Bibliografia

lunedì 31 ottobre 2011

Keynes e la Classe Dirigente

Dopo l'articolo di ieri sono emerse delle "lamentele" sul presunto legame spesa a deficit e Keynes."In ogni periodo lo Stato deve regolare il livello della spesa pubblica in modo da portare la domanda globale al livello che assicura la piena utilizzazione delle risorse disponibili". Questa è la giustificazione esatta di tale politica. La quantità di denaro assorbita dai burocrati che amministrano programmi di spesa è sempre enorme. L'amministrazione di tali programmi risucchia quantità sempre più ingenti di risorse. Nessuno vuole che smettano di esistere: sono un flusso di voti e di denaro. Potere da un lato, briciole dall'altro. Nessuno si azzarderebbe a terminarli: ad esempio, il welfare. La politica deve favorire i gruppi con interessi speciali, ma ha bisogno della "foglia di fico" davanti le persone comuni: il consenso.
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di Garet Garrett


[American Affairs, 1947]


Il lavoro inefficientemente intitolato, The General Theory of Employment, Interest and Money, ora comunemente abbreviato a The General Theory, è stato pubblicato nel 1936. Aveva dunque solo dieci anni quando l'autore, John Maynard Keynes, morì lo scorso Aprile. Probabilmente nessun altro libro ha mai prodotto in così poco tempo un effetto analogo. Ha tinto, modificato e condizionato il pensiero economico in tutto il mondo. Su di esso è stata fondata una nuova chiesa economica, completamente arredata con tutte le caratteristiche proprie di una chiesa, come una rivelazione di sé, una dottrina rigida, un linguaggio simbolico, una propaganda, un clericalismo, e una demonologia. La rivelazione, anche se brillantemente scritta, era tuttavia oscura e difficile da leggere, ma sebbene ci si sarebbe aspettato che questo fatto avesse ostacolato la diffusione della dottrina, ebbe un risultato contrario e servì ai fini della pubblicità, dando origine a scuole di esegesi ed a controversie che erano interminabili perché niente poteva essere risolto. Non c'era alcuno stato della società esistente in cui la teoria potesse essere dimostrata o smentita dalla dimostrazione — né ce n'è ancora una.

Il momento del libro è stato molto fortunato. Per una società pianificata di cui stavano parlando, i Socialisti erano in disperato bisogno di una formula scientifica. Allo stesso tempo il governo aveva bisogno di una razionalizzazione della spesa a deficit. L'idea del welfare del governo che era in crescita sia qui che in Gran Bretagna — qui sotto il segno del New Deal — si trovava in cattive acque. Non aveva risposta per coloro che continuavano a chiedere: "Da dove arriveranno i soldi?" Era vero che il governo aveva preso il controllo della moneta come strumento sociale e che la tirannia restrittiva dell'oro era stata rovesciata, ma il feticcio della solvibilità è sopravvissuto e ha minacciato di frustrare le grandi intenzioni sociali.

Proprio in questa crisi storica della politica sperimentale, con i Socialisti persi in un deserto da qualche parte tra l'Utopia ed il totalitarismo, e con i governi alla deriva in un mare di denaro gestito centralmente, impaurito ad andare avanti ed incapace di tornare indietro, l'aspetto della teoria di Keynes era come una risposta ad una preghiera. La sua impresa è stata duplice. Per i pianificatori Socialisti ha offerto una serie di strumenti algebrici, che, se utilizzati secondo il manuale di istruzioni, avrebbero garantito una piena occupazione, un equilibrio economico, ed una giusta redistribuzione della ricchezza, tutti e tre in una volta e con una sorta di regolo di precisione — alla sola condizione che la società doveva davvero volere la salvezza. E la stessa teoria in virtù delle sue implicazioni logiche salvò il welfare del governo dalla minaccia dell'insolvenza. Quella parola — insolvenza — non avrebbe più avuto alcun significato per un governo sovrano. Il pareggio di bilancio era uno spauracchio capitalista. La spesa a deficit non era quello che sembrava. Era infatti un investimento; ed il suo uso era quello di riempire un vuoto degli investimenti — un vuoto creato dalla tendenza cronica ed incorreggibile della gente di risparmiare troppo. "C'è stata", disse, "una tendenza cronica nel corso della storia per la propensione al risparmio piuttosto che un forte incentivo ad investire. La debolezza dell'incentivo ad investire è stata in ogni momento la chiave del problema economico." Con investimento intendeva l'uso del capitale in uno spirito di avventura.

Questa idea era la base stessa della teoria. Dall'eccessivo risparmio e dallo scarso investimento scaturisce la disoccupazione. E quando da questa causa appare la disoccupazione, come era normale che accadesse, in primo luogo periodicamente e poi come un male permanente, l'unica cura per il governo è quella di spendere denaro. Tra gli strumenti algebrici c'era il famoso moltiplicatore con l'uso del quale gli esperti sarebbero in grado di determinare con precisione quanto il governo avrebbe dovuto spendere per creare la piena occupazione.

In breve, quindi, la teoria diceva che quando le persone non stavano investendo abbastanza nel loro futuro per mantenersi tutti al lavoro il governo avrebbe dovuto farlo al posto loro. Dove e come il governo avrebbe preso il denaro? Beh, in parte tassando i ricchi, che notoriamente risparmiano troppo; in parte prendendo in prestito dai ricchi, e, se necessario, come ultima risorsa, stampandolo — e tutto sarebbe andato per il meglio, perché con la piena occupazione la società in generale sarebbe diventata sempre più ricca. In ultima analisi le soddisfazioni della vita economica sarebbero diventate sporcizia a buon mercato, il tasso di interesse sarebbe sceso a zero, e la conseguenza sarebbe stata l'estinzione indolore della classe redditiera, cioè coloro che vivono di interessi e non producono nulla.

Se ho ragione [disse] nel supporre che sia relativamente facile rendere i beni capitali così abbondanti in modo che l'efficienza marginale del capitale sia pari a zero, questo potrebbe essere il modo più sensato di sbarazzarsi gradualmente di molte delle caratteristiche discutibili del capitalismo. Una breve riflessione mostrerà quali enormi cambiamenti sociali deriverebbero dalla progressiva scomparsa di un tasso di rendimento sulla ricchezza accumulata. Un uomo sarebbe ancora libero di accumulare il suo reddito al fine di spenderlo in un secondo momento. Ma la sua accumulazione non crescerebbe. Egli sarebbe semplicemente nella posizione del padre del Papa, il quale, quando si ritirò dagli affari, portò con sé una cassa di ghinee nella sua villa a Twickenham e soddisfò le sue spese domestiche con queste.

E in cosa il governo dovrebbe spendere il denaro? Preferibilmente, come ovvio che sia, per la creazione di opere produttive, cioè, ulteriore produzione delle cose che soddisfano i bisogni umani; ma tale era l'importanza di mantenere tutti nella piena occupazione che sarebbe stato meglio investire il denaro in monumenti e piramidi piuttosto che non spenderlo affatto.

L'antico Egitto [disse] era doppiamente fortunato, e senza dubbio doveva a ciò la sua ricchezza favolosa, in quanto possedeva due attività, cioè, la costruzione di piramidi come anche la ricerca di metalli preziosi, i cui frutti, dal momento che non potevano servire i bisogni dell'uomo attraverso la loro consumazione, non diventavano stantii tramite l'abbondanza. Nel Medioevo si costruirono cattedrali e venivano cantati canti funebri. Due piramidi, due mausolei per i defunti, sono sempre meglio di una; ma non è così per due ferrovie da Londra a New York. Siamo così sensibili, abbiamo insegnato a noi stessi a raggiungere una tale parvenza di finanzieri prudenti, esigendo un'attenta riflessione prima di aggiungere oneri finanziari ai posteri con la costruzione di case in cui possono viverci, che non abbiamo una via di fuga facile dalle sofferenze della disoccupazione. Dobbiamo accettarle come il risultato inevitabile dell'applicazione alla condotta dello Stato di massimi che sono ben calcolati per arricchire un individuo permettendogli di accumulare diritti di cui godere che non intende esercitare in un momento preciso.

Raramente i Keynesiani fanno riferimento a questo passaggio, forse perché non sono mai stati sicuri che lo intendesse con un accento di serietà. Potrebbe benissimo essere un Keynes in uno dei suoi stati d'animo maliziosi.

E' significativo ricordare che la prima applicazione precisa e consapevole della teoria è stata fatta dal New Deal; e quando nel terzo anno Roosevelt cominciò a dire che la spesa a deficit del governo doveva essere considerata come un investimento per il futuro del paese, stava prendendo le parole direttamente dalla teoria di Keynes. I risultati promessi non scaturirono; la disoccupazione non fu curata. Questa delusione, dicono i credenti, non fu colpa della teoria, ma semplicemente e solo per il fatto che la spesa a deficit non andò abbastanza lontano. I deficit avrebbe dovuto essere coraggiosamente maggiori.

E' forse ancor più significativo che nel suo paese era considerato come un luminare pericoloso e che il governo Britannico non potè avvalersi del suo genio fino a quando non venne il tempo in cui esso stesso si trovò in una posizione pecuniariamente difficile. Aveva già divorziato dal gold standard, fingendo di averlo fatto secondo una morale; e poi, non appena la mentalità Britannica cambiò da creditore a paese debitore, quello di cui il Tesoro aveva bisogno era qualcuno che potesse coprire le nudità dell'eresia finanziaria con un vestiario plausibilmente non trasparente e allo stesso tempo dare alla sterlina gestita centralmente uno scintillio per sostituire il lustro perduto della sterlina d'oro. E così accadde che il signor Keynes fu preso nel Tesoro Britannico come il suo principale consigliere, seduto nel consiglio della Banca d'Inghilterra, ed elevato alla nobiltà come Barone Keynes di Tilton.

