Davvero curioso come a volte la vita è molto ironica: si spendono vagonate di risorse e sforzi per persone distanti e presumibilmente in difficoltà, mentre si snobbano le esigenze di una popolazione autoctona. Eppure all'ultima tornata elettorale le promesse elettorali non sono mancate, ma ancora si continua a morire per i motivi più "banali" (si pensi agli ospedali nostrani...). Ma vi stanno facendo un favore poichè avrete le "porte del paradiso" spalancate; giammai venga deciso di confluire le risorse verso i servizi più urgentemente utili, meglio finanziare qualche nuova bomba "squarta-Mohammed".
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di Eric Peters
Il governo (non il "nostro") dice che è alla canna del gas; che deve tagliare i servizi essenziali ai cittadini, incluso la polizia ed i vigili del fuoco – ed aumentare le tasse. Sta minacciando/alludendo che ciò richiederà alla persona media un "sacrificio" sottoforma di diminuzione di benefici derivanti dalla Previdenza Sociale (o aumento degli anni dell'età pensionabile) e persino le pensioni private ed i 401(k) saranno sussunti sotto una certa forma di "rendita del governo" – ovvero, prendono la vostra proprietà ed in cambio danno un "buono" che dà titolo (fintanto che il governo desidera che questa rivendicazione sia valida) ad un sussidio fisso in un certo punto di un futuro indefinito...
Nel frattempo c'è apparentemente abbastanza denaro disponibile per ricostruire le moschee in Egitto, per finanziare l'esercito israeliano, per sostenere i nostri pupazzi nei vari paesi...ed ovviamente per finanziare un'enorme industria della "difesa" che consuma più risorse di tutto il PIL di molti paesi europei ed è di per sé – e di gran lunga – l'unico più grande consumatore del PIL degli Stati Uniti...
Se fosse il "nostro" governo neanche un centesimo andrebbe a qualsiasi estraneo – che non fosse un elemento cruciale per la nostra difesa nazionale, diciamo. E tutto quello di cui abbiamo bisogno è il nostro deterennte nucleare. Non abbiamo bisogno di nessun aereo da trasporto; nessun esercito composto da milioni di unità, nessuna flotta di aerei "stealth" da miliardi di dollari l'uno. Solo un sottomarino nucleare caricato con 20 ICBM è sufficiente, esso stesso può arrecare distruzione alla maggior parte del mondo e distruggere completamente qualsiasi singolo paese che ci attaccherebbe.
Molte persone non si rendono conto di quanta potenza di fuoco distruttiva abbia un singolo missile trasportato da un sottomarino. Ogni ICBM ha al suo interno molto più potere delle piccole rudimentali bombe giocattolo che hanno spianato Hiroshima e Nagasaki. Alcuni ICBM hanno testate multiple, così ogni missile può colpire diversi obiettivi – e con testate in megatoni, non in kilotoni. Abbiamo oltre 10,000 testate nucleari, secondo le relazioni pubblicate.
E' folle.
Due o tre di questi sottomarini – tutt'al più – è tutta la "difesa" legittima di cui abbiamo bisogno – più precisamente, per negare la minaccia di un attacco da una potenza estera al di sopra degli Stati Uniti – contro potenze estere. Nessuno Stato estero considererebbe un attacco ad un paese capace di sparare armi nucleari 20 volte più potenti di quelle di Hiroshima. E se fossero di 40 o 60? Distribuiti in tre diversi sottomarini difficili da attaccare, o almeno come minimo, non sarebbe pressoché impossibile distruggerli tutti nello stesso momento prima che almeno qualche missile venga lanciato contro i propri bersagli?
E' tremendamente ovvio, il che è probabilmente la causa per cui evitiamo di pensarci. Niente di più è necessario ad un paese che vuole solo difendersi – diversamente da quello che vuole conquistare il mondo, o vuole asservirlo alla sua volontà.
Il resto – tutto il resto – i vettori dei gruppi di combattimento, gli stormi di aerei da combattimento, le dozzine di basi, le decine di migliaia di carri armati, le centinaia di migliaia di soldati stazionati in tutto il mondo – il tutto è davvero un progetto di potere – è volere la guerra – sugli altri. Su chi ha fatto nient'altro che resistere all'egemonia americana, o altrimenti ha assunto un atteggiamento non collaborativo. Tutto nell'interesse dei profitti del cartello dell'industria militare. E proprio come la vecchia Unione Sovietica, ciò sarà la fine del paese. Ci sta uccidendo economicamente – e ci sta rovinando moralmente. Siamo diventati uno Stato reietto – giustamente odiato dal mondo per la nostra arroganza, la nostra violenza verso chiunque rifiuti di inchinarsi ai nostri "interessi". Ci siamo ridotti ad uno Stato che sarebbe considerato un criminale sotto gli stessi standard di Norimberga che furono applicati per impiccare i criminali di guerra nazisti: il nostro presidente sostiene il diritto di compiere omicidi extragiuridici. Si torturano le persone apertamente, come una politica di Stato. Vengono trattate come prigionieri della notte e della nebbia e vengono portate in "luoghi non rivelati" per praticare "un elevato interrogatorio". Vengono eretti luoghi d'orrore come Abu Ghraib; vengono mitragliate persone inermi dagli elicotteri e ci si ride su; vengono fatte saltare in aria contadini con UAV e non si batte ciglio. Possiamo uccidere chiunque vogliamo, solo perchè possiamo. Non ci sono ripercussioni. I My Lai che avvengono oggi sono consideratri come un semplice danno collaterale, inevitabile. La battaglia per la libertà va avanti. Coloro che tentano di dire al mondo dei crimini degli Stati Uniti sono trattati come se loro fossero criminali, per aver avuto l'audacia di mettere in dubbio le politiche dell'Impero.
Gli Stati Uniti si considerano al di sopra della legge – perchè siamo l'America ed amiamo la libertà.
Abbiamo uno Stato di polizia in crescita di cui nessuno sembra preoccuparsi – c'è di tutto, dagli arresti a caso e dalle perquisizioni senza autorizzazione a cose ben peggiori – perchè non si può esportare tirannia all'estero se prima non si diventa tiranni internamente.
Come dice il detto: quando guardi negli occhi l'abisso, l'abisso guarda te di rimando...e l'abisso sta sorridendo.
C'è ancora tempo.
Se dovessimo limitare la nostra "difesa" al deterrente nucleare, e forse in più una piccola forza sulle coste e 100,000 soldati professionisti per gestire cose su piccola scala, il paese non avrebbe nemmeno un singolo problema finanziario. I triliardi di debito e passività non sovvenzionate – spariti dalla mattina alla sera.
Potremmo ricostruire l'intero sistema interstatale; potremmo costruire una una rete di centrali nucleari per rimpiazzare tutte le sporche/distruttive centrali a carbone che abbiamo ora. Potremmo fornire heaf-cayuh di alta qualità per ogni singola persona nel paese.
Le tasse ridotte della metà. Nessun bisogno che la FED stampi un altro pò di miliardi in allegro denaro per impedire al sistema di schiantarsi a terra...per un altro paio di mesi, almeno. Probabilmente pagheremmo di nuovo il carburante a 2$ – invece dei 4$ (in crescita) poichè il più grande consumatore di carburante non lo consumerebbe più. Inoltre ci sarebbe meno inflazione – vedi sopra – la quale è tanto da biasimare per l'aumento del costo del carburante quanto i beduini in Libia.
Invece il tutto – la porzione del leone, a qualsiasi percentuale – va alle "truppe" – ovvero alla Halliburton, alla GE, alla Kellog Root & Brown, ecc.
Siamo diventati uno Stato militare-corporativista; molto più come l'Unione Sovietica di una repubblica, da tempo andata, di cui si può leggere su (alcuni) libri di storia. Il nostro destino sarà probabilmente lo stesso. Tali sistemi si auto-divorano; è tanto inevitabile quanto l'autunno che lascia il passo all'inverno.
Pensate a tutto ciò la prossima volta che vedete una di quelle spille con la bandiera che ognuno compra e paga "per sostenere le truppe" e che i politici sfoggiano sul loro bavero; oppure quando ascoltate quel terribile urlo di scimmia qual'è l'inno in cui la folla ama così tanto sentirsi orgogliosamente americana, dove si pensa di essere come minimo liberi...
Prenderli a calci?
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
mercoledì 30 marzo 2011
sabato 26 marzo 2011
Una Guerra "Precisa"
di Johnny Cloaca
Si sono susseguite molte ipotesi per l'attacco in Libia, ognuno aveva la sua teoria ed anche molto plausibile. Ma c'è una cosa che mi ha incuriosito abbastanza. La pulce mi è stata lanciata qualche giorno fa da FunnyKing (gestore del sito Rischio Calcolato), mentre discutevamo del probabile tracollo dell'euro e del dollaro. Cosa si deve far per nascondere astutamente questa evidenza? Cosa si dovrebbe manipolare? Non bastano più i trucchi della FED in combutta con altre banche centrali, anche gli altri paesi hanno paura e si trattengono. Ma andiamo con ordine.
La cosa divertente è stato l'approccio a questa guerra. Degno di uno spettacolo cabarettistico. Napolitano e la stronzata dell'anno: "Non siamo in guerra". Grasse risate. L'ONU e la stronzata del mese: "Un'operazione rapida ed attacchi SOLO dall'alto". Due giorni dopo si mobilitano navi, sottomarini, aerei dall'Inghilterra, dagli Stati Uniti, dalla Francia e dall'Italia, forze di terra, carri armati, ecc. Eeeeeeeh?!? Avevano il pepe al culo o qualcuno aveva già pianificato questo attacco? E' ridicolo, suvvia. D'accordo che la gente si sta trasformando in zombie al grido "voto = cervello", ma questa volta la farsa supera la favola del "Lupo e dell'Agnello" usata come piano strategico dall'intelligence USA per attaccare l'Iraq. Le Nazioni Unite erano solo il paravento davanti le altre nazioni arabe per non far sembrare il tutto un'operazione mirata. Il solito pupazzo.
Si certo proprio loro. I cretini col profilattico blu in testa che ci vogliono bene. Siamo circondati da persone che ci vogliono bene, tanto bene da volerci mandare in "paradiso" a suon di bombe e raggiri economici (la povertà purifica, a quanto pare).
Una volta raso al suolo un pò di terreno beduino, entreranno in gioco sicuramente le grandi compagnie con tanto desiderio di ricostruzione e le banche in prima linea per prestare il contante necessario. Volevate la ripresa? Eccola. Con tanto di prestiti. E se non si potrà ripagare la cartaccia sicuramente non disdegneranno un pagamento in petrolio.
Certo, certo entrambe queste scuse sembrano plausibili ed in un momento di crisi è un sensato espediente per rimettersi parzialmente in carreggiata. Però i prezzi di oro ed argento stanno lievitando velocemente. Un triste segnale per la valuta creata dal nulla, il sintomo che gli investitori e le persone stanno perdendo fiducia nella carta straccia. Breve digressione. La truffa in cui viviamo oggi si basa su due fondamentali chiavi:
- controllo del prezzo dell'oro
- ignoranza della popolazione sulle questioni legate al credito fiduciario.
Se non si tiene sotto controllo il prezzo di metalli preziosi, salta il banco: ovvero, non hanno più controllo sulla situazione, i tassi d'interesse diventano ingestibili, il sistema non è più degno di fiducia e nemmeno la stessa valuta cartacea che potrebbe collassare da un momento all'altro insieme ai bond. Ignoranza e controllo dell'oro. Ora basta zombie!
E poi mi capita di notare una bizzarra coincidenza: la JP Morgan (una delle banche più grandi degli Stati Uniti, una delle Too Big To Fail, una di quelle che possiede quote nella Federal Reserve) è stata accusata e messa sotto investigazione per aver manipolato il mercato dei metalli preziosi[1] ed ora è in un'enorme (enorme è un eufemismo) stretta per non essere in grado di consegnare i suoi contratti sull'argento[2]. Ohibò!
E la Libia è sicuramente un paese che ha riserve di argento e d'oro (per non parlare dello stesso Gheddafi; e da qui si potrebbe capire poichè egli non sia "realmente un obiettivo").
«Jp Morgan ha ottenuto in tempi record la licenza per detenere legalmente nei propri caveau Oro e Argento a garanzia di contratti futures trattati al CME, la cosa strana e che sa di manovra disperata è che normalmente per avere tale licenza sono necessari ALMENO 45 giorni per le verifiche dell’idoneità strutturale e contabile del richiedente, Jp Morgan ha ottenuto la licenza in 2 giorni.»[3]Avete capito? Questa gente è in default, JP Morgan è in default. Ma non solo JP Morgan è in default per i suoi contratti sull'argento, molto probabilmente anche l'ETF SLV è a corto d'argento; altrimenti non ci sarebbero stati problemi per JP Morgan dato che avrebbe preso l'argento che gli serviva dal SLV. Forse così si spiegherebbe il perchè JP Morgan paga premi da 50% e 80% ai suoi possessori di contratti sull'argento affinchè non prendano le consegne. Forse così si spiegherebbe perchè abbiano costituito dalla sera alla mattina un caveau personale per la verifica Comex[4]; nel bel mezzo di una consegna lasciata a metà a quanto pare. Auto-verifica, molto leale. Viene qualche dubbio, inoltre, sulla reale esistenza dei 350,000,000 d'oncie d'argento dichiarate dall'ETF SLV, in un periodo (l'attuale) molto scarso in argento liquido:
Ora, sicuramente la Libia è uno Stato in cui nei suoi caveau (per non parlare di quelli di Gheddafi) metalli preziosi ce ne sono, e tanti anche. Scommettiamo che l'argento nei caveau della Libia troverà la sua via fino a quelli della JP Morgan? Tenete d'occhio i prezzi dell'argento nelle prossime settimane e vedete se diminuiranno dal loro record ottenuto in questi giorni. Nonostante la JP Morgan possa manipolare il mercato (in combutta con la FED creando cartaccia in cui c'è scritto che c'è argento, anche diversamente dalla realtà), molto probabilmente questo caos bellico è stato portato avanti per un motivo preciso.
Quale vi chiederete? Il dollaro. Il dollaro è al collasso e stanno smuovendo mari e monti per cercare di sostenerlo, ma è inutile ormai è ben oltre la redenzione. Il sistema dei creditori degli Stati Uniti è stato intaccato oltre la soglia e non si sentono più al sicuro col dollaro come riserva, altrimenti perchè Cina, Russia, India ed altri paesi starebbero comprando grosse quantità di metalli preziosi? Se si scopre che gli Stati Uniti, partendo dalla JP Morgan, non ha quelle cifre in metalli preziosi dichiarate cosa credete che succederà?
