Bibliografia

venerdì 27 maggio 2011

Hans-Hermann Hoppe sull'Impraticabilità di un Governo Unico Mondiale ed il Fallimento della Democrazia Occidentale

Il Daily Bell è onorato di presentare un'esclusiva intervista ad Hans-Hermann Hoppe.

Introduzione: Il dottor Hans-Hermann Hoppe, nato nel 1949 a Peine, Germania Ovest, ha studiato filosofia, sociologia, economia, storia e statistica alla University of the Saarland a Saarbruecken, alla Johann Wolfgang Goethe University a Frankfurt am Main ed alla University of Michigan ad Ann Arbor. Ha ricevuto il suo dottorato (Filosofia, 1974, sotto Juergen Habermas) e la sua laurea "d'Abilitazione" (Fondamenti di Sociologia ed Economia, 1981) alla Goethe University in Frankfurt. Nel 1985 Hoppe andò a New York per lavorare con Murray N. Rothbard (1926-1995), lo studente americano di spicco dell'economista Austriaco Ludwig von Mises (1881-1973). Nel 1986 Hoppe seguì Rothbard alla University of Nevada, Las Vegas, dove è stato professore d'economia fino al suo pensionamento nel 2008. Dopo la morte di Rothbard è stato per molti anni il redattore del Quarterly Journal of Austrian Economics e dell'interdisciplinare Journal for Libertarian Studies. Hoppe è un Distinto Membro del Ludwig von Mises Institute, a Auburn, Alabama, e fondatore e presidente della Property and Freedom Society. Attualmente vive con la sua moglie la dottoressa Guelcin Imre, a Istambul, Turchia. Hoppe è l'autore di otto libri – il più conosciuto dei quali è Democracy: The God That Failed – e più di 150 articoli in libri, riviste scolastiche e riviste d'opinione. Come economista di spicco internazionale della Scuola Austriaca e filosofo libertario, ha tenuto conferenze in tutto il mondo ed i suoi scritti sono stati tradotti in più di 20 lingue. Nel 2006 Hoppe è stato premiato col premio Gary S. Schlarbaum Prize per la Perenne Ricerca della Libertà e nel 2009 ha ricevuto il premio Franz Cuhel Memorial Prize dalla University of Economics di Praga. In ricorrenza del suo sessantesimo compleanno, nel 2009, ha ricevuto una Pubblicazione Celebrativa in suo onore: Joerg Guido Huelsmann & Stephan Kinsella (eds.), Property, Freedom and Society. Essays in Honor of Hans-Hermann Hoppe. Il sito web personale di Hoppe è www.HansHoppe.com. Lì la maggior parte dei scuoi scritti scolastici e popolari, come anche le registrazioni delle molte conferenze pubbliche, sono elettronicamente disponibili.
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Daily Bell: Per favore risponda a queste domande poichè non tutti i lettori sono consapevoli del suo magistrale lavoro e delle sue opinioni. Andiamo subito al nocciolo. Perchè la democrazia è "Il Dio che Ha Fallito"?
Hans-Hermann Hoppe: La forma dello Stato tradizionale e pre-moderna è quella di una monarchia (assoluta). Il movimento democratico era diretto contro i re e le classi dei nobili ereditari. La monarchia era criticata poichè incompatibile con il principio base della "uguaglianza davanti la legge". Cresceva sul privilegio ed era ingiusta e sfruttatrice. Si supponeva che la democrazia fosse la via di fuga. In un'aperta partecipazione ed in un ingresso nel governo dello Stato uguali per tutti, gli invocatori della democrazia sostenevano che l'uguaglianza di fronte la legge sarebbe diventata la realtà e sarebbe regnata la vera libertà. Ma tutto ciò è solo un grande errore.

Vero, in democrazia ognuno può diventare re, per così dire, e non solo una cerchia privilegiata di persone. Così in una democrazia non esistono privilegi personali. Tuttavia esistono i privilegi funzionali e le funzioni privilegiate. I funzionari pubblici, se agiscono in una funzione pubblica, sono regolati e protetti dalla "legge pubblica" e pertanto occupano una posizione di privilegio rispetto alle persone che agiscono sotto la sola autorità della "legge privata". In paritoclare ai funzionari pubblici è permesso finanziare o sovvenzionare le proprie attività attraverso le tasse. Ovvero, è permesso loro di prendere parte e vivere di quello che negli affari privati, tra i subordinati soggetti alla legge privata, è proibito e considerato "furto" e "bottino rubato". Così il privilegio e la discriminazione legale – e la distinzione tra i governanti ed i subordinati – non scomparirà in democrazia.

Anche peggio: sotto la monarchia la distinzione tra i governanti ed i governati è chiara. Io so, per esempio, che non diventerò mai re e per questo tenderò a resistere ai tentativi del re di alzare le tasse. In democrazia la distinzione tra governanti e governati diviene sfocata. Può sorgere l'illusionee "che noi tutti ci auto-governiamo" e la resistenza contro l'incremento della tassazione è di conseguenza diminuito. Potrei finire tra i ricevitori ultimi: come un beneficiario della tassazione piuttosto che un contribuente, e così considerare la tassazione con più favore.