Tutti i pianificatori prendono Keynes come il loro profeta. Ma nel grande test dei suoi poteri profetici fallì storicamente. Rappresentava il Tesoro Britannico alla realizzazione del Trattato di Versailles. Poco dopo, si dimise dal suo posto al fine di attaccare il trattato e scrisse un libro intitolato The Economic Consequences of the Peace, il cui effetto politico, a posteriori, risultò disastroso. La sua tesi era che la Germania non avrebbe mai potuto ripagare le riparazioni che le erano state richieste, e che anche se avesse potuto permettersi di pagarle i suoi creditori non sarebbero riusciti a riceverle. In considerazione di quello che la Germania fu in grado di fare in preparazione alla Seconda Guerra Mondiale, era una sciocchezza dire che non poteva pagare le riparazioni della Prima Guerra Mondiale, e se non fosse stata scaricata, non ci sarebbe stata una Seconda Guerra Mondiale, o almeno non ancora.

La letteratura fondata su Keynes è dogmatica. Keynes stesso non lo era. Alla fine del suo libro, improvvisamente si chiedeva se avesse funzionato. Le sue idee erano "una speranza visionaria?" Erano correttamente radicate "nei motivi che governano l'evoluzione della società politica?" "Saranno in contrasto con interessi più forti e più evidenti rispetto a quelli che serviranno?" Non fece alcun tentativo per rispondere alle sue domande. Ci sarebbe voluto un altro libro, disse, per indicare le risposte anche a grandi linee.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


domenica 30 ottobre 2011

La Falla Critica nel Sistema di Keynes

Ralph Raico, nel suo libro Classical Liberalism and the Austrian School, provvede a smontare quel mito secondo cui Keynes era un campione liberale paragonabile a Locke o a Smith. Scrive Raico: «Prima di Keynes, il bilanciamento del bilancio era come minimo l'obiettivo dei paesi civili. Il Keynesismo ha invertito questa "costituzione fiscale". Rendendo i governi responsabili di politiche fiscali anti-cicliche, ignorando la tendenza dei politici miopi ad accumulare deficit, ha preparato il terreno per i livelli senza precedenti di tassazione e di debito pubblico nei decenni successivi alla Seconda Guerra Mondiale. [...] [Keynes] confessò di aver ordito nella sua mente "la possibilità di maggiori cambiamenti sociali in accordo con la filosofia attuale", anche di pensatori socialisti come Sidney Webb. "La repubblica della mia immaginazione si trova all'estrema sinistra dello spazio celeste", pensò. [...] Lo Stato, secondo Keynes, deciderà anche il livello ottimale di popolazione [...] Così, lo Stato - nella sua veste di "uomo civilizzato" - sarà il canale ed il supervisionatore della riproduzione della razza umana. Keynes smaniava per la volontà dei Sovietici di impegnarsi in esperimenti di ingegneria sociale. In Russia "il metodo del trial-and-error è stato impiegato senza riserve. Nessuno è mai stato più sperimentalista di Lenin". Per quanto riguarda gli "esperimenti" falliti catastroficamente dei primi anni di governo bolscevico, che avevano costretto il passaggio dal "comunismo di guerra" all'allora sistema della Nuova Politica Economica, Keynes li descrive in termini più lievi : gli "errori" di partenza erano ormai stati corretti e le "confusioni" dissipate.» E dopo di questo, possono partire i titoli di coda.
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di Robert P. Murphy


Come parte del mio corso Keynes, Krugman and the Crisis al Mises Academy, ho ri-letto un'ampia parte della General Theory. Nella sua opera maggiore, Keynes erige una struttura impressionante su un'affermazione fondamentale: lasciato ai suoi stessi strumenti, il libero mercato può finire impantanato in un equilibrio con una disoccupazione molto alta.

Sebbene l'intero edificio di Keynes e la critica degli "economisti classici" hanno le loro basi su questa credenza, dedica sorprendentemente poco tempo a sostenerla. Nell'attuale articolo evidenzierò la debolezza del suo punto di vista. Se si scopre che il libero mercato si muove naturalmente verso la piena occupazione nel mercato del lavoro, allora l'intera "teoria generale" di Keynes decade.



La Teoria "Generale" di Keynes contro il "Caso Speciale" degli Economisti Ortodossi

Keynes chiamava la sua struttura una teoria generale per contrastare il "caso speciale" gestito dagli economisti ortodossi di libero mercato (che Keynes chiamava "economisti classici"). L'analogia qui era con gli straordinari avanzamenti in fisica, dove la teoria della relatività di Einstein spiegava cose (come il comportamento degli orologi ad alta velocità) che la classica struttura newtoniana non poteva gestire. Tuttavia, Einstein non accantonò del tutto Newton, perché a basse velocità (in relazione alla velocità della luce), le equazioni della relatività "si riducevano" alle meccaniche newtoniane più familiari.

Keynes sosteneva che c'era una situazione analoga in economia. Mentre concordava che gli economisti classici (come evidenziato nel lavoro di David Ricardo e J.B. Say) ed i loro moderno discepoli avessero accuratamente descritto i principi delle entrate e dei bilanciamenti tra i consumi ed i risparmi per un'economia a piena occupazione, Keynes stava offrendo una teoria più generale — una che potesse modellare l'economia anche quando stesse operando ben al di sotto della capacità con "risorse inattive".

I Keynesiani moderni credono che uno dei contributi cruciali della General Theory era che fornisse una struttura coerente che spiegava come l'economia potesse rimanere impantanata per molti anni al di sotto della piena occupazione. Gli economisti "classici" credevano che un libero mercato avrebbe eradicato velocemente un eccesso nel mercato del lavoro (per esempio, una situazione di alta disoccupazione), ma Keynes mostrava apparentemente che i loro argomenti erano fallaci.

Se qualcuno legge la General Theory dalla prima all'ultima pagina, c'è una cosa che si ripete frequentemente: il sistema Keynesiano gestisce il fatto che l'economia può avere vari livelli di occupazione. Non parlerà "del" tasso d'equilibrio dell'investimento o dei risparmi, perché queste sono variabili endogene che sono influenzate dalla quantità totale dell'occupazione e delle entrate. Pertanto i punti di vista classici sulla spesa del governo e sulla funzione del tasso d'interesse sono (presumibilmente) errati. Gli economisti classici si concentrano erroneamente sullo speciale e limitante caso della piena occupazione, mentre non comprendono che i loro punti di vista sono sbagliati, in generale.

Pertanto, è assolutamente fondamentale per la struttura Keynesiana che il libero mercato possa trovarsi impantanato al di sotto della piena occupazione per lunghi periodi. Poiché se la saggezza classica di J.B. Say e degli altri è corretta — e l'economia si muove naturalmente per ripulire i mercati e raggiungere la "piena produzione" — allora sono le strategie proposte dai Keynesiani che condurranno al disastro, non quelle ortodosse di libero mercato.



Perché gli Economisti Ortodossi Pensavano che la Disoccupazione Fosse Volontaria

Nel capitolo 2, Keynes prende in considerazione i postulati gemelli della Scuola Classica. Il primo è che (in un equilibrio competitivo) il saggio salariale equivale al prodotto del lavoro marginale. Keynes non ha alcun problema con ciò.

Tuttavia, è il secondo postulato che causa controversia. E' l'affermazione che (in un equilibrio competitivo) l'utilità del saggio salariale bilancerà semplicemente la disutilità del lavoro.

Se questo secondo postulato è vero, allora la disoccupazione è "volontaria". I lavoratori potrebbero essere circondati da lavori, è vero, ma si stanno deliberatamente trattenendo, cercando migliori offerte rispetto a quelle sul tavolo. Potrebbero prendere un lavoro al saggio salariale che prevale nel mercato, ma scelgono di non farlo. Così, il secondo postulato è confermato, perché la "disutilità del lavoro" (considerando tutte le cose, incluso il costo d'opportunità nel terminare prematuramente la ricerca del lavoro) è abbastanza alta da compensare il vantaggio di prendere un lavoro e guadagnare secondo il saggio salariale di mercato.

Ma aspettate un attimo. Sicuramente gli eonomisti ortodossi di libero mercato avrebbero potuto aprire i propri occhi e vedere che c'era ampia disoccupazione durante l'inizio degli anni trenta. Pensavano davvero che ciò fosse solo un Grande Vuoto, come sottolineano alcune critiche moderne alla teoria del Ciclo Economico Reale fatte dai loro colleghi di libero mercato?

Keynes pensava di si e spiegò come si potesse riconciliare il "secondo postulato" con l'ampia disoccupazione che aveva sotto gli occhi:

E' vero che le sopracitate categorie sono esaustive alla luce del fatto che la popolazione raramente lavora tanto quanto avrebbe voglia di fare sulla base dell'attuale salario? Poiché più lavoro, di norma, sarebbe disponibile all'attuale salario se fosse richiesto. La scuola classica riconcilia questo fenomeno con il suo secondo postulato dicendo che, mentre la domanda per il lavoro all'attuale salario potrebbe essere soddisfatta prima che tutti quelli disposti a lavorare a questo salario trovino impiego, questa situazione è dovuta ad un aperto o tacito accordo tra i lavoratori che non vogliono lavorare per meno e che se la manodopera nel suo complesso concorderebbe ad una riduzione dei salari più occupazione sarebbe disponibile. Se questo fosse il caso, tale disoccupazione, sebbene apparentemente involontaria, non sarebbe strettamente così e dovrebbe essere inclusa nella sopracitata categoria di disoccupazione "volontaria" dovuta agli effetti del guadagno collettivo, ecc.

Ora possiamo cavillare su quanto "volontaria" sia se, diciamo, una persona disoccupata non può trovare un lavoro perché i picchettatori dei sindacati minacciano di picchiare qualunque "crumiro" si presenti davanti l'industria. In qualsiasi evento, il punto importante è che gli economisti ortodossi pensavano che l'ampia disoccupazione fosse dovuta a saggi salariali mantenuti al di sopra del livello di mercato. Se i sindacati concorderebbero semplicemente in riduzioni dei salari, allora la quantità richiesta di lavoro aumenterebbe, la quantità offerta diminuirebbe ed il mercato ancora una volta si troverebbe in piena occupazione.

Ah, ma Keynes non pensava che le cose fossero così semplici come sostenevano gli ingenui economisti classici.



