Bibliografia

venerdì 25 marzo 2011

Valore Soggettivo e Prezzi di Mercato

Un'approfondimento all'articolo di North sull'oro, poichè lasciato così com'è potrebbe essere fonte di fraintendimenti. Quindi oggi voglio proporre questa sorta di "appendice", in modo da rendere chiaro il perchè North diceva che il valore è propriamente soggettivo. Infatti nel seguente scritto viene analizzato il motivo per cui (principalmente) la Scuola Austriaca è famosa: la teoria soggettiva del valore. Cos'è il vaolre? Chi lo determina? Apparentemente domande retoriche, nascondono invece un complesso sottostante di concetti non così ovvio.

In più si tocca anche un altro argomento: l'oggettività dei prezzi in relazione alla valutazione soggettiva. Infatti l'interazione delle due "forze" consente alle imprese di capire su quali oggetti investire in base ai gusti del consumatore. Meccanismo quest'oggi degradato dalla filosofia dell'interventismo.
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di Robert P. Murphy



Uno degli aspetti più impercettibili della moderna teoria economica è la relazione tra valore soggettivo e prezzi in denaro oggettivi. Questa è un'area dove gli Austriaci hanno un vantaggio sulle altre scuole, perchè si preoccupano di ciò più dei loro antenati rispetto alla maggior parte degli altri economisti, e perchè gli Austriaci contribuirono attivamente allo sviluppo della teoria soggettiva del valore.

In un blog che di solito si occupa di open-source, la discussione di recente ha preso una via economica. Nello specifico l'esperto di programmazione pensava di aver scoperto una fallacia fatale nel gold standard. Sarà istruttivo analizzare il suo post e correggere il suo fraintendimento della moderna teoria dei prezzi e dell'oro come moneta.


Valore Soggettivo contro Valore dello Scambio

Il nostro scrittore, Andy Updegrove, inizia il suo post notando una stranezza quando si parla di valore di mercato:
«Gli standard coprono terribilmente una lunga serie di cose — quanto sono grandi le cose; quanto pesano; quanto veloce vanno; quanta energia consumano; quanto genuine siano; come devono essere create in modo che vengano usate correttamente. [...]

In breve gli standard si riferiscono a cose misurabili. Infatti i primi standard creati in tutte le seocietà di solito erano connessi a pesi e misure. [...]

C'è, tuttavia, una eccezione a questa regola. Abbastanza curiosamente coinvolge uno standard che è vecchio come i pesi e le misure stesse. E malgrado il suo lignaggio antico, le nazioni ancora non si accordano su quale metro di misura debba essere usato, o cime dovrebbe funzionare. Ciò è piuttosto rimarchevole, dato che lo standard in questione è forse il solo di cui quasi tutti fanno uso in quasi tutti i giorni della loro vita.

Questo standard, ovviamente, è il denaro — dollari, Euro, renminbi — ognuno è una misura del valore


Abbiamo già raggiunto un'ambiguità. Quando Updegrove dice "valore", si riferisce al valore soggettivo che un individuo attribuisce ad una particolare unità di un bene, o si riferisce al valore oggettivo di scambio di mercato che il sistema dei prezzi gli assegna? Una volta che prendiamo in considerazione questa distinzione, il presunto paradosso sbiadisce.

Se ci riferiamo al valore soggettivo, allora non esiste affatto alcuna "unità" di misura. Supponiamo di prendere una vecchia foto della nonna di Jill e chiediamo a Jill: "Dai un valore a questo oggetto?" Jill potrebbe dire: "Si, ed anche alto". Allora prendiamo la sua calcolatrice e chiediamo se Jill può dare un valore anche ad essa. Jill potrebbe dire: "Si, ma non tanto quanto la foto".

Infine chiediamo a Jill: "A quale percentuale la tua valutazione della fotografia supera la valutazione di quella della calcolatrice?" Jill non sarebbe in grado di rispondere ad una simile domanda assurda. Potrebbe classificare i due oggetti secondo i suoi gusti soggettivi; potrebbe dire di valutare più la fotografia che la calcolatrice. Ma ciò non implica che ci siano unità cardine di soddisfazione fisica, con più unità conferite alla fotografia rispetto alla calcolatrice.