E per di più: come un monopolista ereditario, un re ritiene il territorio e le persone sotto il suo dominio come proprietà personale e prende parte allo sfruttamento monopolistico di questa "proprietà". In democrazia il monopolio e lo sfruttamento monopolistico non scompaiono. Piuttosto ciò che accade è questo: invece di un re ed una nobiltà che considerano il paese come propria prorietà privata, un temporaneo ed interscambiabile custode è posto come capo monopolista del paese. Il custode non possiede il paese, ma fintanto che è in carica gli è permesso di usarlo a vantaggio suo e dei suoi protetti. Possiede il suo uso corrente – usufrutto – ma non la sua riserva di capitale. Ciò non elimina lo sfruttamento. Al contrario, rende lo sfruttamento meno calcolabile e l'importanza della riserva di capitale viene scarsamente presa in cosiderazione. Lo sfruttamento diventa sfocato e sarà promosso sistematicamente il consumo del capitale.


Daily Bell: Se la democrazia ha fallito cosa metterebbe al suo posto? Qual'è la società ideale? L'anarco-capitalismo?

Hans-Hermann Hoppe: Preferisco il termine "società della legge privata". In una società della legge privata ogni individuo è soggetto ad una stessa serie di leggi. Non c'è nessuna legge pubblica che garantisce privilegi a persone specifiche, né esistono funzioni in questa società. C'è solo la legge privata (e la proprietà privata), ugualmente applicabile ad ogni persona. A nessuno è permesso acquisire la proprietà se non attraverso l'appropriazione originale di cose precedentemente non possedute, attraverso la produzione oppure attraverso lo scambio volontario, e nessuno possiede il privilegio di tassare ed espropriare. Per di più a nessuno è permesso di proibire a nessun altro di usare la sua proprietà in modo da entrare in qualsiasi linea di produzione che desidera e competere contro chiunque desideri.


Daily Bell: Come legge ed ordine potrebbero essere forniti in questa società? Come funzionerebbe il suo ideale di giustizia?

Hans-Hermann Hoppe: In una società della legge privata la produzione di legge ed ordine – di sicurezza – sarebbe intrapresa da individui liberamente finanziati ed agenzie che competono per una clientela volontariamente pagante (o non pagante) – proprio come la produzione di tutti gli altri beni e servizi. Come funzionerebbe questo sistema può essere meglio compreso, al contrario di quello presente che è un sistema statalista fin troppo familiare. Se uno volesse riassumere in una parola la differenza decisiva – ed il vantaggio – di una industria della sicurezza competitiva in paragone all'attuale pratica statalista, quella parola sarebbe: contratto.

Lo Stato opera in un vuoto legale. Non ci sono contratti tra lo Stato ed i suoi cittadini. Non è contrattualmente fissato chi possiede cosa e cosa, di conseguenza, deve essere protetto. Non è fissato quale servizio lo Stato debba fornire, cosa accadrebbe se lo Stato fallisse nel suo compito e nemmeno quale sia il prezzo che il "cliente" di tale "servizio" debba pagare. Piuttosto lo Stato fissa unilateralmente le regole del gioco e può cambiarle durante il gioco. Ovviamente tale comportamento è inconcepibile per i fornitori di sicurezza liberamente finanziati. Provate ad immaginare un fornitore di sicurezza, che sia la polizia, un assicuratore o un arbitro, la cui offerta consista in qualcosa di simile: non ti garantirò contrattualmente niente. Non ti dirò cosa mi obbligherò a fare se, secondo la tua opinione, non soddisferò il mio servizio verso di te – ma in ogni caso, mi riservo il diritto di determinare unilateralmente il prezzo che tu mi devi pagare per tale servizio indefinito. Un simile fornitore di sicurezza scomparirebbe immediatamente dal mercato a causa di una completa mancanza di clienti.

Ogni produttore di sicurezza liberamente finanziato e privato deve invece offrire ai potenziali clienti un contratto. E questi contratti devono, in ordine da apparire accettabili per i consumatori che pagano volontariamente, contenere descrizioni chiare sulla proprietà come anche servizi ed obblighi reciproci chiaramente definiti. Ogni parte nel contratto, per la durata o fino al soddisfamento del contratto, sarebbe legata dai suoi termini e dalle sue condizioni; e ogni cambiamento di termini o di condizioni richiederebbe il consenso unanime di tutte le parti interessate.

Nello specifico, in modo da apparire accettabili ai compratori della sicurezza, questi contratti devono contenere condizioni su cosa sarà fatto nel caso di un conflitto o disputa tra il protettore o l'assicuratore ed il suo protetto o i suoi clienti assicurati come anche nel caso di un conflitto tra protettori differenti o assicuratori ed i loro rispettivi clienti. Ed a tale riguardo esiste solo una soluzione reciprocamente concordabile: in questi casi le parti in conflitto concordano contrattualmente al giudizio da parte di una terza parte indipendente ma reciprocamente considerata affidabile. E per questa terza parte: anch'essa è liberamente finanziata e rimane in competizione con altri arbitri o agenzie di arbitri. I suoi clienti, per esempio gli assicuratori e l'assicurato, si aspettano da essa che porti un verdetto che viene riconosciuto giusto ed onesto da entrambe le parti. Solo arbitri capaci di formare simili giudizi avranno successo nel mercato degli arbitri. Gli arbitri incapaci di ciò e considerati non obiettivi e parziali, scompariranno dal mercato.


