Bibliografia

mercoledì 1 giugno 2011

Il QE2 ed il Fato dell'Economia degli Stati Uniti


Continuiamo con la rassegna sulle probabili vie che la FED imboccherà, e le relative conseguenze, una volta che il programma del QE2 vedrà il suo termine a fine giugno.



In questo articolo, meno "ottimista" dell'altro di Shostak, vediamo come i tassi d'interesse giochino un fattore chiave nella situazione legata al dollaro ed alla stabilità dell'economia statunitense e mondiale.
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di David Galland


Nelle ultime settimane sono stato particolarmente "attento" alle intenzioni dei dirigenti della FED per la fine del QE2, programmata a giugno.

Non è un problema da poco; un cambiamento attuale nella politica della FED – opposta a quella del fumo e degli specchi – potrebbe causare una devastazione temporanea nel mercato delle azioni ordinarie e delle merci. Come potrebbe essere altrimenti, se con il QE2 la FED ha firmato assegni al Tesoro da oltre 100$ miliardi al mese sin dalla fine di novembre?

Come punto di riferimento, alla fine dell'aprile 2007 la base monetaria degli Stati Uniti era di 822$ miliardi. Alla fine dell'aprile 2011 sarà di 2,5$ triliardi, tre volte di più. Chiamatelo come volete, "quantitative easing", "stimolo", "mazzetta politica", "follia", ma l'inflazione moentaria è il termine corretto. E l'inflazione monetaria su questa scala porta immutabilmente all'inflazione nei prezzi su scala simile.

E' questo "denaro", regolarmente creato dal nulla, che alimenta la dispendiosa spesa di Washington e sostiene l'economia ferita.

E' anche questo "denaro" che fa salire le azioni ordinarie e le merci visto che gli investitori cercano profitti più alti e cose più tangibili per tenere testa all'inflazione crescente.

Togliendo lo stimolo, pertanto, sicuramente si avranno conseguenze.

Tuttavia, visto che a questo punto i politici ed i loro leccapiedi alla FED hanno portato le cose così oltre l'accettabile, dopo giugno ci si aspetterebbe che continuino ad andare a tutto gas. Come potete osservare dal grafico qui sotto, tecnicamente parlando, il dollaro sta crollando.




Questo passo verso il baratro evidenziato dal trend del dollaro nell'ultimo anno, segnala alla FED di fare qualcosa affinchè rallenti la discesa del dollaro. Se venisse interpretato come una continuazione dello stesso livello di monetizzazione ora in corso, dopo giugno, qualcuno potrebbe dubitare che la discesa del dollaro potrebbe anche peggiorare, rischiando anche il collasso del dollaro?

Secondo me, a giugno, lasceranno espirare il QE2, come pianificato, in modo da mostrare al mondo quanto possa essere pungente l'economia.

Ciò non significa che la FED dopo giugno lascerà la sua sedia vuota alle aste del Tesoro – vari membri dell'imperscrutabile istituzione hanno già reso chiaro l'intento di continuare a re-investire i ricavati della maturazione dei titoli nel portafoglio della FED in titoli di Stato. Tuttavia anche con suddetta azione – acquisti dal Tesoro al ritmo di 17$ miliardi al mese – il risultato netto sarà ancora un vuoto mensile dell'ordine di 80$ miliardi.


Tutti gli Occhi Puntati sui Tassi d'Interesse

La riduzione delle macchinazioni monetarie della FED incrementerà la necessaria possibilità che i tassi d'interesse aumenteranno in modo da attrarre compratori, in sufficienti quantità, per riempire il sopracitato vuoto. E se c'è una cosa che sappiamo, è che tassi d'interesse in crescita sarebbero una cosa devastante per un impero in debito come gli Stati Uniti.

Tipicamente non piace vedere l'impero in cui si vive sbriciolarsi in più piccoli Stati, poichè ciò è accompagnato spesso da una qualità della vita in ribasso e da agitazioni sociali. A questo punto c'è poco che io, o ciascuno di noi, può praticamente fare per risistemare le cose su larga scala – è doveroso occuparsi di se stessi. Il che, nell'attuale caso, richiede una rapida deviazione del discorso sulla natura dei tassi d'interesse.

A noi umani non piacciono i cambiamenti. E quindi tendiamo ad abbracciare scenari che coinvolgono solo cambiamenti graduali – quelli brevi ed indolori che sono facili da raggiungere, con piccoli e misurati aggiustamenti.

Il rischio di questa prospettiva passiva può essere notato nel grafico qui sotto, il quale mostra l'andamento dei tassi dei titoli di Stato statunitensi a 10 anni dal 1945 al 2010. Mentre è ininfluente che per un periodo di 65 anni i tassi non sono mai stati più bassi di quanto lo sono ora, i tassi bassi sono anomali – doppiamente anomali dato l'ammontare del debito – il mio scopo principale nel proporre questo grafico è di avvicinare la vostra attenzione al periodo tra il 1975 e 1977.