Perché Keynes Pensava che il Mercato del Lavoro Potesse Essere Impantanato nella Sovrabbondanza

Keynes rigettò il concetto secondo cui, lasciato ai suoi stessi strumenti (e senza l'interferenza dei sindacati), il mercato del lavoro si sarebbe ripulito, in modo che nessuno che fosse rimasto disoccupato lo stesse facendo come scelta volontaria. Aveva due argomenti principali, uno empirico e l'altro teorico.

Primo, Keynes pensava che i lavoratori fossero fedeli "all'illusione del denaro" (sebbene Keynes pensasse che avessero giustificazioni razionali per fare ciò). In altre parole, i lavoratori non rispondevano solamente al saggio salariale (aggiustato secondo l'inflazione nei prezzi) "reale", ma si preoccupavano dei salari assoluti (nominali) che ricevevano nei loro assegni paga:

L'esperienza ordinaria ci dice, senza dubbio, che una situazione dove il lavoro determina (entro limiti) un salario monetario piuttosto che un salario reale, lontano dall'essere una semplice possibilità, è la normalità. Mentre i lavoratori resistereanno di solito ad una riduzione dei salari monetari, non è loro pratica ritirarsi dal proprio lavoro qualora ci sia un aumento nei prezzi dei beni rispetto al salario. A volte si dice che sarebbe illogico per un lavoratore resistere ad una riduzione monetaria del salario, ma non resistere ad una riduzione del salario reale. Per le ragioni fornite in basso [...] ciò non potrebbe essere così illogico come potrebbe sembrare a prima vista; e, come vedremo più avanti, fortunatamente è così. Ma, che sia illogico o logico, l'esperienza mostra che ciò è come il lavoro difatti agisce.

Questo è il discorso standard dei "salari viscosi" a causa dell'inflazione monetaria: se i salari reali sono troppo alti, in modo che ci sia un'eccedenza di lavoro offerto dal mercato, allora la soluzione è che i salari reali diminuiscano. Ma visto che i lavoratori resistono ai tagli nei loro salari nominali, la sola risposta è che la banca centrale inflazioni l'offerta di denaro, facendo aumentare più velocemente i prezzi rispetto ai salari, in modo che i lavoratori finiscano per guadagnare di meno in termini reali.

Il problema con tale diagnosi del "libero mercato" è che i salari monetari sono viscosi in gran parte a causa dell'intervento del governo, inclusa la possibilità dell'inflazione della banca centrale. Come ho esposto nel mio libro sulla Grande Depressione, i salari monetari medi caddero molto velocemente nella depressione del 1920-1921, rispetto al declino molto più modesto durante i primi anni della Grande Depressione. Forse il cambiamento era dovuto ad un maggior potere del sindacato, oppure all'appello di Herbert Hoover nei confronti della finanza a sostenere i salari. Qualunque fosse la causa, i "salari viscosi" della prima fase della Grande Depressione non erano in acoordo con l'economia di mercato, perché i salari erano molto più flessibili un decennio prima.

Più in generale, i programmi del governo come gli indennizzi di disoccupazione davano ovviamente ai lavoratori un incentivo a mantenersi in attesa per migliori offerte prima di ritornare a lavorare.



I Lavoratori Potrebbero Accettare Tagli ai Salari Anche Se Li Volessero?

Oltre la sua osservazione empirica secondo cui i salariati tendono a resistere ai tagli nei salari monetari, Keynes fornisce un'obiezione più profonda e teorica al punto di vista ortodosso secondo cui il mercato del lavoro può velocemente ritornare al pieno impiego con salari flessibili:

La teoria classica afferma che la manodopera è sempre aperta a ridurre il proprio salario accettando una riduzione nel proprio salario monetario. Il postulato secondo cui c'è una tendenza del salario reale a raggiungere una parità con la disutilità marginale della manodopera presume chiaramente che la manodopera stessa sia in una posizione di decidere il salario reale per il quale lavorare, sebbene non la quantità di occupazione disponibile a questo salario.

La teoria tradizionale sostiene, in breve, che le negoziazioni sul salario tra gli imprenditori ed i lavoratori determinano il salario reale; in modo che, presumendo una libera competizione tra i datori di lavoro e nessuna combinazione restrittiva tra i lavoratori, quest'ultimi possono, se vogliono, portare i salari reali in conformità con la disutilità marginale all'ammontare di occupazione offerta dai datori di lavoro a quel salario. Se ciò non è vero, allora non c'è più alcuna ragione per aspettarsi una tendenza verso la parità tra il salario reale e la disutilità marginale della manodopera. [...]

Ora l'affermazione che il livello generale dei salari reali dipende dalle negoziazioni sul salario monetario tra i datori di lavoro ed i lavoratori non è ovviamente vera. Infatti è strano che sono stati fatti così pochi tentativi per provarla o confutarla. E' lontana dall'essere coerente con il tenore generale della teoria classica, che ci ha insegnato a credere che i prezzi sono governati dal costo primaro marginale in termini di denaro e che i salari monetari governano ampiamente il costo primario marginale. Così se i salari monetari cambiano, ci si aspetta che la scuola classica spieghi che i prezzi cambiano secondo la stessa proporzione, lasciando il salario reale ed il livello di disoccupazione praticamente come prima, qualsiasi piccola perdita o piccolo guadagno della manodopera è a spese o a favore di altri elementi del costo maginale che sono stati lasciati inalterati.

Prima di passare alla critica, facciamo chiarezza su quello che Keynes sta dicendo. Si, i lavoratori disoccupati potrebbero essere disposti a prendere lavori a paghe significativamente ridotte (in termini di quantità assoluta di dollari presenti in busta paga). Anche i lavoratori attualmente impiegati dovrebbero seguire l'esempio, per paura di essere licenziati.

Ma non possiamo presumere che ogni altra cosa rimarrebbe come prima, con la sola differenza che i salari monetari sono più bassi. Keynes evidenzia che con costi del lavoro ridotti, le imprese distribuirebbero quei risparmi ai loro clienti sottoforma di prezzi più bassi. Visto che il lavoro rappresenta un'ampia frazione dei costi totali, le aziende potrebbero scoprire che quasi tutti i loro risparmi sui salari sono stati compensati da cali nelle entrate. Così, i salari reali sarebbero ancora troppo alti, e ci sarebbero ancora troppi lavoratori in cerca di lavoro rispetto all'ammontare di posti che i datori di lavoro vogliono riempire.

Ci sono diversi problemi con questa analisi. I costi del lavoro sono una larga frazione delle spese totali, ma difficilmente sono l'intera torta. Secondo questo articolo, la parte delle entrate nazionali del lavoro negli Stati Uniti è variata tra il 52% ed il 60% nel dopoguerra.

Quindi anche se supponiamo meccanicamente che una caduta nei salari monetari della manodopera si tradurrebbe in una caduta proporzionale nei prezzi al dettaglio, ciononostante la manodopera avrebbe il potere di ridurre i propri salari reali. Per esempio, se i lavoratori hanno ricevuto un taglio del 10% nei loro salari monetari, allora i prezzi dei beni che producono cadrebbero solo tra il 5% ed il 6%. La manodopera sarebbe più a basso costo, anche in termini reali, ed i datori di lavoro si muoverebbero lungo la loro curva di domanda ed impiegherebbero più lavoratori.

Ma ci sono altri problemi con l'analisi di Keynes. Consideriamoli: Qual'è l'attuale meccanismo attraverso il quale i costi in diminuzione conducono ad una diminuzione dei prezzi al dettaglio? Partiamo da un equilibrio iniziale, dove i lavoratori guadagnano (diciamo) 10$ l'ora, ed il bene al dettaglio è venduto a 100$. Le aziende sono felici con il numero di lavoratori che hanno impiegato a 10$ l'ora e con la quantità di beni che possono vendere a 100$ l'uno.

Ora, visto che la disoccupazione è molto alta, le aziende possono cavarsela se tagliano la paga dei loro lavoratori a 9$ l'ora. Mantenendo tutto il resto costante, stanno facendo più profitti di prima. Cosa le indurrebbe ad abbassare il loro prezzo al dettaglio da 100$?

La risposta più ovvia è che vogliono catturare una maggiore porzione del mercato. Cioè, vogliono vendere più unità di beni al dettaglio ai loro clienti. Non possono fare ciò con la loro forza lavoro originale. No, in modo da rendere redditizio tagliare il prezzo al dettaglio, hanno bisogno di assumere più lavoratori e stimolare la produzione. Quindi, in modo da spronare una maggiore quantità di prodotto, tagliano i prezzi da 100$ a (diciamo) 98$. Anche se guadagnano meno entrate per unità, cionnostante fanno più profitto totale.

Le altre aziende fanno la stessa cosa, oviamente, finché il nuovo equilibrio mette radici con saggi salariali a 9$ l'ora e il prezzo al dettaglio a (diciamo) 95$ per unità. Così un'ampia parte dei tagli ai salari dei lavoratori è stata distribuita ai consumatori sottoforma di prezzi al dettaglio più bassi. Ciononostante, nel nuovo equilibrio, ogni azienda sta producendo più unità, e così sta portando una maggiore forza lavoro rispetto a prima della riduzione dei salari.

Un punto finale: Il Keynesiano potrebbe obiettare all'analisi sopraticata dicendo: "Murphy, stai sorvolando il fatto che i clienti ridurranno la loro domanda per i prodotti dell'azienda, perché molti di loro sono lavoratori che stanno sperimentando tagli nei loro salari monetari. Se i lavoratori guadagnavano 10$ l'ora ed ora guadagnano 9$ l'ora, allora dovranno tagliare i loro acquisti di beni e servizi. Così le aziende avranno bisogno di abbassare i loro prezzi senza espandere la produzione, ma solo impendendo alle vendite di calare."

Ma anche ciò ripete l'errore di presupporre che tutti i clienti consistano in stipendiati. Come abbiamo visto, i lavoratori (almeno negli anni del dopoguerra negli Stati Uniti) guadagano solo circa il 50-60% delle entrate totali. I capitalisti, i proprietari terrieri ed altri guadagnano il restante 40-50%. Così sebbene sia vero che la domanda per i prodotti al dettaglio cadrebbe da parte dei salariati, è anche vero che
  • la decrescita non sarebbe uno a uno con la riduzione dei salari, e
  • potrebbe anche essere completamente controbilanciata perché gli altri gruppi vedrebbero inizialmente le loro entrate andare su.

