pagando una tassa designata sulle entrate nette. Ciò tenderebbe a distorcere la struttura dell'attività. Per prima cosa, ci sarebbe un incentivo per un'integrazione antieconomica verticale, in quanto minore è il numero di volte che avviene una vendita, meno tasse saranno imposte. Inoltre, come è accaduto nei paesi Europei con l'esperienza dell'IVA, potrebbe sorgere un'industria fiorente che rilascia falsi buoni, in modo che le aziende possano gonfiare loro presunte spese, e ridurre il loro valore aggiunto riportato. Sicuramente una tassa sulle vendite, a parità di condizioni, è manifestamente più semplice, meno distorsiva delle risorse, ed enormemente meno burocratica e dispotica dell'IVA. Infatti l'IVA sembra che non abbia alcun chiaro vantaggio rispetto alle imposte sulle vendite, ad eccezione naturalmente, che la moltiplicazione della burocrazia e il potere burocratico siano considerati un vantaggio.

Il terzo tipo di imposta sui consumi è la tassa familiare sulle vendite al dettaglio. Tra le varie forme di imposta sui consumi, l'imposta sulle vendite ha sicuramente il grande vantaggio, per la maggior parte di noi, di eliminare il potere dispotico del governo nel corso della vita di ogni individuo, come l'imposta sul reddito, o su ogni impresa ed attività, come l'IVA. Non distorcerebbe la struttura produttiva come farebbe l'IVA, e non altererebbe le preferenze individuali come accadrebbe con le accise specifiche.

Prendiamo ora in considerazione i meriti o i demeriti di una tassa sui consumi rispetto ad un'imposta sul reddito, mettendo da parte la questione del potere burocratico. Si deve anzitutto rilevare che sia l'imposta sui consumi che l'imposta sul reddito posseggono distinte implicazioni filosofiche. L'imposta sul reddito si basa necessariamente sul principio della capacità di pagare, e cioè il principio che se l'oca ha più piume, è più matura per la spiumatura. Il principio della capacità di pagare è esattamente il credo del bandito, di prendere dove è buono prendere, di estrarre tanto quanto le vittime possono sopportare. Il principio filosofico della capacità di pagare è l'incarnazione della risposta memorabile di Willie Sutton, quando gli venne chiesto, forse da uno psicologico sociale, perché rapinava le banche. "Perché", rispose Willie, "è lì che ci sono i soldi."

L'imposta sui consumi, d'altra parte, non può essere considerata come un pagamento per il permesso di vivere. Ciò implica che ad un uomo non sarà consentito migliorare o addirittura sostenere la propria vita a meno che non paga, senza pensarci troppo, una tassa allo Stato per ottenere il permesso di farlo. L'imposta sui consumi non mi sembra, nelle sue implicazioni filosofiche, un briciolo più nobile, o meno presuntuosa, dell'imposta sul reddito.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


Link alla Seconda Parte

Link alla Terza Parte


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Note

[1] Nel 1619, Padre Pedro Fernandez Navarrete, "Cappellano Canonista e Segretario di sua Maestà," pubblicò un libro di consigli al monarca Spagnolo. Consigliando un drastico taglio nella tassazione e nella spesa di governo, Padre Navarrete raccomandò che, in caso di emergenze improvvise, il re avrebbe dovuto basarsi solamente sulla sollecitazione di donazioni volontarie. Alejandro Antonio Chafuen, Christians for Freedom: Late Scholastic Economics (San Francisco: Ignatius Press, 1986), p. 68.

[2] E' particolarmente commovente, quando sta per arrivare il 15 Aprile, contemplare il detto di Padre Navarrete, secondo cui "il solo paese piacevole è quello in cui nessuno è timoroso degli esattori," Chafuen, Christians for Freedom, p. 73. Vedere anche Murray N. Rothbard, "Review of A. Chafuen, Christians for Freedom: Late Scholastic Economics," International Philosophical Quarterly 28 (March 1988): 112–14.

[3] Vedere, per esempio, Irving ed Herbert N. Fisher, Constructive Income Taxation (New York: Harper, 1942).

