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lunedì 7 marzo 2011

Cosa c'è Dietro la Guerra delle Valute? #1

Nei post precedenti è stato parlato in abbondanza del pericolo dell'inflazione, ora vediamo cosa comporta questa terribile malattia per il resto del mondo. In sintesi, gli effetti che sparge in tutto il mondo e perchè si ricorre a questo subdolo espediente. Svalutare la propria moneta comprota vantaggi immediati, ma nel lungo termine rappresenta un sabotaggio della propria economia e, "di riflesso", quella delle altre nazioni; le persone continuano ad ignorare questo aspetto e preferiscono prendersela coi benzinai (ricorda molto la richiesta di impiccaggione per i panettieri all'indomani dell'entrata in vigore dell'euro).
{Parte 1 di 2}.

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di Antony P. Mueller


A settembre 2010, poco prima che il summit finanziario internazionale del Gruppo dei Venti (G20) avesse luogo in Sud Corea, il ministro delle finanze brasiliano Guido Mantega ha dichiarato che il mondo sta sperimentando una "gerra delle valute" dove "è strategia globale svalutare artificialmente le valute".

Annunciando lo scoppio di una "guerra delle valute" Mantega voleva dirigere l'attenzione sui problemi causati dalle attuali manipolazioni sui tassi di cambio che i governi adottano in modo da guadagnare vantaggi economici. In questo senso la "guerra delle valute" denota il conflitto tra nazioni che sorge dalla deliberata manipolazione dei tassi di cambio in modo da guadagnare competitività internazionale attraverso la svalutazione della valuta.


Svalutazione Competitiva

Chiamare svalutazione competitiva una "guerra" potrebbe apparire un'evidente esagerazione. Tuttavia in termini della sua potenziale distruzione, l'attuale conflitto finanziario globale può essere messo allo stesso livello di una guerra reale.

In una prospettiva storica più ampia, l'attuale guerra delle valute è l'ultimo conflitto in una serie di acute crisi nel moderno sistema monetario internazionale. In un mondo di regimi monetari nazionali basati sul denaro creato dal nulla senza un ancoraggio fisico, l'instabilità della moneta interna si trasforma automaticamente in una instabilità nei tassi di cambio. Come già detto, l'attuale crisi dell'ordine economico internazionale è principalmente il risultato delle fragilità monetarie derivanti dall'errato sistema monetario nazionale e dalle sconsiderate politiche monetarie e fiscali interne.

La causa immediata della guerra delle valute che sta per entrare in uno grave stadio è la politica del massiccio quantitative easing praticata dalla banca centrale degli Stati Uniti. Qualunque sia stata l'intenzione originaria di questa politica, le conseguenze delle misure della FED includono l'espansione monetaria, bassi tassi d'interesse ed un dollaro più debole. Con i tassi d'interesse sul dollaro che raggiungono lo "zero bound", gli Stati Uniti si stanno unendo al Giappone nello sforzo di stimolare un'economia fiacca con massicci impulsi monetari.

Finora la guerra delle valute è stata controllata come una specie di guerra fredda. Il conflitto è entrato nella sua fase calda come un risultato delle politiche monetarie espansive che sono state messe in campo subito dopo la crisi dei mercati finanziari che è iniziata nel 2007. A dispetto del fatto che la crisi finanziaria stessa era un risultato delle politiche monetarie estremamente espansive degli anni precedenti, molte banche centrali hanno ora accelerato l'espansione monetaria nel vano tentativo di curare la malattia con le stesse misure che l'hanno causata in primo luogo.


Denaro Facile e Flussi Finanziari Internazionali

Quello che è emerso nell'arena finanziaria globale un paio di anni fa è l'interazione tra il denaro facile, i bassi tassi d'interesse, sbilanci internazionali nella bilancia commerciale, flussi finanziari e manipolazioni dei tassi di cambio. Il fallimento dei tentativi di curare il sovraindebitamento con più debito e di stimolare le economie deboli dando loro tassi d'interesse più bassi possibile, ha provocato un ripetuto schema di bolle e crash dove ogni fase finisce in un livello più alto di debtito del governo.

E' andata avanti una ricerca globale per rendimenti più alti non molto dissimile da quella avvenuta alla fine degli anni sessanta e settanta, quando gli Stati Uniti aumentarono la circolazione di moneta facendo aumentare il tasso d'inflazione ed i paesi che avevano i propri tassi di cambio connessi al dollaro statunitense soffrirono di una inflazione importata. Oggigiorno il formale sistema a tasso di cambio fisso basato sul dollaro non esiste più. E' stato rimpiazzato da un sistema che a volte è chiamato "Bretton Woods 2": una serie di paesi, in particolare in Asia questa volta, hanno fissato i loro tassi di cambio (anche se senza un formale accordo) al dollaro statunitense.