Per esempio, consideriamo le aziende nel momento in cui i lavoratori accettano la riduzione della paga da 10$ a 9$ l'ora. Mantenendo tutte le altre cose costanti, gli azionisti delle aziende stanno ora raccogliendo profitti extra. Se scegliessero di spendere le loro maggiori entrate in quegli stessi oggetti dove i salariati stanno ora riducendo i propri acquisti, allora la domanda per beni al dettaglio non cambierebbe affatto.

Più realisticamente, gli azionisti delle aziende spenderebbero probabilmente le loro maggiori entrate in cose differenti. Così alcune industrie (yacht, ristoranti di lusso, beni capitali, immobili, ecc.) sperimenteranno un'espansione, mentre altre (cinema, ristoranti di bassa scala, industria della birra) una contrazione.

Alcuni potrebbero obiettare che questo cambiamento nella distribuzione delle entrate sia immorale o ingiusto. Il punto, tuttavia, è che Keynes si sbagliava quando spiegava che i lavoratori non avevano il potere di accettare salari reali più bassi.

Un'altra considerazione è che ci sono più lavoratori che ricevono salari una volta che le aziende espandono la produzione. Per esempio, se i salari vanno giù da 10$ a 9$, ma l'impiego totale sale da 90 milioni a 100 milioni di stipendiati, allora la manodopera ha la stessa quantità di "entrate totali" con cui comprare beni e servizi, quindi non c'è ragione di aspettarsi un collasso nelle entrate dell'impresa.



Conclusione

L'intero sistema della General Theory di John Maynard Keynes si basa sul pretesa che sotto il laissez-faire, il mercato del lavoro potrebbe essere impantanato in un equilibrio con un'ampia sovrabbondanza, per anni ed anni. Ma Keynes dedicò solo un paio di pagine a questa asserzione. Il suo ragionamento è errato sia su base empirica che teorica. In assenza di interventismo di governo, stipendi e salari si aggiusterebbero per ripulire il mercato del lavoro. Nel mondo reale, c'è certamente "disoccupazione involontaria", ma cià è colpa del governo, dei sindacati e delle distorsioni della banca centrale.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


sabato 29 ottobre 2011

Ripensare alla Bolla dell'Oro

Vi ricordate di Philippa Malmgren? Ricordate la sua scioccante notizia di qualche tempo fà? Ebbene, oltre ai sorrisi e alle strette di mano ufficiali l'Europa è un covo di serpenti; infatti secondo la nostra fonte la Germania potrebbe lasciare l'euro se zio Mario darà il via alla stampa forsennata di denaro per ripulire i PIIGS dalla loro melma che ormai straborda dalle stalle (monetizzazione) o se la sposterà da una stalla all'altra (...e la chiamano sterilizzazione). Qualunque sia la soluzione, non andrà a finire bene; ecco perché nella mia cassetta della posta ogni giorno mi ritrovo quintali di avvisi pubblicitari su nuovi Compro Oro che spuntano di qua e di là per la città.
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di James E. Miller


Ci sono state molte speculazioni recentemente se l'oro si trova o no in una bolla. Con il presidente della Federal Reserve Ben Bernanke che ha annunciato "l'Operazione Twist" il mese scorso, i prezzi dell'oro e delle altre materie hanno oscillato in modo irregolare. Subito dopo l'annuncio del "Twist", i prezzi di entrambe le cose sono crollati. L'oro si è poi stabilizzato pochi giorni dopo. Per dare un senso a questi fenomeni, si deve utilizzare la lezione di Ludwig von Mises secondo cui la storia deve essere interpretata con la logica e la deduzione razionale, piuttosto che con la sola evidenza empirica.

Come insegna la teoria Austriaca del ciclo economico, il credito artificialmente a buon mercato, non sostenuto da un risparmio reale, crea una mancanza di coordinazione intertemporale nella produzione che coinvolge le risorse scarse la quale si traduce in ultima analisi, in investimenti improduttivi. Come spiega Roger Garrison:

Un boom artificiale è un esempio in cui la variazione nel segnale del tasso di interesse e la variazione nella disponibilità delle risorse sono in contrasto tra loro. Se la banca centrale imbottisce l'offerta di fondi mutuabili con denaro di nuova creazione, il tasso di interesse si abbassa così come se ci fosse un aumento del risparmio. Ma in assenza di un cambiamento effettivo nelle preferenze temporali, non viene liberata alcuna risorsa aggiuntiva per sostenere la politica del boom indotto. Infatti, di fronte ad un tasso di interesse più basso, la gente risparmierà di meno e spenderà di più per prodotti di consumo corrente. L'espansione del credito della banca centrale, poi, si traduce in un mix incompatibile tra le forze di mercato.

L'aumento degli investimenti in progetti a lungo termine è coerente con la realtà economica sottostante in un vero e proprio boom indotto dal risparmio, ma non in una politica di boom indotto artificialmente. Il boom artificiale è caratterizzato da "investimenti improduttivi e consumo eccessivo".

Il tipo di ciclo boom-e-bust causato dal credito a buon mercato e da investimenti eccessivi si riflette nella recente bolla immobiliare e nella bolla tecnologica di circa dieci anni fa. Dato che l'ex presidente della FED Alan Greenspan tagliò i tassi di interesse (per affrontare le sue bolle precedenti) fornì il credito e l'incentivo per investire in imprese come quelle edili ed Informatiche. Una volta che questi investimenti si sono dimostrati non così redditizi come erano in origine, beh, conoscete il risultato.

Allora, qual è il ruolo dell'oro in tutto ciò? Alla luce dell'espansione del credito e monetaria da parte dei governi, l'oro ha storicamente mantenuto il suo valore nel tempo. Gli investitori alla ricerca di un asset sicuro che mantiene il suo valore possono sempre rivolgersi all'oro. In un recente articolo del Telegraph, Emma Simon esamina questo caso storico:

Una recente ricerca del World Gold Council mostra come l'oro abbia mantenuto il suo valore a lungo termine rispetto ad altre materie prime. Il prezzo relativo dell'oro e del petrolio è rimasto pressoché costante negli ultimi 50 anni. Quindi, anche se il prezzo di entrambi (sia in sterline o dollari) è aumentato in questo periodo, se doveste acquistare un barile di petrolio con lingotti cederete circa lo stesso peso d'oro che avreste ceduto nel 1950.

Più sorprendente è che l'oro abbia mantenuto il potere d'acquisto per periodi anche più lunghi. Si pensa che un'oncia d'oro avrebbe acquistato 350 pagnotte di pane al tempo di Nabucodonosor, re di Babilonia che è morto nel 562 a.C. Un'oncia d'oro compra ancora oggi circa 350 pagnotte, dimostrando che per più di 2,500 anni l'oro si è dimostrato una copertura molto efficace contro l'inflazione, almeno quando si tratta di elementi essenziali di tutti i giorni.

Quindi, se l'oro mantiene il suo valore di fronte all'inflazione, cosa ci dice ciò riguardo l'ultimo calo nel suo prezzo a seguito dell'annuncio del "Twist" di Bernanke?

All'inizio del "Quantitative Easing 2," l'ultima grande espansione della base monetaria di Bernanke, è stato ipotizzato che la FED stava creando una bolla delle materie prime. Infatti, le materie prime hanno goduto di un andamento al rialzo, mentre Bernanke aggiungeva $600 miliardi al bilancio della FED:




Una volta terminato il QE2, le materie prime a livello del consumatore hanno continuato ad aumentare di prezzo fino all'annuncio "dell'Operazione Twist". Ci sono alcune conclusioni da trarre da questo evento. In primo luogo, stiamo sperimentando lo scoppio di una bolla delle materie prime causata dai tassi di interesse mantenuti artificialmente bassi da parte delle banche centrali di tutto il mondo. Questi bassi tassi di interesse attirano i grandi investitori, come i sovvenzionatori universitari ed i fondi pensione, a cercare rendimenti più elevati altrove. Per esempio, l'Università del Texas lo scorso Aprile ha preso una decisione senza precedenti, quella di acquistare $1 miliardo in lingotti d'oro. Bernanke si è anche vantato lo scorso Novembre, all'inizio del QE2, che i prezzi delle azioni erano aumentati poiché più investitori erano disposti a rischiare i loro soldi per guadagnare di più. Come le materie prime, i guadagni del mercato azionario sono stati fortemente correlati ad un aumento nel bilancio della FED. Come Henry Hazlitt ha riconosciuto: "l'inflazione non deriva da un contemporaneo o proporzionale aumento nell'offerta di denaro di tutti o nel reddito monetario." Il nuovo denaro colpisce l'economia in diverse fasi e scorre in settori diversi. L'effetto non si fa sentire tutto in una volta. Questa è solo una delle conseguenze dei tassi di interesse artificialmente bassi.

In secondo luogo, il mercato si aspettava che Bernanke e gli altri capi alla Federal Reserve avrebbero fatto molto di più in occasione del recente incontro del Federal Open Market Committee piuttosto che riproporre un trucco monetario fallimentare del 1960. Anche Goldman Sachs è rimasta sorpresa dagli effetti sul mercato del "Twist". A giudicare dal calo dei prezzi delle materie prime dopo l'annuncio della FED, il mercato era abituato ad aspettarsi ulteriori "alleggerimenti" monetari — considerati soprattutto i precedenti di Bernanke nell'affrontare qualsiasi rallentamento economico con la stampa di più denaro. Va inoltre sottolineato che il recente tentativo della Cina di rallentare la sua economia basata sull'inflazione ha anche abbassato la domanda di materie prime; l'ennesimo caso di boom dovuto al denaro fiat e il successivo bust.

Mentre l'oro è sceso di prezzo ora, vi è buon motivo per supporre che continuerà a crescere nel lungo periodo. Come l'investitore Brandon Smith spiega:

In realtà, non c'è un QE1, QE2, TARP, ecc. Questi non sono sforzi di stimolo separati che sono stati avviati e conclusi in maniera indipendente l'uno dall'altro. Sono tutti parte di una lunga iniezione di denaro fiat nella nostra economia che non è mai finita.

