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di Simon Black
In questo mondo pieno di bolle e di deficit da trilioni di dollari, di salvataggi sovrani e di misure fiscali di stimolo di proporzioni storiche, c'è un'economista le cui teorie e filosofia rafforzano le fondamenta della moderna macroeconomia.
Il suo nome è John Maynard Keynes ed il suo lavoro più famoso, The General Theory of Employment, Interest and Money (1936) è diventato il taccuino da cui i politici ed i banchieri centrali stanno prendendo le loro decisioni da trilioni di dollari.
Quasi ogni politico conosce il nome di Keynes. La maggior parte si considera "Keynesiana" poiché crede nella spesa del governo come un mezzo per mantenere la stabilità economica. Pochi hanno letto il suo libro. E tuttavia comprendono anche di meno che Keynes era un grande invocatore della pianificazione centrale di stampo sovietico.
Tra i tanti punti di vista fascisti nella sua General Theory, Keynes disse che:
- Un tasso d'interesse alto che incoraggia il risparmio è un male per la società. Devono essere promossi il consumo ed il prestito. Gli alti tassi d'interesse sono da incolpare perché "il mondo dopo diversi millenni di regolare risparmio individuale, è così povero..."
- Di conseguenza il governo dovrebbe rendere il denaro poco costoso, controllando i tassi d'interesse con un livello di bersaglio a zero. Inoltre il governo non dovrebbe mai aumentare deliberatamente i tassi poiché l'inflazione non insorgerebbe "finché la disoccupazione non sia completamente scomparsa."
- Anche se l'inflazione dovesse comparire, probabilmente sarebbe causa "dell'arbitraria ed ingiusta distribuzione di ricchezza e guadagni..." In questo caso, la soluzione migliore per controllare i prezzi e mantenere in moto il boom è di imporre semplicemente tassi segli alti guadagni e tasse di successione in modo da rendere la società economicamente più giusta.
- Se il boom inizia a sbiadire ed i tassi d'interesse bassi non stanno facendo il loro lavoro, è compito del governo entrare in scena ed "investire" enormi quantità di denaro per stimolare la crescita. Solo il governo è capace di fare ciò, poiché "il compito di ordinare l'attuale volume d'invetimenti non può essere lasciato al sicuro nelle mani dei privati."
- Visto che Keynes favorì "una certa socializzazione degli investimenti", comprese che per quanto riguarda l'insieme decisioni riguardo l'investimento del denaro delle altre persone sarebbe stato "al di sopra delle teste della vasta maggioranza degli elettori più o meno ignoranti."
- I dirigenti chiave dell'economia gestita dallo Stato avrebbero la "posizione morale" giusta, quindi è solo una questione di accertarsi che le persone giuste stiano dirigendo l'economia.
- Nel caso di una crisi, la risposta è semplice. Un governo dovrebbe semplicemente prendere in prestito e spendere di più. In un articolo del 1934 per la rivista Redbook intitolato "Può l'America mediante la Spesa perseguire la Ripresa?", Keynes iniziò con "Ovviamente!"
Se la crisi non si placa dopo una sostanziale spesa ed un taglio del tasso d'interesse, Keynes incolpa il non aver seguito il suo consiglio abbastanza bene per la continuazione di questi problemi: "[Le] autorità del mondo hanno difettato del coraggio o della convinzione ad ogni stadio del declino nell'applicare i rimedi disponibili in dosi sufficientemente radicali."
Potrei andare avanti, ma non vi voglio rivelare il finale in cui l'intero sistema finanziario mondiale collassa come conseguenza del sostegno di queste ridicole politiche.
In termini di filosofia economica, molto poco separava Keynes da Lenin. Keynes lodava Lenin quando scriveva: "Non sminuiamo questi magnifici esperimenti oppure non rifiutiamo di imparare da essi [...] il Piano Quinquiennale in Russia, lo Stato Corporativo in Italia [...]"
E questo è l'uomo che ancora viene considerato l'architetto della felicità economica dai leader mondiali. I politici ed i banchieri centrali stanno seguendo le sue idee quasi alla lettera – pacchetti di timolo enormi dove volume e quantità sono tutto quello che conta, la qualità non conta niente; tassi d'interesse a zero; uscita dalla recessione attraverso la spesa; uscita dal debito prendendo in prestito...
E' assolutamente incredibile come i governi moderni hanno costruito un simile apparato per controllare le loro economie e condurle al baratro. Ironicamente, ogni volta che arriva una crisi a queste agenzie regolatorie, a queste banche centrali ed a questi poteri esecutivi viene garantita una maggiore autorità. Ciò non fa altro che peggiorare le cose.
Nel "Seventh Quarterly Report" che il Council of Economic Advisors del presidente Obama ha rilasciato venerdì (proprio prima del weekend lungo, naturalmente), i numeri mostrano che lo stimolo Keynesiano della spesa ha salvato 2.4 milioni di lavori al costo di $666 miliardi. Un totale di $278,000 a lavoro, il tutto a spese dei contribuenti.
Nel mondo di Keynes dove il debito conta e l'inflazione non esiste, questo numero è completamente accetabile, giusto compagni? Nel mondo reale è un'ulteriore prova di quanto terribile sia l'allocazione errata di capitale che sta mandando a gambe all'aria l'economia.
Per Keynes, non ci si può fidare delle persone che lavorano duro per creare valore vista la loro grande quantità di denaro. Deve essere confiscata dai politici affinché possano investirla data la loro massima oggettività ed esperienza, tutto per il bene della società come dicono a loro discrezione. E se falliscono, dobbiamo ricompensarli con maggiori poteri di tassare, stampare, prendere in prestito e spendere.
Questa è la filosofia sottostante dell'uomo le cui idee hanno guidato la macroeconomia mondiale negli ultimi 60 e più anni... e continua a creare inflazione, bolle e rovina economica.
Se volete leggere di più sul soggetto, vi raccomando caldamente un libro chiamato Where Keynes Went Wrong di Hunter Lewis. E' disponibile su Amazon sia in versione stampata che su Kindle.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
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