Se un paese vuole rallentare la rivalutazione del proprio tasso di cambio che deriva dalla conseguenza degli afflussi finanziari dall'estero, deve intervenire nei mercati di cambio estero e monetizzare almeno una parte del cambio estero. In questo modo le autorità monetarie incrementeranno automaticamente la riserva di denaro interna. In aggiunta, sotto questo sistema i paesi relativamente poveri si sentono forzati non solo a comprare il debito emesso dai paesi relativamente ricchi come gli Stati Uniti ma anche a comprare quei bond ai loro attuali bassi rendimenti.

Nelle attuali condizioni l'espansione monetaria diviene globalizzata ed invade anche quei paesi che desiderano praticare politiche monetarie restrittive. Livelli relativamente alti nel tasso d'interesse migliorano l'attrattiva delle valute ristrette. Così sempre più espansioni monetarie avvengono su scala globale, che a loro volta forniscono il carburante per la prossima grande ondata di flussi finanziari internazionali.

I paesi più deboli, che competono l'uno con l'altro sulla base di prezzi bassi, sono spinti verso un angolo; è solo una questione di tempo finchè sempre più governi inizieranno ad intervenire nei mercati di cambio estero comprando valute estere in modo da provare ad impedire ai loro tassi di cambio di essere rivalutati troppo e troppo velocemente.

Tuttavia usare il tasso di cambio come uno strumento in modo da guadagnare vantaggio economico o evitare una danno per l'economia interna è intrinsecamente in disaccordo con un ordine monetario globale corretto, perchè la svalutazione di un paese implica autoamticamente la rivalutazione della valuta di un altro paese e così il vantaggio che un paese prova ad ottenere sarà raggiunto mettendo un fardello sugli altri paesi.


Escalation

Riciclando nei mercati finanziari intorno al mondo l'equivalente monetario dell'eccedenza nella bilancia commerciale, le autorità monetarie di questi paesi formano una simbiosi con i paesi con deficit nella bilancia commerciale generando un'espansione monetaria mondiale di enormi proporzioni.

Le caratteristiche paradossali, o piuttosto perverse, dell'attuale stato delle cose furono illuminate poco tempo fa quando a gennaio del 2011 le autorità monetarie della Turchia decisero di abbassare la politica dei tassi d'interesse così da rendere l'afflusso di fondi esteri meno attraenti, nonostante il boom dell'economia turca mostra abbondanti segni di una bolla.

Le politiche dei tassi di cambio producono la solita spirale di interventismo: le conseguenze tendono a divergere dalle intenzioni originali, provocando ulteriori giri di interventi catastrofici. Questa escalation interventista non è solo limitata ad un'incessante ripetizione delle stesse politiche fallimentari, ma gli errori commessi in un'area politica influenzano anche altre parti dell'economia. Così è solo una questione di tempo prima che gli errori nella politica monetaria conducano a fiaschi finanziari e gli interventi nel tasso di cambio conducano a conflitti commerciali.

A prima vista l'intervento nel tasso di cambio può apparire tollerabile come il legittimo raggiungimento dell'interesse della nazione. Ma le politiche del tasso di cambio sono problemi che intrinsecamente tendono a fomentare controversie internazionali. Quando la politica nel tasso di cambio di un paese collide con gli interessi dei partner commerciali, la ritorsione reciproca dell'occhio per occhio tende automaticamente a portare ad una escalation di conflitti. Una volta che il processo di svalutazione competitiva è partito, la svalutazione di un paese invita gli altri paesi a svalutare i loro tassi di cambio. Come conseguenza, l'ordine monetario internazionale infine si disintegrerà, e presto o tardi il conflitto andrà oltre le emissioni delle valute ed influenzerà un ampio spettro delle relazioni politiche ed economiche.

Pertanto, a causa del sistema monetario errato, il sistema politico di pace internazionale è anch'esso costantemente a rischio. I conflitti monetari provocano confronti politici. Oltre ai costi immediati dei conflitti dei tassi di cambio che derivano dal danneggiamento del commercio internazionale, dell'investimento e perciò della divisione del lavoro internazionale, saranno anche danneggiati la certezza e la fiducia nell'arena politica internazionale.

La disputa sui tassi di cambio è la conseguenza delle tensioni contraddittorie che sono innate al sistema monetario moderno. A tale riguardo la guerra delle valute è un'espressione dei difetti che caratterizzano un sistema finanziario errato e distruttivo. Lo scoppio della guerra delle valute è un sintomo di un ordine monetario internazionale profondamente fallato.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


(1). Link alla Seconda Parte


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