Ora come non mai il dollaro deve essere sostenuto (cosa che vedremo nel prossimo articolo sull'iperinflazione) affinchè esso stesso rimanga la valuta di riserva globale con cui si possa commerciare una delle merci più importanti per molti paesi: il petrolio. Quindi, come ricordavo poco sopra, controllare il prezzo dei metalli preziosi è fondamentale poichè è un indicatore di salute delle valute create dal nulla; e quando una valuta come il dollaoro è così inflazionata si è solo forzati a scegliere tra due strade: iperinflazione o depressione. Ecco perchè è vitale controllare qualcosa di talmente importante come il petrolio e perchè è necessario manipolare il prezzo dei metalli preziosi.
A nessuno frega niente di Gheddafi o della popolazione locale, qui si sta scrivendo l'ultimo capitolo del dollaro. Ma come al solito, il problema sarà solo rimandato.
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Note
[1] HSBC and JP Morgan accused of manipulating silver market, The Telegraph, 8 novembre 2010.
[2] Attempted Raid in gold and silver/CME raise margin requirements again in silver.
[3] Sogni d’Oro JP Morgan (ma anche di argento): Alzati i margini sull’argento (per la sesta volta) e altre strane manovre di JP Morgan.
[4] Avery Goodman, Will JPMorgan Now Make and Take 'Delivery' of Its Own Silver Shorts?
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venerdì 25 marzo 2011
Valore Soggettivo e Prezzi di Mercato
Un'approfondimento all'articolo di North sull'oro, poichè lasciato così com'è potrebbe essere fonte di fraintendimenti. Quindi oggi voglio proporre questa sorta di "appendice", in modo da rendere chiaro il perchè North diceva che il valore è propriamente soggettivo. Infatti nel seguente scritto viene analizzato il motivo per cui (principalmente) la Scuola Austriaca è famosa: la teoria soggettiva del valore. Cos'è il vaolre? Chi lo determina? Apparentemente domande retoriche, nascondono invece un complesso sottostante di concetti non così ovvio.
In più si tocca anche un altro argomento: l'oggettività dei prezzi in relazione alla valutazione soggettiva. Infatti l'interazione delle due "forze" consente alle imprese di capire su quali oggetti investire in base ai gusti del consumatore. Meccanismo quest'oggi degradato dalla filosofia dell'interventismo.
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di Robert P. Murphy
Uno degli aspetti più impercettibili della moderna teoria economica è la relazione tra valore soggettivo e prezzi in denaro oggettivi. Questa è un'area dove gli Austriaci hanno un vantaggio sulle altre scuole, perchè si preoccupano di ciò più dei loro antenati rispetto alla maggior parte degli altri economisti, e perchè gli Austriaci contribuirono attivamente allo sviluppo della teoria soggettiva del valore.
In un blog che di solito si occupa di open-source, la discussione di recente ha preso una via economica. Nello specifico l'esperto di programmazione pensava di aver scoperto una fallacia fatale nel gold standard. Sarà istruttivo analizzare il suo post e correggere il suo fraintendimento della moderna teoria dei prezzi e dell'oro come moneta.
Valore Soggettivo contro Valore dello Scambio
Il nostro scrittore, Andy Updegrove, inizia il suo post notando una stranezza quando si parla di valore di mercato:
Abbiamo già raggiunto un'ambiguità. Quando Updegrove dice "valore", si riferisce al valore soggettivo che un individuo attribuisce ad una particolare unità di un bene, o si riferisce al valore oggettivo di scambio di mercato che il sistema dei prezzi gli assegna? Una volta che prendiamo in considerazione questa distinzione, il presunto paradosso sbiadisce.
Se ci riferiamo al valore soggettivo, allora non esiste affatto alcuna "unità" di misura. Supponiamo di prendere una vecchia foto della nonna di Jill e chiediamo a Jill: "Dai un valore a questo oggetto?" Jill potrebbe dire: "Si, ed anche alto". Allora prendiamo la sua calcolatrice e chiediamo se Jill può dare un valore anche ad essa. Jill potrebbe dire: "Si, ma non tanto quanto la foto".
Infine chiediamo a Jill: "A quale percentuale la tua valutazione della fotografia supera la valutazione di quella della calcolatrice?" Jill non sarebbe in grado di rispondere ad una simile domanda assurda. Potrebbe classificare i due oggetti secondo i suoi gusti soggettivi; potrebbe dire di valutare più la fotografia che la calcolatrice. Ma ciò non implica che ci siano unità cardine di soddisfazione fisica, con più unità conferite alla fotografia rispetto alla calcolatrice.
D'altra parte supponiamo che Jill sia veramente a corto di denaro e che metta le sue proprietà in un'asta su eBay. Potremmo chiedere: "Quanto pensi che valgano la fotografia e la calcolatrice? Qual'è il loro valore?" Jill potrebbe rispondere: "Bene, la fotografia risale alla Grande Depressione, quindi un patito di storia potrebbe darmi 15$. E questa calcolatrice scientifica viene venduta nuova a 50$, quindi spero di ricavarci 30$ poichè è usata". Se poi chiediamo: "Di quanto ha più valore la calcolatrice rispetto alla fotografia?" Jill potrebbe rispondere: "Bè sto tirando ad indovinare, ma probabilmente il doppio".
Anche se le nostre ipotetiche conversazioni con Jill usavano una terminologia simile, è da notare che ciò che realmente si voleva comunicare era abbastanza differente nei due casi. Inizialmente quando Jill ha detto che valutava la foto più della calcolatrice, lei intendeva la propria valutazione soggettiva. Se avessimo minacciato di distruggere uno dei due oggetti, Jill avrebbe preferito la salvezza della foto (ovviamente le cose si fanno complicate se Jill avesse deciso di vendere gli oggetti; in quel caso la calcolatrice sarebbe diventata più di valore per lei, anche soggettivamente, ed avrebbe preferito la distruzione della foto).
Con le preferenze soggettive non esiste alcuna "misura". L'economia moderna può spiegare il carattere del consumatore senza l'assunzione di nessun'altra unità di "utilità" sottostante. Si deve solo affermare che le persone sanno come classificare le unità di beni in ordine dal più preferito a quello meno preferito.
Ma quando passiamo dalla valutazione soggettiva individuale alla valutazione oggettiva del mercato, le cose sono diverse. Jill non stava più esponendo il suo gusto, ma piuttosto la sua stima di quale prezzo avrebbe potuto pretendere se avesse venduto i due oggetti. I prezzi sono denominati in denaro, che può essere espresso in unità cardinali. In questo senso, i prezzi in denaro misurano il valore di cambio di mercato.
Per esempio, supponiamo che una nuova calcolatrice abbia lo stesso valore di cambio di mercato di 1/3 di un Blackberry e di 200 gomme da masticare. Ciò implica che un Blackberry abbia lo stesso valore di cambio di mercato di 600 gomme da masticare. Ma invece di ingarbugliarsi con tutti questi confronti, è più semplice usare un comune denominatore, ovvero, un'unità comune di valore di cambio. Nello specifico per ogni bene si prende semplicemente in considerazione il suo valore di cambio in banconote (dollari). Così la nuova calcolatrice è scambiata per 50 dollari, una gomma da masticare è scambiata ad 1/4 di dollaro (25 centesimi) ed il Blackberry è commerciato a 150 dollari.
Entrambe le Parti Beneficiano da uno Scambio Volontario
Updegrove è vagamente consapevole di questi argomenti. Infatti la ragione per cui così tante persone si sentono qualificate a parlare di economia — mentre non si sognerebbero di pontificare sulla tecnica di un doppio bypass — è che tutti viviamo d'economia nelle nostre vite giornaliere. Qui Updegrove considera (secondo lui) il problema della misura nel mercato:
Parte del problema qui è che Updegrove non capisce come le preferenze soggettive fanno aumentare i prezzi oggettivi. Questo è un argomento complesso; consiglio ai lettori interessati di leggere i capitoli 6 e 7 del mio nuovo libro di testo per liceali.
Partiamo con i fondamentali. Quando due persone partecipano ad uno scambio volontario, entrambi ne traggono beneficio. In altre parole entrambi se ne vanno con un oggetto "di maggiore valore". Come comprende Updegrove, ciò sarebbe impossibile con una proprietà oggettiva, come il peso; è impossibile per entrambe le parti andarsene da uno scambio con un oggetto più pesante.
Ma una volta che capiamo che il valore è nella sensibilità dell'astante, allora possiamo capire che le persone valutano gli oggetti differentemente e pertanto possono scambiare un oggetto poco desiderato con uno più desiderato.
Quello che è realmente interessante è che ciò non vale solo per il baratto — dove Johnny baratta il suo sandwich alla mortadella con quello di Sally al burro di arachidi, in cui entrambi i ragazzini conseguono il miglior fine dall'accordo — ma anche per gli scambi monetari.
Per esempio, se io dò ad un macellaio 30$ per un prosciutto è perchè io valuto il prosciutto più dei 30$ in contanti che cedo. Ma, dalla sua parte, il macellaio valuta i miei 30$ di più di quel particolare prosciutto.
Questo non vuol dire che io pensavo che: "questo prosciutto vale 30$". No, pensavo che il prosciutto valesse di più dei 30$, se "valore" si riferisce al valore soggettivo che io gli assegno. Se io pensavo che il prosciutto valesse 30$, perchè preoccuparmi di scambiare i miei 30$ per esso?
Esempi di scambio, se io compro 100 azioni a 10$ l'una possiamo concludere tre cose:
Ancora una volta vediamo l'importanza del distinguere tra la valutazione soggettiva ed i prezzi di mercato oggettivi.
Valutazione di Mercato ed il Gold Standard
Updegrove infine direziona le sue riflessioni all'argomento gold standard:
Effettivamente provo compassione per Updegrove. E' vero che alcuni dei più appassionati difensori dell'oro si riferiscono ad esso come il "denaro reale", in possesso di "valore intrinseco", con cui il dollaro deve essere "sostenuto".
Tuttavia come la nostra discussione ha reso chiaro, parlando in senso stretto, non c'è nulla di immutabile in cosa il denaro misura. Misura direttamente il valore di cambio di mercato, ma questo a sua volta è determinato dalle valutazioni soggettive (e sfuggevoli) degli individui.
La ricchezza o il valore di cambio sono concetti oggettivi, ma non stabili. Questa è la ragione per cui è così difficile per gli analisti, che sono soliti usare misure convenzionali, afferrare cosa accade nell'economia. E' analogo ad un tecnico del suono, il cui lavoro richiede graduare le canzoni secondo la loro intensità usando la scala dei decibel, che parla ad un DJ il quale classifica quelle stesse canzoni secondo quando spesso sono richieste dagli ascoltatori.
Quando gli appassionati dicono che l'oro è "denaro reale" e che ciò fornisce "una solida base" per l'economia — al contrario della carta creata dal nulla — quello che vogliono dire è che il denaro merce è emerso spontaneamente dal libero mercato poichè i commercianti hanno posto un premio sui beni di più alta liquidità. Al contrario, i governi di tutto il mondo hanno bisogno della coercizione per svezzare i loro cittadini dall'oro e dall'argento e per imporre le banconote di carta su di loro.
La grande virtù del denaro merce — ed il grande vizio del denaro cartaceo del governo — è che il primo non può essere facilmente prodotto. La sua stabilità dipende da limiti fisici piuttosto che dalla sola disciplina dei banchieri centrali.
Conclusione
Il processo attuale attraverso il quale le valutazioni soggettive generano prezzi oggettivi di mercato è complicato. La persona media non ha bisogno di capirlo. Tuttavia ognuno dovrebbe preoccuparsi dei principi base della moderna teoria del valore, come abbozzata da questo articolo. Esattamente perchè il valore è soggettivo, gli scambi volontari sono situazioni di vittoria per entrambe le parti. Allo stesso tempo i prezzi di mercato sono misure oggettive della ricchezza e permettono alle imprese di calcolare se stanno usando risorse efficientemente o no.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
In più si tocca anche un altro argomento: l'oggettività dei prezzi in relazione alla valutazione soggettiva. Infatti l'interazione delle due "forze" consente alle imprese di capire su quali oggetti investire in base ai gusti del consumatore. Meccanismo quest'oggi degradato dalla filosofia dell'interventismo.
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di Robert P. Murphy
Uno degli aspetti più impercettibili della moderna teoria economica è la relazione tra valore soggettivo e prezzi in denaro oggettivi. Questa è un'area dove gli Austriaci hanno un vantaggio sulle altre scuole, perchè si preoccupano di ciò più dei loro antenati rispetto alla maggior parte degli altri economisti, e perchè gli Austriaci contribuirono attivamente allo sviluppo della teoria soggettiva del valore.
In un blog che di solito si occupa di open-source, la discussione di recente ha preso una via economica. Nello specifico l'esperto di programmazione pensava di aver scoperto una fallacia fatale nel gold standard. Sarà istruttivo analizzare il suo post e correggere il suo fraintendimento della moderna teoria dei prezzi e dell'oro come moneta.
Valore Soggettivo contro Valore dello Scambio
Il nostro scrittore, Andy Updegrove, inizia il suo post notando una stranezza quando si parla di valore di mercato:
«Gli standard coprono terribilmente una lunga serie di cose — quanto sono grandi le cose; quanto pesano; quanto veloce vanno; quanta energia consumano; quanto genuine siano; come devono essere create in modo che vengano usate correttamente. [...]
In breve gli standard si riferiscono a cose misurabili. Infatti i primi standard creati in tutte le seocietà di solito erano connessi a pesi e misure. [...]
C'è, tuttavia, una eccezione a questa regola. Abbastanza curiosamente coinvolge uno standard che è vecchio come i pesi e le misure stesse. E malgrado il suo lignaggio antico, le nazioni ancora non si accordano su quale metro di misura debba essere usato, o cime dovrebbe funzionare. Ciò è piuttosto rimarchevole, dato che lo standard in questione è forse il solo di cui quasi tutti fanno uso in quasi tutti i giorni della loro vita.
Questo standard, ovviamente, è il denaro — dollari, Euro, renminbi — ognuno è una misura del valore.»
Abbiamo già raggiunto un'ambiguità. Quando Updegrove dice "valore", si riferisce al valore soggettivo che un individuo attribuisce ad una particolare unità di un bene, o si riferisce al valore oggettivo di scambio di mercato che il sistema dei prezzi gli assegna? Una volta che prendiamo in considerazione questa distinzione, il presunto paradosso sbiadisce.
Se ci riferiamo al valore soggettivo, allora non esiste affatto alcuna "unità" di misura. Supponiamo di prendere una vecchia foto della nonna di Jill e chiediamo a Jill: "Dai un valore a questo oggetto?" Jill potrebbe dire: "Si, ed anche alto". Allora prendiamo la sua calcolatrice e chiediamo se Jill può dare un valore anche ad essa. Jill potrebbe dire: "Si, ma non tanto quanto la foto".
