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lunedì 15 agosto 2011

E' Inevitabile una Maggiore Inflazione?

Un poderoso articolo che spiega ancora una volta come la creazione di denaro ed il successivo aumento di denaro non sono la soluzione ai problemi economici del mondo. Viene spiegato inoltre come i governi abbiano contratto i loro enormi debiti, senza le classiche fantasie derivate dalle frasi tipo "il mercato ha fallito","il governo ha accumulato debiti su debiti perché costava poco, non ha colpe", "è colpa del mercato che non presta soldi a tassi d'interesse bassi" ed altre cazzate a corredo.
Insomma, palesi lavaggi del cervello operati da zecche riformatrici e cani da riporto per giustificare un incombente QE3 e la capitolazione della BCE di fronte alla stampante. Non è deprezzando la valuta che si esce dal pantano in cui siamo oggi, ovvero, attraverso una tassa silenziosa che redistribuisce ricchezza di nascosto verso quei poteri d'elite che per primi ricevono il denaro.

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di Thorsten Polleit


Secondo l'attuale "crisi" internazionale finanziaria ed economica, molti investitori si chiedono, E' inevitabile una maggiore inflazione?[1] A prima vista, questa domanda sembra essere retorica. Tecnicamente parlando, l'inflazione può ovviamente essere evitata.

L'inflazione è, in senso economico, un incremento nell'offerta di denaro, il che conduce (e necessariamente così) ad un declino nel potere d'acquisto del denaro rispetto ad una situazione in cui l'offerta di denaro rimane inalterata.

Oggi le banche centrali sponsorizzate dal governo detengono un monopolio di produzione del denaro. Quindi tutto quello che ci serve per terminare (ed evitare) l'inflazione è che le banche centrali smettano di espandere l'offerta di denaro.

Ad una seconda occhiata, tuttavia, potrebbe essere in qualche modo difficile dare una risposta alla domanda sul se una maggiore inflazione sia inevitabile. Ciò a causa delle conseguenze politiche ed economiche che implicheranno gli aumenti nell'offerta di denaro tramite il sistema bancario centrale.

Per comprendere meglio queste conseguenze, sono necessari alcuni concetti sulla natura ed il funzionamento del regime monetario odierno. Milton Friedman, in Money Mischief, fornisce la seguente interpretazione:

E' emerso un sistema monetario globale che non ha alcuna storia precedente: un sistema in cui ogni valuta principale nel mondo è [...] costituita da uno standard cartaceo non riscattabile.[2]


E inoltre: "Le conseguenze ultime di questo sviluppo sono avvolte nell'incertezza."[3]

Friedman avvicina la nostra attenzione al fatto che i soldi odierni — che sia il dollaro statunitense, l'euro, il renminbi cinese o la sterlina inglese — sono cosiddetti soldi fiat, con il termine fiat ("che sia fatto" in latino) che denota l'intrinseca natura senza valore di questo denaro.

Il denaro fiat (alcuni lo chiamano denaro cartaceo o denaro politico) ha tre caratteristiche principali. Primo, è prodotto sotto un potere di monopolio detenuto dalla banca centrale sponsorizzata dal governo.

Secondo, il denaro fiat è tipicamente creato mediante l'espansione del credito bancario. Qualora il credito venga esteso ad aziende, famiglie e governi, le banche aumentano la riserva di denaro. In questo senso, il denaro fiat odierno è moneta scritturale.

E terzo, il denaro fiat causa (e inevitabilmente) squilibri economici — i noti cicli boom & bust — e l'aumento del debito generale supera la crescita delle entrate. Questi aspetti saranno spiegati in maggiore dettaglio sotto.



II.

Per molti grandi pensatori, il denaro fiat non ha nulla di male. Per esempio, la visione che "il denaro cartaceo infine ritorni al suo valore intrinseco — zero" è tipicamente attribuita al filosofo francese Voltaire (1694-1778).

L'economista americano Frank A. Fetter (1863-1949) scrisse in Modern Economic Problems che il denaro cartaceo:

sia peculiarmente responsabile di essere il soggetto di fraintendimenti popolari e di intrighi politici. E' questa pericolosità, più di ogni altra cosa, che rende in generale il denaro politico un cattivo tipo di denaro.[4]


Inoltre Irving Fisher (1867-1947), in The Purchasing Power of Money, scrisse: "Il denaro cartaceo non riscattabile si è quasi dimostrato una maledizione per il paese che lo adotta."[5]

Contro questi molteplici avvertimenti sembra particolarmente rimarchevole che i soldi fiat sono stati stabiliti in tutto il mondo e che il denaro fiat sia persino ampiamente visto in questi giorni come all'avanguardia nel sistema monetario.