D'altra parte supponiamo che Jill sia veramente a corto di denaro e che metta le sue proprietà in un'asta su eBay. Potremmo chiedere: "Quanto pensi che valgano la fotografia e la calcolatrice? Qual'è il loro valore?" Jill potrebbe rispondere: "Bene, la fotografia risale alla Grande Depressione, quindi un patito di storia potrebbe darmi 15$. E questa calcolatrice scientifica viene venduta nuova a 50$, quindi spero di ricavarci 30$ poichè è usata". Se poi chiediamo: "Di quanto ha più valore la calcolatrice rispetto alla fotografia?" Jill potrebbe rispondere: "Bè sto tirando ad indovinare, ma probabilmente il doppio".

Anche se le nostre ipotetiche conversazioni con Jill usavano una terminologia simile, è da notare che ciò che realmente si voleva comunicare era abbastanza differente nei due casi. Inizialmente quando Jill ha detto che valutava la foto più della calcolatrice, lei intendeva la propria valutazione soggettiva. Se avessimo minacciato di distruggere uno dei due oggetti, Jill avrebbe preferito la salvezza della foto (ovviamente le cose si fanno complicate se Jill avesse deciso di vendere gli oggetti; in quel caso la calcolatrice sarebbe diventata più di valore per lei, anche soggettivamente, ed avrebbe preferito la distruzione della foto).

Con le preferenze soggettive non esiste alcuna "misura". L'economia moderna può spiegare il carattere del consumatore senza l'assunzione di nessun'altra unità di "utilità" sottostante. Si deve solo affermare che le persone sanno come classificare le unità di beni in ordine dal più preferito a quello meno preferito.

Ma quando passiamo dalla valutazione soggettiva individuale alla valutazione oggettiva del mercato, le cose sono diverse. Jill non stava più esponendo il suo gusto, ma piuttosto la sua stima di quale prezzo avrebbe potuto pretendere se avesse venduto i due oggetti. I prezzi sono denominati in denaro, che può essere espresso in unità cardinali. In questo senso, i prezzi in denaro misurano il valore di cambio di mercato.

Per esempio, supponiamo che una nuova calcolatrice abbia lo stesso valore di cambio di mercato di 1/3 di un Blackberry e di 200 gomme da masticare. Ciò implica che un Blackberry abbia lo stesso valore di cambio di mercato di 600 gomme da masticare. Ma invece di ingarbugliarsi con tutti questi confronti, è più semplice usare un comune denominatore, ovvero, un'unità comune di valore di cambio. Nello specifico per ogni bene si prende semplicemente in considerazione il suo valore di cambio in banconote (dollari). Così la nuova calcolatrice è scambiata per 50 dollari, una gomma da masticare è scambiata ad 1/4 di dollaro (25 centesimi) ed il Blackberry è commerciato a 150 dollari.


Entrambe le Parti Beneficiano da uno Scambio Volontario

Updegrove è vagamente consapevole di questi argomenti. Infatti la ragione per cui così tante persone si sentono qualificate a parlare di economia — mentre non si sognerebbero di pontificare sulla tecnica di un doppio bypass — è che tutti viviamo d'economia nelle nostre vite giornaliere. Qui Updegrove considera (secondo lui) il problema della misura nel mercato:
«Il problema inizia con il fatto che mentre due persone possono concordare su cosa significa dire che un dato oggetto pesa una libbra, il valore dell'oggetto in sterline [£] è necessariamente nella sensibilità dell'astante. Ci sono problemi di tempo a cui bisogna fare caso. Mentre il peso dell'oggetto in questione rimarrà ancora una libbra domani se lasciato indisturbato, il suo valore nel mercato probabilmente sarà cambiato, anche se solo di poco.»