Infine chiediamo a Jill: "A quale percentuale la tua valutazione della fotografia supera la valutazione di quella della calcolatrice?" Jill non sarebbe in grado di rispondere ad una simile domanda assurda. Potrebbe classificare i due oggetti secondo i suoi gusti soggettivi; potrebbe dire di valutare più la fotografia che la calcolatrice. Ma ciò non implica che ci siano unità cardine di soddisfazione fisica, con più unità conferite alla fotografia rispetto alla calcolatrice.
D'altra parte supponiamo che Jill sia veramente a corto di denaro e che metta le sue proprietà in un'asta su eBay. Potremmo chiedere: "Quanto pensi che valgano la fotografia e la calcolatrice? Qual'è il loro valore?" Jill potrebbe rispondere: "Bene, la fotografia risale alla Grande Depressione, quindi un patito di storia potrebbe darmi 15$. E questa calcolatrice scientifica viene venduta nuova a 50$, quindi spero di ricavarci 30$ poichè è usata". Se poi chiediamo: "Di quanto ha più valore la calcolatrice rispetto alla fotografia?" Jill potrebbe rispondere: "Bè sto tirando ad indovinare, ma probabilmente il doppio".
Anche se le nostre ipotetiche conversazioni con Jill usavano una terminologia simile, è da notare che ciò che realmente si voleva comunicare era abbastanza differente nei due casi. Inizialmente quando Jill ha detto che valutava la foto più della calcolatrice, lei intendeva la propria valutazione soggettiva. Se avessimo minacciato di distruggere uno dei due oggetti, Jill avrebbe preferito la salvezza della foto (ovviamente le cose si fanno complicate se Jill avesse deciso di vendere gli oggetti; in quel caso la calcolatrice sarebbe diventata più di valore per lei, anche soggettivamente, ed avrebbe preferito la distruzione della foto).
Con le preferenze soggettive non esiste alcuna "misura". L'economia moderna può spiegare il carattere del consumatore senza l'assunzione di nessun'altra unità di "utilità" sottostante. Si deve solo affermare che le persone sanno come classificare le unità di beni in ordine dal più preferito a quello meno preferito.
Ma quando passiamo dalla valutazione soggettiva individuale alla valutazione oggettiva del mercato, le cose sono diverse. Jill non stava più esponendo il suo gusto, ma piuttosto la sua stima di quale prezzo avrebbe potuto pretendere se avesse venduto i due oggetti. I prezzi sono denominati in denaro, che può essere espresso in unità cardinali. In questo senso, i prezzi in denaro misurano il valore di cambio di mercato.
Per esempio, supponiamo che una nuova calcolatrice abbia lo stesso valore di cambio di mercato di 1/3 di un Blackberry e di 200 gomme da masticare. Ciò implica che un Blackberry abbia lo stesso valore di cambio di mercato di 600 gomme da masticare. Ma invece di ingarbugliarsi con tutti questi confronti, è più semplice usare un comune denominatore, ovvero, un'unità comune di valore di cambio. Nello specifico per ogni bene si prende semplicemente in considerazione il suo valore di cambio in banconote (dollari). Così la nuova calcolatrice è scambiata per 50 dollari, una gomma da masticare è scambiata ad 1/4 di dollaro (25 centesimi) ed il Blackberry è commerciato a 150 dollari.
Entrambe le Parti Beneficiano da uno Scambio Volontario
Updegrove è vagamente consapevole di questi argomenti. Infatti la ragione per cui così tante persone si sentono qualificate a parlare di economia — mentre non si sognerebbero di pontificare sulla tecnica di un doppio bypass — è che tutti viviamo d'economia nelle nostre vite giornaliere. Qui Updegrove considera (secondo lui) il problema della misura nel mercato:
«Il problema inizia con il fatto che mentre due persone possono concordare su cosa significa dire che un dato oggetto pesa una libbra, il valore dell'oggetto in sterline [£] è necessariamente nella sensibilità dell'astante. Ci sono problemi di tempo a cui bisogna fare caso. Mentre il peso dell'oggetto in questione rimarrà ancora una libbra domani se lasciato indisturbato, il suo valore nel mercato probabilmente sarà cambiato, anche se solo di poco.»
Parte del problema qui è che Updegrove non capisce come le preferenze soggettive fanno aumentare i prezzi oggettivi. Questo è un argomento complesso; consiglio ai lettori interessati di leggere i capitoli 6 e 7 del mio nuovo libro di testo per liceali.
Partiamo con i fondamentali. Quando due persone partecipano ad uno scambio volontario, entrambi ne traggono beneficio. In altre parole entrambi se ne vanno con un oggetto "di maggiore valore". Come comprende Updegrove, ciò sarebbe impossibile con una proprietà oggettiva, come il peso; è impossibile per entrambe le parti andarsene da uno scambio con un oggetto più pesante.
Ma una volta che capiamo che il valore è nella sensibilità dell'astante, allora possiamo capire che le persone valutano gli oggetti differentemente e pertanto possono scambiare un oggetto poco desiderato con uno più desiderato.
Quello che è realmente interessante è che ciò non vale solo per il baratto — dove Johnny baratta il suo sandwich alla mortadella con quello di Sally al burro di arachidi, in cui entrambi i ragazzini conseguono il miglior fine dall'accordo — ma anche per gli scambi monetari.
Per esempio, se io dò ad un macellaio 30$ per un prosciutto è perchè io valuto il prosciutto più dei 30$ in contanti che cedo. Ma, dalla sua parte, il macellaio valuta i miei 30$ di più di quel particolare prosciutto.
Questo non vuol dire che io pensavo che: "questo prosciutto vale 30$". No, pensavo che il prosciutto valesse di più dei 30$, se "valore" si riferisce al valore soggettivo che io gli assegno. Se io pensavo che il prosciutto valesse 30$, perchè preoccuparmi di scambiare i miei 30$ per esso?
Esempi di scambio, se io compro 100 azioni a 10$ l'una possiamo concludere tre cose:
- Ho valutato 100 azioni più dei miei 1,000$.
- Il venditore ha valutato i 1,000$ più delle sue 100 azioni.
- Il valore di mercato delle 100 azioni equivale a 1,000$. Qualcun altro che detiene, diciamo, 50 azioni dello stesso tipo penserebbe che costituiscono 500$ dollari nel suo portafoglio. Tutto questo discorso sta a significare che il prezzo ultimo dello scambio era 10$ per azione.
Ancora una volta vediamo l'importanza del distinguere tra la valutazione soggettiva ed i prezzi di mercato oggettivi.
Valutazione di Mercato ed il Gold Standard
Updegrove infine direziona le sue riflessioni all'argomento gold standard:
«Determinare cosa il dollaro "stia a significare" ha importanza. [...]
Quindi le persone hanno lottato sin dall'alba dei tempi per come misurare ciò che, di fatto, è un'astrazione. Questo sforzo ha molto spesso coinvolto il forzare le tradizionali regole standard delle politiche monetarie. Quando ciò è accaduto, le persone ogni volta si sono rivolte ad un punto di riferimento elementare e scintillante per consegnare una qualche sorta di realtà al valore dei loro dollari, sterline, rubli e franchi.
Mi riferisco, ovviamente, all'oro — la "Madre" di tutti i punti di riferimento monetari. [...]
L'oro ha sempre fornito un'opzione a cui appellarsi come punto di riferimento per stabilire il valore. [...] Nell'era moderna le banconote hanno ampiamente rimpiazzato le monete, ma in molti casi (come negli Stati Uniti) quelle banconote potevano essere scambiate per delle reali monete d'oro, e più tardi d'argento. Solo alla metà del ventesimo secolo i "certificati per l'argento" furono rimossi dalla circolazione negli Stati Uniti. Dopo la Seconda Guerra Mondiale il gold standard fu internazionalmente formalizzato con il dollaro come primo anello nella catena delle valutazioni: sotto il trattato di Bretton Woods il valore del dollaro fu fissato ad 1/35 di oncia Troy d'oro puro ed altre nazioni stabilirono indirettamente il valore delle loro valute, in relazione all'oro, attraverso i tassi di conversione in dollari. [...]
Forse sarebbe d'aiuto che gli ossesionati d'oro abbandonassero il sogno di resuscitare il passato per trovare il futuro, perchè: se agganciamo tutto all'oro, cosa poi agganciamo all'oro? Si, tale sistema potrebbe razionalizzare per certi versi le relazioni economiche tra i paesi, ma il mondo intero rimarrebbe senza sostegno finanziario. Purtroppo non ci sono semplicemente più vasi al di sotto per sostenere qualsiasi valore che si voglia dare all'oro.»
Effettivamente provo compassione per Updegrove. E' vero che alcuni dei più appassionati difensori dell'oro si riferiscono ad esso come il "denaro reale", in possesso di "valore intrinseco", con cui il dollaro deve essere "sostenuto".
Tuttavia come la nostra discussione ha reso chiaro, parlando in senso stretto, non c'è nulla di immutabile in cosa il denaro misura. Misura direttamente il valore di cambio di mercato, ma questo a sua volta è determinato dalle valutazioni soggettive (e sfuggevoli) degli individui.
La ricchezza o il valore di cambio sono concetti oggettivi, ma non stabili. Questa è la ragione per cui è così difficile per gli analisti, che sono soliti usare misure convenzionali, afferrare cosa accade nell'economia. E' analogo ad un tecnico del suono, il cui lavoro richiede graduare le canzoni secondo la loro intensità usando la scala dei decibel, che parla ad un DJ il quale classifica quelle stesse canzoni secondo quando spesso sono richieste dagli ascoltatori.
Quando gli appassionati dicono che l'oro è "denaro reale" e che ciò fornisce "una solida base" per l'economia — al contrario della carta creata dal nulla — quello che vogliono dire è che il denaro merce è emerso spontaneamente dal libero mercato poichè i commercianti hanno posto un premio sui beni di più alta liquidità. Al contrario, i governi di tutto il mondo hanno bisogno della coercizione per svezzare i loro cittadini dall'oro e dall'argento e per imporre le banconote di carta su di loro.
La grande virtù del denaro merce — ed il grande vizio del denaro cartaceo del governo — è che il primo non può essere facilmente prodotto. La sua stabilità dipende da limiti fisici piuttosto che dalla sola disciplina dei banchieri centrali.
Conclusione
Il processo attuale attraverso il quale le valutazioni soggettive generano prezzi oggettivi di mercato è complicato. La persona media non ha bisogno di capirlo. Tuttavia ognuno dovrebbe preoccuparsi dei principi base della moderna teoria del valore, come abbozzata da questo articolo. Esattamente perchè il valore è soggettivo, gli scambi volontari sono situazioni di vittoria per entrambe le parti. Allo stesso tempo i prezzi di mercato sono misure oggettive della ricchezza e permettono alle imprese di calcolare se stanno usando risorse efficientemente o no.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
giovedì 24 marzo 2011
Chi è Realmente Toccato Dall'Aumento dei Prezzi del Cibo?
Era da un pò che su Freedonia non faceva capolino la voce prorompente del Mogambo Guru, è stata infatti un'astinenza dolorosa per voi patiti e grandi sostenitori delle sue eccentriche battute sarcastiche sull'economia. Posso capirlo. Ma non vi preoccupate eccoci finalmente tornati a sentire le parole del Mogambo che dal suo oracolo dispensa saggezza a chi la vuole e, soprattutto, non la dispensa a chi non la vuole. "Non compri oro? Benissimo ce ne sarà di più per me".
In questa nuova puntata si punteranno gli occhi sull'inflazione ed, in particolare, sugli effetti che sortisce sui prezzi del cibo.
________________________________________
di Richard Daughty (alias The Mogambo Guru)
E' sicuramente una vecchia storia da queste parti che la terribile inflazione nei prezzi, grazie al mostruoso aumento dell'offerta di denaro causata dalla Federal Reserve che ha creato Così Tanto Dannato Denaro (CTDD) negli ultimi due decenni, mi ha portato ad avventurarmi sul quel pericoloso precipizio tra l'essere solamente strano e detestabile oppure essere un delirante lunatico che grida dal tetto dei palazzi "Siamo fottuti!"
Ovviamente grido anche: "Comprate oro ed argento! Comprate oro ed argento! Comprate oro ed argento!" finchè la mia voce stride e la mia gola si irrita, solo per vedere le mie parole di saggezza e salvezza finanziaria annegate nel rombo della folla riunita che grida: "Salta! Salta! Salta!" e allora provo ad urlare più forte per dire loro che hanno sbagliato e che "Non ho nessuna intenzione di saltare e spiaccicarmi al suolo, idioti! Ma se non comprate oro ed argento contro una terribile infalzione nei prezzi sguinzagliata dalla Federal Reserve che crea così tanto denaro, allora sarete, ironicamente, VOI a saltare in un baratro finanziario e vi spiaccicherete a terra! Hahaha! Andate all'inferno, tutti quanti!"
Ho anche gettato alcuni volantini del saggio "A Vale of Dollars" di Joe Bowman, direttore editoriale qui al The Daily Reckoning, in cui scrive: "Secondo i dati rilasciati dalla Banca Mondiale i prezzi del cibo sono aumentati di uno stupefacente 15% da ottobre fino a gennaio. L'indice del cibo della Banca Mondiale si trova ora solo al 3% al di sotto del suo record nel 2008".
Questa rivelazione ha causato alcune discussioni tra i membri, apparentemente pochi, della folla degli acculturati e le invocazioni verso di me al grido di "Salta! Salta! Salta!" sono scemate, e le persone hanno iniziato a parlare di quanto costassero di più cibo e carburante.
Per quanto mi riguarda sono stato zitto quando Mr. Bowman ha sottolineato che "l'aumento dei prezzi ha consentito" al capo della Banca Mondiale Robert Zoellick di sollevare, almeno credo, quello strato di nebbia neo-Keynesiana che confonde la sua apparente stupidità congenita e di evidenziare che "I prezzi del cibo nel mondo stanno salendo a livelli pericolosi e minacciano decine di milioni di persone povere".
Bene, la prima cosa da fare sulla lista è dire che Mister "Mi chiamano Incompetente" Zoellick sta, di nuovo, dimostrando una stupefacente e totale mancanza di un qualsiasi aggancio con la realtà della situazione stimando comicamente che "decine di milioni" di persone saranno sfavorevolmente toccate dai prezzi del cibo in salita, quando la cifra reale è almeno dieci volte più grande, se non cento volte più grande, oppure (più probabilmente) centinaia di volte più grande rispetto alla sua ridicola stima, come ognuno in Tutto il Dannato Mondo (TDM) sarà, in un modo o in un altro, toccato dall'inflazione nei prezzi del cibo perchè ci sono poche, ma veramente poche persone, se non nessuna, nel sopracitato Intero Dannato Mondo (IDM) per le quali l'aumento dei prezzi del cibo sarà totalmente insignificante.
