Bibliografia

lunedì 18 luglio 2011

Disoccupazione e Ripresa Economica

“L'ultimo compito di un banchiere centrale è quello di dire la verità alle persone.” - Alan Blinder, precedente vice-presidente della Federal Reserve.
Se qualcuno è in cerca di risposte circa l'attuale numero di disoccupati in perenne crescita ed il continuo crescendo dei prezzi di cibo ed energia, oltre a lanciare moccoli alla classe dirigente dovrebbe prendere spunto dalle parole di Shostak per scoprire cosa muova il mondo del lavoro e quali dovrebbero essere i reali obiettivi dell'establishment per perorare una sana rirpesa. Poiché finora quello che si è fatto è stato aiutare gli "amici degli amici" e fornire carburante alla spesa a deficit ormai divenuta un "barattolo" enorme.
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di Frank Shostak


Alla Conferenza Monetaria Internazionale del 7 Giugno 2011 ad Atlanta, il presidente della FED Bern Bernanke ha detto:

«Come accade spesso, la capacità e la disponibilità delle famiglie di spendere sarà un'importante fattore del ritmo a cui l'economia si espanderà nei prossimi quadrimestri. [...] Gli sviluppi nel mercato del lavoro saranno di particolare importanza nel fissare il corso della spesa delle famiglie.»


L'occupazione non-agricola aggiustata stagionalmente è incrementata di 232,000 ad aprile, ma solo di 54,000 a maggio — ben al di sotto le aspettative di mercato di un incremento di 165,000. Il momento di crescita dell'occupazione è calato nell'ultimo mese. Anno dopo anno, sono stati creati 870,000 lavori a maggio paragonati ai 1,274,000 lavori del mese precedente. L'occupazione nelle industrie è calata di 5,000 l'ultimo mese, dopo i 24,000 di aprile. Il tasso di disoccupazione è salito al 9,1% a maggio dal 9% del mese precedente.




Ma la disoccupazione in calo è un fattore chiave della crescita economica? Se è veramente così, i cambiamenti nella disoccupazione sono un importante fattore causale della crescita economica reale.

Questo modo di pensare è basato sul punto di vista che una riduzione nel numero dei disoccupati vuol dire che più persone possono ora permettersi di stimolare le loro spese. Come risultato, l'attività economica segue questo andamento.

Ma il motore guida della crescita economica è un bacino in espansione di risparmi. Aggiustare la disoccupazione senza indirizzarsi alla questione dei risparmi reali non aiuterà a far riprendere l'economia.

Sono i risparmi che finanziano il miglioramento e l'espansione dell'infrastruttura. Un'infrastruttura migliorata ed espansa permette un'espansione della produzione di beni e servizi finali richiesti per sostenere e promuovere le vite ed il benessere degli individui.

Se la disoccupazione fosse davvero il fattore chiave della crescita economica, allora avrebbe senso sradicare la disoccupazione il prima possibile. Per esempio, i dirigenti potrebbero seguire il consiglio di John Maynard Keynes e Paul Krugman ed impiegare le persone a scavare buche, o in varie altre attività sponsorizzate dal governo. L'obiettivo sarebbe solamente impiegare più persone possibili.

Ma una semplice analisi che segue il buon senso, evidenzia velocemente che tale strategia sarebbe solo uno spreco di risparmi: ogni attività, produttiva o non produttiva, deve essere finanziata. Così impiegare individui in varie attività inutili porta semplicemente ad un trasferimento dei risparmi lontano da attività generatrici di ricchezza, e ciò mina il processo reale di generazione di ricchezza.

Se il mercato del lavoro fosse libero dalla manomissione del governo, la disoccupazione potrebbe essere relativamente alleviata. In un mercato non ostacolato qualsiasi individuo che vuole lavorare sarà in grado di trovare un lavoro al salario attuale per le sue particolari abilità. Ovviamente se un individuo richiede un salario non connesso al mercato e non è preparato a spostarsi in altri luoghi, non c'è garanzia che egli troverà un lavoro. Per esempio, se un salario di mercato per John il panettiere è 80,000$ all'anno, ma tuttavia egli insiste su un salario di 500,000$, molto probabilmente egli resterà disoccupato.

Nel tempo un mercato libero del lavoro si assicura che ogni individuo guadagni in accordo col suo contributo alla cosiddetta "torta reale" generale. Qualsiasi deviazione dal valore del suo vero contributo mette in moto forze competitive di correzione.