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11 commenti:

  1. Ciao Jhonny

    Piu i giorni passano e piu verità vengono fuori, posso anticiparti fin da ora quale sarà l'ultima verità dei politi di tutta europa e non solo ci diranno "signori e signore la festa è finita".
    La babilonia che ci promettevano non è mai esistita e mai esisterà, solo gli uomini di buona volontà potranno trovare le soluzioni per la propria vita gli altri potranno solo piangere per essersi fidati di chi prometteva pane e pace per tutti, ma si sa le utopie hanno sempre incantato il popolo.

    Ciao

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  2. Ciao Asmy.

    Hai ragione sul finale, ma quello che a me preoccupa è come ci arriveremo. Questi matti stanno calciando sempre di più il barattolo, il che significa più dolore per noi. I tassi d'interesse aumenteranno, e la BCE sarà chiamata ad intervenire. Lo farà, ed i trattati che glielo impediscono o saranno modificati o saranno rotti.

    Oggi i CDS della Germania sono aumentati di 15 bps, arrivando a 126bps. Tutto, ormai, ruota intorno a lei. E' l'ago della bilancia, e tale aumento (dopo l'asta fallimentare dell'altro ieri) è la bomba ad orologeria che sta ticchettando più velocemente.

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  3. Quella dello spread è un problema come un altro, in passato troppo di piu è stato pagato sui titoli di stato e non è successo nulla, se vogliamo metterla sulla teoria economica, l'inflazione non è un male mostruoso come ci dicono ma è solo la naturale medicina che i mercati hanno nei momenti di recessione, mi spiego meglio con un esempio, quando un virus infetta un corpo questo reagisce aumentando la temperatura, per superare l'influenza noi assumiamo farmaci per distruggere il virus non per tenere bassa la temperatura in quanto una volta che il virus è annientato questa scende da sola ovvio, la cosa buffa è che le banche e gli stati si stanno dando un gran da fare per tenere bassa la temperatura cioè l'inflazione ( vedi la Merkel ) senza curare il virus cioè il male reale del del sistema, ovvio che cosi non se ne esce ma anzi si peggiora la situazione, IL VIRUS E' L'EURO o si toglie di mezzo questo malanno o il sistema non guarirà, quindi inutile che continuano ad aumentare tasse e interessi per tenere bassa la temperatura cioè l'inflazione, l'unico risultato che ottengono è quello di accelerare la rovina del sistema di libero mercato ( e poi vengono a dire che non sono comunisti roba da chiodi! ).

    Ciao.

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  4. [...]in passato troppo di piu è stato pagato sui titoli di stato e non è successo nulla, se vogliamo metterla sulla teoria economica, l'inflazione non è un male mostruoso come ci dicono ma è solo la naturale medicina che i mercati hanno nei momenti di recessione

    Asmy, io parlavo dei CDS; la loro salita sta a significare che gli investitori (in questo momento) temono maggiormente un default della Germania piuttosto che l'inflazione. I CDS proteggono dal default, non dall'inflazione.

    L'inflazione è l'ultima arma a disposizione dei pianificatori. La useranno. E quando lo faranno saranno dolori, perché sarà utilizzata globalmente (non scordiamoci USA, Giappone e Cina, ad esempio).

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  5. Jhonny l'inflazione è come la febbre che sale in un corpo che ha contratto un virus, c'entra poco con i discorsi dei banchieri o dei governi è solamente uno sfogo fisiologico dei mercati, banche e governi si dannano l'anima per tenerla bassa solo per difendere il potere di acquisto dei LORO DENARI ma in realtà non possono fare nulla contro di essa, tutti i cicli economici qualunque sia la teoria dicono che l'inflazione è solo una difesa dei mercati dai mali e dagli errori compiuti dal sistema, è una cosa ovvia questa, la germania teme una nuova repubblica di waimar ma cosi facendo non fa altro che aggravare la situazione, cio che voglio dire io è che il libero mercato possiede in se stesso le cure a quelli che sono i suoi mali, il resto sono cose che banchieri e politici tentano di fare per mantenere il loro status quo, la teoria austriaca parla chiaro a questo riguardo si ha inflazione in presenza di accumulo che sia oro o carta moneta non cambia nulla ACCUMULO = INFLAZIONE è come dire E=M*C2 sono regole fondamentali impossibili da aggirare, e se l'inflazione non avra il suo sfogo come è naturale che sia non potrà mai iniziare un nuovo ciclo economico, cosi dice la storia e cosi dovrà essere il futuro se vogliamo ancora averlo un futuro.

