mercoledì 5 ottobre 2011

Le Ragioni per una Privatizzazione Totale #1

La Tragedia dei Beni Comuni è una maledizione che ci dobbiamo sciroppare data la nostra "implementazione" forzata nella struttura coercitiva denominata stato. Questa formula di rovina tende a portare al conflitto le persone, imabastendo una struttura di livore tra vicini e medesimi utenti di beni e servizi. Direzionando la rabbia, che invece potrebbe e dovrebbe essere accumulata verso i pianificatori centrali che decidono arbitrariamente delle vite della masse, verso individui che dividono lo stesso fardello il potere conserva il suo posto di comando facendo in modo che le persone incanalino la loro ira nei confronti di soggetti che usano i medesimi beni e serivizi.
Ecco spiegata, in breve, la "guerra tra i poveri": i pianificatori elargiscono i beni nell'arena, sono "buoni" e "generosi"; tocca alle persone azzuffarsi per recuperarli ed il nemico diventa il nostro vicino. C'è un solo modo pacifico per porre rimedio a questa follia globale.


Parte Prima di Quattro.
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di Hans-Hermann Hoppe


[Libertarians Papers (2011)]


Ho tre obbiettivi. Primo, voglio chiarire la natura e la funzionae della proprietà privata. Secondo, voglio chiarire la distinzione tra beni/proprietà "comuni" e beni/proprietà "pubblici", e spiegare la costruzione dell'errore interno all'istituzione di beni e proprietà pubblici. Terzo, voglio spiegare le ragioni ed il principio della privatizzazione.



I. Preliminari Teorici

Inizierò con alcuni estratti, seppur considerazioni teoriche fondamentali, riguardanti le fonti dei conflitti e lo scopo delle norme sociali. Se non ci fossero conflitti interpersonali, non ci sarebbe bisogno di norme. E' lo scopo delle norme aiutare ad evitare i conflitti altrimenti inevitabili. Una norma che genera un conflitto, piuttosto che aiutare ad evitarlo, è opposta allo scopo che si prefiggono le norme, ovvero, è una norma anomala o aberrante.

A volte si pensa che i conflitti risultano dal solo fatto che persone differenti hanno interessi differenti o idee. Ma ciò è falso, o almeno molto incompleto. Dalla sola diversità degli interessi individuali e delle idee, non segue che debbano nascere conflitti. Io voglio che piova, il mio vicino vuole che il sole splenda. I nostri interessi sono opposti. Tuttavia poiché né io né il mio vicino controlliamo il sole o le nuvole, i nostri interessi in conflitto non hanno ocnseguenze pratiche. Non c'è nulla che possiamo fare per il tempo. Allo stesso modo, io potrei credere che A causi B e tu potresti credere che B causi C; oppure io credo in Dio e lo prego, mentre tu no. Ma se questa è tutta la differenza che c'è tra noi, e nessuna conseguenza pratica ne segue. Interessi e credenze differenti possono portare al conflitto solo quando sono messe in azione — quando i nostri interessi ed idee sono allegate e implementate ad oggetti fisicamente controllabili, ovvero, a beni economici o a mezzi di azione.

Tuttavia se i nostri interessi ed idee sono allegati ed implementati a beni economici, non ne risulta alcun conflitto fintanto che i nostri interessi ed idee riguardano esclusivamente beni differenti — fisicamente separati. Il conflitto è scatenato solo se i nostri interessi e credenze differenti sono allegati ed investiti in un bene unico e simile. Nel paese di Cuccagna beni in sovrabbondanza non possono generare conflitti (eccetto conflitti riguardo l'uso dei nostri corpi fisici che incorporano i nostri veri interessi ed idee). In giro c'è abbondanza di tutto per soddisfare i desideri di ognuno.

In modo che interessi ed idee differenti sfocino in conflitti, i beni devono essere scarsi. Solo la scarsità rende possibile che gli interessi e le idee possano essere allegati ed investiti in un'unica e stessa riserva di beni. I conflitti, quindi, sono scontri fisici riguardo il controllo di un'unica e stessa riserva di beni. Le persone si scontrano perché vogliono usare gli stessi beni in modi diversi ed incompatibili.

Anche in condizioni di scarsità, quando i conflitti sono possibili, tuttavia, non sono necessari o inevitabili. Tutti i conflitti riguardanti l'uso di un qualsiasi bene possono essere evitati se solo ogni bene è privatamente posseduto, ovvero, controllato esclusivamente da alcuni individui specifici ed è sempre chiaro quale cosa è posseduta, e da chi, e quale no. Gli interessi e le idee di individui diversi potrebbero quindi essere differenti, e tuttavia nessun conflitto potrebbe sorgere fintanto che i loro interessi ed idee riguardano sempre ed esclusivamente la loro proprietà distinta.

Ciò di cui si ha bisogno per evitare tutti i conflitti, quindi, è solo una norma riguardante la privatizzazione delle cose scarse (beni). Più nello specifico, in modo da evitare tutti i conflitti dall'inizio dell'umanità in poi, la norma richiesta deve riguardare la privatizzazione originaria dei beni (la prima trasformazione delle "cose" date dalla natura in "beni economici" e proprietà privata). Inoltre la privatizzazione originaria dei beni non può avvenire per dichiarazione verbale, ovvero, dalla sola espressione di parole, perché ciò potrebbe funzionare e non condurre a conflitti permanenti ed irrisolvibili solo se, contrariamente alla nostra affermazione iniziale di interessi ed idee differenti, esiste già un'armonia preesistente degli interessi e delle idee (tuttavia in questo caso non ci sarebbe bisogno di nessuna norma in primo luogo!).

Piuttosto, per evitare tutti i conflitti altrimenti inevitabili, la privatizzazione originaria dei beni deve avvenire attraverso le azioni: tramite le azioni dell'appropriazione originaria di quelle che in precedenza erano "cose". Solo mediante le azioni, nel tempo e nello spazio, può essere stabilita una connessione oggettiva — intersoggettivamente confermabile — tra una particolare persona ed un bene particolare. E solo il primo appropriatore di una cosa in precedenza non posseduta, può acquisire questa cosa senza conflitti. Poiché, per definizione, il primo appropriatore non può essere entrato in conflitto con nessuno per l'appropriazione del bene in questione, perché tutti sono apparsi sulla scena solo dopo. Tutta la proprietà deve, quindi, risalire, direttamente o indirettamente, una catena di conflitto-proprietà libera-titolo e di trasferimenti reciprocamente vantaggiosi, fino all'appropriatore originario e agli atti di appropriazione originaria.

Infatti questa risposta è apoditticamente vera. In assenza di armonia preesistente di tutti gli interessi individuali, solo la proprietà privata può aiutare ad evitare conflitti altrimenti inevitabili — in condizioni di scarsità. E solo il principio dell'acquisizione della proprietà tramite l'appropriazione originaria o il traferimento reciprocamente vantaggioso da un precedente ad un successivo proprietario rende possibile che il conflitto possa essere del tutto evitato — dall'inizio dell'umanità fino alla fine. Non esiste altra soluzione. Ogni altra regola è contraria alla natura dell'uomo come attore razionale.

In conclusione, anche in condizioni di scarsità è possibile che le persone con interessi ed idee divergenti possano pacificamente — senza conflitti — coesistere, ammesso che riconoscano la proprietà privata (cioè, esclusiva) ed il suo ultimo fondamento mediante azioni di appropriazione originaria.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


(I). Link alla Seconda Parte

(II). Link alla Terza Parte

(III). Link alla Quarta Parte


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