Infine, ciò che conta per il benessere degli individui non è l'occupazione ma il potere d'acquisto in termini di beni e servizi. Non sarà molto d'aiuto agli individui se quello che guadagnano non permetterà loro di sostenere la propria vita ed il proprio benessere. Il potere d'acquisto degli individui è condizionato dall'infrastruttura in cui operano. Migliore è l'infrasruttura, più produzione un individuo può generare. Una maggiore produzione vuol dire che un lavoratore può ora disporre di salari più alti in termini di potere d'acquisto.

Come abbiamo visto, il fattore chiave per un'infrastruttura migliorata ed espansa, e così di investimenti nel benessere, è un incremento nel bacino dei risparmi. Ma il governo e le politiche della banca centrale mirano ad abbassare la disoccupazione attraverso stretegie di stimolo. Ciò equivale alla redistribuzione, il che conduce all'impoverimento economico: mina gli standard di vita della maggior parte degli individui. Ancora una volta, tali politiche non espandono il bacino dei risparmi reali ma piuttosto causano l'indebolimento della crescita di questo bacino.

Gli economisti della FED sostengono che possono stimolare la crescita economica abbassando i tassi d'interesse e che possono così incoraggiare le banche a prestare di più. Questa è la ragione per cui la FED pompa nuovo denaro attraverso l'acquisto di bond del Tesoro.

Ma l'abbassamento artificiale dei tassi d'interesse non può aumentare l'offerta di credito se il bacino dei risparmi reali è nei guai. Le banche ricoprono solamente il ruolo di intermediari: possono facilitare la distribuzione dei risparmi reali disponibili. Tuttavia non possono creare risparmi reali — che sono la chiave della crescita economica — Di conseguenza le attività bancarie in quanto tali non possono stimolare la crescita economica reale.

Un abbassamento artificiale dei tassi d'interesse non può generare prestiti che siano pienamente sostenuti da risparmi. Il solo credito che le banche commerciali possono espandere è il credito "creato dal nulla", o il credito inflazionistico. Un incremento del credito inflazionistico equivale ad un incremento nell'offerta di denaro e di conseguenza ad una deviazione dei risparmi reali dai produttori di ricchezza alle attività che non generano ricchezza. Ovviamente, un'espansione del credito per conto di un credito inflazionistico è una cattiva notizia per la crescita economica.

Per Bernanke e per la maggior parte degli esperti, il fattore chiave che continua a mandare avanti l'economia sono le politiche che permettono l'abbassamento dei tassi d'interesse. Questi esperti sostengono che l'abbassamento della struttura del tasso d'interesse stimola il consumo e le spese delle attività, e ciò a sua volta fa aumentare la crescita economica attraverso il famoso moltiplicatore Keynesiano.

Inoltre, secondo questo modo di pensare, la spesa dissoluta del governo è importante per la crescita economica. Pertanto, Bernanke sostiene che nel frenare le spese del governo nel breve termine bisogna stare attenti a non danneggiare l'economia:

«Un forte consolidamento concentrato nel breve termine potrebbe essere controproducente se dovesse indebolire la ripresa ancora fragile.»


Tuttavia, Bernanke ed altri esperti sono anche del parere che se la spesa del governo sorpassasse significativamente le entrate del governo un deficit emergente potrebbe ridurre i benefici delle politiche fiscali dissolute spingendo la struttura del tasso d'interesse più in alto.

Quindi quale sarebbe la soluzione? Secondo Bernanke:

«La soluzione a questo dilemma, secondo me, risiede nel riconoscere che i problemi fiscali della nostra nazione sono intrinsecamente di natura a lungo termine. Conseguentemente la risposta appropriata è di muoversi velocemente per approvare un piano credibile ed a lungo termine di consolidamento fiscale. Prendendo decisioni oggi che conducono ad un consolidamento fiscale più in avanti, i dirigenti possono evitare una contrazione fiscale improvvisa che potrebbe mettere la ripresa a repentaglio. Nello stesso tempo, stabilire ora un piano credibile per ridurre i deficit futuri non solo migliorerebbe la performance dell'economia nel lungo periodo, ma potrebbe anche procurare benefici a breve termine conducendo ad un abbassamento dei tassi d'interesse ed all'aumento della fiducia dei consumatori e delle imprese.»