La FED crea SEMPRE denaro fiat. Una parte di esso viene riportato, la maggior parte no. Chiedetevi questo: i tassi di interesse sono ancora vicini allo zero? Se la risposta è sì, allora il denaro fiat scorre ancora.

Infatti, al fine di mantenere i tassi di interesse bassi, la FED deve sopprimerli con un "alleggerimento" continuo. Non c'è ragione di credere che le banche centrali di tutto il mondo cambieranno improvvisamente idea e smetteranno di iniettare denaro nelle loro economie per evitare una correzione di cui si ha bisogno. Ciò vale particolarmente per gli Stati Uniti; come Doug Casey sottolinea: "l'interesse rappresenta circa il 2% dei $15 biliardi del debito nazionale ufficiale, o $300 miliardi l'anno. Non appena i tassi di interesse aumenteranno inevitabilmente, tale importo dell'interesse crescerà."

La FED dovrà, semmai lo pianifichi, alzare lentamente i tassi di interesse se il governo Americano non ha intenzione di proseguire la sua spesa folle di compravendita di voti. Considerando che sia le banche centrali di Svezia e Giappone hanno iniziato a svalutare le loro rispettive monete lo scorso Agosto e quello che l'Eurozona partorirà sarà probabilmente una stampa monetaria di massa sia della dracma, dell'escudo, della lira, del marco, o anche dell'euro stesso, l'oro non sembra trovarsi in una bolla nel lungo termine, mentre i governi di tutto il mondo continuano a spendere come marinai ubriachi per sostenere le banche commerciali e garantire diritti. Avere una torta e poterla mangiare è una buona strategia quando il denaro è a buon mercato (sostanzialmente gratuito, nel caso della stampante), ma la festa non durerà per sempre.

Abbiamo appena assistito ad un altro boom e bust causato dalla Federal Reserve che mantiene i tassi di interesse troppo bassi. La volatilità irregolare dell'oro e degli altri beni è il risultato diretto di un ulteriore intervento della banca centrale sul mercato. Il mio ex-capo e mentore una volta mi confidò la sua preoccupazione che le azioni di poche persone stanno avendo un profondo effetto sul sistema finanziario mondiale.

La mia risposta è stata che non abbiamo ancora visto niente.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


venerdì 28 ottobre 2011

Il Bust della Cina: Tic Toc

In un'intervista al Third Annual Washington Ideas Forum il vice-presidente Joe Biden ha mostrato una certa preoccupazione per l'economia Cinese. Infatti, secondo le stime in suo possesso ci sono in Cina dai 30 ai 50 milioni di appartamenti vuoti. Secondo Brian Shelley sono addirittura 64 milioni. Morale della storia: la Cina è un castello di carte, costruito su un capitalismo di stato gestito dal governo locale. Sono stati dati incentivi ai funzionari politici per far "aumentare il PIL" in modi fantasiosi, tra cui il predominante è stato quello di costruire edifici, appartamenti, ecc. L'incombente crollo dell'economia Cinese e della sua borsa sarà qualcosa di storico e che verrà ricordato negli anni a venire.
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di Kel Kelly


La Cina è in procinto di far salire la propria moneta. La ragione è quella di affrontare il peggioramento dei tassi d'inflazione nel paese. Permettere allo yuan di salire fermerà difatti, o rallenterà, l'inflazione, ma il modo in cui funziona questa correzione non è il modo che di solito si presume. Né gli effetti di questa politica saranno quelli che la maggior parte degli osservatori presume, cioè, un'inflazione più mite. Invece, sarà una vero e proprio bust economico.

Questo articolo spiega la vera storia dietro le spiegazioni comunemente sposate per quanto riguarda l'addomesticamento dell'inflazione in Cina. Scardina anche molte di quelle questioni periferiche sul tema che vengono discusse dalla stampa, ed espone le false teorie associate a questi problemi.



Valute e Prezzi

Nello spiegare come una moneta in aumento contribuirà a domare l'inflazione, la maggior parte degli esperti ripete che rivalutando una valuta ad un prezzo più alto farà in modo che i prezzi all'importazione diventeranno più economici, riducendo così i prezzi interni. Per esempio, l'economista della Credit Agricole CIB Dariusz Kowalczyk ha affermato:

I politici hanno inviato un chiaro messaggio secondo cui l'apprezzamento della valuta verrà utilizzato come strumento per contrastare l'inflazione importata [a causa dei prezzi globali quasi da record per il petrolio e per le altre materie prime].

Allo stesso modo, Bloomberg ha riferito che

I funzionari Cinesi possono anche cercare di accelerare i guadagni nella valuta, noto anche come il renminbi, per combattere l'inflazione, riducendo il costo delle importazioni di prodotti Americani come aerei Boeing Co. e software della Microsoft Corp.

La verità è che non esiste una cosa come l'importazione o l'esportazione dell'inflazione, perché ogni paese o area valutaria ha una propria moneta individuale, che è separata dalla valuta di un'altra regione. I prezzi all'interno di una determinata area valutaria possono aumentare solo quando quella determinata valuta viene inflazionata. (Una rara eccezione è quando anche altre valute circolano all'interno della stessa area valutaria, e un aumento nella quantità delle altre valute provoca un aumento dei prezzi in tale valuta. Ma anche in questo caso, la valuta in deprezzamento probabilmente smetterà di circolare in quanto sarà espulsa dalla valuta più forte.)

Ma i cambiamenti di valuta possono effettivamente influenzare i prezzi attraverso variazioni nell'offerta di beni. Un paese la cui moneta è artificialmente sottovalutata — come la Cina — esporterà artificialmente di più ed importerà di meno. Se viene permesso alla valuta di salire verso il tasso di cambio di mercato, inizierà ad esportare di meno ed importare di più.

A parità di condizioni, una valuta a prezzo più alto avrà effettivamente come risultato un prezzo ridotto nelle merci importate. Quando i beni importati costano meno, i consumatori hanno più soldi da spendere per i beni domestici; aumenta il potere d'acquisto. Oppure, se l'ammontare di denaro risparmiato (conseguenza di un'astensione nell'acquisto di prodotti importati) viene speso per l'acquisizione di maggiori quantità di merci importate, ci sarà meno domanda di beni domestici, facendo abbassare i prezzi interni. In entrambi i casi, ciò che ha abbassato i prezzi è stata una moneta forte.

La spiegazione precedente si applica solo ai casi in cui "tutto il resto rimane uguale." Ma una moneta che sale mentre tutto il resto rimane uguale è quella che è stata artificialmente indebolita in precedenza al fine di esportare il più possibile ed è quindi oggetto di una rivalutazione da parte del mercato verso il suo vero prezzo di mercato. Altrimenti, escluse fluttuazioni a breve termine, una valuta si muove rispetto ad un'altra a causa di variazioni nell'offerta relativa di unità della valuta, e di cambiamenti corrispondenti nei prezzi al consumo tra le due regioni valutarie in questione. I movimenti valutari mancanti in questi cambiamenti fondamentali sono dovuti alla manipolazione delle valute da parte del governo.

Il rovescio della medaglia per quanto riguarda l'aumento del prezzo e del potere d'acquisto della moneta è che le merci in tale valuta sono quindi più costose in termini di valute estere, con conseguente minor numero di prodotti esportati. L'esportazione è economicamente meno vantaggiosa, in quanto lascia più beni all'interno del paese, aumentando l'offerta e riducendo il prezzo dei beni nazionali.

Quindi, sembrerebbe che le valute più costose sono migliori poiché danno luogo ad importazioni più economiche e più bassi prezzi interni. Ma, se la moneta è troppo costosa ed artificialmente sopravvalutata, saranno esportate un minor numero di merci, riducendo lo scambio estero. Una moneta artificialmente alta alla fine farà in modo che il paese rimanga a corto di valuta estera. Questa cosa, e beni troppo costosi dal punto di vista degli altri paesi, farà cessare il commercio, con conseguente riduzione dei livelli di vita.

L'essenza dello scambio è che un paese può avere una moneta debole e aumentare le esportazioni in modo da ottenere più valuta straniera, oppure può avere una moneta forte ed incrementare le importazioni in modo da ottenere più beni.

Allora, qual è il livello ottimale del prezzo di una valuta? Un paese vuole una moneta più forte o più debole? Vuole più soldi o più beni? Il fatto è che un paese non è un "esso". Un paese è composto da milioni o decine di milioni di individui, ciascuno con differenti obiettivi e valutazioni differenti. I burocrati del governo non possono impostare un prezzo ideale per la moneta che sia ottimale per tutti. Così, il solo prezzo valutario ottimale è quello che viene congiuntamente impostato da tutti i partecipanti al mercato attraverso la loro offerta e la loro domanda di beni e di valuta in base alle loro esigenze e ai loro desideri.

E in realtà, il prezzo ottimale della valuta che loro, il mercato, stabiliranno sarà il prezzo che, aggiustato ai costi di trasporto, fa sì che i prezzi interni dei beni commerciati nel mercato internazionale si avvicinino ai prezzi di quegli stessi beni in altri paesi. In altre parole, faranno equilibrare i prezzi relativi tra i paesi, proprio come fanno gli individui all'interno di un paese. Altrimenti esisterebbero opportunità di arbitraggio, e il risultato sarebbe un livellamento dei prezzi relativi e delle stime reali sulla valuta. Tale prezzo valutario ottimale farà anche sì che le esportazioni del paese raggiungano circa lo stesso ammontare delle importazioni; la bilancia dei pagamenti tenderà a zero. Gli avanzi commerciali e i deficit derivano da valute prezzate malamente a causa della manipolazione del governo.



La Relazione Reale Tra la Valuta Crescente della Cina e l'Inflazione

Una valuta manipolata può far sì che i prezzi interni possano essere artificialmente più alti o più bassi di quello che sarebbero altrimenti, ma non può generare un aumento dei prezzi in modo duraturo; non può causare l'inflazione nei prezzi. A parte l'aumento dei prezzi come causa di una riduzione continua dei beni prodotti ed esistenti in un paese, l'unica cosa che può causare l'inflazione nei prezzi è l'espansione dell'offerta di denaro di quel paese, che si traduce in un aumento della domanda. I prezzi aggregati aumentano solo con un'offerta ridotta o una domanda (monetaria) incrementata. Pertanto, contrariamente alla percezione popolare mostrata nelle citazioni di sopra, la rivalutazione della moneta della Cina — da sola — non ridurrà l'inflazione nei prezzi.