Quindi, di nuovo, che idiota! Sebbene ciò è quello che ci si aspetterebbe da uno come lui che ha partecipato allegramente a tutta la pazzia monetaria, ad ogni passo di tale percorso, così da essere una causa diretta della miseria economica del mondo!
E proprio un peccato che Mr. Zoellick non abbia anticipato l'intera cosa, come invece ha fatto la Teoria del Ciclo Economico Austriaca, dicendo qualcosa del tipo: "Le offerte di denaro mondiali stanno aumentando a livelli pericolosi e minacciano decine di milioni di persone povere", anche se così sarebbe stato sempre un evidente eufemismo almeno sarebbe stato indirizzato sulla giusta via!
E prima che pensiate che io abbia una così bassa opinione di Mr. Zoellick perchè di natura sono odioso, il Daily Bell ha chiesto a John Perkins, autore del libro Confessions of an Economic Hit Man, la sua opinione sulla Banca Mondiale.
Ha replicato così: "La Banca Mondiale è uno strumento per killer economici, non c'è dubbio. E' lo strumento delle grandi corporazioni, del FMI e della maggior parte di quelle che noi chiamiamo agenzie d'intelligence degli Stati Uniti, CIA e NSA. Essenzialmente il lavoro di tutte queste organizzazioni è aiutare quelle che solevano essere le imprese degli Stati Uniti – ora le chiamiamo multinazionali – a stabilirsi nel mondo in posizioni in cui potessero sfruttare le risorse del mondo, le risorse naturali e le risorse umane".
Ed ora Mr. Zoellick sta piangendo lacrime di coccodrillo per i poveri che pagheranno prezzi più alti dopo che egli, come capo banchiere, ha aiutato e favorito la creazione di tutto questo denaro in eccesso, per finanziare l'acquisizione delle "risorse del mondo, le risorse naturali e le risorse umane" che hanno reso i prezzi più alti? Hahaha! E' troppo, è davvero troppo! Hahahahaha!
Asciugandomi le lacrime dagli occhi noto che questo tipo di slealtà da parte delle banche e dei banchieri sia quello, almeno credo, che abbia spronato George Bernard Shaw a dire: "Si deve scegliere tra fidarsi della stabilità naturale dell'oro e la stabilità naturale dell'onestà e dell'intelligenza dei membri del governo. E, con tutto il rispetto per quei gentiluomini, vi consiglio, fintanto che il sistema capitalista dura, di votare per l'oro".
E ciò è anche quello che mi sprona a dire: "Comprate azioni dell'oro, dell'argento e del petrolio quando il vostro stupido governo sta permettendo alla Federal Reserve di continuare a creare sconvolgenti quantità di denaro, settimana dopo settimana, mese dopo mese, anno dopo anno, decennio dopo decennio!"
E così sia io che Mr. Shaw concordiamo che comprare oro è la via da seguire, non c'è, purtroppo, nessuna prova che Mr. Shaw dica: "Whee! Questa cosa dell'investire è facile!" sebbene io pensi che sarebbe come minimo d'accordo sulla suddetta facilità! Whee!
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
In questa nuova puntata si punteranno gli occhi sull'inflazione ed, in particolare, sugli effetti che sortisce sui prezzi del cibo.
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di Richard Daughty (alias The Mogambo Guru)
E' sicuramente una vecchia storia da queste parti che la terribile inflazione nei prezzi, grazie al mostruoso aumento dell'offerta di denaro causata dalla Federal Reserve che ha creato Così Tanto Dannato Denaro (CTDD) negli ultimi due decenni, mi ha portato ad avventurarmi sul quel pericoloso precipizio tra l'essere solamente strano e detestabile oppure essere un delirante lunatico che grida dal tetto dei palazzi "Siamo fottuti!"
Ovviamente grido anche: "Comprate oro ed argento! Comprate oro ed argento! Comprate oro ed argento!" finchè la mia voce stride e la mia gola si irrita, solo per vedere le mie parole di saggezza e salvezza finanziaria annegate nel rombo della folla riunita che grida: "Salta! Salta! Salta!" e allora provo ad urlare più forte per dire loro che hanno sbagliato e che "Non ho nessuna intenzione di saltare e spiaccicarmi al suolo, idioti! Ma se non comprate oro ed argento contro una terribile infalzione nei prezzi sguinzagliata dalla Federal Reserve che crea così tanto denaro, allora sarete, ironicamente, VOI a saltare in un baratro finanziario e vi spiaccicherete a terra! Hahaha! Andate all'inferno, tutti quanti!"
Ho anche gettato alcuni volantini del saggio "A Vale of Dollars" di Joe Bowman, direttore editoriale qui al The Daily Reckoning, in cui scrive: "Secondo i dati rilasciati dalla Banca Mondiale i prezzi del cibo sono aumentati di uno stupefacente 15% da ottobre fino a gennaio. L'indice del cibo della Banca Mondiale si trova ora solo al 3% al di sotto del suo record nel 2008".
Questa rivelazione ha causato alcune discussioni tra i membri, apparentemente pochi, della folla degli acculturati e le invocazioni verso di me al grido di "Salta! Salta! Salta!" sono scemate, e le persone hanno iniziato a parlare di quanto costassero di più cibo e carburante.
Per quanto mi riguarda sono stato zitto quando Mr. Bowman ha sottolineato che "l'aumento dei prezzi ha consentito" al capo della Banca Mondiale Robert Zoellick di sollevare, almeno credo, quello strato di nebbia neo-Keynesiana che confonde la sua apparente stupidità congenita e di evidenziare che "I prezzi del cibo nel mondo stanno salendo a livelli pericolosi e minacciano decine di milioni di persone povere".
Bene, la prima cosa da fare sulla lista è dire che Mister "Mi chiamano Incompetente" Zoellick sta, di nuovo, dimostrando una stupefacente e totale mancanza di un qualsiasi aggancio con la realtà della situazione stimando comicamente che "decine di milioni" di persone saranno sfavorevolmente toccate dai prezzi del cibo in salita, quando la cifra reale è almeno dieci volte più grande, se non cento volte più grande, oppure (più probabilmente) centinaia di volte più grande rispetto alla sua ridicola stima, come ognuno in Tutto il Dannato Mondo (TDM) sarà, in un modo o in un altro, toccato dall'inflazione nei prezzi del cibo perchè ci sono poche, ma veramente poche persone, se non nessuna, nel sopracitato Intero Dannato Mondo (IDM) per le quali l'aumento dei prezzi del cibo sarà totalmente insignificante.
Quindi, di nuovo, che idiota! Sebbene ciò è quello che ci si aspetterebbe da uno come lui che ha partecipato allegramente a tutta la pazzia monetaria, ad ogni passo di tale percorso, così da essere una causa diretta della miseria economica del mondo!
E proprio un peccato che Mr. Zoellick non abbia anticipato l'intera cosa, come invece ha fatto la Teoria del Ciclo Economico Austriaca, dicendo qualcosa del tipo: "Le offerte di denaro mondiali stanno aumentando a livelli pericolosi e minacciano decine di milioni di persone povere", anche se così sarebbe stato sempre un evidente eufemismo almeno sarebbe stato indirizzato sulla giusta via!
E prima che pensiate che io abbia una così bassa opinione di Mr. Zoellick perchè di natura sono odioso, il Daily Bell ha chiesto a John Perkins, autore del libro Confessions of an Economic Hit Man, la sua opinione sulla Banca Mondiale.
Ha replicato così: "La Banca Mondiale è uno strumento per killer economici, non c'è dubbio. E' lo strumento delle grandi corporazioni, del FMI e della maggior parte di quelle che noi chiamiamo agenzie d'intelligence degli Stati Uniti, CIA e NSA. Essenzialmente il lavoro di tutte queste organizzazioni è aiutare quelle che solevano essere le imprese degli Stati Uniti – ora le chiamiamo multinazionali – a stabilirsi nel mondo in posizioni in cui potessero sfruttare le risorse del mondo, le risorse naturali e le risorse umane".
Ed ora Mr. Zoellick sta piangendo lacrime di coccodrillo per i poveri che pagheranno prezzi più alti dopo che egli, come capo banchiere, ha aiutato e favorito la creazione di tutto questo denaro in eccesso, per finanziare l'acquisizione delle "risorse del mondo, le risorse naturali e le risorse umane" che hanno reso i prezzi più alti? Hahaha! E' troppo, è davvero troppo! Hahahahaha!
Asciugandomi le lacrime dagli occhi noto che questo tipo di slealtà da parte delle banche e dei banchieri sia quello, almeno credo, che abbia spronato George Bernard Shaw a dire: "Si deve scegliere tra fidarsi della stabilità naturale dell'oro e la stabilità naturale dell'onestà e dell'intelligenza dei membri del governo. E, con tutto il rispetto per quei gentiluomini, vi consiglio, fintanto che il sistema capitalista dura, di votare per l'oro".
E ciò è anche quello che mi sprona a dire: "Comprate azioni dell'oro, dell'argento e del petrolio quando il vostro stupido governo sta permettendo alla Federal Reserve di continuare a creare sconvolgenti quantità di denaro, settimana dopo settimana, mese dopo mese, anno dopo anno, decennio dopo decennio!"
E così sia io che Mr. Shaw concordiamo che comprare oro è la via da seguire, non c'è, purtroppo, nessuna prova che Mr. Shaw dica: "Whee! Questa cosa dell'investire è facile!" sebbene io pensi che sarebbe come minimo d'accordo sulla suddetta facilità! Whee!
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
mercoledì 23 marzo 2011
Alcune domande da porre a tutti gli intraprendenti e volenterosi esportatori della "pace" con le armi...
Riporto con piacere questa nota scritta dall'amico Luca Fusari perchè, sia per i contenuti che per il ragionamento presenti in essa, merita di essere un articolo degno di nota. Le riflessioni vertono principalmente sulla nuova campagna bellica della brigata NATO, appoggiata con la benedizione dell'ONU ed osteggiata invece da Russia, Cina e Germania (con relativa avaria di motori di elicotteri per quest'ultima...moooolto "strano").
L'articolo, infine, è un ottimo quadro generale della situzione che permette di visualizzare i possibili esiti di questo folle percorso.
______________________________________
di Luca Fusari
Togliamo subito ogni velo di ipocrisia e di idealismo liberal o neocon: l’intervento militare in Libia è completamente tardivo nei tempi e nei modi oltrechè sbagliato in quanto pericoloso nei suoi esiti e come precedente sulla scena internazionale.
Esso è tardivo in quanto è stato deciso un mese dopo lo scoppio delle rivolte, quando la situazione sul campo nella guerra civile è già ampiamente compromessa per i rivoltosi.
Di fatto tale intervento è completamente divenuto obsoleto e maggiormente complicato da portare a termine visto l’andamento proprio della guerra civile.
Tale giudizio quindi non è per nulla motivato da interessi particolari in merito al destino di Gheddafi e del suo sanguinario regime.
La necessità che questi esca di scena è ovviamente auspicata, ma certamente tale prospettiva non è ritenuta sufficiente al fine di giustificare una guerra dall’esterno e un comportamento schizofrenico e ribadisco tardivo della comunità internazionale multilaterale.
Insomma come abbiamo più volte chiaramente fatto intendere su questo sito Gheddafi è stato ampiamente criticato ancora quando sia l’attuale maggioranza che l’attuale opposizione nei mesi e negli anni (se non addirittura decenni) scorsi intrattenevano rapporti amichevoli con questi senza mai criticarne alcun aspetto della sua condotta di despota sanguinario.
L’obiezione all’intervento militare è specificatamente legata ai tempi, alle modalità e alle motivazioni che francamente inducono a ritenerlo overtime e privo di un credibile fondamento e successo.
Sia ben chiaro Gheddafi ieri come oggi in Libia sta massacrando l’opposizione e il suo popolo, prima ancora dello scoppio della guerra civile era un terrorista e un criminale ma questo non basta per scatenare una guerra peraltro con obbiettivi confusi.
A differenza di Iraq e Afghanistan è pur vero che qua vi è un popolo libico che ha mostrato chiaramente di ribellarsi al suo despota da quasi un mese chiedendo l’aiuto dell’Occidente ma proprio il fattore tempo è il principale motivo che induce a credere che questo intervento frettolosamente organizzato non sia per nulla risolutivo al fine di capovolgere l’andamento della guerra civile in favore degli insorti.
Il ruolo stesso degli insorti sul terreno oltre ad essere quasi pressochè decimato e ormai ampiamente sulla difensiva ed è stato completamente bypassato dalle decisioni della riunione di Parigi, il CNLT nelle settimane precedenti aveva chiesto solo una no fly zone ma l’obbiettivo dei volenterosi benchè lo neghi nelle parole, nei fatti pare non essere meramente di tale tipo.
Tale missione è difficilmente risolutiva proprio perchè priva di una correlazione e di una partecipazione attiva delle forze rivoluzionarie al fine di modificare l’egemonia nel frattempo recuperata da Gheddafi in Libia sul territorio.
Nonostante Sarkozy sia stato tra i primi a riconoscere la legittimità dell’opposizione libica, questi è stato il leader europeo che più si è reso responsabile dell’inizio di tale conflitto, si è quindi passati da una formale dichiarata volontà di no-fly zone ad una fattuale una guerra aperta dall’armata multilaterale.
Il problema è che tale guerra aperta e questi bombardamenti aerei non sembrano comunque aver modificato il piano della controffensiva di Gheddafi in Cirenaica, anzi Gheddafi al contrario ha accelerato i tempi della riconquista delle varie città ribelli marciando verso Bengasi al fine di sgombrare il terreno dell’opposizione.
I bombardamenti aerei non sono risolutivi militarmente per destabilizzare nè il regime nè il suo esercito, semmai sono controproducenti presso l’opinione pubblica libica, la quale anche in funzione della situazione politico-militare della guerra civile potrebbe presto o tardi riaccodarsi al vecchio regime arrivando addirittura a contestare il ruolo militare della coalizione.
D’altronde qualcuno vuole spiegare come si elimina solo dal cielo Gheddafi asseragliato nel suo bunker di Tripoli?
Come lo si caccia dalla Libia?
Come si può con una guerra aerea (e suoi relativi bombardamenti) favorire i ribelli sul campo quando ormai le truppe di Gheddafi sono entrate e controllano ampie zone popolose delle città ex rivoltose?
