Bibliografia

giovedì 7 luglio 2011

Abbiamo Davvero Bisogno di un Salario Minimo?


Non a caso questi articoli stanno apparendo in sequenza: welfare, disoccupazione,
salario minimo. Tre delle più grandi aree dove dove l'influenza del governo si fa sentire di più e dove avvengono le distorsioni che portano al caos economico ed alla spirale d'interventismo che ha lo scopo di tappare ogni falla che comprare sul muro. Il problema che una volta una chiusa una falla se ne apre un'altra.

In questo articolo viene affrontato il problema della manipolazione dell'economia per quanto riguarda il salario minimo, le fallace legate al suo operato e l'impatto che ha sulla disoccupazione.
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di Charlie Virgo


Recentemente ho guardato il primo episodio di 30 Days, che narra le vicende di Morgan Spurlock concentrato a cambiare il suo stile di vita per 30 giorni in modo da ampliare la sua prospettiva sul mondo. In questo episodio Spurlock e la sua fidanzata spendevano 30 giorni provando a sopravvivere con salari minimi — e commettono errori di giudizio lampanti quando sono in gioco le loro decisioni finanziarie personali (spendendo 80$ quando i suoi nipoti gli fanno visita per un giorno, per esempio).

Più importante, Spurlock usa l'episodio per invocare aumenti nei salari minimi. Questo articolo é riferito ai grossi vuoti negli argomenti di Spurlock come anche ai problemi negli argomenti che spesso mi capita di sentire quando spiego quanto siano inutili le leggi sul salario minimo.

Condenserò questi argomenti in tre categorie:

  1. la collusione tra le compagnie guiderebbe i saggi salariali quasi a zero;
  2. l'eliminazione del salario minimo causerebbe un caduta a tutti i livelli dei salari e
  3. i cittadini non dovrebbero essere compensati così miseramente.

Ognuno di questi argomenti potrebbero essere valido all'apparenza, ma hanno tutti difetti critici.

Prima di affrontare la cosa, potrebbe essere utile capire un poco della storia dietro i salari minimi. Negli Stati Uniti di oggi, le regolamentazioni sul salario minimo sono coperte dal Fair Labor Standards Act del 1938 (FLSA). Ma il 1938 non fu la prima volta che venne accettata una legge sul salario minimo.

Venti anni prima il Congresso stabilì una legge sul salario minimo specificamente per le donne, richiedendo che fossero pagate almeno 71,50$ al mese (25¢/l'ora). Questa legge fu annullata dalla Corte Suprema nel caso Adkin vs. Children's Hospital, sulla base che restringesse il diritto di un lavoratore di negoziare il proprio contratto di lavoro. Se, per esempio, una donna avesse voluto incrementare la sua possibilità di essere impiegata offrendo le sue abilità per 68,50$ al mese, la legge l'avrebbe considerato illegale.

Questo tasso del salario minimo è quasi raddoppiato nei successivi sette anni.[1] Nei 73 anni sin dal passaggio del FLSA, il salario minimo federale è stato incrementato 28 volte e diminuito solo una volta (nel 1963). L'aggiustamento più recente fu fatto il 24 luglio del 2009, quando fu aumentato a 7,25$.[2] Dovrebbe essere anche notato, tuttavia, che agli Stati è permesso autorizzare il loro salario minimo fintanto che non è più basso dei quello federale.

La preoccupazione più comune che sento quando si discute della possibilità di eliminare il salario minimo é che le compagnie saranno in grado di allearsi e fare gruppo contro i loro impiegati, forzandoli ad accettare salari vicini allo zero. Ciò pare plausibile, ma lascia scoperti due punti chiave: gli impiegati non sono "forzati" a lavorare in un posto specifico e la competizione tra le imprese condurrà automaticamente a salari differenti (non solo tra le compagnie, ma anche dentro le compagnie).

L'idea che gli impiegati siano forzati in determinati lavori e sfruttati per il loro lavoro é ben rappresentata dal sito Minimum-Wage.org. Ecco una frase tratta dalla sezione "Storia":

«Prima che fosse introdotto il salario minimo durante la Grande Depressione degli anni trenta, non esisteva alcun salario minimo nazionale, o difatti nessuna legge che proteggesse i lavoratori dallo sfruttamento.»[3]


Questa prospettiva é guidata dall'idea che i lavoratori non sono liberi di scegliere per chi vogliono lavorare ed in quali condizioni, ma devono accettare quello che i loro capi presentano loro. Ma i lavoratori sono liberi di lavorare dove vogliono (cioè, fino al punto che possono essere assunti).