    Ciao.

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  6. Interessante i ltuo punto di vista Asmy. E credo di aver capito dove tu voglia andare a parare quando dici che l'inflazione deve trovare, in u nmodo o nell'altro, una via di sfogo.

    Solo una cosa non mi è chiara del tuo discorso:

    "[...] la teoria austriaca parla chiaro a questo riguardo si ha inflazione in presenza di accumulo che sia oro o carta moneta non cambia nulla ACCUMULO = INFLAZIONE"

    Cosa intendi con "accumulo"?

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  7. L'accumulo è la concentrazione di ricchezza nelle mani di pochi, questo permette ai pochi eletti che ne sono in possesso di accentrare il potere nelle loro mani finchè il sistema regge, nel momento che l'inflazione indebolisce la loro forza ci sarà il vero cambiamento del ciclo economico e sociale, purtroppo spesso questi cambiamenti coincidono con guerre e fame perchè chi comanda è riluttante a farsi indietro, per questo il libero mercato è infettato dai comportamenti di pochi a scapito di molti, anche se poi alla fine il mercato riesce sempre ad avere la meglio, il problema è il prezzo da pagare affinchè avvenga questo passaggio.

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  8. Ci sono dei dettagli che vorrei aggiungere, ora che ho il quadro completo.

    E' vero, sono convinto anch'io che il libero mercato abbia a disposizione tutte le armi che gl iservono per regolare le attività economiche e le azioni dei suoi attori nella vita di tutti i giorni, E' la vera uguaglianza tra gli uomini, niente più pregiudizi né privilegi. Ognuno è responsabile della propria fortuna. L'emersione del gold standard, infatti, era una risposta normativa all'auto-controllo del sistema. In questo panorama l'inflazione era controllata dalla scarsità del bene stesso e dai costi di estrazione, ma il tasso di interesse libero di segnalare i vari problemi presenti nel sistema, lasciava piena facoltà di scelta alle persone di comportarsi di conseguenza. L'offerta di denaro subiva pochi sbalzi, ed eranno compensati dai prezzi (consultare Prices and Production, F.A. Hayek).

    Il sistema fiat in cui nostro malgrado ci troviamo a vivere, è completamente diverso e per niente scelto dal libero mercato. Bensì imposto a botte di norme e regolette. Hai ragione quando dici che ne usciremo alla fine, perché la natura prende infine il sopravvento; ma ne usciremo con le ossa rotte. L'inflazione in questo sistema è manipolata e in totale potere di persone che ne negano o autorizzano l'aumento. D'altra parte chi ha creato le riserve in eccesso negli USA? Chi creerà (con molta certezza) anche quelle in Europa? Ti pare che queste decisioni possano essere fisiologiche ad un sistema di libero mercato? La risposta è che non siamo in libero mercato ed i gatti grassi si salveranno. Perché? Fatti un giro sul Wall Street Journal e cerca una tabella chiamata Federal Reserve Data. Controlla la lista sotto la dicitura "Member Bank Reserve Changes". Vedrai una quotazione per le "Riserve d'Oro" (Gold Stock). Non cambia mai: $11,090,000,000.

    La mia conclusione è questa: in un gold standard l'inflazione è sintomatica del sistema stesso, se c'è è controllata perché innescata dai processi di mercato ed è fisiologicamente controllabile. Nel nostro sistema paper standard non serve a mantenere la fantomatica "stabilità dei prezzi", o viene mantenuta bassa per non far perdere potere d'acquisto agli asset monetari dei gatti grassi; bensì a mantenere in piedi un sistema clientelare e di schiavitù, dove la più grande scoperta del mercato è stata trasformata nella catena più odiosa e soffocante che l'uomo abbia mai visto.