Daily Bell: Sta negando, quindi, che abbiamo bisogno dello Stato per difenderci?

Hans-Hermann Hoppe: Infatti. Lo Stato non ci difende; piuttosto lo Stato ci aggredisce ed usa la nostra proprietà confiscata per difendere se stesso. La definizione standard dello Stato è questa: lo Stato è un'agenzia caratterizzata da due uniche e logicamente connesse caratteristiche. Primo, lo Stato è un'agenzia che esercita un monopolio territoriale di ultima parola su tutto. Cioè, lo Stato è l'arbitro e giudice ultimo in ogni caso di conflitto, inclusi i conflitti che coinvolgono se stesso ed i suoi agenti. Non c'è alcun appello al di sopra ed oltre lo Stato. Secondo, lo Stato è un'agenzia che esercita un monopolio territoriale della tassazione. Cioè, è un'agenzia che può unilateralmente fissare il prezzo che i suoi sottoposti devono pagare per i servizi dello Stato stesso, poichè giudice ultimo. Basandosi su questo scenario istituzionale si possono tranquillamente prevedere le conseguenze. Primo, invece di impedire e risolvere il conflitto, un monopolio sulle decisioni ultime causerà e provocherà conflitto in modo da risolverlo a proprio vantaggio. Cioè, lo Stato non riconosce e non protegge la legge esistente, ma la corrompe attraverso la legislatura. Contraddizione numero uno: lo Stato infrange la stessa legge che deve proteggere. Secondo, invece di difendere e proteggere qualcuno o qualcosa, un monopolio della tassazione si sforzerà immancabilmente di massimizzare le sue spese sulla protezione ed allo stesso tempo minimizzerà l'attuale produzione di protezione. Più denaro lo Stato può spendere e meno dovrà lavorare per questo denaro, meglio sarà per esso. Contraddizione numero due: lo Stato è un esproriatore di proprietà che invece dovrebbe difendere.


Daily Bell: Ci sono buone leggi e regolamentazioni?

Hans-Hermann Hoppe: Si. Ce ne sono un paio, semplici buone leggi che quasi ognuno intuitivamente riconosce e che possono essere anche dimostrate "vere" e "buone". Primo: se non ci fossero conflitti interpersonali e vivessimo tutti in perfetta armonia non ci sarebbe alcuna legge o norma. E' lo scopo delle leggi o delle norme aiutare ad evitare conflitti altrimenti inevitabili. Solo le leggi che raggiungono ciò, possono essere chiamate leggi buone. Una legge che genera conflitto piuttosto che aiutare ad evitarlo, va contro la natura del fine delle leggi, ovvero è una legge anomala o corrotta.

Secondo: i conflitti sono possibili solo se ed in quanto i beni sono scarsi. Le persone si scontrano perchè vogliono usare lo stesso ed unico bene in modi differenti ed incompatibili. Se vinco io si fa a modo mio o se vinci tu si fa a modo tuo. Non possiamo "vincere" entrambi. Nel caso dei beni scarsi, quindi, abbiamo bisogno di regole o leggi che ci aiutino a decidere tra le pretese rivali ed in conflitto. Al contrario dei beni che sono "liberi", per esempio i beni che esistono in super-abbondanza, che sono inesauribili o infinitamente riproducibili e non sono e non possono essere una fonte di conflitto. Qualora usassi un bene non scarso ciò non diminuisce la quantità di questo bene disponibile per te. Posso farci quello che voglio ed anche tu puoi farci quello che vuoi. Nessuno ci perde. Vinciamo entrambi; e pertanto, fintanto che si discute dei beni non-scarsi, non ci sarà mai bisogno di leggi.

Terzo: tutti i conflitti che riguardano i beni scarsi, quindi, possono essere evitati se solo ogni bene è posseduto privatamente, per esempio esclusivamente controllato da uno specifico individuo/i rispetto ad un altro, e sia sempre chiaro quale cosa è posseduta, da chi e da chi non lo è. Ed in modo da evitare tuti i conflitti possibili dall'inizio dell'umanità in poi, è solo necessario avere una regola che regolamenta la prima appropriazione originale (come proprietà privata) di beni dati dalla natura e precedentemente non posseduti da alcuno. Per riassumere quindi, ci sono essenzialmente tre "buone leggi" che assicurano l'interazione priva di conflitti o di "pace eterna": a) chi si appropria per primo di qualcosa precedentemente non posseduto è il suo possessore esclusivo (visto che il primo appropriatore non può essere entrato in conflitto con nessun'altro poichè gli altri sono arrivati sulla scena dopo); b) colui che produce qualcosa col suo corpo è il possessore del suo prodotto, a patto che in tal modo non danneggi l'integrità fisica della proprietà altrui; c) colui che acquisisce qualcosa da un possessore precedente attraverso lo scambio volontario, per esempio uno scambio che è considerato reciprocamente benefico, è il suo possessore.


Daily Bell: Come si può, quindi, definire la libertà? Come l'assenza della coercizione dello Stato?

Hans-Hermann Hoppe: Una società è libera se ogni persona è riconosciuta come il possessore esclusivo del proprio (scarso) corpo fisico, se ognuno è libero di appropriarsi di cose precedentemente non possedute come proprietà privata, se ognuno è libero di usare il proprio corpo per produrre qualsisi cosa voglia produrre (senza pertanto danneggiare l'intergrità fisica della proprietà di altre persone) e se ognuno è libero di contrattare con altri riguardo le loro rispettive proprietà in ogni modo considerato reciprocamente benefico. Qualsiasi interferenza con ciò costituisce un atto di aggressione ed una società non è libera nell'intensità di tale aggressione.