E' vero, tuttavia, che un datore di lavoro ha una misura di controllo sul probabile impiegato nello stesso senso che un venditore é controllato dai suoi clienti. In altre parole un impiegato ha bisogno di avere una capacità per cui vale pagarlo, proprio come il venditore ha bisogno di avere un prodotto che i suoi clienti sono disposti a comprare.

L'altro errore con l'idea che le compagnie ricorreranno ad una collusione per mantenere i saggi salariali estremamente bassi, é che non viene presa in considerazione la competizione. In modo da risultare migliore delle altre, una compagnia ha bisogno di avere talenti migliori rispetto alle sue concorrenti. E' più facile ottenere persone di talento, toglierle da altre aree di impiego, se vengono offerti salari superiori e benefici.

Ciò é facilmente dimostrabile dal fatto che la maggior parte dei lavoratori é pagata più del minimo legale. Infatti, secondo la Previdenza Sociale, il salario medio è stato approssimativamente di 21$/l'ora nel 2010.[4] Se al datore di lavoro non é richiesto di pagare più di 7,25$, perché la media é di tre volte superiore? La risposta é semplice: una compagnia ha bisogno di pagare di più per ottenere impiegati migliori. Anche se un'intera industria collabora e deprime i salari, l'arrivo di anche un solo concorrente disposto a pagare salari più alti cancellerà il vantaggio degli altri. Così, sia la competizione naturale sia la libertà degli impiegati impedisce alle compagnie di essere in grado di "forzare" gli impiegati nello sfruttamento.

Sebbene non sia una cosa comune, molte persone sono anche preoccupate che l'eliminazione del salario minimo, attualmente a 7,25$ a livello federale, farebbe calare i salari in generale dello stesso ammontare. Quello che prende 20$/l'ora, secondo questa teoria, vedrebbe immediatamente il suo salario scendere a 12,75$. L'errore in questo ragionamento, tuttavia, é che il salario minimo non é un prezzo di partenza per tutti i salari — solo per quelli che sarebbero minori in assenza di regolamentazione. Una persona che prende 20$/l'ora non vedrebbe un cambiamento nella propria paga se il salario minimo é diminuito perchè la compagnia non sta basando i salari sul salario minimo quando assume. Le descrizioni dei lavori non fanno una lista dei salari dicendo "10$ in più rispetto al salario minimo", per esempio.

I soli salari che sarebbero influenzati sarebbero quelli che sono già sopravvalutati, cioé lavori che utilizzano manodopera non qualificata. Proprio come non tutti i prodotti valgono la paga di 7,25$, non tutti i lavori valgono la paga di 7,25$.

L'argomento finale, secondo cui i cittadini non dovrebbero essere trattati così miseramente da ricevere un salario di 7,24$, non é basato sull'economia ma su una posizione morale di coloro a favore dei salari minimi. Credono che un residente di uno dei paesi più potenti del globo non dovrebbe avere problemi a vivere confortevolmente. Mentre concordo che i servizi base dovrebbero essere forniti a coloro in bisogno, chi amministra questi servizi é un grande problema. Coloro che sono a favore del salario minimo credono che il governo dovrebbe essere l'unico a garantire l'assistenza, sottoforma di saggi salariali artificiali. I governi difficilmente sono gli unici capaci di fornire aiuto ai poveri ed ai bisognosi.

Infatti nell'episodio di 30 Days che ho guardato, Spurlock e la sua fidanzata sono capaci di arredare il loro intero appartamento tramite il centro donazioni di una chiesa del luogo. Hanno ricevuto i piatti e gli utensili da cucina, tavolo e sedie e perfino un divano, gratuitamente. Altre organizzazioni, come la Goodwill and the Salvation Army, forniscono materiali fondamentali per vivere a prezzi significativamente ridotti, perchè le donazioni volontarie sono la fonte principale del loro commercio.