Parte del problema qui è che Updegrove non capisce come le preferenze soggettive fanno aumentare i prezzi oggettivi. Questo è un argomento complesso; consiglio ai lettori interessati di leggere i capitoli 6 e 7 del mio nuovo libro di testo per liceali.

Partiamo con i fondamentali. Quando due persone partecipano ad uno scambio volontario, entrambi ne traggono beneficio. In altre parole entrambi se ne vanno con un oggetto "di maggiore valore". Come comprende Updegrove, ciò sarebbe impossibile con una proprietà oggettiva, come il peso; è impossibile per entrambe le parti andarsene da uno scambio con un oggetto più pesante.

Ma una volta che capiamo che il valore è nella sensibilità dell'astante, allora possiamo capire che le persone valutano gli oggetti differentemente e pertanto possono scambiare un oggetto poco desiderato con uno più desiderato.

Quello che è realmente interessante è che ciò non vale solo per il baratto — dove Johnny baratta il suo sandwich alla mortadella con quello di Sally al burro di arachidi, in cui entrambi i ragazzini conseguono il miglior fine dall'accordo — ma anche per gli scambi monetari.

Per esempio, se io dò ad un macellaio 30$ per un prosciutto è perchè io valuto il prosciutto più dei 30$ in contanti che cedo. Ma, dalla sua parte, il macellaio valuta i miei 30$ di più di quel particolare prosciutto.

Questo non vuol dire che io pensavo che: "questo prosciutto vale 30$". No, pensavo che il prosciutto valesse di più dei 30$, se "valore" si riferisce al valore soggettivo che io gli assegno. Se io pensavo che il prosciutto valesse 30$, perchè preoccuparmi di scambiare i miei 30$ per esso?

Esempi di scambio, se io compro 100 azioni a 10$ l'una possiamo concludere tre cose:
  1. Ho valutato 100 azioni più dei miei 1,000$.
  2. Il venditore ha valutato i 1,000$ più delle sue 100 azioni.
  3. Il valore di mercato delle 100 azioni equivale a 1,000$. Qualcun altro che detiene, diciamo, 50 azioni dello stesso tipo penserebbe che costituiscono 500$ dollari nel suo portafoglio. Tutto questo discorso sta a significare che il prezzo ultimo dello scambio era 10$ per azione.


Ancora una volta vediamo l'importanza del distinguere tra la valutazione soggettiva ed i prezzi di mercato oggettivi.


Valutazione di Mercato ed il Gold Standard

Updegrove infine direziona le sue riflessioni all'argomento gold standard:
«Determinare cosa il dollaro "stia a significare" ha importanza. [...]

Quindi le persone hanno lottato sin dall'alba dei tempi per come misurare ciò che, di fatto, è un'astrazione. Questo sforzo ha molto spesso coinvolto il forzare le tradizionali regole standard delle politiche monetarie. Quando ciò è accaduto, le persone ogni volta si sono rivolte ad un punto di riferimento elementare e scintillante per consegnare una qualche sorta di realtà al valore dei loro dollari, sterline, rubli e franchi.

Mi riferisco, ovviamente, all'oro — la "Madre" di tutti i punti di riferimento monetari. [...]

L'oro ha sempre fornito un'opzione a cui appellarsi come punto di riferimento per stabilire il valore. [...] Nell'era moderna le banconote hanno ampiamente rimpiazzato le monete, ma in molti casi (come negli Stati Uniti) quelle banconote potevano essere scambiate per delle reali monete d'oro, e più tardi d'argento. Solo alla metà del ventesimo secolo i "certificati per l'argento" furono rimossi dalla circolazione negli Stati Uniti. Dopo la Seconda Guerra Mondiale il gold standard fu internazionalmente formalizzato con il dollaro come primo anello nella catena delle valutazioni: sotto il trattato di Bretton Woods il valore del dollaro fu fissato ad 1/35 di oncia Troy d'oro puro ed altre nazioni stabilirono indirettamente il valore delle loro valute, in relazione all'oro, attraverso i tassi di conversione in dollari. [...]