Daily Bell: Cosa ne pensa del copyright? Crede anche lei che la proprietà intellettuale non esiste come Kinsella ha proposto?

Hans-Hermann Hoppe: Concordo col mio amico Kinsella che l'idea dei diritti di proprietà intellettuale non solo sia sbagliata e confusa, ma pericolosa. Ed ho già affrontato questo discorso. Le idee – le ricette, le formule, le dichiarazioni, gli argomenti, gli algoritmi, i teoremi, le melodie, i modelli, i ritmi, le immagini, ecc. – sono certamente beni (in quanto sono buone, non cattive, ricette, ecc.), ma non sono beni scarsi. Una volta pensati ed espressi, sono beni liberi ed inesauribili. Fischietto una melodia o scrivo un poema, tu ascolti quella melodia o leggi quel poema e lo riproduci o lo copi. Facendo ciò non mi hai portato via alcunchè. Posso fischiettare e scrivere come prima. Infatti l'intero mondo può copiarmi e tuttavia niente mi sarà tolto (se volessi che nessuno copiasse le mie idee dovrei mantenerle per me e mai esprimerle).

Ora si immagini che mi sia stato garantito un diritto di proprietà sulla mia melodia o sul poema in modo che io possa proibirti di copiarlo o domandare una concessione di diritto da te se lo copi. Primo: ciò non implica, assurdamente, che io, a mia volta, debba pagare dei diritti d'autore alla persona (o ai suoi eredi) che ha inventato il fischiettio e la scrittura ed inoltre a coloro che hanno inventato il suono ed il linguaggio e così via? Secondo: impedentoti di pagare o facendoti pagare per fischiettare la mia melodia o recitare il mio poema, sto praticamente facendo di te un possessore (parziale): a causa del tuo corpo fisico, delle tue corde vocali, della tua carta, della tua matita, ecc. poichè tu dovresti usare nient'altro che la tua proprietà quando copi da me. Se non puoi più copiare da me, ciò vuol dire che io, il possessore della proprietà intellettuale, ti ho espropriato della tua proprietà "reale". Il che mostra: i diritti di proprietà intellettuale ed i diritti di proprietà reale sono incompatibili e la promozione della proprietà intellettuale deve essere vista come un pericoloso attacco all'idea della proprietà "reale" (nei beni scarsi).

Daily Bell: Abbiamo suggerito che se le persone vogliono imporre un copyright generazionale lo potrebbero fare da loro stesse, caricandosi delle spese e tentare di confrontarsi con i violatori del copyright con le loro risorse. Ciò porrebbe l'obbligo di imposizione sulle tasche dell'individuo. E' una soluzione percorribile questa – laciar decidere al mercato stesso questi argomenti?

Hans-Hermann Hoppe: Questa sarebbe una lunga strada sulla giusta direzione. Ancora meglio: sempre più corti in sempre più paesi, specialmente al di fuori dell'orbita del cartello del governo statunitense, renderebbero chiaro che non ascolterebbero più casi di copyright e violazioni di brevetto e lamentele simili poichè un'astuzia delle grandi imprese occidentali connesse al governo, come le compagnie farmaceutiche, per esempio, per arricchirsi alle spese delle altre persone.


Daily Bell: Cosa ne pensa di Might Is Right di Ragnar Redbeard?

Hans-Hermann Hoppe: Si possono dare due diverse interpretazioni di questa frase. Non vedo difficoltà con la prima. E': conosco la differenza tra "potere" e "diritto" e, come fatto empirico, il potere è infatti frequentemente visto come diritto. La maggior parte, se non tutta la "legge pubblica", per esempio, è potere mascherato da diritto. La seconda interpretazione è: non conosco la differenza tra "potere" e "diritto", perchè non c'è differenza. Il potere è un diritto ed il diritto è un potere. Questa interpretazione è contraddittoria. Perchè se si volesse difendere questa frase come una vera dichiarazione in un discorso con qualcun'altro, si sta difatti riconoscendo il diritto di proprietà di quest'altro sul vostro corpo. Non lo si deve aggredire in modo da portarlo verso l'idea corretta. Gli si permette di arrivare all'idea corretta con i suoi piedi. Cioè si ammette, almeno implicitamente, che si conosce la differenza tra giusto e sbagliato. Altrimenti non ci sarebbe alcuno scopo nel discutere. Lo stesso, fra l'altro, è vero per il famoso detto di Hobbes, homo homini lupus. Sostenendo che questa affermazione sia vera, praticamente si prova che è falsa.


Daily Bell: E' stato suggerito che il solo modo per riorganizzare la società è attraverso un ritorno ai clan ed alle tribù che caratterizzarono le comunità di homo-sapiens per decine di migliaia di anni. E' possibile che una parte di questo decentramento potrebbe essere l'evidenziazione di un giustizia tribale o di clan?