Come evitare che ci possano essere vittime anche presso gli stessi rivoltosi di tali bombardamenti visto che la situazione sul campo è mutevole di ora in ora in alcune realtà urbane?.
Quali informazioni possiede la coalizione circa gli spostamenti delle truppe lealiste e quelle rivoltose al fine di indirizzare le bombe?.
Come si può pensare che le bombe in un’area urbana popolosa al fine di colpire bersagli mobili o stanziali di tipo militare non possano creare morti tra popolazione o eventuali scudi umani (più o meno volontari)?
E’ inevitabile che prima o poi si parlerà di invasione via terra della Libia e può essere che i tempi di tale invasione siano più ravvicinati del previsto anche per uscire dal pantano in cui si è subito finiti, oltre che per svelare palesemente la vera natura di questo conflitto al di là dell’ipocrisia.
L’invasione di terra è il “segreto di Pulcinella” tenuto ancora per il momento nascosto all’opinione pubblica almeno sino a quando quest’ultima non si sarà passivamente abituata quotidianamente al conflitto, solo allora verrà chiesto con un’altra risoluzione Onu questo ulteriore sforzo bellico via terra, il quale ovviamente non verrà negato (salvo possibili veti da parte dei Paesi astenuti) dato che verrà illusoriamente definito come “decisivo per le sorti e la stabilizzazione del conflitto” ma che in realtà cercherà di salvare in corner l’immagine di molte potenze occidentali a forte rischio di figuraccia.
Peccato che un’eventuale invasione militare sia malvisto sia dal CLNT (Consiglio Libico Nazionale di Transizione, il governo di opposizione politica a Gheddafi con sede a Bengasi) che dalla Lega araba, entrambi contrari alla presenza di terra di truppe straniere.
Quindi se davvero siamo al servizio del popolo libico dovremmo in ragione di questo rispettare le sue indicazioni di aiuto e di soccorso.Ma lo faremo veramente a conflitto già avviato?
La Lega araba ne dubita tanto che in poche ore ha tolto il suo supporto d’immagine presso il mondo arabo all’intervento occidentale, sebbene questo non significhi la non cooperazione di alcuni paesi arabi alla missione.
Le forze ribelli invece si attendono che il “lavoro sporco” lo compia ora la coalizione e la Nato dato che essendo loro mal armate e in pratica allo stremo delle forze certo non possono essere una valida opzione sul terreno.
Ma anche ipotizzando che l’invasione di terra non sia necessaria, anche ipotizzando che Gheddafi abbia le settimane se non i giorni contati, come si pacificano gli animi dei rivoltosi e dei lealisti al governo dopo tale guerra?.
Come impedire che dopo la risoluzione del conflitto le due controparti possano vendicarsi dei torti subiti?
Come si giungerà a stabilizzare la Libia con la fine della guerra se di fatto i popoli della Tripolitania e della Cirenaica sono delle tribù legate ad un odio profondo e reciproco tra loro acuito anche da Gheddafi e dal suo dominio dispotico?
Qualcuno ha tenuto conto che queste due regioni si odiano e si odieranno a maggior ragione anche dopo il rais?
Come si cercherà allora di far ragionare i clan pro-Gheddafi anche qualora il rais venga ucciso o catturato, al fine di evitare il ripetersi di un dopoguerra simile a quello iracheno?
Si è già considerata la possibilità di una divisione della Libia in Cirenaica e Tripolitania o di un sistema confederativo quale suo inevitabile esito amministrativo?
Ovviamente nessuna di queste domande è stata sino ad oggi contemplata dagli “strateghi” volenterosi.
Quel che nel frattempo il Pentagono ha però affermato in termini surreali è che i bombardamenti americani non hanno lo scopo di uccidere o scacciare Gheddafi dalla Libia.
Bisognerebbe capire allora a cosa servono!.
Da quando le bombe sono un messaggio di dialogo e di efficace diplomazia?.
Dicono taluni che i bombardamenti sono inevitabili in quanto servono per la no-fly zone, ma allora come mai i francesi e le altre forze volenterose stanno bombardando bersagli mobili (carri armati, postazioni, villaggi e città) o edifici governativi se questi di fatto non sono in cielo tra le nuvole?
Una no-fly zone è uno spazio aereo, essa non ha nulla a che fare con lo spazio terrestre!
Di fatto una no-fly zone impedisce il sorvolo dei pochi aerei militari libici già peraltro abbattuti nelle prime ore di combattimento aereo dalla coalizione occidentale.
Quindi se davvero fosse questo l’obbiettivo della missione questa sarebbe già pressochè compiuta senza alcun ingente impiego di mezzi e bombe come invece pare evidente nel loro impiego da vari giorni.
E’ evidente invece che tali bombardamenti siano funzionali entro un ottica legata ad un regime change e alla distruzione di quante più unità militari pro-Gheddafi al fine di favorire più che un’avanzata dei rivoltosi una invasione dei volenterosi (davvero qualcuno crede che tutto il dispiegarsi di mezzi militari delle maggiori potenze occidentali sia al servizio disinteressato di alcune tribù beduine?)
Ulteriori problemi derivano però dalla catena di comando e dall’organizzazione di tale missione da parte delle potenze occidentali.
Inizialmente sembrava che i volenterosi agissero in un contesto Nato, poi si è capito che in realtà ognuno agiva per sè, nonostante i vari comandi militari a Napoli e Ramstein-Miesenbach (sedi delle operazioni volenterose e americane rispettivamente), erano prive di una strategia concordata sia sul tipo di missione, sia sugli esiti, che sulle modalità tra gli stessi alleati.
I francesi hanno comandato le manovre in proprio, gli inglesi sono apparsi i partner di riferimento dei primi nella loro scia (seppur più defilata); gli americani hanno preferito per il momento delegare in termini d’immagine il compitino ai francesi e agli europei, pur intervenendo militarmente apparentemente in termini il meno appariscenti possibili (nonostante i loro bombardamenti) mentre gli italiani vista la loro irrilevanza politica ed economica rispetto agli altri alleati supportano in termini logistici e aerei gli altri volenterosi con incursioni (forse e presumibilmente pure con qualche bombardamento aereo), ospitando e allestendo le varie basi militari presenti in Italia.
Gli anglo-francesi hanno preferito puntare su un comando militare autonomo dalla Nato come mandato, gli americani e gli italiani fin da subito pur unendosi nella coalizione volenterosa, hanno fin da subito preferito inserire tale missione nel contesto Nato per poter contare di più entro il comando delle operazioni.
L’ora del primo raid aereo francese, (le 17:45 ora locale di Tripoli) è stata indicativa per dimostrare come la guerra di fatto sia voluta essenzialmente sul piano occidentale da Sarkozy.
I caccia francesi sono partiti dal loro territorio nazionale carichi di bombe prima del formale orario di termine del vertice di Parigi.
Fin dall’inizio i francesi hanno ostentato un pressapochismo e una spavalda spacconeria (non a loro estranea) di improvvisazione priva di analisi sul da farsi e addirittura di un raziocinio strategico funzionale allo smantellamento di quelle prime difese libiche funzionali all’avvio poi di una no-fly zone in accordo tra gli stessi volenterosi.
I francesi hanno iniziato i bombardamenti e gli attacchi ai convogli libici a casaccio, senza dare prima un segnale di avvertimento intimidatorio sorvolando quelle aree, o procedendo con bombardamenti su bersagli militari fissi effettivamente pericolosi e senza mettere neppure fuori uso quelle stesse difese della contraerea utili per mettere in sicurezza lo spazio aereo ed evitare possibili perdite nella coalizione (in primo luogo francese)!!
Dopo i primi giorni di bombardamenti e il caos tra i volenterosi, è partito il tentativo di rendere il tutto più presentabile e credibile a fronte di una opinione pubblica che anche in Italia è alquanto scettica (per non dire contraria) circa tale improvvisata spedizione militare.
Il governo italiano pare però muoversi ancora con parecchia ambiguità nella missione; infatti nonostante l’appoggio logistico e la propria partecipazione tra i volenterosi forse anche in virtù dell’impantanarsi della missione e della resistenza del rais si è tornati (o forse sarebbe più opportuno scrivere, si è continuato) a tener aperto nonostante tutto un qualche canale riservato di empatia nei confronti di Gheddafi.
Forse sono calcoli conseguenti al ruolo irrilevante all’interno della coalizione multilaterale nonostante la concessione delle basi militari oppure ad un calcolo di convenienza e di timore a fronte delle ipotetiche incognite qualora questi venisse destituito o peggio se questi nonostante tutto rimanesse al suo posto.
Non a caso il governo italiano resta in rotta di collisione con i francesi in merito ad un presunto prestigio internazionale non riconosciuto da questi al governo di Roma, inutile ribadire come tali questioni (legate anche a possibili acquisizioni di mercato di aziende italiane da parte delle aziende francesi) non abbiano nulla a che fare circa la presunta messa in discussione della liceità e necessità del conflitto (mai minimamente considerata)!
D’altronde dopo processi, bunga bunga, liti interne alla maggioranza e una situazione Paese da default davvero qualcuno pensava che l’Italia fosse presa sul serio dagli altri Paesi occidentali?.
Credere che con Berlusconi a fianco di Sarkozy le grandi manovre di questa guerra assumano un bell’aspetto ed esito differente è semplicemente ridicolo.
Se qualcuno crede che Berlusconi e Sarkozy siano degli strateghi sui quali far affidamento visto cosa hanno già combinano in tempo di pace nei loro Paesi e con la stessa Libia (rispettivamente il Trattato di amicizia, affari e strane manovre di finanziamento), bisogna che questi possieda una grandissima forza di autocoinvincimento personale (o meglio ancora, di una grande incoscienza della realtà dei fatti!) e sarebbe bene che si dedicasse ad argomenti più alla propria portata: calcio e gossip!
Ecco quindi che per non far naufragare miseramente e istantaneamente con tale missione, i governi e gli Stati partecipanti ad essa sembra che abbiano trovato un accordo (dopo aver stabilito le quote e il peso nella sua rappresentanza) per affidare la missione in mani Nato.
Gli Usa vogliono la Nato per non essere tagliati fuori dal comando della missione nel tentativo di far entrare i paesi arabi Giordania, Egitto, Arabia Saudita e la Turchia (quest’ultima membro Nato) con un ruolo attivo, l’Italia preferisce anch’essa la Nato a tale contesto operativo ma solo perchè mal sopporta di rimanere nelle retrovie a fronte del dinamico duo franco-britannico.
Tale impresa militare resta comunque sbagliata nei modi e non solo da parte dei francesi (i quali hanno agito in proprio in termini premeditati anche a danno dei loro interlocutori occidentali) poiché il richiamo alla Nato resta pur sempre un escamotage retorico d’immagine per spostare la polemica tra i partecipanti in altra sede.
Così dopo la risoluzione Onu 1973 decisa dal Consiglio di sicurezza da quegli stessi Stati partecipanti alla missione, ora sempre questi Stati delegheranno ad una organizzazione militare di fatto sempre da loro composta (ma più larga e meno responsabilizzante) le sorti del difficile conflitto il tutto in uno scaricabarile che la dice lunga sulla credibilità politica e la garanzia in termini di sicurezza anche militare che offrono tali elité politiche al potere in Occidente….
Ma anche in questa occasione il ruolo di coinvolgimento della Nato (sebbene al momento non ancora attivo) sarà forzato visto che non c’è stata alcuna aggressione ad uno Stato Nato nè alcun paese Nato è coinvolto in tale conflitto in chiave difensiva.
Il patto atlantico afferma che solo qualora un Paese Nato subisca un attacco da parte di un paese straniero (all’interno del settore di competenza Nato, ovvero quello euro-atlantico), tutti i membri dell’alleanza hanno il dovere di intervenire.
La Libia al momento non ha attaccato nessun paese Nato e la Libia non è membro della Nato.
Semmai bisogna riconoscere che la Francia e in seguito anche le altre potenze volenterose, hanno deliberatamente attaccato il territorio della Libia in ottemperanza della famosa risoluzione Onu, ma la Libia non ha attaccato la Francia, ergo non c’è alcun estremo perchè la Nato intervenga dato che è una guerra di offesa e non di difesa.
Come mai la Nato deve intervenire in un ambito offensivo quando la sua funzione originaria era puramente difensiva all’interno del contesto euro-atlantico di alleanza tra paesi?.
Tale risoluzione Onu di fatto non impone nè obbliga necessariamente la Nato e sempre e solo le potenze occidentali ad agire, specie in uno scenario geopolitico in mutamento e certamente non europeo o all’interno del patto euro-atlantico.
Inoltre non si vede come mai la Nato che è una alleanza difensiva debba farsi carico di azioni offensive decise o per conto di un ente come l’Onu da cui non dovrebbe dipendere nè per risoluzioni nè per funzionamento interno.
Qualcuno mi vuole spiegare come mai l’Italia, anche in un futuro contesto della missione quale sarà quello della Nato, debba intervenire come “poliziotta del mondo” al servizio dell’Onu (ovvero di tutti i Paesi del mondo, dittature comprese)?
E in virtù di cosa interveniamo?
Gli astratti “diritti umani”, peccato che gli Stati non si preoccupino a priori dei diritti umani e dei diritti civili dato che lo Stato è una stuttura dispotica avente su un territorio il monopolio della forza e certo la Democrazia come regime non lo migliora di molto in tal senso come possiamo vedere anche in casa nostra.
Ergo non si capisce quale interesse questa struttura debba avere nel limitare il proprio potere coercitivo sugli individui al fine di garantire a loro i diritti.
Gli individui di fatto non avranno mai modo di poter far valere i loro diritti naturali (gli unici diritti umani razionalmente concepibili oggettivamente) dato che tali diritti naturali sono in contrasto con le intenzioni e interessi sostenuti dai governi e dai politici.
Ma quale credibilità ha l’Onu dopo gli scandali del passato e una burocrazia interna atta solamente a fare affari con le peggiori dittature del mondo (ricordiamo che la Libia aveva un seggio nel Consiglio per i diritti umani di tale organizzazione internazionale)?
Da quando abbbiamo il governo mondiale ufficialmente operante?
Qualche cittadino ha forse votato tale governo mondiale?
Se tale governo mondiale è in funzione e regge i destini del pianeta come mai abbiamo ancora un governo nazionale in carica?
L’Italia e altre nazioni sono state commissariate dall’Onu?
Vi sono nei singoli Paesi occidentali dei meri “mandarini” al servizio del Palazzo di Vetro?
Qualcuno mi spiega come mai gli Stati abbiano prontamente obbedito alla risoluzione Onu (decisa da loro stessi a livello esecutivo) senza aver prima votato nei loro rispettivi parlamenti competenti livello di sovranità nazionale l’autorizzazione al via libera alla missione?