Come si può osservare nel 1975 – un periodo associato ad una calma temporanea prima di uno sfogo finale inflazionistico – i tassi d'interesse erano praticamente in declino ed erano calati al di sotto dei livelli del 1970. Poi, in un batter d'occhio, i tassi a 10 anni hanno iniziato ad accelerare in su, spostandosi dal semplice 6% ad oltre il 15%, guidati dalla furiosa inflazione e, col tempo, da un cambiamento della politica della FED progettato a reprimere quell'inflazione. Mentre successivamente i tassi raggiunsero un picco ed iniziarono a sbollentare la loro corsa, a scatti, ci volle un intero decennio prima che ritornassero al livello del 1975.




Sfortunatamente la situazione odierna è peggiore, il che è tutto dire. Come si può osservare dal prossimo grafico qui sotto, nel 1977 il debito degli Stati Uniti era un terzo di quello di oggi in rapporto percentuale col PIL e ciò non include la prossima vagonata di trilioni di dollari in debito aggiuntivo che è ora nei piani di spesa del governo federale.




Se dovessimo vedere un simile aumento nei tassi d'interesse, diciamo del 15%, si creerebbe un buco nero che non solo risucchierebbe tutte le entrate del governo, ma anche l'intera economia. Tale è un rischio davvero reale.

Ma torniamo alla FED ed al bivio a cui presto arriverà. In assenza di una qualunque riduzione sostanziale della spesa di governo – una riduzione su una scala che nemmeno è bisbigliata nelle stanze del potere – la FED è condannata se inverte la sua monetizzazione (aumentando vertiginosamente il potenziale di crescita dei tassi d'interesse), oppure se non lo fa (condannando il dollaro e col tempo innescando tassi d'interesse più alti).

I politici ed i loro amici alla FED possono fingere, come lo fanno, che il baratro a cui si affaccia l'economia con circa 14$ triliardi di debito ed altri 50$ triliardi o giù di lì di diritti a lungo termine, sia solo tanto rumore per nulla. Questa loro visione è confermata dalle attuali discussioni sul budget che prevedono un taglio di 4$ triliardi alla spesa federale nei prossimi 12 anni – ma ignorano che questo taglio precede ancora deficit annuali dell'ordine di 1$ triliardo. Ci sono fatti e finzioni nel nostro universo, ed è un fatto che il concetto di spesa per giorni migliori è una finzione.

E così, secondo me, non c'è dubbio che la FED infine sarà forzata a scatenare il QE3 e ciò sarà seguito dal QE4, QE5 e così via fino al QE15 – o qualsiasi numero che sarà nel momento in cui ci sarà il collasso del dollaro.

Nel frattempo, però, data l'attuale cattiva salute del dollaro, rimango convinto che la FED prenderà una pausa nella sua monetizzazione. Ed è probabile che fornirà una boccata d'aria al dollaro – contro l'equivalente di un colpo in testa al dollaro, se dovesse invertire e tentare di continuare a monetizzare agli stessi livelli finora sostenuti. Tra le altre conseguenze, un dollaro in crescita potrebbe significare problemi per le merci surriscaldate, almeno nel breve termine.

La grande incognita, ovviamente, è cosa accadrà ai tassi del Tesoro degli Stati Uniti. E per le ragioni discusse poco fa, questa è veramente un'incognita importante. Non dovremmo aspettare troppo per delle risposte. Ma mentre aspettiamo, riflettiamo su un paio di scenari:

  • Migliore dei Casi: Dopo giugno la FED diventa un giocatore relativamente meno importante nelle aste del Tesoro, comprando circa 17$ miliardi di titoli di Stato contro i 100$ miliardi o giù di lì che sta acquistando ora, ed il mercato risponderà favorevolmente al cambiamento di strategia. Il vuoto lasciato dalla FED sarà riempito dalle istituzioni e da governi alleati disposti a ritirare le loro posizioni in euro e yen – data la flebile prospettiva per entrambi. Per un pò i tassi del Tesoro rimarranno relativamente stabili. Ciò incoraggerà il governo degli Stati Uniti volente o nolente a continuare a spendere e farà continuare ancora per un pò la festa delle azioni ordinarie, anche se con i partecipanti sull'uscio e con un occhio vigile alle uscite in caso di qualsiasi movimento. Un rimbalzo nel dollaro, risultante da un influsso di rinnovati acquisti esteri, colpirebbe le merci che faranno registrare performance peggiori, finchè non diverrà ovvio a tutti che la FED dovrà ancora una volta iniziare a monetizzare.
  • Caso Medio: Dopo giugno la partecipazione alle aste del Tesoro si indebolisce, ma non drasticamente. I tassi aumentano, ma anche questi non eccessivamente. L'economia arriverà sull'orlo del baratro ma non cadrà. Nemmeno il dollaro crescerà più di tanto e si andrà avanti circondati da uno status quo irrequieto, mentre le persone aspetteranno che la situazione precipiti come inevitabilmente dovrà dato che i problemi del debito sovrano e del debito delle famiglie non saranno stato risolti. La volatilità nelle azioni ordinarie e nelle merci aumenterà, ma nessuno movimento sostenuto verso l'una o l'altra. Per il momento.
  • Peggiore dei Casi: Dopo giugno la partecipazione cade significativamente ed i tassi d'interesse inizieranno ad accelerare in su, mandando il mercato delle azioni ordinarie al collasso, facendo affondare anche le merci. La FED invertirà subito il corso ed inizierà a scrivere grandi assegni al Tesoro, stabilizzando i tassi d'interesse ma con ripercussioni in tutti i mercati di cambio esteri poichè il dollaro finirà a terra e scoprirà che il pavimento è fatto di vetro.


I metalli preziosi e le altre merci aumenteranno. Non avendo altro posto in cui andare, gli investitori inizieranno a comprare a prezzi d'occasione le azioni in caduta – che, dopo tutto, sono connesse a business tangibili – che rimbalzeranno abbastanza velocemente. Nel frattempo, mentre il dollaro collassa, il costo di tutto inizierà ad aumentare schiacciando gli impreparati ed innescando un periodo molto duro. Incapaci nello spingere più in su i tassi d'interesse per arrestare l'inflazione nei prezzi, i capi della FED si ritireranno in un bunker segreto ed inizieranno a cercare paesi amici disposti a dare loro rifugio.

Ovviamente nessuno può vedere il futuro – ma penso che tutti e tre questi scenari abbiano buone probabilità di materializzarsi nel futuro prossimo, uno dopo l'altro dal Migliore al Peggiore.

Se ho ragione, allora ci sarà da aspettarsi una ripresa nel breve termine del dollaro. Mentre il dollaro degli Stati Uniti è carta da cesso, è di migliore qualità rispetto all'euro o allo yen. Ciò non significa che non meriti il suo destino ultimo – il destino di tutte le valute create dal nulla – ma piuttosto che, fintanto che la FED si pone qualche freno, potrebbe essere capace di ritardare quel destino ancora per un pò.

E ciò potrebbe mettere una certa pressione sugli investimenti connessi alle merci, specialmente quelli sulle junior exploration stock commerciate con scarsa attività. Il grafico qui sotto mostra la performance relativa al Toronto Stock Exchange Venture Index – l'indice che offre la migliore relazione per le micro-cap resource stocks – con il prezzo dell'oro.




Come si può osservare, c'è una certa divergenza nelle performance di queste piccole azioni rispetto al prezzo dell'oro. Mentre l'ascesa dell'oro è stata rimarchevolmente regolare, la crescita di queste azioni è andata a singhiozzi, con qualche battuta d'arresto per riprendere fiato. Di recente le azioni sono cresciute rapidamente, il che mi permette di ponderare una riflessione. Penso che sia una scommessa abbastanza sicura, pertanto, che se l'oro dovesse correggersi del 15% o qualcosa del genere, le juonir andrebbero di nuovo in vendita.

Col tempo, tuttavia, visto che i tassi d'interesse sono così bassi ed i problemi del debito sovrano sono così gravi, lo scenario Peggiore – quello in cui i tassi spiccano il volo – seguito dalla rapida inversione di marcia della FED, è una certezza.

Il che significa che, nel futuro immediato, tutte le cose tangibili saliranno alle stelle.

Dovete prendere le vostre decisioni per determinare in base allo scenario in cui probabilmente finiremo. Secondo me, da una prospettiva di rischio/beneficio, fintanto che si possiede un portafoglio di metalli preziosi ed altre cose tangibili (inclusa l'energia), può avere senso se si vendono alcune delle proprie posizioni più speculative (sapete quali) per ottenere denaro. In questo modo si avranno fondi disponibili per cogliere le occasioni che saranno create durante il breve tentativo della FED di rallentare l'attuale caduta del dollaro.

Per come me la immagino io, a questo punto potrete trovare tutti i tipi di analisi che vi diranno che sarà tutto rosa e fiori per le merci da qui in poi. Quindi una nota d'avvertimento pare giustificata.

State attenti, almeno nei prossimi mesi. Se ho ragione, allora ci saranno un sacco di opportunità d'acquisto proprio dietro l'angolo.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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