Hans-Hermann Hoppe: Non penso che noi, nel mondo occidentale, possiamo tornare a clan e tribù. Il moderno Stato democratico ha distrutto i clan e le tribù e le loro strutture gerarchiche, perchè si frapponevano sulla strada del potere assoluto bramato dallo Stato. Scomparsi clan e tribù, dobbiamo provare col modello della società di legge privata che ho descritto. Ma dovunque esistano ancora strutture tradizionali e gerarchiche di clan e tribù, dovrebbero essere sostenute ed i tentativi di "modernizzare" i sistemi di giustizia "arcaica" sulla falsariga di quelli occidentali dovrebbero essere visti con massimo sospetto.


Daily Bell: Ha anche scritto esaustivamente sul denaro e sugli affari monetari. E' necessario un gold standard per una società libera?

Hans-Hermann Hoppe: In una società libera il mercato produrrebbe denaro, come tutti gli altri beni e servizi. Non ci sarebbero cose simili al denaro in un mondo che sarebbe perfettamente certo e prevedibile. Ma in un mondo con eventualità imprevedibili, le persone valutano i beni anche per conto della loro commerciabilità e smercibilità, per esempio come mezzi di scambio. E dal momento che un bene ampiamente e facilmente smerciabile è preferibile ad uno meno smerciabile come mezzo di scambio, c'è un'inevitabile tendenza nel mercato aafinchè una singola merce emerga e si distingua da tutte le altre per essere la merce più smerciabile (ampiamente e facilmente) di tutte. Questa merce è chiamata denaro. Essendo il bene più smerciabile di tutti, esso fornisce al proprio possessore la migliore protezione umanamente possibile contro l'incertezza poichè può essere impiegato per la soddisfazione istantanea della più ampia gamma di bisogni possibili. La teoria economica non ha niente da dire su quale merce acquisirà lo status di denaro. Nella storia, è accaduto che sia stato l'oro. Ma se la composizione fisica del nostro mondo sarebbe stata differente o dovesse divenire differente da quella che è ora, alcune altre merci sarebbero diventate o potrebbero essere diventate denaro. Il mercato deciderà. In ogni caso non c'è alcun bisogno che il governo venga coinvolto in ciò. Il mercato ha fornito e fornirà il denaro-merce, e la produzione di questa merce, qualunque essa sia, sarà soggetta alle stesse forze della domanda e dell'offerta a cui la produzione di qualsiasi altra cosa è sottoposta.


Daily Bell: Che dire del paradigma del free-banking? Potrebbe mai essere tollerato un sistema bancario privato a riserva frazionaria oppure sarebbe un crimine? Chi è che mette le persone in carcere per un sistema bancario privato a riserva frazionaria?

Hans-Hermann Hoppe: Supponiamo che l'oro sia il denaro. In una società libera si ha una competizione libera nello scavare l'oro, si ha una libera competizione nel coniare l'oro e si ha una libera competizione tra le banche. Le banche offrono vari servizi finanziari: custodia del denaro, servizi di compensazione ed il servizio di mediazione tra i risparmiatori e gli investitori-contraenti prestiti. Ogni banca emette le proprie "banconote" o "certificati" che documentano le varie transazioni e le relazioni contrattuali risultanti tra la banca ed il cliente. Queste banconote sono liberamente commerciabili. Fin qui tutto bene. Controversi tra i free banker è solo lo status della riserva frazionaria dei conti correnti e delle banconote. Diciamo che A deposita 10 oncie d'oro in una banca e riceve una banconota (un sostituto del denaro) riscattabile a richiesta al pari del denaro (oro). Basandosi sul deposito di A, quindi, la banca opera un prestito a C di 9 oncie d'oro ed emette una banconota per questa operazione, riscattabile allo stesso modo.

Ciò dovrebbe essere permesso? Non penso proprio. Poichè ci sono due nuove persone, A e C, che sono i possessori esclusivi della sola e della stessa quantità di denaro. Un'impossibilità logica. O per metterla in maniera differente, ci sono 10 oncie d'oro, ma A è intitolato ad avere 10 oncie e C possiede 9 oncie. Cioè, ci sono più titoli di proprietà rispetto alla proprietà totale. Ovviamente ciò costituisce una frode ed in tutte le aree, eccetto il denaro, le corti hanno considerato tale pratica una frode ed hanno punito i colpevoli. Dall'altro lato non c'è alcun problema se le banche dicono ad A che esse pagheranno un interesse sul deposito, lo investiranno, ad esempio, in un mercato di fondi d'investimento comuni costituito da effetti finanziari a breve termine altamente liquidi e faranno del proprio meglio per riscattare in denaro le quote di A investite in quel fondo d'investimento. Tali quote potrebbero essere molto popolari e molte persone potrebbero mettere il loro denaro dentro di esse invece che in conti di deposito regolari. Ma essendo quote di fondi d'investimento non funzionerebbero mai come denaro. Non sarebbero mai una merce ampiamente e facilmente serciabile tra le tante.


Daily Bell: Cosa ne pensa dell'attuale paradigma del sistema bancario centrale? Il sistema bancario centrale, come è attualmente costituito, è il disastro principale del nostro tempo?