Forse sarebbe d'aiuto che gli ossesionati d'oro abbandonassero il sogno di resuscitare il passato per trovare il futuro, perchè: se agganciamo tutto all'oro, cosa poi agganciamo all'oro? Si, tale sistema potrebbe razionalizzare per certi versi le relazioni economiche tra i paesi, ma il mondo intero rimarrebbe senza sostegno finanziario. Purtroppo non ci sono semplicemente più vasi al di sotto per sostenere qualsiasi valore che si voglia dare all'oro.»


Effettivamente provo compassione per Updegrove. E' vero che alcuni dei più appassionati difensori dell'oro si riferiscono ad esso come il "denaro reale", in possesso di "valore intrinseco", con cui il dollaro deve essere "sostenuto".

Tuttavia come la nostra discussione ha reso chiaro, parlando in senso stretto, non c'è nulla di immutabile in cosa il denaro misura. Misura direttamente il valore di cambio di mercato, ma questo a sua volta è determinato dalle valutazioni soggettive (e sfuggevoli) degli individui.

La ricchezza o il valore di cambio sono concetti oggettivi, ma non stabili. Questa è la ragione per cui è così difficile per gli analisti, che sono soliti usare misure convenzionali, afferrare cosa accade nell'economia. E' analogo ad un tecnico del suono, il cui lavoro richiede graduare le canzoni secondo la loro intensità usando la scala dei decibel, che parla ad un DJ il quale classifica quelle stesse canzoni secondo quando spesso sono richieste dagli ascoltatori.

Quando gli appassionati dicono che l'oro è "denaro reale" e che ciò fornisce "una solida base" per l'economia — al contrario della carta creata dal nulla — quello che vogliono dire è che il denaro merce è emerso spontaneamente dal libero mercato poichè i commercianti hanno posto un premio sui beni di più alta liquidità. Al contrario, i governi di tutto il mondo hanno bisogno della coercizione per svezzare i loro cittadini dall'oro e dall'argento e per imporre le banconote di carta su di loro.

La grande virtù del denaro merce — ed il grande vizio del denaro cartaceo del governo — è che il primo non può essere facilmente prodotto. La sua stabilità dipende da limiti fisici piuttosto che dalla sola disciplina dei banchieri centrali.


Conclusione

Il processo attuale attraverso il quale le valutazioni soggettive generano prezzi oggettivi di mercato è complicato. La persona media non ha bisogno di capirlo. Tuttavia ognuno dovrebbe preoccuparsi dei principi base della moderna teoria del valore, come abbozzata da questo articolo. Esattamente perchè il valore è soggettivo, gli scambi volontari sono situazioni di vittoria per entrambe le parti. Allo stesso tempo i prezzi di mercato sono misure oggettive della ricchezza e permettono alle imprese di calcolare se stanno usando risorse efficientemente o no.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


3 commenti:

  1. Ciao Johnny!
    Bell'articolo. Ben tradotto! Fai proprio un bel lavoro con questo blog.
    Mio marito è un estimatore di Murphy. Lo trova chiaro e sintetico.
    P.S. Insisto, la scuola austriaca è filo-buddista... d'altra parte Einstein pensava che fosse la filosofia del futuro!

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  2. Ciao niki. Ti ringrazio innanzitutto per il sostegno. Bè devo dire che tuo marito è un buongustaio (economicamente parlando) :)
    Per quanto mi riguarda adoro gli scritti di North e Murphy, il loro modo di scrivere è estremamente didattico e consentono a tutti di avvicinarsi alla materia senza troppe complicazioni o paroloni.

    Anch'io da un pò mi sono avvicinato a suddetta religione ed ho trovato una nuova dimensione di approccio alla vita, convivendo col pensiero Austriaco e quello buddhista. Le cose sembrano avere più..."senso".

    Uhm, potrei fondare una nuova scuola di pensiero :)

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  3. Ciao Johnny! Più che religione è una filosofia, un sistema di vita. E... hai ragione, serve a dare un poco di senso a questo mondo folle.
    OK per la scuola di pensiero! Intanto siete già in due, tu e mio marito, poi chissà? :-)

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