Bibliografia

lunedì 8 agosto 2011

I Cani da Riporto




di Johnny Cloaca


Rullo di tamburi...

E dulcis in fundo arrivammo al pseudo-QE made in Europe. L'annuncio di Trichet qualche giorno fa dopo l'ennesimo tracollo delle borse europee. La BCE interverrà (ed è già intervenuta) nel mercato secondario per comprare titoli di Stato dei PIIGS (Irlanda, Portogallo ed Italia, per lo più) al fine di riportare la calma nei mercati. Ma cosa stanno facendo? Stanno giocando a Gesù Cristo, ovvero, chi resuscita uno di questi morti vince una bambolina. Ormai, come credo sia ovvio, sappiamo tutti che il debito di tutti i PIIGS è spazzatura. Gli speculatori non c'entrano un cazzo con questa storia, fanno solo il loro mestiere mettendo in evidenza questa realtà, e come è "normale" i politici li accusano pubblicamente come affamatori mondiali. Se un testimone di un omicidio identifica l'omicida nel capo del villaggio davanti alla comunità, ma quest'ultimo in un disperato tentativo di salvaguardare la sua posizione influente accusa il testimone dell'omicidio come il fautore dell'assassinio, chi è il colpevole?

Oggi i politici ed i loro cani da riporto, i giornalisti, ci raccontano le storie di speculatori "cattivi" e politici "vergini", ma sono bugie, come quelle cui ci hanno abituato sul terrorismo ed amenità varie.

Le zecche riformatrici sono all'opera ed i cani da riporto sono stati sguinzagliati, ne vediamo un esempio qui[1]:

«Ora tocca ai Governi: la Banca centrale europea, affrontando qualche mugugno interno, è intervenuta ieri sui mercati acquistando titoli di Stato e insieme ha varato nuove iniezioni di liquidità per riportare la calma sul mercato monetario, ma ora chiede che la politica faccia la sua parte.»

Sappiamo già da chi arriva il mugugno, è normale che ci siano mugugni quando devi pagare per le stronzate altrui. I tedeschi ne stanno avendo abbastanza di essere i prestatori di ultima istanza. Tenete a mente la seconda parte della citazione, ci tornerà utile più avanti; inoltre, cosa sta chiedendo ai governi la BCE? Di far sentire dolore alla popolazione. A quale? Quella che mugugna. Ma questo non è il compito dei politici; il loro compito è quello di mungere la popolazione il più possibile al fine di raccogliere un numero cospicuo di voti senza far sentire troppo dolore. Cercano sempre una strada che garantisca loro una tranquilla elezione. Agli elettori importa solo che gli assegni vengano recepiti, e saranno disposti ad accettare una lieve dose di dolore.


«[...] Ha deciso «a grandissima maggioranza» - con l'opposizione della Bundesbank - di acquistare titoli di Stato sul mercato secondario, un'attività annuciata, per la prima volta in tempo reale e in anticipo sui comunicati ufficiali, dal presidente Jean Claude Trichet già in conferenza stampa. Non è chiaro l'ammontare delle operazioni ("lo vedrete lunedì", ha detto), e non sono stati rivelati quali bond siano stati l'obiettivo delle operazioni; anche se gli operatori hanno visto "le mani" della Bce solo sui titoli portoghesi o irlandesi.»

Capito? Hanno lanciato il programma di monetizzazione del debito. Purtroppo le persone non paiono affatto preoccupate per questa decisione. Pensano che questo processo possa andare avanti perché finora non ha causato loro estremo dolore. Ci si lamente delle generazioni future e di quello che dovranno passare a causa di queste politiche, ma nessuno pare invece preoccuparsi del passato. A quanto pare lo spettro di una recessione all'orizzonte è meno pauroso dei tagli alla spesa.


«Di fatto, è la riapertura degli interventi sul mercato, che erano stati sospesi per qualche mese; anche se, ha precisato Trichet, "non è stato mai detto che erano interrotte"

Perché? Perché i governi si rifiutano di rompere le loro promesse. E' sempre accaduto. I governi non possono permettersi di rompere le vecchie promesse quindi vanno avanti per la loro strada sperando negli interventi "riparatori" dall'alto. I governi resteranno immobili, sforbiceranno qualcosa ma non diranno cosa.


«La mossa non è stata isolata. All'unanimità, questa volta, la Banca centrale europea ha anche deciso di varare una nuova, immediata, iniezione di liquidità straordinaria a sei mesi (in realtà 11 agosto-1° marzo) e di conservare, per le periodiche operazioni di rifinanziamento, il full allotment, il totale soddisfacimento della domanda. È la prima volta dal 2009.»

L'attento lettore capirà sicuramente di cosa si sta parlando.


«L'obiettivo di queste misure sulla liquidità non cambia. Nell'ottica della Bce non riguardano la politica monetaria (e quindi gli obiettivi di stabilità dei prezzi e, in subordine, di crescita), ma la manutenzione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria: si interviene, ha ricordato Trichet, quando i tassi di mercato tendono a "distaccarsi", a non essere più coerenti con le scelte della Bce.»