Gli economisti della scuola Austriaca sostengono comunque un punto di vista piuttosto diverso. I loro lavori meritano particolare attenzione in questo contesto, poiché hanno forse sviluppato la teoria più dettagliata del ruolo del denaro fiat nel ciclo economico, nell'inflazione e negli sviluppi politici.

Quindi cos'hanno da dire sul denaro fiat — Ludwig von Mises (1881-1973) e Friedrich August von Hayek (1899-1992) — i più importanti rappresentati della scuola Austriaca?

Hanno scoperto che l'iniezione di denaro fiat mediante l'espansione del credito bancario[6] abbassa il tasso d'interesse di mercato al di sotto il suo livello naturale — come disse l'economista svedese J.G. Knut Wicksell (1851-1926) — cioè, il tasso d'interesse che prevarrebbe se il credito e l'offerta di denaro non fossero stati artificialmente aumentati.

Il tasso d'interesse artificialmente soppresso fa spostare alle aziende sempre più risorse scarse in processi di produzione più distanti nel tempo per i beni capitali a spese dei processi di produzione per i beni al consumo, causando distorsioni intertemporali nella struttura di produzione dell'economia, conducendo ad investimenti improduttivi.

L'iniezione di denaro fiat aumenta il consumo delle attuali entrate a spese dei risparmi e, in aggiunta, conduce ad investimenti maggiori, in modo che l'economia entri in un boom inflazionistico, facendo vivere oltre i propri limiti.

Se l'iniezione di denaro fiat creato mediante il credito bancario circolante fosse una questione straordinaria, non ci vorrebbe tanto affinché il boom artificiale si scarichi. Una recessione ripristinerebbe l'equilibrio dell'economia mentre le persone tornano alla loro vera e desiderata relazione tra consumo-investimento (come determinato dalla preferenza temporale).

In un regime di denaro fiat, tuttavia, gli aumenti nel credito e nel denaro non sono un evento straordinario. Non appena i segni della recessione appaiono all'orizzonte, l'opinione pubblica chiede contromisure e le banche centrali fanno del loro meglio per "combattere la crisi" aumentando l'offerta di denaro mediante l'espansione di credito bancario circolante, portando di conseguenza i tassi d'interesse a livelli più bassi.

In altre parole, la politica monetaria — di solito col grande plauso degli economisti mainstream — combatte la correzione del problema ricorrendo all'azione che ha causato la debacle in primo luogo.

Tale strategia, comunque, non può essere perseguita indefinitamente. Quando l'espansione del credito arriva ad un picco estremo — cioè, quando le banche si astengono dal prestare — si schiude l'inevitabile aggiustamento. I debitori vanno in default e le aziende liquidano investimenti fallaci e tagliano i lavori.

E più a lungo un boom artificiale del credito è lasciato durare mediante ripetute iniezioni di denaro creato dal nulla, maggiori saranno gli investimenti improduttivi che devono essere corretti e maggiori saranno le perdite della produzione e dell'occupazione.

Questo è così perché le iniezioni ripetute di denaro fiat mediante l'espansione del credito bancario circolante ha due conseguenze. Primo, impediscono che gli investimenti non redditizi vengano liquidati. Invece abbassano i tassi d'interesse facendo tornare proficuo l'investimento non redditizio, in modo che possano essere rifinanziati a bassi tassi d'interesse.

Secondo, i tassi d'interesse artificialmente soppressi incoraggiano investimenti addizionali — investimenti che non sarebbero stati intrapresi se l'interesse di mercato non fosse stato spinto giù dalle azioni della banca centrale.

Come conseguenza, il debito generale dell'economia continua a crescere ad un ritmo accelerato nel tempo rispetto alle entrate reali, conducendo ad una situazione di sovraindebitamento. Questo processo è ovviamente accompagnato dall'accumulo di un enorme debito da parte del governo, che è particolarmente facile finanziare in un regime di denaro fiat.




Mise sapeva che spingere giù i tassi d'interessi a dei livelli minimi non avrebbe risolto il problema, ma invece condurrebbe a maggiori problemi:

Non c'è alcun modo di evitare il collasso finale di un boom causato dall'espansione del credito. L'alternativa è solo se la crisi dovrebbe venire più presto come il risultato di un abbandono volontario di un'ulteriore espansione del credito, oppure dopo come una catastrofe finale e totale del sistema valutario coinvolto.[7]


I concetti di Mises implicano sia l'(iper)inflazione sia la deflazione come i potenziali risultati di un collasso del denaro fiat. L'(iper)inflazione risulterebbe se il governo prova a "stampare da sé per uscire dai casini" che ha creato, e la deflazione da un acontrazione nell'offerta di denaro poiché le banche ritirano i prestiti e/o vanno in default sui loro obblighi, distruggendo di conseguenza (una parte) la riserva di denaro fiat.