Hans-Hermann Hoppe: Le banche centrali sono sicuramente una della più grandi catastrofi del nostro tempo. Esse, ed in particolare la FED, sono state responsabili per la distruzione del gold standard, che è sempre stato un ostacolo alle politiche inflazionistiche e lo hanno rimpiazzato, sin dal 1971, con uno standard monetario puramente cartaceo (denaro creato dal nulla). Sin da allora le banche centrali possono praticamente creare denaro dal nulla. Più denaro cartaceo non rende una società più ricca, ovviamente – è solamente più carta stampata. Altrimenti perchè ci sarebbero ancora paesi poveri e persone povere? Ma più denaro rende il proprio produttore monopolistico (la banca centrale) ed i suoi primi beneficiari (il governo, le grandi banche connesse al governo ed i loro clienti più importanti) più ricchi a spese di chi viene raggiunto dal denaro più tardi e rende gli ultimi beneficiari più poveri.

Grazie al potere delle banche centrali di spendere illimitatamente, i governi possono contrarre sempre più alti deficit di bilancio ed accumulare sempre più debito per finanziare guerre altrimenti impossibili, da un estremo all'altro, in patria ed all'estero, e prendere parte a fiumi infiniti di lavori inutili altrimenti impensabili. Grazie alla banca centrale la maggior parte degli "esperti monetari" e dei "macro-economisti", messi a libro paga, possono essere trasformati in propaganda del governo "spiegando", come alchimisti, come le pietre (carta) possono essere trasformate in pane (ricchezza). Grazie alla banca centrale i tassi d'interesse possono essere artificialmente abbassati fino a zero, canalizzando il credito in progetti che non sarebbero dovuti essere finanziati (e spiazzando i proggetti che avrebbero dovuto essere finanziati) e causando sempre più bolle, seguite da sempre più spettacolari scoppi. E grazie alla banca centrale dobbiamo affrontare una minaccia crescente di iperinflazione, poichè quando infine i nodi verranno al pettine i conti dovranno essere pagati.


Daily Bell: Abbiamo spesso sottolineato che i Sette Colli di Roma erano inizialmente società indipendenti proprio come le città Stato italiane durante il Rinascimento e le 13 colonie degli Stati Uniti. Sembra che i grandi imperi abbiano avuto inizio come comunità individuali dove le persone potevano lasciare una comunità se fossero state oppresse e recarsi nelle vicinanze per iniziare una nuova vita. Qual'è la forza trainante dietro questo processo di centralizzazione? Quali sono i blocchi che costruiscono l'Impero?

Hans-Hermann Hoppe: Tutti gli Stati devono iniziare come piccole entità. Ciò rende facile la fuga delle persone. Tuttavia gli Stati sono aggresivi per natura, come ho già spiegato. Possono esternare il costo dell'aggressione sugli altri, per esempio sugli sventurati contribuenti. A loro non piace vedere le persone produttive fuggire e provano a catturarle espandendo il loro territorio. Più persone produttive lo Stato controlla, meglio sarà per esso. Questo desiderio espansionistico, cozza con quello degli altri Stati. Ci può essere solo una giurisdizione ed una tassazione monopolista in ogni dato territorio. Cioè, la competizione tra differenti Stati è eliminativa. O vince A e controlla un territorio, oppure B. Chi vince? Almeno nel lungo termine, lo Stato che vincerà – e prenderà il territorio di un altro o stabilirà la sua egemonia sopra di esso e forzerà a pagare tributi – potrà parassitare di più l'economia produttiva. Cioè, restando tutte le altre cose uguali, internamente più Stati "liberali" (nel classico senso europeo di "liberale") tenderanno a vincere sopra quelli meno "liberali", ovvero gli Stati illiberali ed oppressivi.

Guardando solamente alla storia moderna, possiamo spiegare l'ascesa della Gran Bretagna liberale al rango di principale Impero mondiale e poi quella degli Stati Uniti liberali. E si può carpire un apparente paradosso: perchè dei poteri imperiali internamente liberali come gli Stati Uniti tendono ad essere più aggressivi e belligeranti nella loro politica estera rispetto a poteri oppressivi come la precedente Unione Sovietica? L'Impero liberale degli Stati Uniti era sicuro di vincere le sue guerre estere e le sue avventure militari, mentre l'oppressiva Unione Sovietica era timorosa di una sconfitta.

Ma la costituzione di un Impero porta con sé i semi della propria distruzione. Più uno Stato si avvicina al suo scopo finale di dominazione mondiale e governo unico, meno ragioni ci sono per mantenere il suo liberalismo interno ed invece fa tutto quello che gli Stati sono inclini a fare, ovvero aumentare lo sfruttamento di qualsiasi persona produttiva rimasta. Senza tributari addizionali disponibili ed una stagnazione o un calo delle produttività interna, le politiche interne dell'Impero di panem et circenses non possono essere più sostenute. La crisi economica colpisce ed un incombente collasso economico stimolerà tendenze separatiste, decentralizzatrici e movimenti secessionisti, e porteranno al crollo dell'Impero. Abbiamo visto che ciò è accaduto con la Gran Bretagna e lo stiamo vedendo ora con gli Stati Uniti ed il suo impero apparentemente all'ultima spiaggia.