Da quando i singoli esecutivi nazionali obbediscono all’Onu anzichè ai loro parlamenti?
Ma una missione militare operativa fuori dalla propria Nazione a scopo offensivo (quindi di guerra) è legittima e legale in assenza di un voto del Parlamento nazionale?
Nella frenesia guerrafondaia nazionalista post 17 marzo tutti non si stanno rendendo conto che di fatto non esiste alcun piano militare finalizzato a un obbiettivo concreto, nè alcuna analisi disponibile sul terreno libico circa l’organizzazione delle forze militari pro-Gheddafi e anti-Gheddafi, l’entità del loro numero dislocate sul territorio.
Tutti stanno strepitando su una missione senza ne capo nè coda che di fatto non è umanitaria visti i tempi ormai tardivi e che certamente al fine di rendersi risolutiva è inevitabilmente di regime change e molto probabilmente visto che l’Occidente diffida del CLNT (o non ha interesse a considerarlo interlocutore valido al fine di operare strategie neocoloniali di tipo economiche sul terreno libico anche a loro insaputa), vista l’aria progressista e keynesiana che si respira nelle cancellerie internazionali è altamente probabile l’ennesimo tentativo fallimentare di Nation building all’orizzonte con l’occupazione inevitabile della Libia nelle prossime settimane o mesi.
E’ un conflitto senza dubbio costoso sia in termini di possibili vite da ambedue le parti ma anche sul piano economico visto in particolare il nosto debito pubblico italiano astronomico e una guerra ancora aperta in Afghanistan non meno onerosa.
Non mi pare molto saggio tale ennesima avventura belligerante priva di un effettivo scopo preciso anche sul piano economico.
Inoltre non mi pare siano state convenute procedure o forme di adeguata analisi per quanto riguarda la difesa di Lampedusa e della Sicilia in termini di radar o sistemi antimissili in caso di eventuali reazioni libiche, dovrebbe essere buona cosa prima di iniziare un conflitto quantomeno porre delle contromisure efficaci sul campo al fine di evitare ritorsioni.
Non mi pare però che si sia presa alcuna precauzione o preventiva adeguata contromisura difensiva.
E questo perchè Silvio Berlusconi e i vertici di Stato maggiore italiano presumono (e sottolineo presumono) che Gheddafi non possieda armi militari a lungo raggio.
Nonostante il precedente degli scud lanciati a Lampedusa il governo italiano si illude che solo perchè non ha in precedenza venduto tali tipologie di armamenti specifici a Gheddafi, che questi non abbia modo di reperirli in altri Paesi.
Ma come dall’Italia e dagli Usa negli anni scorsi ha comprato le armi utilizzate oggi nelle repressioni, allo stesso modo Gheddafi potrebbe aver comprato armi più offensive in caso di serio pericolo di caduta del suo regime, il fatto che questi sino ad oggi non le abbia usate non significa necessariamente che questi non le abbia in dotazione.
Crediamo davvero che Gheddafi minacci l’occidente (e l’Italia in primo luogo) senza avere ancora scorte di armi chimiche (iprite e armi batteriologiche non smantellate) e forse qualche missile di lunga gittata nei suoi armamenti comprato dalla Nord Korea o dall’Iran?
Se Gheddafi è riuscito a capovolgere l’offensiva dei rivoltosi in pochi giorni significa che questi è certamente ben fornito di armi (precedentemente vendute dagli Usa e dall’Italia negli anni scorsi) è davvero così assurdo ipotizzare il suo possesso di armi a lungo raggio?
Ma siamo sicuri che Gheddafi non possa resistere con almeno la Tripolitania a lungo sotto il suo controllo?
E’ assurdo credere che questi possa solo dopo il fallimento della guerra aerea la chiusura della missione e il possibile sterminio degli oppositori sul piano interno, una volta riacquistato una certa sicurezza sul piano interno, operare la sua vendetta?
E’ inimmaginabile che un dittatore con una carriera di terrorista di lungo corso possa mandare in giro nel Mediterraneo suoi kamikaze o suoi agenti dei servizi segreti e piazzare bombe in aereoporti e stazioni ferroviarie delle Nazioni da lui considerate nemiche come già avvenuto in passato..?
Davvero qualcuno pensa che Gheddafi e i suoi mercenari stranieri dopo aver massacrato uomini e donne libiche possa tirarsi indietro di fronte alla minaccia militare rappresentata dagli (odiati) italiani?
Noi siamo certamente la nazione più a rischio sia in termini geografici di vicinanza sia viste anche le accuse di tradimento più volte rilanciate nelle settimane scorse come minaccie da parte del rais e dei suoi figli visto anche la rottura/inadempienza dei contenuti del famoso trattato d’amicizia (specie nel paragrafo 4) in precedenza sottoscritti e ora stralciati in modo goffo.
La posizione dei politici italiani si riassume in un passivo conformismo attorno al “Sacro ruolo dell’Onu e delle sue risoluzioni”, ad una logica ambigua e di ragion di Stato o di mero interesse elettorale.
Nel primo caso troviamo la sinistra e la pseudodestra berlusconiana i quali assieme ai radical chic delle loro intellighenzie giustificano tale conflitto come doveroso e necessario.
Se la pseudodestra cerca di giocare sul doppio binario dei favorevoli e presunti contrari tra PDL e Lega, la sinistra invece è compatta nel difendere tale conflitto.
La sinistra, quella che ama la Costituzione italiana “senza se e senza ma” (la quale ripudia la guerra) si è messa il casco militare e passeggia a passo dell’oca dietro all’italico tricolore in assetto di guerra.
Qualcuno mi spiega che fine hanno fatto i pacifisti fricchettoni arcobaleno di sinistra da quando negli Usa sono tornati i Democrats al potere?
Ma davvero i dirigenti politici della sinistra italiana si illudono delle loro stesse panzane che raccontano ai loro militanti e sostenitori ideologici sui loro giornali?
Davvero credono che con Obama alla Casa Bianca il senso di una guerra cambi miracolosamente solo perchè questa è condotta da un afroamericano di sinistra?
Dov’è finito il loro “”senso di precauzione”" nei confronti della guerra?
Temono che dire di no ad Obama circa la partecipazione dell’Italia in una guerra da lui sostenuta e avvallata equivalga forse ad essere razzisti nei confronti degli afroamericani?
Qualcuno vuole spiegare a loro che di fatto Obama è entrato in guerra con portaerei, navi e sommergibili militari e li sta usando!
Obama sta facendo sperimentare agli americani una novità per loro storica nell’ambito militare: la guerra su 3 fronti aperti in contemporanea.
Mai accaduto prima, neppure con Bush jr!
Ovviamente solo un premio Nobel per la pace qual’è il “Messiah dei liberal“, può dare il proprio consenso (o dovrei scrivere forse benedizione) per una simil situazione militarmente insostenibile.
Ma lo sanno i pacifinti a governi alterni che Obama è entrato in guerra senza autorizzazione del Congresso degli Stati Uniti l’unico organo politico che può decidere sulla dichiarazione di guerra in un paese straniero (non l’Onu, visto che l’Onu non ha una sovranità data dal popolo americano ma solo diplomaticamente dai governi ergo sempre dal potere esecutivo) da parte della Nazione a stelle e strisce?
Lo sanno che l’unica persona che ha ragione sulla Libia in merito al non intervento militare è un repubblicano libertarian conservatore congressista per il Texas, Ron Paul, il quale condanna senza appello tale intervento ritenendo che Obama si sta muovendo sul piano politico istituzionale in continuità con l’epoca di Bush jr (vista la presenza alla difesa di Robert Gates) e financo di Bill Clinton (visto l’entourage clintoniano a partire dall’attuale segretario di Stato) con tutto ciò che ne consegue in merito all’illegalità e illegittimità incostituzionale della guerra sul piano politico interno di consenso (a tal punto che si palesa anche la possibilità di un impeachment presidenziale!)?
Il governo italiano per ipocrisia circa la sua partecipazione evidente al conflitto non è da meno di Obama!
Davvero l’esecutivo pensa che si possano salvare gli interessi e gli investimenti libici nelle nostre corporazioni caldeggiando ai quattro venti prima un Trattato d’amicizia con Gheddafi, salvo poi sospenderlo momentaneamente in attesa della vittoria del rais, salvo poi romperlo dopo che la comunità internazionale ha deciso l’intervento militare in Libia pur restando ancora empatici con Gheddafi?
Pensiamo che i libici non se lo ricorderanno?
E i danni di questo ennesimo conflitto in Libia, qualcuno li dovrà pagare, immaginatevi dopo tale partecipazione bellica a chi spetterà gran parte dei risarcimenti da dover sborsare viste anche le basi da cui partono gli attacchi?
E se Gheddafi dovesse resistere come resistette quando vi fu il bombardamento di Reagan, pensiamo davvero di poter tornare a fare affari con lui?
Bisogna ricordare che in quell’occasione parte preminente del fallito attacco mirato fu responsabilità italiana, a causa della soffiata craxiana al rais che lo salvò eliminando l’effetto sorpresa (è probabile che i volenterosi si fidino poco di Berlusconi anche visto tale precedente socialista “ravvicinato”).
In questo caso il fattore tempo è anche in questo frangente un optional non disponibile, dato che nonostante i bersagli restino top secret, questi bombardamenti non sono per il rais una sorpresa, non a caso si è già preparato per tempo da circa un mese a tale azione militare occidentale nei suoi confronti.
Ma l’Italia anche in funzione della sua vicinanza strategica e di un passato coloniale in Libia alquanto poco virtuoso (di cui quest’anno ricorre peraltro il centenario) in quel Paese doveva proprio intervenire come membro attivo della coalizione multilaterale dei volenterosi riverdendo le precedenti “gesta tricolore”?
Davvero l’Italia non poteva dare mero supporto logistico alla Nato senza usare propri mezzi entro l’intervento?
Anzi, come mai l’Italia a differenza della Germania o dei suoi amici russi non ha deciso di astenersi dal supporto di tale missione anche a livello logistico?
Faccio notare come Malta (paese senz’altro più vicino alla Libia e avente anch’essa tutto l’interesse a veder finire gli sbarchi di immigrati) di fatto abbia deciso pur essendo membro Nato di non aderire alla coalizione e di non applicare la risoluzione Onu.
L’Italia a livello geostrategico poteva quindi analogamente non essere coinvolta direttamente nell’impresa franco-britannica.
Il problema è ovviamente nell’atteggiamento precedentemente tenuto ancora sino a pochi giorni fa di accondiscendenza e di latente amicizia con Gheddafi.
Abbiamo esagerato a sostenere all’inverosimile questo personaggio squallido per meri e miopi calcoli di retrobottega italici (personali, corporativi o in chiave elettorale).
Inutile ribadire come la responsabilità sia di tale atteggiamento precedente che di quello attuale sia bipartisan anche se ovviamente bisogna imputare a Silvio Berlusconi una colpa non indifferente viste le sue esternazioni di amicizia o vassallaggio con il rais.
Ora dopo aver fatto tutto questo in pompa magna per paura di apparire a conflitto avviato dagli altri (Uk, Francia e Usa) ancora amici del rais abbiamo deciso di passare badoglianamente e frettolosamente dalla parte dei multilaterali volenterosi.
Se noi avessimo avuto anche negli anni scorsi una politica obbiettiva ed equilibrata oggi avremmo potutto limitare la nostra partecipazione a un ruolo logistico o financo a nessun coinvolgimento.
Invece non possiamo anche a causa della magra figura dei nostri politici italiani i quali ora tendono con roboanti proclami e scopi umanitari a nascondere tale loro responsabilità.
D’altronde in ballo ci sono interessi non indifferenti.
Quali interessi può indurre un governo e un ministro degli esteri italiano che sino a poco tempo prima riteneva Gheddafi “affidabile e amico” a dichiarargli ora guerra?
Quali interessi se non i pozzi di petrolio e i giacimenti di gas dell’Eni e i contratti commerciali in Libia?
Peccato che questi accordi al momento siano sospesi comunque a causa della risoluzione Onu e di fatto per quanto riguarda l’Italia non correvano rischi particolari, dato il rapporto storico, necessario e obbligato dalla geografia tra il nostro Paese e la Libia.
A differenza della Francia e dell’UK i nostri interessi non erano a rischio neppure in tale guerra civile, nè nel suo dopoguerra.
Quindi tale paranoia complottista o neocolonialista per le risorse energetiche da parte dei media e dei politici italiani è del tutto fuori luogo.
Ora ovviamente lo sono specie se Gheddafi resterà al potere.
Purtroppo dopo l’ennesima magra figura che il governo ha contribuito a creare con i suoi baciamani e cammellate varie, ora passiamo da un estremo di amicizia ad un altro.
Addirittura siamo disponibili a mandare soldati sul territorio sebbene non è possibile pensare a forme di interposizione a maggior ragionei visto anche il nostro passato che ci ritroviamo (non mi pare che i russi siano in Afghanistan nonostante l’osannata risoluzione Onu approvata a suo tempo in merito a quest’altro irrisolto conflitto, visto anche la loro precedente fallimentare esperienza in loco).
L’Italia al di là degli interessi economici e politici internazionali avrebbe dovuto mantenere sin dall’inizio una certa neutralità evitando di ottemperare alla risoluzione Onu per una questione di opportunità e certo di cautela su un intervento che non si comprende nei suoi sviluppi.
Ma questa posizione non interventista nulla ha a che fare con i meri calcoli politicanti con finalità demagogiche ed elettorali della Lega Nord.
Tale partito italiano (e sottolineo italiano) non sta assumendo nelle sue motivazioni reali alcun atteggiamento pacifista o libertario.
Tutt’altro, questi si illudono che il petrolio e financo la fine dei flussi migratori clandestini fossero maggiormente garantiti dalla permanenza al potere di Gheddafi.
La Lega pensa al gas e al petrolio nonostante di fatto la produzione sia a rischio a causa di bombardamenti o danneggiamenti volontari da parte di Gheddafi non certo a livello di contratti visto che lo stesso CLNT ha più volte ribadito come i vecchi contratti italiani sarebbero stati mantenuti e adempiuti da parte loro anche nello scenario post-Gheddafi.
Inoltre il problema per la Lega Nord non è la guerra in sè, ma l’arrivo ossessivamente enunciato di “milioni e milioni di stranieri in Italia”, il tutto entro una dinamica elettorale utile a catalizzare facili consensi sulla paura e la demagogia xenofobica.
Umberto Bossi preferiva di gran lunga che l’aguzzino beduino li eliminasse prima lui dalla circolazione, al pari del loro ex amico Milosevic nel conflitto dei Balcani.
