Bibliografia

giovedì 4 agosto 2011

Le Zecche Riformatrici




di Johnny Cloaca


Una delle libertà di cui si sente veramente il bisogno è quella dalle zecche riformatrici della società, siano esse di destra, di sinistra, Keynesiane, monetariste, socialiste, femministe, ecologiste; in sintesi, redistributive con pistola e distintivo. Sia maledetto questo sistema economico che consente ai bifolchi di spacciare le idee alla cazzo di cane per "preparazione scientifica", l'auto-distruzione per "razionalità", il furto per "solidarietà" e le proprie fantasie per "soluzioni". Ciò è possibile solo perché il voto non costa un cazzo ed il bestiame viene punito immediatamente con un incentivo del mercato ogni volta che vota una delle puttanate partorite dalla mente malata di qualche imbecille con la cravatta: come la chiamereste se non socializzazione della demenza, sempre cara a chi non ha altro che la demenza con cui contribuire?

Vaffanculo, maledetti. Perché è anche grazie ad alcuni pagliacci economici che vengono fuorviate le menti dei tizi pigri che non vogliono aprire un maledetto libro dopo ore pasti, per capire come cazzo sia possibile che ogni volta che si presenta una crisi la colpa viene distribuita da tutt'altra parta da dove si trova in realtà. E allora di nuovo a pigliarci per culo, come le cazzate che si sentono sovente da cretini economici del calibro di Krugman e Stiglitz. Quest'ultimo infatti in un recente discorso latrava a favore di una "terza via" immaginaria nel mercato, che in realtà è il socialismo dato che o esiste libertà o esiste controllo. Il sedicente "riformatore" invitava a trovare una via tra la regolazione del governo e le forze di mercato affinché si raggiungesse la chiave per migliorare l'economia di un paese: "Comprendiamo ora che, specialmente dopo la crisi, i mercati non regolati non possono funzionare. Abbiamo bisogno sia dei mercati che del governo", ha detto Stiglitz.[1]

Ma questa di Stiglitz non è una novità, è la solita puttanata trita e ritrita di socialismo in versione soft. Ogni volta pare di vedere un criceto che gira nella ruota, ancora, ed ancora, ed ancora, ed ancora; bè se vuole rincoglionirci con la noia sta facendo un buon lavoro. Su questo argomento si espresse al suo tempo Mises, soprattutto in un discorso del 1950:

«La strategia della strada a metà non è un sistema economico che può durare. E' un modo per la realizzazione del socialismo per gradi [...] se la tendenza di questa politica non si fermerà, il risultato finale non sarà molto diverso da quello che è accaduto nell'Inghilterra di Attlee e nella Germania di Hitler.»


Potete leggere il resto di questo discorso qui, oppure lo stesso concetto espresso più in generale potete leggerlo qui.

Infatti, quello che viene confermato da Stiglitz con la sua frase di sopra è la tesi di Mises. E' stato l'intervento della banca centrale (stampa di denaro) che ha causato in primis l'attuale crisi finanziaria, sostenuta dal FDIC con la sua politica di azzardo morale che ha fatto si che i depositanti fossero indifferenti agli investimenti fatti dalle banche dove avevano il denaro, il tutto peggiorato dai programmi del governo per dirigere gli investimenti nel mercato immobiliare. Cosa chiede Stiglitz da buon interventista? Più interventismo, ovvero, più della stessa "medicina" che ha causato il disastro.

Ma poi il bastardo cala il carico da novanta[2] con la sua richiesta di aumentare le tasse e la solita stronzata secondo cui da 30 anni viviamo in un'economia basata su principi libertari, i quali hanno condotto all'attuale crisi. Come già sappiamo un aumento delle tasse non è la soluzione ai problemi attuali, anzi è solo un isterismo perché non si vogliono abbandonare i posti di guida; il secondo punto, ancora una volta, fu sfatato tempo addietro da Rothbard.

Si, Rothbard l'aveva già capito che l'interventista Reagan sarebbe indirettamente stato evidenziato da gente come Stiglitz come un esempio di libertarismo, il quale invece non ha portato altro che peste e disgrazie sulle persone. Leggiamo qualche passaggio:

«Otto anni, otto tetri, miserabili, anni da capogiro, gli anni dell'era Reagan stanno finalmente giungendo alla fine. Questi anni hanno sicuramente lasciato un'inquietante eredità per il futuro: soffriremo indubbiamente di shock a causa del Reaganismo negli anni a venire [...]