Ciò che ridurrà l'inflazione nei prezzi della Cina sarà la cessazione di quell'attività che sta tenendo la sua moneta artificialmente bassa: la stampa di denaro. Come mostra la Figura 1, sta facendo proprio questo.


Figura 1: Crescita dell'offerta di denaro Cinese in rallentamento (l'aumento alla fine del 2008 ha portato agli attuali picchi dei tassi d'inflazione in Cina)


In generale, la Cina può mantenere il suo tasso di cambio con il dollaro, solo con la creazione di nuovo denaro alla stessa velocità del tasso con cui la Federal Reserve crea dollari. In aggiunta al tasso di creazione di una valuta rispetto ad un'altra, fa la differenza anche la quantità di moneta effettivamente sul mercato e disponibile per lo scambio. A questo proposito, la Cina reinveste le riserve in dollari ottenute dai suoi avanzi commerciali — che avvengono da uno yuan artificialmente basso e un dollaro artificialmente alto — in buoni del Tesoro Statunitensi, invece di venderle nel mercato del cambo estero, in modo da evitare che il dollaro crolli (e lo yuan aumenti) per la maggiore offerta.

Ma, inoltre, al fine di mantenere lo yuan artificialmente più basso rispetto al dollaro di quanto sarebbe altrimenti data la domanda e l'offerta per ciascuna valuta, la banca centrale Cinese, la Banca Popolare Cinese (PBOC) acquista attivamente dollari e vende yuan sul mercato. Paga i dollari creando yuan con cui acquistarli.

Quando la PBOC crea yuan, espande l'offerta di denaro. E' quindi questa espansione dell'offerta di denaro, non una moneta artificialmente bassa di per sé che sta creando inflazione nei prezzi in Cina.



Di Più Sul Punto di Vista Mainstream


Tasso di Cambio contro Offerta di Denaro come Vera Causa dell'Inflazione

Quando si ha conoscenza della vera natura della moneta Cinese e della situazione dell'inflazione, può essere molto frustrante sentire gli economisti mainstream concentrarsi sulla moneta come causa e soluzione per l'inflazione, invece di concentrarsi sulla causa originaria della creazione di moneta. Anche la Banca Mondiale travisa il problema:

Rafforzare il tasso di cambio può aiutare a ridurre le pressioni inflazionistiche ed a riequilibrare l'economia, ha detto la Banca Mondiale nel suo ultimo aggiornamento trimestrale sulla terza economia più grande del mondo.

Ma a suo credito, ha anche detto in separata sede:

Le aspettative sull'inflazione possono essere contenute con una politica monetaria più ristretta ed un tasso di cambio più forte.

Mentre il commento è ancora vago poiché non fornisce il legame reale tra politica monetaria ed il tasso di cambio, almeno prende atto del problema della politica monetaria.


La Causa degli Aumenti dei Prezzi Interni

Ma gli economisti mainstream sono anche vaghi — o scelgono di ignorarla completamente — sulla causa dell'aumento dei prezzi interni della Cina. Un altro articolo affermava:

Gli economisti danno la colpa dell'inflazione della Cina alle pressioni della domanda dei consumatori che sta superando le forniture alimentari e ad un boom dei prestiti bancari che secondo loro ha permesso a Beijing di andare troppo oltre dopo che aiutò il paese a rimbalzare rapidamente dalla crisi mondiale del 2008.

Il fatto è che sia il "boom dei prestiti" sia "la domanda dei consumatori" sono semplicemente le manifestazioni dell'inflazione monetaria, e provengono esclusivamente dall'espansione dell'offerta di denaro da parte della PBOC.

La domanda reale dei consumatori ha come risultato un calo dei prezzi, non un aumento. L'unica componente della domanda dei consumatori che sta spingendo i prezzi più in alto è la domanda monetaria artificiale sottoforma di più banconote nelle mani dei consumatori le quali fanno salire i prezzi, non un aumento nel desiderio di consumare una maggiore quantità fisica di beni. Per una più profonda comprensione di questo concetto, vedete la terza sezione di questo articolo.

Per quanto riguarda il boom dei prestiti bancari, un boom nel prestito può avvenire solo quando viene incrementato esponenzialmente il denaro disponibile per essere prestato. Quindi, dire che l'inflazione è causata da un boom dei prestiti è dire che l'inflazione è causata dalla stampa di denaro (ma in realtà senza dirlo). Anche se questa causa ed effetto è evidente, i giornalisti — e gli economisti — scelgono di circoscrivere la vera spiegazione.

Quindi, che cosa ha fatto il governo Cinese per i problemi riguardanti il boom dei prestiti e la domanda dei consumatori?

Per quanto riguarda il boom dei prestiti, l'articolo dice che

Il governo ha dato il via ad un giro di vite sui prestiti, ma gli analisti dicono che ci vorranno mesi prima che gli effetti di questa ed altre soluzioni si facciano sentire. Si dice che l'inflazione dovrebbe salire ulteriormente fino alla metà dell'anno per poi ridiscendere.

Il governo ha "dato il via ad un giro di vite" aumentando soprattutto i tassi di interesse, come mostrato dalla Figura 2.


Figura 2: L'aumento dei tassi di interesse Cinesi a breve termine


Gli economisti mainstream credono che questo trucco funzionerà, come pensano che i tassi di interesse sono il principale mezzo di crescita e di rallentamento dell'economia. Ignorano, o non sono consapevoli, che l'offerta di denaro è ciò che sta guidando l'inflazione, la "domanda", e la crescita del PIL. Manipolare solo il tasso di interesse, senza — come accade nella maggior parte delle economie gestite dalle banche centrali — contemporaneamente cambiare l'offerta di denaro di solito ha poco effetto.

Certo, con alti tassi di interesse, gli oneri finanziari sono più alti. Ma l'inflazione aumenta anche il tasso di profitto, il che significa che l'impresa può proficuamente pagare un tasso molto più elevato per un prestito. Ma anche quando i tassi di interesse superano l'altezza del saggio di profitto e fanno sì che le aziende smettano di contrarre prestiti ed investire, tutti i soldi che sono stati versati nell'economia continueranno a spingere i prezzi più in alto. L'attività economica potrebbe rallentare o fermarsi, ma i prezzi continueranno ancora a salire. L'unica cosa che fermerà l'inflazione sarà la cessazione dell'espansione dell'offerta di denaro. E anche ciò avrà un effetto ritardato.


Usando i Controlli dei Prezzi per Fermare l'Inflazione

Per quanto riguarda la componente "domanda dei consumatori", dice l'articolo:

I tentativi con controlli dei prezzi, con sussidi per i poveri e con ordini dei dirigenti locali per garantire l'approvvigionamento adeguato di vegetali hanno dato risultati contrastanti. Inoltre Pechino ha fatto ricorso allo strumento del congelamento dei prezzi di elettricità e di alcuni altri beni di base, ma ciò sta cominciando a ritorcersi contro.

In altre parole, il governo ha cercato di manipolare ulteriormente l'economia per compensare gli effetti negativi della sua stampa di denaro. Non dovrebbe essere una sorpresa che i risultati siano "misti" e stiano "iniziando a ritorcersi contro", poiché le carenze sono il naturale risultato del controllo dei prezzi.


Crescita Economica come un Problema

La relazione dice anche che l'inflazione non è il solo problema; lo è anche la crescita economica:

Pechino inoltre sta lottando per controllare un'economia surriscaldata che si è espansa rapidamente del 9.7% nel primo trimestre di quest'anno, rallentando di poco rispetto al trimestre precedente, nonostante gli sforzi di Pechino per guidare la crescita ad un livello sostenibile dopo i guadagni a doppia cifra del 2010.

Anche se la notizia dice "anche", in realtà questo è lo stesso problema monetario di cui abbiamo discusso. Non esiste una cosa come un'economia surriscaldata. "Surriscaldata" è il termine Keynesiano per l'inflazione nei prezzi derivata da un grande pompaggio monetario nell'economia. E' il pompaggio monetario che ha spinto il PIL della Cina verso guadagni a doppia cifra. Per quanto riguarda la crescita sostenibile, è solo la crescita del PIL monetario che è insostenibile. La crescita economica vera e reale è sempre sostenibile e non potrebbe mai superare quello che i Keynesiani chiamano "un potenziale tasso di crescita a lungo termine."


Flussi Monetari Speculativi

Un altro articolo dell'Associated Press, riferendosi alla moneta artificialmente sottovalutata della Cina ed agli squilibri del commercio che provoca, ha affermato che un altro problema potrebbero essere i flussi speculativi di denaro:

Molti paesi si preoccupano del denaro che inonda le loro economie e che gonfia asset come immobili o azioni.

La nozione di flussi di capitale e denaro che attraversa i confini è fraintesa dalla maggior parte delle persone. Fatta eccezione per le banconote fisiche appartenenti ai turisti, ai trafficanti di droga, o ai lavoratori stranieri che inviano denaro ai parenti a casa, i soldi non attraversano le frontiere. Il denaro rimane generalmente nel paese a cui appartiene — e semplicemente cambia di proprietà. Come questa sezione mostrerà, il denaro "speculativo" "che attraversa le frontiere" consiste in realtà solo nella banca centrale nazionale che cerca di mantenere la propria moneta prezzata artificialmente.

Il cosiddetto "capitale" o "denaro caldo" non "scorre" da un paese di origine in un altro paese. Tuttavia, il denaro creato in un paese può essere — e lo è, per un certo limite — utilizzato per comprare la valuta di un altro paese e direzionato nell'acquisto di asset in quel paese (facendo salire in questo processo i prezzi offerti per gli asset). Se una quantità sproporzionata di valuta locale è incanalata nei prezzi degli asset di un paese, verrà spesa meno moneta in beni e servizi nell'economia, provocando la caduta dei prezzi al consumo.