Umberto Bossi non è quindi diventato improvvisamente libertario e noninterventista sulla Libia anche perchè la Lega ha sempre votato per la missione in Iraq e Afghanistan!.
Inoltre non si comprende al pari del caso del Kosovo, come mai un partito che si dichiara “secessionista e indipendentista” come ancora si spaccia la Lega Nord sia contraria all’autodeterminazione delle popolazioni e tribù della Cirenaica rispetto al giogo schiavista di Tripoli.
Inoltre appare evidente che con la partecipazione dell’Italia nel conflitto i barconi arriveranno prevedibilmente verso le nostre coste (sebbene nell’ordine delle migliaia di profughi non di milioni) a maggior ragione se la guerra e i bombardamenti saranno pesanti e prolungati non indirizzati con precisione a obbiettivi limitati.
E visto che siamo coinvolti nelle operazioni militari direttamente siamo obbligati anche ad accoglierli senza fiatare.
A fronte di tutto questo caos presente sia nell’esecutivo italiano che nelle varie cancellerie e Palazzi otre all’apparato militare (che dimostra ulteriormente l’inefficienza e l’approssimazione con cui opera) le conseguenze di tale missione possono andare storicamente dal modello Somalia a quello della crisi di Suez (anche lì con intervento franco-britannico) della prima guerra del golfo, a quello della Serbia-Kosovo e in caso di recrudescenze Nato anche di tipo afghano o della seconda guerra del golfo.
Certo il nome in codice scelto per la missione: “Odissea all’alba” non fa ben sperare sui tempi della missione e assenza di menzogne all’orizzonte…
Non è un caso se la Germania per quanto riguarda la Libia, si è prima astenuta all’Onu e poi ha ritirato ogni appoggio logistico in Mediterraneo a tale missione, mettendo in dubbio forse anche l’aumento del numero di truppe in Afghanistan in precedenza promesso nel meeting parigino, il che di fatto complica i progetti degli alleati di invadere la Libia , dato che l’assenza del ricambio tedesco in Afghanistan molto probabilmente impedirà l’impiego di soldati e mezzi Nato provenienti da quell’altro scenario di guerra, in terreno libico.
Al momento è ancora presto per definire una possibile traiettoria del conflitto in analogia a uno di questi modelli certamente la domanda sorge spontanea: da quando una missione di guerra è una missione di pace?
Da quando “la pace e i diritti umani” si esporta con le bombe sugli aerei?
Devo desumere che Giorgio Napolitano e altri politici idealisti e “”benpensanti”" preferiscano il detto orwelliano la “Pace è Guerra” desunto dal loro mondo ideale: quello del Grande Fratello.
Il fatto che la neolingua sia attiva è evidente per le analogie semantiche per cui negli anni scorsi si è esportato non la guerra ma la “democrazia” con le armi (tralascio ogni commento circa l’idiozia riguardante l’esportazione in un paese dittatoriale di un’altra forma di tirannia).
Ora però che siamo in un mondo intellettualmente colto, con obbiettivi pianificati e idealmente perseguibili, fatto di premi Nobel e di buoni propositi, la “pace” e i “diritti umani” sono ovviamente divenuti materie all’ordine del giorno di noti esperti quali il Pentagono e la Nato, il tutto con l’alto avvallo enciclico del Consiglio di sicurezza Onu.
Ma quella che si è invece venuta a formare è comunque una coalizione di politicanti con la “coda di paglia” allo sbaraglio.
Obama alla regia manda portaerei, aerei, sommergibili in area ma nega l’evidenza dichiarando che non guida la coalizione per non far votare il Congresso la dichiarazione di guerra.
D’altronde gli Stati Uniti con George Bush jr e con Condoleeza Rice furono i primi a sdoganare in funzione antijihadista Gheddafi dopo l’11 settembre dandogli soldi e armamenti in cambio di uno smantellamento del programma nucleare e una maggior repressione sui possibili terroristi sul piano interno.
Sarkozy è stato finanziato elettoralmente da Gheddafi ed è ai minimi di consenso anche a destra, è quindi intento in tale opera di grandeur guerrafondaia cercare di distrarre l’attenzione sul suo disastroso governo e sui malumori interni all’UMP in vista delle presidenziali francesi dell’anno prossimo.
Egli teme forse che possano saltar fuori documenti compromettenti circa occulti finanziamenti elettorali a lui e al suo partito nelle scorse elezioni presidenziali proprio per mano libica secondo la versione del figlio di Gheddafi, Saif el Islam.
Non è comunque esclusa anche in virtù di queste dichiarazioni (ancora tutte da verificare) l’ipotesi di un ricatto economico da parte del regime libico nei confronti della Francia, quale motivo scatenante la guerra da parte di Sarkozy (d’altronde non tutti i governi europei sono accomodanti come il nostro con Gheddafi…).
Cameron addirittura agisce in nome dei laburisti per nascondere quanto fatto da Blair e Brown (in merito al rilascio del terrorista della strage di Lockerbie in cambio della possibilità per BP di trivellare la costa libica per il petrolio).
Su Berlusconi presumo che abbiamo già a sufficienza ben chiari i suoi ambigui atteggiamenti amichevolmente tenuti (anche attraverso Frattini) sino a pochi giorni fa nei confronti di Gheddafi al fine di tutelare anche i suoi interessi economici personali con Gheddafi (Nessma tv ad esempio).
Tutti questi volenterosi sono personaggi talmente “umanitari” che hanno aspettato più di un mese per intervenire a difesa (retorica) dei libici attendendo che Gheddafi potesse prima riconquistare tutta la Cirenaica e proseguire l’eccido, il tutto al fine di giustificare il loro successivo “eroico” intervento.
Di fatto non hanno mai supportato o finanziato l’opposizione libica dall’esterno e anzi hanno auspicato cinicamente che lo stesso Gheddafi riducesse a zero l’impatto del CLNT sul territorio.
Tutto ciò allo scopo di favorire un ruolo di primo piano dell’Occidente-Nato e ovviamente per aumentare le difficoltà (leggasi spese e costi) sul terreno a livello strategico e militare.
Questo “provvido buonismo umanitario” messo in campo è naturalmente funzionale ad una logica di warfarismo keynesiano.
Dato che dalla no fly zone si è passati ai bombardamenti e attacchi di terra diretti senza attendere neppure uno studio attento e pianificato della situazione (qua abbiamo Stati che non pianificano ma che agiscono di impulso empatico, e non solo sulla Libia!) è evidente che si ritiene opportuno usare forme non certo invasive di intervento mirato, e certamente non si ha la minima intenzione di ridurre la spesa inerente i mezzi messi a disposizione (il che dimostra come Gheddafi sia tutt’altro che facilmente domabile).
Questo intervento è inoltre un pericoloso precedente dato che di fatto per le sue motivazioni implica che ogni Paese straniero agente contro i propri cittadini o delle minoranze etniche o politiche visibili di fatto è attaccabile dalla comunità internazionale.
Quindi di fatto è attaccabile ogni paese del Terzo mondo non presente stabilmente nel Consiglio di Sicurezza Onu e ritenuto da questo attaccabile in virtù di un suo non adempimento del rispetto dei diritti umani stabiliti dalla comunità internazionale sul piano interno o non avente un regime democratico o una sua statualità riconosciuta.
Quindi è facile come più di un centinaio di Paesi nel mondo aventi dittature al potere, siano potenziali terreni per future guerre militari (o dovremmo dire “missioni umanitarie”).
Ovviamente non la Cina, non la Russia e non gli stessi Usa dato il loro diritto di veto, anche se nulla impedisce di ritenere che tale discriminante non possa essere in futuro sospesa ponendo tali Paesi in analoghe situazioni belliche in caso di gravi rivolte popolari interne nel divenire (molto probabilmente duramente represse) che potrebbero delegittimare la sovranità sul territorio del Governo in carica e quindi il suo ruolo e diritto di veto all’Onu.
Inoltre la presenza ancora da ben inquadrare di alcuni paesi arabi all’interno della nuova coalizione dei volenterosi di fatto implica che Arabia Saudita e altri paesi non propriamente liberali e democratici parteciperanno o beneficeranno alla luce del sole con finalità e scopi differenti degli eventuali risultati conseguiti dai volenterosi o dalla Nato in Libia.
Qualcuno mi spiega come ci si possa alleare sul caso libico con i sauditi che in Bahrein stanno dando man forte con il proprio esercito alle repressioni del sultano sunnita locale nei confronti dei sciiti manifestati?
Quale sarà l’influenza saudita in Libia dopo tale sua interessata partecipazione alla missione di pace?
Qualcuno mi spiega cosa succederà quando l’Onu deciderà analogamente alla Libia, in merito al Golfo Persico, nei casi di Yemen (dove un presidente sta sterminando i suoi oppositori sciiti e semplici sunniti) e in Bahrein (dove un sultano sunnita sta sterminando il suo popolo per lo più di fede sciita manifestante contro di lui)?
Saranno anch’essi attaccati dalla Nato al fine di salvare le loro popolazioni?
Secondo l’opinione di Parigi si, ma al momento sembra fortunatamente una voce isolata.
Qualcuno mi spiega cosa succederà se in tale contesto del golfo persico l’Iran con le medesime nostre apparenti motivazioni attaccherà il Bahrein o lo Yemen al fine di tutelare le “minoranze” etniche da tali massacri in virtù di un profondo legame culturale religioso e forse anche politico?
Con chi ci schiereremo se l’Iran attaccherà lo Yemen e il Bahrein (e quindi indirettamente l’Arabia Saudita) per “”fini umanitari”" allo scopo di aiutare tali popolazioni represse?
E se l’Iran volesse partecipare ad una “missione umanitaria Onu” in loco?
Rischiamo paradossalmente o di trovarci alleati con l’Iran o addirittura tra due fuochi qualora intervenissimo in tale possibile conflitto sempre a scopo disinteressatamente umanitario.
Il problema di una prossima guerra Arabia Saudita-Iran però sarebbe analogo a quello della guerra Iraq-Iran, di fatto l’Occidente dovrebbe necessariamente supportare i sauditi ben sapendo però che questi finanziano il terrorismo internazionale della jihad globale.
L’Occidente rischia di dover partecipare a tale conflitto non solo in virtù dell’ombrello nei confronti di Israele (che potrebbe essere comunque coinvolto dalla follia iraniana più che da quella saudita quale incolpevole bersaglio) qualora vi fosse una resa dei conti su tutta la regione, ma anche per via delle sue forniture di petrolio in zona garantite dai sauditi.
I sauditi al pari degli iraniani qualora ne uscissero vincitori potrebbero non soltanto aumentare il loro peso politico nella pensiola arabica ma anche in tutto il resto del medioriente e in particolare nel nordafrica (forse anche in Egitto), Siria e Giordania mettendo in dubbio ogni possibile sviluppo futuro di tipo liberale e democratico nella regione.
Non vorrei che le boutade retoriche di propaganda da parte di Gheddafi sulla presa di potere dei fondamentalisti islamici dopo di lui paradossalmente si avverassero non tanto in merito alla popolazione libica ma alle spinte e forti pressioni che poi queste riceverebbero dai finanziamenti sauditi post-conflitto in termini di ricostruzione a partire dalla loro presenza sin dall’intervento militare a fianco dell’Occidente come loro giustificazione d’ingerenza e “biglietto da visita”.
Si è tenuto conto che di fatto Libia e Arabia Saudita sono storicamente acerrime nemiche e attualmente tra i principali bacini concorrenti di gas e petrolio del mondo specie per l’Occidente?
Qualcuno sa che Al Jazeera la rete televisiva satellitare araba che dall’inizio della rivolta sta seguendo gli sviluppi (molto spesso con cifre e notizie clamorosamente mistificate e non obbiettive) è co-finanziata dall’Arabia Saudita?
E’ quindi ipotesi non remota che dietro a tale spinta all’intervento militare occidentale vi sia oltre che gli interssi dei francesi anche quelli dell’Arabia Saudita.
Come si può però pensare a fronte di un’isteria antinuclearista ecofondamentalista dilagante in Occidente di poter crescere economicamente e fronteggiare la crisi se si avranno possibili problemi di approvvigionamento energetico viste le notizie altamente preoccupanti che giungono non dal nordafrica ma sopratutto dal Golfo Persico?
Qualcuno vuole anche andare a bombardare per le medesime ragioni umanitarie, a causa delle continue repressioni nei confronti dei loro rispettivi popoli, la Siria e l’Iran?
Pensate che ve lo permetteranno senza gravi conseguenze sul piano regionale?
L’intervento libico non è solo un caso a sè ma un modello ideologico sbagliato che può creare una serie di conflitti su scala regionale senza fine, tenendo conto anche delle minaccie fondamentaliste e delle ritorsioni possibili di un intervento occidentale sia nei confronti di Israele che delle fonti di approvigionamento energetico.
Personalmente ci andrei molto cauto con tale schema basato sull’interventismo “a scopo umanitario”, dato che le situazioni non sono omogenee in medioriente e sono in continuo fluido movimento e di fatto tutto ciò implica un alto tasso di incoerenza nella sua adizione quale metro ideale nell’evitare a tutti i costi il massacro dall’esterno di popolazioni civili (ovviamente operando al contempo il regime change al vertice di tali Paesi).
Potrebbero esserci situazioni paradossali come quelle del golfo persico che certamente rischiano di mandare in corto tale schema anche tenendo presente la situazione iraniana e il quadro più generale della questione atomica in medioriente (ma non solo, dato che potrebbe valere per Paesi come il Pakistan (il quale ha l’atomica grazie al finanziamento del programma nucleare da parte dei sauditi).
Quindi l’Occidente e i suoi Paesi volenterosi hanno ben presente quale sia il limite di tale loro idealità?
Sono consci che tale scudo retorico di menzogne se ottemperato per interesse o al fine di non far emergere il bluff che dietro nasconde, di fatto ci può portare a situazioni ben peggiori del preventivato pantano afghano, iracheno o libico?
Si rendono conto che la loro giustificazione idealista è tardiva per l’intervento che di fatto destabilizza il quadro mediorientale dando fiato ai dittatori anzichè ai movimenti di piazza (i quali solo loro possono jeffersonianamente rovesciare il loro tiranno).
Insomma la Libia è una schermaglia che certo rischia di creare molto probabilmente un pantano visti gli interessi compositi in loco e nella coalizione dei volenterosi; ma rischia anche di essere un precedente per un escalation della guerra in tutto il medioriente.