Suggeriamo che il punto focale dovrebbe essere, non il deficit fiscale in quanto tale, ma la soppressione delle spese del governo. Tagliare il governo è la migliore strategia per normalizzare l'economia e deve essere attuata il più presto possibile.

Proprio come le politiche monetarie dissolute, anche le politiche dissolute del governo causano la deviazione dei risparmi reali lontano dalle attività generatrici di ricchezza verso attività che non generano ricchezza. Di conseguenza, contrariamente a Bernanke, un drastico taglio nelle spese del governo nel breve termine aiuterà a non danneggiare l'economia.

Ovviamente, le varie false attività che sono emerse sulle spalle delle politiche fiscali dissolute ne soffriranno. Tuttavia i generatori di ricchezza avrebbero da subito più risparmi reali a loro disposizione, che permetterebbe loro di generare più ricchezza reale. Restando tutte le altre cose uguali, più ricchezza condurrà a più risparmi reali. Fallire nel sopprimere le spese del governo indebolirà soltanto il processo di generazione di ricchezza e farà cadere bruscamente l'economia in una stagnazione prolungata.

Ciò che conta è avere, non una forte attività economica in quanto tale, bensì forti attività che generano ricchezza. Di conseguenza il focus deve sempre restare sul se una data o suggerita politica sia buona o cattiva per il processo generatore di ricchezza.



Sommario e Conclusione

Secondo la maggior parte degli esperti, il miglioramento del mercato del lavoro è il fattore chiave per una qualsiasi ripresa economica degli Stati Uniti. Questo modo di pensare è basato sulla visione che una riduzione nel numero dei disoccupati vuol dire un incremento nel numero di persone che possono permettersi di stimolare le proprie spese.

In realtà, il motore principale della crescita economica è un'espansione del bacino dei risparmi reali. Infine ciò che conta per il benessere degli individui non è che siano impiegati in quanto tale, ma piuttosto che loro possano acquistare beni e servizi. Il potere d'acquisto è condizionato dallo stato dei risparmi reali che finanziano l'infrastruttura, che permette agli individui di sostenere le loro vite ed il loro benessere. Le politiche che mirano ad un abbassamento della disoccupazione attraverso politiche monetarie e fiscali dissolute indeboliranno solamente il bacino dei risparmi reali, facendo pertanto peggiorare le cose.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


6 commenti:

  1. Ciao Francesco,

    i sostenitori del keynesblog usano come argomento moralistico per le loro teorie la lotta alla disoccupazione.

    La disoccupazione è un grandissimo problema per la vita di moltissime persone.
    Ho cominciato, da profano, a rifletterci per mio conto.
    Ed ho pensato subito alle classiche richieste salariali dei sindacalisti.

    Ma, in termini austriaci, se non erro del tutto (perciò aiutami a capire), non dovrebbero aumentare i salari, ma piuttosto diminuire i prezzi.
    E tutto questo non come esito di una imposizione pianificata dall'alto, ma come effetto della dinamicità del libero mercato.

    E, per esperienza microeconomica personale (lavoratore autonomo), il prezzo è il risultato non solo del rapporto tra offerta e domanda di un bene (liberamente valutato tale), ma è pure determinato dal rapporto tra l'offerta disponibile di denaro e la domanda esigibile di denaro.
    In pratica, il prezzo lo fa il mercato in base alle disponibilità presenti al suo interno.
    Uno stesso prodotto ha un prezzo maggiore nel centro di Milano rispetto al centro di un paesino dell'Aspromonte.

    E' dunque chiaro, credo, che tutte le politiche di espansione monetaria con conseguente inflazione monetaria determinino inevitabilmente un aumento dei prezzi che può diventare insostenibile per chi ha redditi non adeguati al tasso VERO di inflazione.

    Aumentando, allora, i salari per inseguire l'inflazione si ottiene la non competitività del sistema produttivo rispetto a sistemi concorrenti che possono garantire anche solo uguale produttività a costi minori.
    E perciò fallimenti, chiusure, delocalizzazioni, disoccupazione, miseria.

    Il problema, a questo punto, non sono le legittime richieste di aumento salariale per la sussistenza, bensì, le politiche di espansione monetaria.

    Ecco perché End the Fed.

    Ma se ho sbagliato qualche passaggio logico... correggi o integra il mio approccio. Grazie!