Ma in realtà, i prezzi al consumo nei paesi con mercati degli asset in piena espansione di solito non cadono mentre i prezzi degli asset aumentano; di solito aumentano entrambi. Questo perché l'offerta di denaro locale è in aumento, e spinge verso l'alto entrambe le classi di prezzo (cioè, gli asset finanziari ed i prezzi al consumo), anche se uno sta crescendo più velocemente rispetto all'altro. E' quindi la moneta locale, non il denaro estero, che gonfia gli asset.

Inoltre, in modo che la domanda estera reindirizzi il potere d'acquisto dai prezzi al consumo locale ai mercati degli asset, dovrebbe esserci un massiccia domanda dall'estero per investimenti nazionali, con una porzione molto ampia di moneta locale che viene acquistata da stranieri. Sembra abbastanza irrealistica, in assenza di mercati esteri già in crescita, l'esistenza di un desiderio così forte per gli investimenti in un paese straniero da parte di questi investitori d'oltreoceano.

Inoltre, un enorme reindirizzamento del potere d'acquisto causerebbe una caduta così in basso dei beni di consumo rispetto alla loro precedente parità di potere d'acquisto che i consumatori stranieri, al contrario degli investitori stranieri, acquisterebbero beni di consumo locali — perché sarebbero così a buon mercato secondo la valuta locale — per l'importazione nel loro paese di origine (ovvero, esportati dal paese locale). Ciò aumenterebbe il valore della moneta locale.

Ma ancora una volta, non siamo testimoni dei prezzi al consumo in calo, o dell'aumento delle valute (perché sono di solito fisse), nei vari paesi che sperimentano un boom nei prezzi degli asset. Pertanto, la solita causa originale dei prezzi degli asset in piena espansione in un paese è la banca centrale di quel paese che crea più soldi, spingendo verso l'alto sia i prezzi al consumo sia i prezzi degli asset, non quelle estere che direzionano nei prezzi degli asset la valuta locale che acquistano.

Ciò che raramente viene notato è che quando un paese non stampa denaro a tassi rapidi, non — quasi categoricamente — sperimenta i "flussi di denaro speculativi." Gli investitori internazionali e gli speculatori di solito prendono parte nell'investimento come un movimento di massa solo in mercati di asset locali che sono già in pieno boom. I mercati degli asset sono in pieno boom perché una grande quantità di denaro stampata in quel paese viene inserita negli asset finanziari. Altrimenti, se l'offerta di denaro non fosse in espansione, quegli stessi asset non potrebbero salire di prezzo (vedete questo articolo per una spiegazione completa).

Inoltre raramente viene spiegato che i "flussi di denaro speculativi" si verificano di solito tra paesi che hanno fissato o fissato in parte le valute. Altrimenti, come spiegato sopra, se le valute dei due diversi paesi fluttuano liberamente, poiché un paese espande la sua offerta di denaro, la sua valuta cadrà di prezzo rispetto alla valuta in contrapposizione. Pertanto, mentre i mercati degli asset di un paese aumentano di prezzo, la sua valuta cadrebbe di prezzo, generalmente in proporzione inversa. L'aumento dei prezzi degli asset nel paese comporterebbe una minore appetibilità per gli investitori stranieri, poiché i loro guadagni sarebbero controbilanciati — al momento della conversione con la loro moneta — da una moneta deprezzata. Inoltre, se gli investitori avessero semplicemente continuato a comprare una moneta la cui offerta non era in espansione, il suo prezzo sarebbe aumentato. Anche ciò farebbe diventare i prezzi degli asset locali meno attraenti. Al contrario, gli speculatori di solito si lanciano in valute che sono in espansione e che sono tenute artificialmente basse, non quelle che fluttuano liberamente.

Ecco la vera causa dei cosiddetti "flussi di denaro": Quando un paese mantiene la sua moneta artificialmente bassa rispetto a quella avversaria o ad una valuta "contrapposta", lo fa, come abbiamo visto, tramite l'acquisto da parte della sua banca centrale della valuta contrapposta con valuta nazionale creata da poco. Abbiamo dunque che la valuta estera "scorre nel paese", e la nuova moneta nazionale creata allo scopo di acquistare la valuta estera è incanalata nei prezzi degli esset (e, spesso, in misura minore nei prezzi al consumo). E' vero che la banca centrale nazionale prende possesso di valuta estera, ma solo la valuta nazionale circola nel mercato interno. Così è la valuta locale e non il "denaro speculativo" estero che causa e sostiene i prezzi degli asset locali.



Il Bust Incombente

E' stato dimostrato che la Cina sta ora lasciando salire la sua valuta perché ha bisogno di smettere di stampare denaro per domare l'inflazione. La sua valuta è stata artificialmente bassa (cioè, al di sotto del prezzo di mercato) per molti anni grazie al fissaggio del suo prezzo al dollaro Statunitense attraverso la stampa di soldi che vengono usati per vendere yuan (il denaro stampato) ed acquistare dollari. Ma queste azioni hanno avuto come conseguenza l'inflazione dei prezzi.

Pertanto, lasciar salire la sua valuta causerà una recessione, poiché un'offerta di denaro ridotta e tassi di crescita del credito ridotti sono i soliti fattori di partenza che scatenano le recessioni (anche solo il rallentamento della spesa può causare una recessione, ma di solito è preceduta da precedenti riduzioni nel denaro e nel credito). Sono stati i rapidi aumenti di denaro e del credito che hanno guidato l'attuale boom in Cina, e sarà la riduzione del tasso di crescita di queste variabili che provocherà il bust.

Il boom economico in Cina è costituito da un rapido aumento nella crescita economica vera accompagnata da — ma non guidato da — un aumento della spesa monetaria. L'aumento della spesa monetaria, a sua volta, è stato trainato dalla crescita selvaggia del credito, e ha generato enormi investimenti in determinati settori. Non c'è stata alcuna carenza di commenti e video che non abbiano evidenziato il boom dell'edilizia, la fissazione dell'acquisto di case, e la creazione in massa di edifici, centri commerciali, e perfino intere città in Cina che rimangono inoccupate — tutti i sintomi drammatici e classici delle bolle del credito.

I segni delle bolle sono comuni, e risalgono al 1600. Anche se non sapessimo nulla di denaro e del credito e la loro potenzialità a causare bolle finanziarie, dovremmo ormai riconoscere le tipiche caratteristiche delle bolle — ad esempio, aumento dei prezzi in modo esponenziale, manie d'investimento e d'acquisto, esuberanza per un trend nuovo ed insolito, ecc. — e dovremmo sapere che questi sono i sintomi che praticamente rappresentano una bolla.

Dato l'effetto ritardato del denaro e del credito sul sistema finanziario e la loro trasmissione nell'economia reale, è difficile dire esattamente quando l'aumento dei tassi di interesse ed il rallentamento dell'offerta di denaro si tradurranno in una riduzione del tasso di spesa e in una inversione del moltiplicatore del denaro, ma quando accadrà, una contrazione del credito Cinese, un crollo finanziario, e un malessere economico non saranno molto lontani.



Conclusione

Gli economisti mainstream e la stampa finanziaria di solito sono Keynesiani. Questo significa che a loro piace nascondere la vera causa dei problemi economici. Le loro spiegazioni sono quindi quelle che cercano di mostrare come la coda possa muovere il cane. Ma queste spiegazioni fallaci sono state in giro così a lungo e sono così ampiamente insegnate che la maggior parte delle persone che non conosce l'economia reale — tra cui la maggior parte è proprio Keynesiana — crede facilmente a queste spiegazioni improbabili.

Per quanto riguarda le loro spiegazioni sull'economia Cinese, non è vero che la Cina importa l'inflazione e non è vero che lasciar salire la sua valuta risolverà il problema. La vera storia è che l'inflazione è dovuta alla stampa di denaro che mantiene la propria moneta artificialmente bassa,[1] e che la valuta in aumento è un effetto collaterale del fare ciò che è necessario per fermare l'inflazione — arrestare (o semplicemente rallentare) la stampante. Il guaio è che un tasso più lento di crescita della moneta causerà anche una riduzione della spesa ed una contrazione del credito, che a sua volta causerà problemi finanziari ed economici.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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Note

[1] Bassa per adesso. Infine, la stampa di denaro e la conseguente inflazione farà in modo che la valuta risulti troppo alta piuttosto che troppo bassa.

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giovedì 27 ottobre 2011

Unire i Puntini....





di Johnny Cloaca


Per terra vengono lasciate delle briciole, seguirle è faticoso. A volte dispersivo. Ma ogni tanto si finisce per scoperchiare un vaso di vermi. Allora se qualcuno già storceva il naso quando sentiva i media occidentali osannare le varie rivolte primaverili, leggere e vedere determinati documenti rende abbastanza chiaro come il buon samaritano che elargisce la democrazia a presunti bifolchi sottosviluppati sia l'ennesimo stratagemma di conquista mondiale. Aggiorniamo il vocaboliario: democratizzazione = colonizzazione.





Come cantavano gli Who: "Meet the new boss, same as the old boss!"

Aaron Klein ha iniziato a raccogliere le briciole:

Un'influente "organizzazione di gestione delle crisi" che vanta il miliardario George Soros come membro del consiglio esecutivo, ha recentemente raccomandato agli Stati Uniti di distribuire una squadra speciale di consiglieri militari in Uganda per aiutare con le operazioni e gestire una piattaforma di intelligence.

Il presidente emerito di tale organizzazione, l'International Crisis Group, è l'autore principale del Responsibility to Protect, la dottrina militare usata da Obama per giustificare la campagna Stati Uniti/NATO in Libia. [...]

L'Open Society Institute di Soros è uno dei tre soli finanziatori non-governativi del Global Centre for Responsibility to Protect, una dottrina che è stata citata più volte dagli attivisti che sollecitano un intervento in Uganda. [...]

Molti dei principali fondatori della dottrina siedono nei consigli con Soros, che è tra i principali fautori della dottrina.

Soros mantiene stretti legami con gli interessi petroliferi in Uganda. Le sue organizzazioni hanno rappresentato gli sforzi principali tesi presumibilmente a facilitare una maggiore trasparenza nel settore petrolifero in Uganda, che è rigorosamente controllato dalla leadership del paese.