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  9. Ovvero, viene mantenuta bassa (si cerca di mantenerla bassa) per non far evaporare quel legame che si è stabilito tra padrone e servo. Per non spezzare la catena. Ma l'espansione del governo ha acceso la miccia, e non si vuole (per il momento) inflazione: distruggerebbe con maggiore velocità l'attuale sistema e ne farebbe vedere le turpi e dolorose conseguenze alla maggior parte della gente. Ci rimetterebbe la gente comune, senza dubbio. I gatti grassi sono prevenuti.

    Ma il sistema paper standard è fallimentare, e possiede i geni dell'auto-distruzione nel lungo termine. Perchè? Perché il fallimento è intrinseco alla pianificazione centrale (consultare Pretense of Knowledge, F.A. Hayek).

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  10. Jhonny capisco bene quello che dici ma per metterla su un piano piu semplice io la vedo cosi, l'inflazione non è altro che la naturale redistribuzione della ricchezza prodotta, il povero è sempre povero con o senza inflazione il ricco invece perde potere e per trarre vantaggio da cio che ha accumulato deve spendere in beni di consumo per non perdere valore e questo va a favore di chi produce, questa spirale termina nel momento in cui lo scarto fra il ricco e il povero (naturalmente deve lavorare) è di nuovo su un piano accettabile, certo è brusco come assestamento ma tanto più i potenti cercheranno di mantenere il loro status e tanto più brusco sarà il raggiungimento dell'equilibrio successivo, detto questo vediamo cio che impedisce nella situazione attuale il riequilibrio fra le parti:
    1)L'EURO è una moneta di debito costruita appositamente per non creare inflazione, se non si sbrigano a toglierlo di mezzo ma aspetteranno il default dopo ci ritroveremmo con livelli di inflazione tipo repubblica di waimar.
    2) La presunzione nonchè l'arroganza dei governi di provvedere loro stessi alla gestione delle politiche sui redditi e alla redistribuzione della ricchezza (puttanata allo stato puro!!), pensino ad amministrare la cosa pubblica e nulla più che se ci riuscissero farebbero gia un passo avanti considerevole.
    3)Un sistema economico clientelare e corrotto che invece di pensare ad essere piu competitivo pensa solo alla difesa del proprio orticello dietro gli aiuti politici e al clientelarismo delle banche cosi da non consentire alle forze nuove di emergere e di proporre quelle innovazioni che sono il vero imput perchè un ciclo economico dia vero progresso e ricchezza.
    Sai benissimo che io non sono un economista però credo di essere un attento lettore della storia e dalla storia del passato che si può meglio comprendere il momento che viviamo, quelle che sono le soluzioni le potremo trovare solo dopo l'abbattimento di ciò che oggi impedisce al mercato di difendersi con le sue armi anzi sarà il mercato stesso ad indicarci la strada, occorre solo togliere le catene che impediscono il naturale riequilibrio del ciclo, anche se questo comporterà inevitabili conseguenze negative, ma piu aspettano e peggio sarà questo è poco ma sicuro!!

    Ciao

    Ciao

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  11. [...] l'inflazione non è altro che la naturale redistribuzione della ricchezza prodotta, il povero è sempre povero con o senza inflazione il ricco invece perde potere

    In un paper standard è chiaramente un fattore di redistribuzione, verso coloro che ricevono per primi la nuova valuta. Di conseguenza, i primi che la riceveranno (in stretto contatto con l'Establishment) avranno un netto vantaggio. Gli ultimi fessi che la riceveranno, invece, rimarranno dei poveracci e pagheranno questa subdola tassa.

    E poi i veri ricchi sono sempre i npenuria di contanti. :)

    Ora come ora i tassi di interesse del denaro devono salire e ritornare in accordo col mercato, se si vuole iniziare a ritrovare il bandolo della matassa.

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