C'è anche un importante aspetto monetario in questo processo. L'Impero dominante fornisce tipicamente la valuta di riserva internazionale, prima l'Inghilterra con la sterlina ed ora gli Stati Uniti col dollaro. Con il dollaro usato come valuta di riserva dalle banche centrali estere, gli Stati Uniti possono contrarre un permanente "deficit senza rimorsi". Cioè, gli Stati Uniti non devono pagare per i loro progressivi eccessi di importazioni sulle esportazioni, come sarebbe noramle tra partner "allo stesso livello" in cui si dovrebbero inviare sempre più esportazioni all'estero (le esportazioni pagano le importazioni). Anzi: invece di usare i loro guadagni dalle esportazioni per comprare beni americani per il consumo interno, i governi esteri e le relative banche centrali, come segno del loro status di vassalli rispetto al dominio degli Stati Uniti, usano le loro riserve di dollari per comprare i bond del governo statunitense per aiutare gli americani a continuare a consumare oltre le loro capacità.

Non so abbastanza della Cina per capire perchè stia usando le sue enormi riserve di dollari per comprare bond del governo statunitense. Dopo tutto, si suppone che la Cina non sia una parte dell'Impero degli Stati Uniti. Forse i suoi dirigenti hanno letto troppi libri di testo d'economia americani ed anche loro credono nell'alchimia. Ma se solo la Cina scaricasse i suoi titoli del Tesoro statunitensi ed accumulasse invece riserve d'oro, ciò porterebbe alla fine l'Impero degli Stati Uniti e del dollaro così come li conosciamo.


Daily Bell: E' possibile che una cerchia di famiglie estremamente facoltose residenti a Londra sia parzialmente responsabile di tutto ciò? Queste famiglie e i loro sostenitori cercano un governo mondiale delle elite? E' una cospirazione? Vede il mondo in questi termini: come una lotta tra gli impulsi centralizzatori delle elite e gli impulsi più democratici del resto della società?

Hans-Hermann Hoppe: Non sono sicuro se la parola cospirazione sia ancora quella giusta, perchè nel frattempo, grazie a persone come Carroll Quigley per esempio, molto è conosciuto su quello che sta accadendo. In ogni caso è sicuramente vero che ci sono tali famiglie incredibilmente facoltose a Londra, a New York, a Tel Aviv ed in altri luoghi, che hanno individuato l'immenso potenziale dell'arricchimento personale nel processo di costruzione dello Stato-Impero. I capi delle grandi banche hanno giocato un ruolo chiave nella fondazione della FED, perchè capirono che una banca centrale avrebbe permesso alle loro banche di gonfiare ed espandere il credito in cima al denaro ed al credito creato dalla banca centrale, e che un "prestatore di ultima istanza" era fondamentale nel permettere loro di raccogliere i profitti privati fintanto che le cose sarebbero andate bene e se fossero invece andate male avrebbero potuto socializzare le perdite.

Capirono che il gold standard classico era un impedimento naturale all'inflazione ed all'espansione del credito, e così aiutarono a creare dapprima un gold standard fasullo (gold exchange standard) e poi, dopo il 1971, un regime di puro denaro creato dal nulla. Capirono che un sistema di valute nazionali create dal nulla con fluttuazioni libere era ancora imperfetto fintanto che c'erano desideri inflazionisti in ballo, poichè la supremazia del dollaro avrebbe potuto essere minacciata da altre valute concorrenti come un Marco tedesco forte, per esempio; ed in modo da ridurre ed indebolire questa concorrenza sostennero schemi "d'integrazione monetaria" come la creazione di una Banca Centrale Europea (BCE) e dell'Euro.

E capirono che il loro sogno ultimo di potere di contraffazione illimitata sarebbe diventato reale, se solo avessero avuto successo nel creare una banca centrale mondiale dominata dagli Stati Uniti che emetteva una valuta cartacea mondiale come il bancor o il phoenix; e così aiutarono a costruire e finanziare una moltitudine di organizzazioni come il Consiglio degli Affari Esteri, la Commissione Trilaterale, il Gruppo Bilderberg, ecc. affinchè portassero avanti questo scopo. Allo stesso modo gli industriali di spicco compresero gli enormi profitti che potevano essere garantiti dai monopoli assicurati dallo Stato, dai sussidi statali e dai contratti esclusivi faraonici che li liberavano o li proteggevano dalla concorrenza, e così anche loro si allearono con lo Stato e divennero "infiltrati".

Ci sono "incidenti" nella storia e ci sono azioni attentamente pianificate che causano conseguenze che sono non volute e non previste. Ma la storia non è solo una sequenza di incidenti e sorprese. La maggior parte di questi sono progettati e voluti. Non dalla gente comune, ovviamente, ma dal potere delle elite che controllano l'apparato dello Stato. Se si vuole impedire alla storia di percorrere il suo attuale corso diretto verso un disastro economico senza precedenti, quindi, è imperativo suscitare l'indignazione pubblica esponendo, incessantemente, i cattivi motivi e le macchinazioni di queste elite al potere, non solo quelle che lavorano all'interno dell'apparato statale, ma in particolare anche di quelle al di fuori, quelle dietro il sipario che tirano le fila.


Daily Bell: E' stata una nostra supposizione che come il torchio calcografico di Gutenberg fece scoppiare le strutture sociali ai suoi tempi, così Internet sta facendo la stessa cosa oggi. Crediamo che Intenet potrebbe introdurre un nuovo Rinascimento dopo l'Età Buia del ventesimo secolo. E' d'accordo? Non è d'accordo?