Non c'è stata alcuna "Rivoluzione di Reagan". Nessuna "rivoluzione" nella direzione della libertà (secondo le parole di Ronnie "toglierci il governo dalle spalle") che abbia ridotto il livello totale della spesa del governo. E ciò vuol dire riduzione in termini assoluti, non in proporzione al PIL, o corretta all'inflazione, o qualsiasi altra cosa. Non c'è alcun comandamento divino per cui il governo federale debba sempre essere come minimo una proporzione grande del PIL come nel 1980. Se il governo era un mostruoso e gonfio Leviatano nel 1980, cosa di cui i libertari erano certamente convinti, come gli Americani cominciavano apparentemente a comprendere e come Reagan ed il suo organico dicevano di credere, allora tagliare la spesa del governo sarebbe dovuto essere all'ordine del giorno. Come minimo, la spesa del governo avrebbe dovuto essere congelata, in termini assoluti, in modo da permettere al resto dell'economia di crescere. Invece, Ronald Reagan non tagliò niente, anche nell'euforia del primo anno, il 1981 [...]

La semantica creativa è il modo in cui Ronnie è stato in grado di mantenere la sua promessa di non alzare mai le tasse mentre le ha sempre alzate [...]

Che dire della deregolamentazione? Ronnie non ha deregolamentato l'economia regolamentata ereditata dal malvagio Carter? Proprio l'opposto. Le straordinarie misure di deregolamentazione furono tutte approvate dall'amministrazione Carter, e, come è caratteristica di questo sfortunato presidente, la deregolamentazione fu programmata per avere effetto durante i primi anni di Reagan, in modo che il Gipper potesse prendersene il merito [...]

L'amministrazione di Reagan, apparentemente il campione del libero commercio, è stata la più protezionista nella storia americana, aumentando le tariffe, imponendo quote d'importazione, e – come un altro metodo di eccezionale semantica creativa – forzò un pò la mano dei giapponesi per imporre quote d'esportazione "voluntarie" sulle automobili e sui microchip. Ha reso il programma agricolo il più abissale del secolo: stimolando i sostegni ai prezzi e le quote di produzione, e pagando molti miliardi dei contribuenti agli agricoltori in modo chet potessero produrre meno ed aumentare i prezzi per i consumatori [...]

L'aiuto estero, un enorme racket con cui i contribuenti americani sono penalizzati in modo da sovvenzionare le aziende d'esportazione americane ed i governi esteri (per la maggior parte dittature), è stato enormemente espanso sotto Reagan. L'amministrazione incoraggiò anche le banche della nazione ad inflazionare e far scorrere il denaro nel Terzo Mondo; poi salvò le banche e le dittature socialiste a spese dei contribuenti americani (attraverso aumenti delle tasse) e dei consumatori (attraverso l'inflazione) [...]

Sono convinto che la funzione storica di Ronald Reagan è stata to cooptare, sradicare ed infine distruggere l'ondata considerevole di quel sentimento anti-governo e quasi-libertario, che sorse negli Stati Uniti durante gli anni settanta.»


Con la Federal Reserve che manipola i tassi d'interesse e l'economia in generale, aggiungendo trilioni di dollari all'offerta di denaro e comprando trilioni di dollari in titoli del Tesoro, gli Stati Uniti hanno un libero mercato come i carcerati hanno piena libertà di girovagare nella città durante l'ora d'aria.

Quello di Stiglitz è senz'altro un tema ricorrente tra coloro che criticano il libero mercato, ma ormai l'effetto Cloaca (dehehehe!) è irreversibile: sarebbe saggio cestinare ogni singola minchiata detta da lor signori da oggi in poi, in modo da salvaguardare la propria sanità mentale ed il proprio fegato senza ricorrere al solito Malox. Ma visto che ho iniziato meglio finire con eleganza e passare all'angolo della fantasia in cui Krugman "vede" cose che altri non vedono:

«[...] Paul Krugman viene in aiuto del suo collega di Princeton, Ben Bernanke. Il prezzo dell'oro è alto perché Glenn Beck ha mentito sull'iperinflazione in modo che il prezzo dell'oro potesse aumentare e egli potesse diventare ricco! Sì, il tutto è un nefando complotto di Beck!»


Non c'è Bruce Willis che ci da una mano, ma abbiamo Ed Yardeni che ci da una dritta:

«C'è un'interessante correlazione tra il prezzo dell'oro e la somma dei titoli del Tesoro e delle Agenzie posseduti dalla FED e dalle banche centrali estere. Ciò mostra che il prezzo va su poiché le banche monetizzano il debito del governo degli Stati Uniti.»


Bernanke e gli altri super amici alla banca centrale stampano denaro per comprare titoli del Tesoro, creando inflazione e mandando su Proxima Centauri il prezzo dell'oro. Qualcosa da aggiungere Paul?

Quali teste possono ancora bersi le loro puttanate?

Fiducioso di aver urtato la sensibilità contorta ed interessata dei falsi progressisti, saluto cordialmente.


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Note

[1] Joseph E. Stiglitz, Stiglitz: No single Third Way but balance and variations.

[2] Joseph E. Stiglitz, La crisi ideologica del capitalismo occidentale.

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