Se si sottoscrive la diagnosi fornita dalla scuola d'economia Austriaca, devono essere fatte due osservazioni. Primo, l'emissione di maggiore credito bancario circolante e di denaro fiat a tassi d'interesse più bassi non risolverà, e non potrà risolvere, il problema che è stato causato dall'espansione monetaria in primo luogo.

Secondo — e questo aspetto potrebbe non attirare l'attenzione all'istante — i tentativi attuali del governo di combattere la correzione economica ricorrendo a politiche interventiste (come la regolamentazione, le proibizioni, ecc.) minerà sempre di più l'ordine del libero mercato.

Ciò è qualcosa che non può, e non dovrebbe, essere preso alla leggera, poiché il libero mercato è il cuore della prosperità economica. Il libero mercato permette la cooperazione economica pacifica e produttiva, internamente ed internazionalmente. La sua soppressione, di conseguenza, avrà un prezzo molto pensate da pagare.



III.

La severità dell'attuale crisi monetaria internazionale è forse meglio riassunta da un crescente dibattito sulla riforma monetaria. Per esempio, il Fondo Monetario Internazionale, a febbraio, ha invocato un'ampia riforma del sistema monetario internazionale.[8]

Nel novembre 2010 il presidente della Banca Mondiale, Robert Zoellik, ha detto che sarebbe necessario quello che lui chiama "Bretton Woods II":

Il sistema dovrebbe anche considerare l'impiego dell'oro come un punto di riferimento mondiale per le aspettative di mercato sull'inflazione, sulla deflazione e sul valore futuro delle valute.[9]


Nel marzo 2009 Zhou Xiaochuan, membro del consiglio d'amministrazione della Banca del Popolo della Cina, ha scritto:

Il fine auspicabile di riformare il sistema monetario internazionale [...] è di creare una valuta di riserva internazionale che sia disconnessa dalle singole nazioni e sia in grado di rimanere stabile nel lungo periodo, rimuovendo così le deficienze interne causate dall'uso delle valute nazionali scritturali.[10]


Contrariamente a questi concetti — che sono, senza sorprese, di natura interventista — gli economisti della scuola Austriaca hanno portato avanti raccomandazioni e strategie per riformare il sistema monetario lungo principi di libero mercato.

Le loro raccomandazioni sono guidate dall'idea che le grandi crisi economiche e finanziarie non sono interne al capitalismo, ma il risultato dell'intervento del governo negli affari monetari, soprattuto nel monopolio della produzione di denaro. Hayek ha riassunto la questione nel 1976:

L'instabilità nel passato dell'economia di mercato è la conseguenza dell'esclusione del più importante regolatore del meccanismo di mercato, il denaro, poiché esso stesso è regolato dal processo di mercato.[11]


Gli economisti Austriaci sono dell'opinione — basata su elaborate considerazioni economico-etiche — che curare l'attuale crisi finanziaria ed economica richiederebbe un ritorno ad una moneta sonante. Con "moneta sonante", intendono una moneta che sia compatibile con i principi che guidano l'economia di libero mercato.

La moneta sonante è il denaro del libero mercato, denaro che è il risultato della libera offerta e libera domanda di denaro. E' una moneta che è prodotta in mercati non ostacolati, dove non ci sono più privilegi legali, per esempio, per le banche centrali.

Fin dal 1953 Ludwig von Mises sostenne un ritorno ad una moneta sonante attraverso il ri-ancoraggio del dollaro statunitense all'oro, basato su un prezzo di libero mercato dell'oro rispetto alla moneta fiat, e l'abolizione del sistema bancario centrale. Mises favorì un gold standard e il 100% della riserva bancaria.[12]

Heyek, in Denationalization of Money, disse che si potrebbe fare anche meglio che ritornare all'oro, ovvero, permettendo la concorrenza tra le valute. Secondo Hayek tutte le leggi del corso legale dovrebbero essere abolite, permettendo di conseguenza ai fruitori del denaro di compiere libere scelte per le loro valute, fornite da liberi produttori dell'offerta di denaro. La moneta migliore, così avrebbe detto Hayek, avrebbe vinto.

Murray N. Rothbard (1926-1995) sosteneva, seguento in pratica la riforma di Mises, un ritorno ad un gold standard ri-ancorando la moneta fiat alle riserve d'oro della banca centrale — aumentando effettivamente il prezzo dell'oro in termini di banconote in modo che si potesse attuare una riserva bancaria del 100%.[13]



IV.

Da come stanno attualmente le cose, le possibilità che il sistema monetario mondiale tornerà ad una moneta di libero mercato — come un gold standard liberamente scelto senza il sistema bancario centrale — potrebbero sembrare esigue a molti osservatori. Ciò probabilmente per un certo numero di ragioni.