Sull'Atlantic di ieri, Max Fisher ha notato che l'amministrazione Obama lo scorso anno ha approvato basi di forze speciali e relative operazioni in tutto il Medio Oriente, nel Corno d'Africa e nell'Asia centrale.

"Ma queste operazioni, grandi e piccole, hanno come bersagli gruppi terroristici e stati canaglia che minacciano gli Stati Uniti — qualcosa che l'Esercito di Resistenza del Signore non poteva fare", ha scritto.

"E' difficile trovare un interesse degli Stati Uniti nella campagna di violenza dell'Esercito di Resistenza del Signore", ha continuato Fisher. "E' possibile che in gioco ci sia un certo interesse immediato degli Stati Uniti che ovviamente non possiamo vedere".

Ed Lasky allarga la visuale, mettendo sul tavolo il disegno più grande:

Sembra ci sia la mano di Soros nel tentativo di guidare lo sviluppo del petrolio e del gas in Uganda. Il governo Ugandese sarebbe naturalmente legato a Soros se egli potesse dimostrare di aver abbastanza influenza sulla Casa Bianca per utilizzare le truppe Americane per eradicare un gruppo di ribelli. Inoltre, la sconfitta del gruppo ribelle renderebbe lo sviluppo del settore energetico molto più praticabile in quanto le operazioni sarebbero molto più sicure.

Questa strategia presenta somiglianze con la storia di InterOil, una grande holding di George Soros, che ha ottenuto concessioni per quanto riferito maggiori riserve di gas naturale in Papua Nuova Guinea. Il governo lì ha recentemente discusso con InterOil riguardo la capacità di tale società di sviluppare queste riserve e costruire e far funzionare una porta di gas naturale liquefatto per l'esportazione del gas.

Cosa potrebbero fare gli amici di George Soros nel governo Americano per aiutarlo a rassicurare il governo della Papua Nuova Guinea che l'accordo ci sarà? Quello che l'amministrazione Obama ha fatto è stato inviare laggiù esperti governativi per aiutare la nazione a sviluppare le sue riserve. Ciò è stato particolarmente sorprendente in quanto il Dipartimento degli Interni ha accusato il suo ritardo nel rilascio di permessi per sviluppare le nostre riserve interne alla mancanza di manodopera e di finanziamenti -- ma l'amministrazione ha trovato la forza lavoro ed il denaro per esportare i nostri esperti affinché aiutassero a sviluppare le riserve della Nuova Guinea. O meglio le riserve che InterOil e il suo azionista principale, George Soros, vogliono che vengano sviluppate per gentile concessione del contribuente americano.

Qualcuno ci vede un percorso qui? In un caso, Obama invia le forze militari in Uganda -- una nazione dove Soros è stato attivo nel cercare di aiutarla a formulare una strategia per sfruttare la sua ricchezza petrolifera. Ma prima che le strategie possano essere messe in atto, bisogna eliminare un gruppo ribelle. Nell'altro caso, Obama manda esperti del governo Americano per aiutare un'altra nazione a sviluppare la sua ricchezza di gas naturale, quando l'azienda in posizione ideale per beneficiare da questo sviluppo (finanziato dai contribuenti) ha come suo principale azionista nient'altro che George Soros.

Soros ha dichiarato il suo modus operandi proprio quando in un articolo del New Yorker del 2004 disse che ci sono "momenti di simbiosi tra interessi politici ed economici." Egli è un maestro nel trovare questi momenti e promuovere la carriera politica di chi farà la sua offerta.

Ma il gioco degli Stati Uniti si sta spingendo oltre, come scrive Paul Craig Roberts:

Conquistata la Libia, AFRICOM inizierà dagli altri paesi africani in cui la Cina ha investimenti energetici e minerali. Obama ha già inviato le truppe Americane in Africa Centrale con il pretesto di sconfiggere l'Esercito di Resistenza del Signore, una piccola insurrezione contro un dittatore a vita. Il Presidente Repubblicano della Camera, John Boehner, ha accolto con favore la prospettiva di un'altra guerra, dichiarando che l'invio di truppe Americane in Africa Centrale "favorisce gli interessi della sicurezza nazionale degli Stati Uniti e la politica estera". Il Senatore Repubblicano James Inhofe ha aggiunto un gallone di verbosità morale quando ha parlato di salvare "i bambini ugandesi," una preoccupazione che non ha avuto per i bambini della Libia o della Palestina, dell'Iraq, dell'Afghanistan e del Pakistan.

Washington ha ripreso il Grande Gioco del Potere ed è in competizione con la Cina. Mentre la Cina porta in Africa investimenti e doni fatti di infrastrutture, Washington invia truppe, bombe e basi militari. Prima o poi l'aggressività di Washington verso la Cina e la Russia ci esploderà in faccia.

Da dove arriverà il denaro per finanziare l'Impero Africano di Washington? Non dal petrolio della Libia. Grandi porzioni di questo sono state promesse a Francesi ed Inglesi per aver fornito copertura nell'ultima guerra di nuda aggressione di Washington. Non dalle entrate fiscali di un'economia al collasso, dove la disoccupazione, se misurata correttamente, è al 23%.

Allora diventa chiaro che la Libia non era tanto un obiettivo di per sé, quanto un pedone sulla nuova scacchiera mondiale dove sembra a tutti gli effetti partita una guerra di conquista dell'Africa. Intravediamo chi c'è dietro, la trasformazione degli stati in pupazzi al servizio del re, le risorse presenti in quei territori un piatto succoso in cui pasteggiare, la distruzione democratica arrecata in quei luoghi una perfetta scusante per speculatori e vampiri vari.

Questo è l'inizio di un nuovo gioco, che si svolgerà fondamentalmente in Africa. Oltre all'Uganda, le fiamme vengono spinte dal vento anche in Kenya e Somalia.

La macelleria Africana ha aperto i battenti.


mercoledì 26 ottobre 2011

L'Anticapitalismo dei Colletti Blu

Mises disse: "Una società che sceglie tra i lcapitalismo ed il socialismo non sta scegliendo tra due sistemi sociali; sceglie tra la cooperazione sociale e la disintegrazione della società."
Hayek aggiunse: "La preservazione di quello che è conosciuto come sistema capitalista, del sistema dei liberi mercati e della proprietà privata dei mezzi di produzione, sono una condizione essenziale per la sopravvivenza dell'umanità."
Infine, Rothbard evidenziò: "Il capitalismo di libero mercato è una rete di scambi liberi e volontari in cui i produttori lavorano, producono e scambiano i loro prodotti per i prodotti degli altri attraverso prezzi volontariamente concordati."
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di Ludwig von Mises


[The Anti-Capitalistic Mentality (1956)]

L'emersione dell'economia come nuova branca della conoscenza è stato uno degli eventi più portentosi nella storia dell'umanità. Pavimentando la strada per l'impresa privata, trasformò in una generazione tutti gli affari dell'uomo più di quanto avessero fatto i precedenti 10,000 anni. Dal giorno della loro nascita fino al giorno della loro morte, gli abitanti di un paese capitalista traggono minuzioso profitto dai meravigliosi raggiungimenti del modo di pensare ed agire capitalista.

La cosa più sorprendente riguardo il cambiamento senza precedenti nelle condizioni generate dal capitalismo, è il fatto che fu compiuto da un ristretto numero di autori e non da un maggiore numero di statalisti che assimilarono i loro insegnamenti. Non solo i popoli pigri ma anche la maggior parte degli imprenditori, che attraverso il loro commercio resero effettivi i principi del laissez-faire, fallirono nel comprendere le carattersitiche essenziali della loro operazione. Anche nel fiore degli anni del liberalismo solo poche persone afferarono compeltamente la funzione dell'economia di mercato. La civiltà occidentale adottò il capitalismo su raccomandazione di una piccola elite.

Ci furono, nei primi decenni del diciannovesimo secolo, molte persone che consideravano la loro mancanza di familiarità con i problemi in questione un serio difetto, ed erano ansiose di porvi rimedio. Negli anni tra Waterloo e Sebastopol, nessun altro libro era avidamente assorbito in Gran Bretagna se non quelli che riguardavano trattati d'economia. Ma la moda si attenuò presto. L'argomento era difficile da accettare dal lettore generale.

L'economia è così differente dalle scienze naturali e dalla tecnologia da un lato, e la storia e la giurisprudenza dall'altro, che appare estranea e repulsiva al principiante. La sua singolarità euristica è vista con sospetto da coloro il cui lavoro di ricerca avviene in laboratori o in archivi e biblioteche. La sua singolarità epistemologica appare senza senso ai fanatici dalle vedute ristrette del poistivismo. Le persone vorrebbero trovare in un libro d'economia conoscenza che si adatti perfettamente alla loro immagine preconcetta di quello che l'economia dovrebbe essere, ovvero, una disciplina costruita secongo la struttura logica della fisica o della biologia. Sono sconcertati e desistono nell'affrontare seriamente i problemi, l'analisi dei quali richiede uno sforzo mentale inconsueto.

Il risultato di questa ignoranza è che le persone ascrivono tutti i miglioramenti nelle condizioni economiche al progresso delle scienze naturali e della tecnologia. Per come la vedono, nel corso della storia umana prevale una tendenza autonoma delle scienze naturali verso l'avanzamento progressivo e la loro applicazione viene considerata una soluzione ai problemi tecnologici. Questa tendenza è irresistibile, è intrinseca al destino dell'umanità, ed il suo operato ha effetto qualunque sia l'organizzazione politica ed economica che la società possa avere. Per come la vedono, i miglioramenti tecnologici senza precedenti degli ultimi 200 anni non sono stati generati o promossi dalle politiche economiche di quell'era. Non sono stati un conseguimento del liberalismo classico, del libero commercio, del laissez-faire e del capitalismo. Pertanto questa tendenza andrà avanti in qualsiasi altro sistema di organizzazione economica della società.

Le dottrine di Marx ricevettero approvazione semplicemente perché adottarono questa interpretazione popolare degli eventi e la rivestirono di un velo pseudo-filosofico che le resero gradite allo spiritualismo Hegeliano ed al crudo materialismo. Nello schema di Marx le "forze produttive materiali" sono un'entità indipendente della volontà e delle azioni degli uomini. Vanno nella loro via che è stabilita.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/