La pianificazione centrale in tutto il suo raccapricciante splendore. I tassi d'interesse devono essere "in accordo" con la BCE. Ma non lo saranno gli investitori dei titoli degli Stati. Arriverà il giorno che si stancheranno delle promesse e chiederanno tassi d'interesse più alti. Non esiste "in accordo" nel mercato; si tenta di imbrigliarlo e di drogarlo affinché risponda alle esigenze di pochi e dei loro amici. Speriamo solo che il giorno in cui i tassi d'interesse aumenteranno, arrivi presto.


«In ogni caso, ha aggiunto, "dreniamo sempre la liquidità che iniettiamo".»

Se la BCE iniziasse a disfarsi di questi asset, con una conseguente contrazione della base monetaria, i banchieri potrebbero percepirlo come un segno di deflazione incombente. Qual è la migliore sicurezza contro ciò? Più riserve in eccesso! Spingere il moltiplicatore del denaro ancora più in basso! E' questo che farà. Non ci sarà deflazione, ma solo una grande depressione.


«Questo significa che non c'è in Eurolandia alcun quantitative easing, ha sottolineato il presidente; anche se è evidente che queste operazioni possono aumentare, proprio come nel QE della Fed o della Bank of England, le dimensioni del bilancio della banca centrale.»

Notate il bipensiero orwelliano? Leggiamo da WikiPedia:

Il termine anglosassone quantitative easing si traduce in italiano con alleggerimento quantitativo ed indica la creazione di moneta da parte della banca centrale e la sua iniezione, con operazioni di mercato aperto, nel sistema finanziario ed economico. È essenzialmente il processo attraverso il quale un istituto monetario aumenta la base monetaria attraverso l'emissione di nuova moneta. È una politica monetaria non convenzionale. In genere le banche centrali promuovono (o scoraggiano) la creazione di offerta di moneta tramite tassi di interesse più bassi (più alti). Tali politiche sono considerate convenzionali.


«Con queste precisazioni, l'istituto di Francoforte vuole in realtà evitare che si creino, dopo questi interventi, aspettative sui tassi. Il costo del credito di politica monetaria è rimasto stabile ed è ancora «espansivo», ha detto Trichet, mentre le tensioni sui prezzi restano orientate al rialzo e saranno controllate «molto da vicino»: una frase in codice ancora compatibile con un rialzo dei tassi in ottobre o forse in dicembre.»

L'acquisto dei titoli di Stato di Italia, Portogallo ed Irlanda serve a far "mangiare la foglia" agli investitori. Ad un certo punto, i governi andranno in default. Ciò sarà pagato a caro prezzo dai creditori. Quelli così cretini da dare via il proprio denaro ai clown dei governi si ritroveranno in mano titoli di Stato senza valore. Ciò sarà di lezione per gli investitori futuri: non prestare denaro ai governi. Purtroppo non imparano in fretta e sono abbastanza tonti. Ci ricascheranno ancora, come ci stanno cascando adesso. Ma forse in futuro avranno meno da prestare.


«Trichet ha però anche detto e ripetuto, persino con un'enfasi per lui inconsueta - rallentando il ritmo del discorso - che "l'incertezza è particolarmente alta" sul fronte della crescita.»

Ora l'Europa è ufficialmente finita nelle sabbie mobili.


«La Bce, in ogni caso, non può fare tutto da sola, e chiede ai Governi di rispettare tutti gli impegni "in modo pieno, efficiente, e rapido".»

Gli impegni dei governi sono quelli di aggiungere vagoni di voti al loro treno. Non taglieranno quei programmi dispendiosi che portano alla bancarotta. Espanderanno il welfare state, non possono fare altrimenti; nonostante questo programma sia fallimentare e le persone sono drogate da questo sistema e ne vogliono di più. Non vi rinunceanno. Non sopporteranno questo dolore. I governi sono intrappolati nel debito. Prendiamo, ad esempio, l'Italia[2]:


Negli anni ‘50 e ’60 l’espansione della spesa è stata essenzialmente caratterizzata dall’estensione di alcuni servizi e prestazioni sociali, con il connesso aumento dell’occupazione pubblica, dall’allungamento del ciclo scolastico obbligatorio, alla creazione della scuola materna statale, alla progressiva introduzione di un sistema pensionistico universale. Inoltre l’incremento di spesa pubblica di circa 10 punti, avvenuto fra il 1969 e il 1980, deve essere attribuito in larga misura alla spesa sanitaria (in questi anni viene emanata la legge che istituisce il servizio sanitario nazionale) e alla spesa pensionistica (http://www-3.unipv.it/websiep/2008/200831.pdf)



Occorre notare che, più si estende il welfare, più aumentano i costi della sua gestione politica. [...] Purtroppo, il sottoprodotto dello stato sociale è stato Tangentopoli [...] La pietra dello scandalo è stata la Sanità.