Forse la più importante di queste è che l'ideologia prevalente nell'economia mainstream di oggi ha ridotto i numeri dei sostenitori che effettivamente perorano la causa della moneta sonante ad un minuscolo gruppo la cui voce è facilmente ignorabile e di conseguenza la gente non potrebbe essere (ancora) pienamente consapevole cosa ci sia da guadagnare da una moneta sonante.

In ogni caso, trovare una soluzione economicamente percorribile al problema è una sfida a cui le società che hanno adottato la moneta fiat non sfuggiranno.

Una cosa è certa: iniezioni crescenti di denaro fiat nell'economia non sono una politica promettente in termini di ripristino della salute delle economie. Tali iniezioni condurrebbero solamente ad una ulteriore svalutazione della valuta senza risolvere la causa sottostante del problema.

Che dire delle conseguenze di una riforma monetaria orientata verso il mercato? Se il governo dovesse decidere di ri-ancorare le monete fiat all'oro, il risultato sarebbe una svalutazione delle valute se e quando il prezzo dell'oro fosse fissato ad un livello che scateni un aumento della riserva di denaro fiat — che sarebbe, ovviamente, una decisione piuttosto allettante da compiere se coloro nel governo sostengono che c'è "troppo" debito in giro.[14]

In alternativa, una svalutazione sostanziale — o perfino una totale erosione — del potere d'acquisto della moneta fiat risulterebbe se e quando la riforma monetaria fosse guidata da forze non ostacolate di mercato nel seguente modo: le persone iniziano a scambiare sempre più il loro denaro fiat (che non é riscattabile in nulla) con il denaro sonante come oro o argento, portando di conseguenza in basso il valore di cambio della moenta fiat (persino al punto da farla scomparire).

Una riforma monetaria (in un modo o nell'altro) è economicamente inevitabile dal punto di vista Austriaco — un regime di moneta fiat non può essere sostenuto indefinitamente. Di conseguenza, si dovrebbe concludere che la svalutazione delle attuali monete fiat è diventata quasi inevitabile.

[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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Note

[1] Questa domanda pressante non è sicuramente nuova. Per esempio, Friedrich August von Hayek chiese: "Possiamo ancora evitare l'inflazione?" in una conferenza tenuta a New York il 18 Maggio 1970, che fu pubblicata nel 1978. Hayek concluse: "Se dobbiamo evitare un'inflazione mondiale duratura, abbiamo bisogno di un sistema monetario internazionale differente."

[2] Milton Friedman, Money Mischief: Episodes in Monetary History, Harcourt Brace Jovanovich, New York, 1992, p. 249.

[3] Ibid.

[4] Frank A. Fetter, Modern Economic Problems, 2nd ed., New York, The Century Co., p. 53.

[5] Irving Fisher, The Purchasing Power of Money, Its Determination and Relation to Credit, Interest and Crises, New York: Macmillan, p. 78.

[6] Mises fece una distinzione tra il credito bancario circolante (Zirkulationskredit) ed il credito bancario per la formazione di scorte (Sachkredit). Il primo denota un credito attraverso il quale la riserva di denaro aumenta, mentre il secondo sta per il credito attravero il quale il denaro esistente è trasferito dal risparmiatore all'investitore.

[7] Ludwig von Mises, Human Action, 4th ed., Fox & Wilkes, San Francisco, p. 572.

[8] "Toward a More Stable International Monetary System", riflessioni d'apertura di Dominique Strauss-Kahn, Fondo Monetario Internazionale, alla conferenza ed alla discussione "Towards a More Stable International Monetary System", Washington DC, 10 Febbraio 2011.

[9] Robert Zoellick, "The G20 Must Look Beyond Bretton Woods II", FT.com, 7 Novembre 2010.

[10] Zhou Xiaochuan, Membro del Consiglio d'Amministrazione della Banca del Popolo Cinese, "Reform the International Monetary System", Xinhua, 26 Marzo 2009.

[11] F.A. Hayek, Denationalization of Money, The Argument Refined, An Analysis of the Theory and Practice of Concurrent Currencies, The Institute of Economic Affairs, 3rd ed., p. 102.

[12] Mises sottolineò questa strategia nella parte quattro dell'edizione del 1953 di The Theory of Money and Credit, New Haven: Yale University Press. Per ulteriori spiegazioni si veda Jörg Guido Hülsmann (2008), "Mises on Monetary Reform: the Private Alternative", in: Quarterly Journal of Austrian Economics, 11, pp. 208–218.[Scarica il PDF]

[13] In questo contesto si veda Murray Newton Rothbard, Mystery of Banking, 2nd ed., Ludwig von Mises Institute, Auburn, US Alabama, pp. 261–268.

[14] Per una discussione dettagliata sul settaggio del prezzo dell'oro si veda George Reisman, Capitalism: A Treatise on Economics, Jameson Books, Ottawa, Illinois, pp. 959–962.

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