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  2. Ciao Andrea.

    Il tuo ragionamento è impeccabile. Ed è così che stanno le cose.

    Ad oggi la disoccupazione è acuita da questi fattori: le politiche monetarie precedenti della FED, la legge del salario minimo, l'estensione del governo dei sussidi di disoccupazione, la riluttanza dei lavoratori a muoversi dove ci sono i lavori, il loro rifiuto di lavorare per i salari offerti. Fondamentalmente, oltra alla manipolazione della moneta, la disoccupazione odierna è il risultato della pianificazione centrale che si intromette tra due attori economici che vorrebbero fare un certo accordo ad u ndeterminato prezzo.

    Gli aumenti salariali richiesti dai sindacati sono solo dei palliativi perché coloro che protestano sono sempre i cosiddetti ultimi nell'effetto Cantillon, quindi il loro aumento salariale li farà solo stare al passo con lo standard di vita per un pò di tempo. Una misura passeggera per tenerli buoni, e poi vederli ripiombare in un pozzo senza fondo peggiore. Un semplice palliativo nominale, e non un effetto reale.

    Ti lascio con questa citazione di Mises su Keynes:


    «Nel 1936, nella sua Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta, Lord Keynes sfortunatamente elevò questo metodo – le misure d'emergenza adottate nel periodo tra il 1929 ed il 1933 – a principio, e poi ad un fondamentale sistema di condotta politica. E lo giustificò dicendo, in pratica: “La disoccupazione è male. Se volete far scomparire la disoccupazione dovete inflazionare la moneta.”

    Aveva capito molto bene che i salari possono essere troppo alti rispetto al mercato, che vuol dire, troppo alti per far sì che un imprenditore trovi conveniente aumentare la sua forza lavoro; quindi troppo alti dal punto di vista della popolazione lavoratrice totale, perché con salari imposti dai sindacati sopra il livello di mercato, soltanto parte di tutti coloro ansiosi di guadagnarsi lo stipendio possono ottenere un lavoro.

    E Keynes disse, infatti: “Certamente la disoccupazione massiccia, prolungata anno dopo anno, è una condizione molto insoddisfacente.” Ma invece di suggerire che i salari potevano e dovevano essere regolati dalle condizioni del mercato, disse, invece: “Se uno svaluta la moneta ed i lavoratori non sono abbastanza svegli da accorgersene, non offriranno resistenza ad una caduta del salario in termini reali finché i salari nominali rimarranno gli stessi.” In altre parole Lord Keynes stava dicendo che se un uomo continua a ricevere, oggi, lo stesso numero di sterline che riceveva prima che la moneta fosse svalutata, non si renderà conto che, in realtà, ora sta ricevendo meno.

    Per dirla alla vecchia maniera, Keynes propose di truffare i lavoratori. Invece di dichiarare apertamente che i salari dovevano essere regolati dalle condizioni di mercato – perché se non lo fossero stati, parte della forza lavoro sarebbe rimasta inevitabilmente disoccupata – disse invece: “La piena occupazione può essere raggiunta soltanto se avete inflazione, Truffate i lavoratori!

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  3. Ecco. Il bello delle teorie economiche austriache è che le può capire chiunque purché in buona fede e con la mente aperta ma non vuota.
    E più si comprendono più ci si rende conto del truffone o congame nel quale viviamo tutti.
    Mi vengono in mente le parole attribuite a Gesù da Luca: "il tuo dire sia sì sì o no no. Il dippiu' viene dal demonio" E mi riferisco all' economia delle formule matematiche incomprensibili se non ai chierici .

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  4. Non a caso le formule matematiche erano tanto care ad "economisti" come Paul Samuelson, il tizio secondo cui l'Unione Sovietica era il modello da seguire per avere un futuro economico raggiante...

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  5. Salve a voi,volevo semplicemente evidenziare che il voler capire e conoscere di Andrea fa bene anche a me, imparo da chi vuole capire e conoscere,ringraziando sempre Francesco che si adopera con sempre tanta pazienza ed entusiasmo...
    saluti a voi
    Faniarte

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  6. Ciao faniarte.

    La mia dedizione al blog è alimentata soprattutto da voi lettori che seguite costantemente il lavoro che presento settimana dopo settimana; senza il vostro supporto Freedonia sarebbe stata solo una landa arida. ;)

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