Però ogni vacca produce una quantità limitata di latte e non la si può mungere tutti e all'infinito. All'inizio degli anni '90 questa cosa è divenuta sempre più lapalissiana, soprattutto quando esplose Tangentopoli: all'epoca gli imprenditori, che per anni avevano fatto soldi foraggiando i politici per avere appalti, cominciavano a non avere più un ritorno economico dalla corruzione (la vacca iniziava a dare segni di secchezza) e quindi andavano volontariamente dai giudici a raccontare i loro "accordi" (fatti a spese del contribuente, cioè del povero pirla lavoratore dipendente a cui il denaro viene estorto da sotto il naso).



Negli ultimi quindici anni della Prima Repubblica (dal 1980 al 1994) – dominati dai governi di centrosinistra e dall’alleanza politica del CAF (Craxi, Andreotti, Forlani) - il rapporto Debito/PIL è raddoppiato. Nel 1992, per contenere il debito, il governo Amato vara una finanziaria “lacrime e sangue” (con la perla del “prelievo notturno” del sei per mille dai conti correnti bancari). Per entrare nell’euro, il 30 dicembre 1996 è approvata la tassa per l’Europa di Prodi. Il 31 dicembre 1998 è fissata la parità irrevocabile tra lira ed euro (1 euro = 1936,27 lire). Dal 1994 al 1999 il debito oscilla di tre o quattro punti attorno al 115%. Il 1 gennaio 2002 si passa all’euro. In sedici anni di seconda repubblica il debito non è mai sceso sotto il 100% del Pil. Questo è lo stato dell’arte: il debito pubblico è di €1,9 bilioni, pari a $2,6 trillions of US dollars.

Nel "bel paese" lo Stato e le sue istituzioni sono sempre state più o meno tollerate e perfino accettate a volte, in quanto erogratici di diritti pensionistici. Principalmente dagli anni '70, e poi con Craxi, lo Stato è divenuto la vacca che in molti mungevano e da cui tutti traevano beneficio, a vari livelli ovviamente.





Dopo il 2001, e dopo l'entrata nell'euro, l'Italia ha beneficiato di bassi tassi d'interesse sul debito (grazie alla Germania e all'Europa in generale) ed invece di operare saggiamente in modo da tagliare laddove fosse necessario per pareggiare i vecchi conti si è preferito continuare sulla strada del deficit. E' stato promesso qualcosa in cambio di niente; in realtà i costi c'erano e non erano pochi, altrimenti non si sarebbe ricorso al fantomatico "ticket" per cercare di tamponare le falle. Ma non basta, tali programmi sono intrinsecamente fallimentari poiché imbastiti solo per guadagnare favore elettorale. I pasti gratis sono un'illusione. E' normale quindi che gli investitori richiedano tassi d'interesse sul debito superiori, non esistono speculatori cattivi o poteri oscuri dietro quello che sta succedendo: sono semplicemente degli investitori che vogliono pararsi il culo e non sono più disposti a pagare a valore di facciata la spazzatura. Perché? Perché l'Italia è fallita.

Allora bisogna mettersi in testa che il vortice che drena maggiormente la spesa pubblica sono cinque colossi: Previdenza Sociale, Sanità, Difesa, Spese politiche, pensioni. Tutti sono intoccabili. Per bilanciare il budget ci dovrebbe essere o un'impennata nelle tasse (politicamente rischiosa) oppure una riduzione nei pagamenti (politicamente suicida). I governi effettueranno tagli, ma non sappiamo dove; veranno sforbiciate quelle zone in cui la gente mugugnerà, ma poi accetterà in nome della fantomatica "coesione sociale". Ma le persone non tollereranno un'invasione nella redistribuzione in cui hanno investito per un'intera vita, hanno foraggiato il governo affinché gestisse la loro vecchiaia e hanno iniziato a risparmiare sempre di meno:
























Hanno creduto alle promesse degli uomini con la pistole ed il distintivo. Agli elettori è stata promessa la luna dai Keynesiani, e non tollereranno che tale sogno venga infranto.

E' assolutamente senza senso parlare di riformare la Previdenza Sociale e la Sanità, per proteggere il futuro dei pensionati e per limitarne i costi. Non esiste niente di più menzognero. La Sanità e la Previdenza Sociale non sono cambiate in 40 anni perché non esiste un modo politicamente accettabile per limitarne i costi. Gli elettori voteranno contro chiunque suggerisca una tale riforma.

La vacca-Stato è ormai a secco, ed anche i cittadini è ora che se ne rendano conto. La monetizzazione del debito è solo l'ennesimo calcio al barattolo.


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Note

[1] Riccardo Sorrentino, La Bce torna all'intervento, Il Sole24ORE, 5 Agosto 2011.

[2] Due trilioni d'auguri agli italiani nati dopo il 1978, Sergio Vivi.

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2 commenti:

  1. Chi deve fallire ufficialmente per primo per tirar giù tutta la baracca?
    Perché un intoppo improvviso, piccolo, sottovalutato... prima o poi capita...

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  2. Ciao Andrea.

    Secondo me è la Francia il vero ago della bilancia, o per meglio dire, il tassello che farà partire il domino.

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