Hans-Hermann Hoppe: E' sicuramente vero che entrambe le invenzioni hanno rivoluzionato la società ed hanno enormemente migliorato le nostre vite. E' difficile immaginare come sarebbe tornare indietro all'era pre-internet o all'era pre-Gutenberg. Sono scettico, tuttavia, sul se le rivoluzioni tecnologiche di per sé possano generare anche un progresso morale ed un avanzamento verso una maggiore libertà. Sono più incline a pensare che la tecnologia e gli avanzamenti tecnologici sono "neutrali" a tal riguardo. Internet può essere usato per scoprire e diffondere la verità come anche diffondere bugie e confusione. Ci ha fornito inaudite possibilità per evadere e minare il nostro nemico lo Stato, ma ha anche dato allo Stato inaudite possibilità di spiarci e rovinarci. Siamo più ricchi oggi con internet rispetto a quanto lo eravamo, diciamo, nel 1900 senza (e siamo più ricchi non a causa dello Stato, ma a dispetto di esso). Ma negherei categoriacamente che oggi siamo più liberi di quanto lo eravamo nel 1900. Abbastanza il contrario.


Daily Bell: Qualche pensiero finale? Ci può dire a cosa sta lavorando ora? Libri o siti web che raccomanderebbe?

Hans-Hermann Hoppe: Una volta violai il mio principio di non parlare del mio lavoro finchè non fosse finito. Mi pentii di ciò. Fu un errore e non lo ripeterò. Per quanto riguarda i libri, raccomando tra tutti gli altri i maggiori lavori dei miei maestri, Ludwig von Mises e Murray Rothbard, non solo una volta ma ripetutamente nel tempo. I loro lavori sono ancora ineguagliati e rimarranno così ancora per molto tempo. Per quanto riguarda i siti web, regolarmente vado su mises.org e lewrockwell.com. Per quanto riguarda gli altri siti: sono stato chiamato estremista, reazionario, revisionista, elitario, razzista, omofobico, antisemita, di destra, teocrate, un cinico senza dio, fascista ed, ovviamente, come accade per ogni tedesco un nazista. Quindi ci si dovrebbe aspettare che io abbia una fissazione per siti politicamente "scorretti" che ogni uomo "moderno", "decente", "civile", "tollerante" e "illuminato" si suppone ignori ed eviti.


Daily Bell: Grazie per il suo tempo nel rispondere a queste domande. E' stato un grande onore rivolgergliele nel contesto dei suoi notevoli lavori.

Hans-Hermann Hoppe: Prego.


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Pensieri successivi del Daily Bell

Che grande intervista. Lo diciamo senza modestia perchè con alcune eccezioni (il free-banking e la concorrenza monetaria tra tutte), il dottor Hans-Hermann Hoppe, uno dei più grandi pensatori libertari ed educatori nel mondo oggi, è parso concordare con alcune delle cose proposte in queste modeste pagine per diversi anni. Non prendeteci sulla parola. Rileggete l'intervista se volete. Per avere qualcuno del calibro di Hoppe che presenta ed elabora queste percezioni fondamentali come anche noi le abbiamo avanzate è incredibilmente soddisfacente ed anche (non ce ne vergognamo nell'ammetterlo) intellettualmente appagante.

Su una linea d'onda meno frivola, ciò che fuoriesce da questa intervista è che Hoppe è uno di quei particolari individui che, avendo intravisto le verità non catturate dalla maggior parte delle persone, non è in grado per temperamento di temporeggiare circa le loro validità. Uno vede questa caratteristica riflessa nel lavoro e nella narrativa di Murray Rothbard e Ludwig von Mises, per citare due brillanti pensatori che ora mi vengono in mente. L'impossibilità di evitare le conclusioni (oppure indietreggiare nel dare loro voce) sviluppate da un proprio sistema di credenze, è segno rivelatore di coraggio intellettuale e perfino, lo ammettiamo, di grandezza.

E' difatti un privilegio raro condurre un dialogo con un intellettuale dalle idee chiare, qualcuno infatti con un implacabile e risonante modello di riferimento. Se si legge meglio l'intervista, si può praticamente vedere (o sentire) l'approccio disciplinato con cui Hoppe tratta gli argomenti che commenta. Ogni posizione sviluppata razionalmente ed ogni conclusione si evolve incessantemente da evidenze adombrate.

Non scriveremo oltre perchè proprio come una grande composizione musicale, questa intervista sarà molto apprezzata per i suoi contenuti. Il nostro maldestro commento probabilmente sminuisce la sua eleganza e la sua energia. Ovviamente potreste non apprezzare i nostri sforzi, cari lettori, ma per favore riconoscete la cortesia, la saggezza ed il coraggio intellettuale di uno dei pensatori di libero mercato più profondi al mondo, il dottor Hans-Hermann Hoppe.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


3 commenti:

  1. Bella intervista! Te la linko appena possibile!

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  2. Fantastica, mi riprometto di rileggerla una volta alla settimana.

    Questa parte è fondamentale:

    "" In ogni caso è sicuramente vero che ci sono tali famiglie incredibilmente facoltose.. ecc ecc ""

    Alfoja

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  3. Ma se solo la Cina scaricherebbe i suoi titoli del Tesoro statunitensi ed accumulerebbe invece riserve d'oro, ciò porterebbe alla fine l'Impero degli Stati Uniti e del dollaro così come lo conosciamo.

    "scaricasse" "accumulasse"

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