L'idea, tuttavia, che il governo possa manipolare l'economia per qualcuno senza conseguenze per altri, é fallace. Come molte altre idee dietro i programmi di assistenza sociale, questa si basa più sul pio desiderio che su un principio sensato. L'altro fine di questa questione fa riferimento al primo argomento trattato. Coloro che lavorano a salario minimo non sono forzati a continuare su questa via. Se sviluppano capacità che i datori di lavoro sono disposti a pagare di più, faranno progressi crescenti.

Nessuna discussione sul salario minimo sarebbe completa se non si menzionasse il suo effetto sulla disoccupazione. Per rendere le cose semplici, diciamo che una compagnia abbia 10 lavoratori a salario minimo per un costo orario di 72,50$ (7.25$ × 10). Se il salario minimo è aumentato di altri 0,70$, ciò aumenterebbe i costi del lavoro della compagnia a 79,50$ l'ora. Il problema é che, rimanendo tutte le cose uguali, il bilancio permette solo 72,50$/l'ora.

La cosa più facile da fare in questa situazione è di ridurre il numero delle persone impiegate a 9, il che imposterebbe il costo orario totale a 71,55$ (7,95$ × 9), al di sotto dell'ammontare stanziato di 72,50$. Con ciò non bisogna pensare che l'incremento del salario minimo condurrà automaticamente all'incremento della disoccupazione. Quello che fa, tuttavia, é aggiungere più tensione nell'economia.

Ognuno di questi argomenti é abbastanza comune nel dibattito sul salario minimo. Senza una solida comprensione dei difetti della sua logica, un difensore del libero mercato potrebbe apparire un ingenuo. Tutto quello che ho potuto fare é stato guardare un episodio completo di 30 Days, ma sono contento che l'abbia fatto. Non é abbastanza sapere le basi dietro il modo giusto di fare le cose; dobbiamo essere in grado di spiegare perchè la regolamentazione del governo é il modo sbagliato.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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Note

[1] Folsom, Burton W. (2008). New Deal or Raw Deal? New York, New York: Threshold Editions.

[2] US Department of Labor. (No date). "Wage and Hour Division."

[3] "History of the United States' Minimum Wage." (2009).

[4] Social Security Administration. (2010). "Average Wage Index." This number assumes a 40-hour work week.

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1 commento:

  1. Le idee hanno conseguenze. Titolo geniale, libro un po' meno. Ciononostante Richard Weaver ha trovato uno slogan efficace e diretto per testimoniare come agiscono causa ed effetto. E questo soprattutto in economia. Il caso in questione, ad esempio, non fa eccezione poiché si possono aggirare le leggi economiche ma non si possono violare. È una questione di domanda/offerta, quando quest'ultima supera la prima allora assisteremo ad una sovrabbondanza. Questo squilibrio in particolare necessita di una pulizia ed interventi maggiori da parte delle autorità centrali non faranno altro che accentuare ed acuire suddetta pulizia. Affibiare la morale ai principi economici ("equo" compenso) non inficierà affatto il principio: un'offerta in aumento a domanda costante richiede prezzi più bassi. Non è un caso se coloro intervistati durante la manifestazione affermavano di essersi pentiti di aver scelto la propria professione. Malgrado ciò intendono chiamare in causa lo stato affinché torca ancora di più l'ambiente di mercato a loro vantaggio. Ma questo non ha un effetto neutrale, qualcuno perde: il consumatore e tutte le nuove leve che sceglieranno di entrare nella professione il cui compenso è decretato per legge. Perché? Perché la sovrabbondanza aumenterà e con essa verrà sconfessato l'intervento atto a voler raggiungere un "equo compenso". Questo vuol dire che successivamente si chiederà un "compenso ancora più equo".

    Ciò che non si vede, in realtà, è che lo stato stesso rappresenta la fonte di questi squilibri. Tasse, burocrazia e creazione di gilde presumibilmente protette attira in trappola sempre più attori di mercato ignari di causa/effetto in economia. La soluzione è meno stato, non più stato. Il salario non aumenta per decreto, aumenta perché c'è produzione di ricchezza reale. Se lo si aumenta per decreto, allora si attua una ridistribuzione della ricchezza esistente. Ovvero, un furto sotto altro nome. Più una società produce, più ricchezza può essere distribuita attraverso salari crescenti, maggiori benefici e prezzi più bassi. Meno tasse e meno burocrazia, questo bisognerebbe chiedere affinché le idee possano avere le "giuste" conseguenze.

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