Di fatto un rischioso “gioco della torre” tra alleati e interessi provvisoriamente utili e utilizzati al fine di giustificare e difendere di volta in volta le possibili innumerevoli missioni sino forse a quando tali costi non porteranno al default di sistema tali Paesi in analogia con quanto accade a suo tempo con l’URSS, oppure sino ad un conflitto generale di carattere mediorientale (molto probabilmente contro l’Iran) che porterebbe ad incontrollabili conseguenze di ordine anzitutto energetiche, militari e geopolitiche non preventivabili a tavolino dall’Occidente.
L'articolo, infine, è un ottimo quadro generale della situzione che permette di visualizzare i possibili esiti di questo folle percorso.
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di Luca Fusari
Togliamo subito ogni velo di ipocrisia e di idealismo liberal o neocon: l’intervento militare in Libia è completamente tardivo nei tempi e nei modi oltrechè sbagliato in quanto pericoloso nei suoi esiti e come precedente sulla scena internazionale.
Esso è tardivo in quanto è stato deciso un mese dopo lo scoppio delle rivolte, quando la situazione sul campo nella guerra civile è già ampiamente compromessa per i rivoltosi.
Di fatto tale intervento è completamente divenuto obsoleto e maggiormente complicato da portare a termine visto l’andamento proprio della guerra civile.
Tale giudizio quindi non è per nulla motivato da interessi particolari in merito al destino di Gheddafi e del suo sanguinario regime.
La necessità che questi esca di scena è ovviamente auspicata, ma certamente tale prospettiva non è ritenuta sufficiente al fine di giustificare una guerra dall’esterno e un comportamento schizofrenico e ribadisco tardivo della comunità internazionale multilaterale.
Insomma come abbiamo più volte chiaramente fatto intendere su questo sito Gheddafi è stato ampiamente criticato ancora quando sia l’attuale maggioranza che l’attuale opposizione nei mesi e negli anni (se non addirittura decenni) scorsi intrattenevano rapporti amichevoli con questi senza mai criticarne alcun aspetto della sua condotta di despota sanguinario.
L’obiezione all’intervento militare è specificatamente legata ai tempi, alle modalità e alle motivazioni che francamente inducono a ritenerlo overtime e privo di un credibile fondamento e successo.
Sia ben chiaro Gheddafi ieri come oggi in Libia sta massacrando l’opposizione e il suo popolo, prima ancora dello scoppio della guerra civile era un terrorista e un criminale ma questo non basta per scatenare una guerra peraltro con obbiettivi confusi.
A differenza di Iraq e Afghanistan è pur vero che qua vi è un popolo libico che ha mostrato chiaramente di ribellarsi al suo despota da quasi un mese chiedendo l’aiuto dell’Occidente ma proprio il fattore tempo è il principale motivo che induce a credere che questo intervento frettolosamente organizzato non sia per nulla risolutivo al fine di capovolgere l’andamento della guerra civile in favore degli insorti.
Il ruolo stesso degli insorti sul terreno oltre ad essere quasi pressochè decimato e ormai ampiamente sulla difensiva ed è stato completamente bypassato dalle decisioni della riunione di Parigi, il CNLT nelle settimane precedenti aveva chiesto solo una no fly zone ma l’obbiettivo dei volenterosi benchè lo neghi nelle parole, nei fatti pare non essere meramente di tale tipo.
Tale missione è difficilmente risolutiva proprio perchè priva di una correlazione e di una partecipazione attiva delle forze rivoluzionarie al fine di modificare l’egemonia nel frattempo recuperata da Gheddafi in Libia sul territorio.
Nonostante Sarkozy sia stato tra i primi a riconoscere la legittimità dell’opposizione libica, questi è stato il leader europeo che più si è reso responsabile dell’inizio di tale conflitto, si è quindi passati da una formale dichiarata volontà di no-fly zone ad una fattuale una guerra aperta dall’armata multilaterale.
Il problema è che tale guerra aperta e questi bombardamenti aerei non sembrano comunque aver modificato il piano della controffensiva di Gheddafi in Cirenaica, anzi Gheddafi al contrario ha accelerato i tempi della riconquista delle varie città ribelli marciando verso Bengasi al fine di sgombrare il terreno dell’opposizione.
I bombardamenti aerei non sono risolutivi militarmente per destabilizzare nè il regime nè il suo esercito, semmai sono controproducenti presso l’opinione pubblica libica, la quale anche in funzione della situazione politico-militare della guerra civile potrebbe presto o tardi riaccodarsi al vecchio regime arrivando addirittura a contestare il ruolo militare della coalizione.
D’altronde qualcuno vuole spiegare come si elimina solo dal cielo Gheddafi asseragliato nel suo bunker di Tripoli?
Come lo si caccia dalla Libia?
Come si può con una guerra aerea (e suoi relativi bombardamenti) favorire i ribelli sul campo quando ormai le truppe di Gheddafi sono entrate e controllano ampie zone popolose delle città ex rivoltose?
Come evitare che ci possano essere vittime anche presso gli stessi rivoltosi di tali bombardamenti visto che la situazione sul campo è mutevole di ora in ora in alcune realtà urbane?.
Quali informazioni possiede la coalizione circa gli spostamenti delle truppe lealiste e quelle rivoltose al fine di indirizzare le bombe?.
Come si può pensare che le bombe in un’area urbana popolosa al fine di colpire bersagli mobili o stanziali di tipo militare non possano creare morti tra popolazione o eventuali scudi umani (più o meno volontari)?
E’ inevitabile che prima o poi si parlerà di invasione via terra della Libia e può essere che i tempi di tale invasione siano più ravvicinati del previsto anche per uscire dal pantano in cui si è subito finiti, oltre che per svelare palesemente la vera natura di questo conflitto al di là dell’ipocrisia.
L’invasione di terra è il “segreto di Pulcinella” tenuto ancora per il momento nascosto all’opinione pubblica almeno sino a quando quest’ultima non si sarà passivamente abituata quotidianamente al conflitto, solo allora verrà chiesto con un’altra risoluzione Onu questo ulteriore sforzo bellico via terra, il quale ovviamente non verrà negato (salvo possibili veti da parte dei Paesi astenuti) dato che verrà illusoriamente definito come “decisivo per le sorti e la stabilizzazione del conflitto” ma che in realtà cercherà di salvare in corner l’immagine di molte potenze occidentali a forte rischio di figuraccia.
Peccato che un’eventuale invasione militare sia malvisto sia dal CLNT (Consiglio Libico Nazionale di Transizione, il governo di opposizione politica a Gheddafi con sede a Bengasi) che dalla Lega araba, entrambi contrari alla presenza di terra di truppe straniere.
Quindi se davvero siamo al servizio del popolo libico dovremmo in ragione di questo rispettare le sue indicazioni di aiuto e di soccorso.Ma lo faremo veramente a conflitto già avviato?
La Lega araba ne dubita tanto che in poche ore ha tolto il suo supporto d’immagine presso il mondo arabo all’intervento occidentale, sebbene questo non significhi la non cooperazione di alcuni paesi arabi alla missione.
Le forze ribelli invece si attendono che il “lavoro sporco” lo compia ora la coalizione e la Nato dato che essendo loro mal armate e in pratica allo stremo delle forze certo non possono essere una valida opzione sul terreno.
Ma anche ipotizzando che l’invasione di terra non sia necessaria, anche ipotizzando che Gheddafi abbia le settimane se non i giorni contati, come si pacificano gli animi dei rivoltosi e dei lealisti al governo dopo tale guerra?.
Come impedire che dopo la risoluzione del conflitto le due controparti possano vendicarsi dei torti subiti?
Come si giungerà a stabilizzare la Libia con la fine della guerra se di fatto i popoli della Tripolitania e della Cirenaica sono delle tribù legate ad un odio profondo e reciproco tra loro acuito anche da Gheddafi e dal suo dominio dispotico?
Qualcuno ha tenuto conto che queste due regioni si odiano e si odieranno a maggior ragione anche dopo il rais?
Come si cercherà allora di far ragionare i clan pro-Gheddafi anche qualora il rais venga ucciso o catturato, al fine di evitare il ripetersi di un dopoguerra simile a quello iracheno?
Si è già considerata la possibilità di una divisione della Libia in Cirenaica e Tripolitania o di un sistema confederativo quale suo inevitabile esito amministrativo?
Ovviamente nessuna di queste domande è stata sino ad oggi contemplata dagli “strateghi” volenterosi.
Quel che nel frattempo il Pentagono ha però affermato in termini surreali è che i bombardamenti americani non hanno lo scopo di uccidere o scacciare Gheddafi dalla Libia.
Bisognerebbe capire allora a cosa servono!.
Da quando le bombe sono un messaggio di dialogo e di efficace diplomazia?.
Dicono taluni che i bombardamenti sono inevitabili in quanto servono per la no-fly zone, ma allora come mai i francesi e le altre forze volenterose stanno bombardando bersagli mobili (carri armati, postazioni, villaggi e città) o edifici governativi se questi di fatto non sono in cielo tra le nuvole?
Una no-fly zone è uno spazio aereo, essa non ha nulla a che fare con lo spazio terrestre!
Di fatto una no-fly zone impedisce il sorvolo dei pochi aerei militari libici già peraltro abbattuti nelle prime ore di combattimento aereo dalla coalizione occidentale.
Quindi se davvero fosse questo l’obbiettivo della missione questa sarebbe già pressochè compiuta senza alcun ingente impiego di mezzi e bombe come invece pare evidente nel loro impiego da vari giorni.
E’ evidente invece che tali bombardamenti siano funzionali entro un ottica legata ad un regime change e alla distruzione di quante più unità militari pro-Gheddafi al fine di favorire più che un’avanzata dei rivoltosi una invasione dei volenterosi (davvero qualcuno crede che tutto il dispiegarsi di mezzi militari delle maggiori potenze occidentali sia al servizio disinteressato di alcune tribù beduine?)
Ulteriori problemi derivano però dalla catena di comando e dall’organizzazione di tale missione da parte delle potenze occidentali.
Inizialmente sembrava che i volenterosi agissero in un contesto Nato, poi si è capito che in realtà ognuno agiva per sè, nonostante i vari comandi militari a Napoli e Ramstein-Miesenbach (sedi delle operazioni volenterose e americane rispettivamente), erano prive di una strategia concordata sia sul tipo di missione, sia sugli esiti, che sulle modalità tra gli stessi alleati.
I francesi hanno comandato le manovre in proprio, gli inglesi sono apparsi i partner di riferimento dei primi nella loro scia (seppur più defilata); gli americani hanno preferito per il momento delegare in termini d’immagine il compitino ai francesi e agli europei, pur intervenendo militarmente apparentemente in termini il meno appariscenti possibili (nonostante i loro bombardamenti) mentre gli italiani vista la loro irrilevanza politica ed economica rispetto agli altri alleati supportano in termini logistici e aerei gli altri volenterosi con incursioni (forse e presumibilmente pure con qualche bombardamento aereo), ospitando e allestendo le varie basi militari presenti in Italia.
Gli anglo-francesi hanno preferito puntare su un comando militare autonomo dalla Nato come mandato, gli americani e gli italiani fin da subito pur unendosi nella coalizione volenterosa, hanno fin da subito preferito inserire tale missione nel contesto Nato per poter contare di più entro il comando delle operazioni.
L’ora del primo raid aereo francese, (le 17:45 ora locale di Tripoli) è stata indicativa per dimostrare come la guerra di fatto sia voluta essenzialmente sul piano occidentale da Sarkozy.
I caccia francesi sono partiti dal loro territorio nazionale carichi di bombe prima del formale orario di termine del vertice di Parigi.
Fin dall’inizio i francesi hanno ostentato un pressapochismo e una spavalda spacconeria (non a loro estranea) di improvvisazione priva di analisi sul da farsi e addirittura di un raziocinio strategico funzionale allo smantellamento di quelle prime difese libiche funzionali all’avvio poi di una no-fly zone in accordo tra gli stessi volenterosi.
I francesi hanno iniziato i bombardamenti e gli attacchi ai convogli libici a casaccio, senza dare prima un segnale di avvertimento intimidatorio sorvolando quelle aree, o procedendo con bombardamenti su bersagli militari fissi effettivamente pericolosi e senza mettere neppure fuori uso quelle stesse difese della contraerea utili per mettere in sicurezza lo spazio aereo ed evitare possibili perdite nella coalizione (in primo luogo francese)!!
Dopo i primi giorni di bombardamenti e il caos tra i volenterosi, è partito il tentativo di rendere il tutto più presentabile e credibile a fronte di una opinione pubblica che anche in Italia è alquanto scettica (per non dire contraria) circa tale improvvisata spedizione militare.
Il governo italiano pare però muoversi ancora con parecchia ambiguità nella missione; infatti nonostante l’appoggio logistico e la propria partecipazione tra i volenterosi forse anche in virtù dell’impantanarsi della missione e della resistenza del rais si è tornati (o forse sarebbe più opportuno scrivere, si è continuato) a tener aperto nonostante tutto un qualche canale riservato di empatia nei confronti di Gheddafi.
Forse sono calcoli conseguenti al ruolo irrilevante all’interno della coalizione multilaterale nonostante la concessione delle basi militari oppure ad un calcolo di convenienza e di timore a fronte delle ipotetiche incognite qualora questi venisse destituito o peggio se questi nonostante tutto rimanesse al suo posto.
Non a caso il governo italiano resta in rotta di collisione con i francesi in merito ad un presunto prestigio internazionale non riconosciuto da questi al governo di Roma, inutile ribadire come tali questioni (legate anche a possibili acquisizioni di mercato di aziende italiane da parte delle aziende francesi) non abbiano nulla a che fare circa la presunta messa in discussione della liceità e necessità del conflitto (mai minimamente considerata)!
D’altronde dopo processi, bunga bunga, liti interne alla maggioranza e una situazione Paese da default davvero qualcuno pensava che l’Italia fosse presa sul serio dagli altri Paesi occidentali?.
Credere che con Berlusconi a fianco di Sarkozy le grandi manovre di questa guerra assumano un bell’aspetto ed esito differente è semplicemente ridicolo.
Se qualcuno crede che Berlusconi e Sarkozy siano degli strateghi sui quali far affidamento visto cosa hanno già combinano in tempo di pace nei loro Paesi e con la stessa Libia (rispettivamente il Trattato di amicizia, affari e strane manovre di finanziamento), bisogna che questi possieda una grandissima forza di autocoinvincimento personale (o meglio ancora, di una grande incoscienza della realtà dei fatti!) e sarebbe bene che si dedicasse ad argomenti più alla propria portata: calcio e gossip!
Ecco quindi che per non far naufragare miseramente e istantaneamente con tale missione, i governi e gli Stati partecipanti ad essa sembra che abbiano trovato un accordo (dopo aver stabilito le quote e il peso nella sua rappresentanza) per affidare la missione in mani Nato.
Gli Usa vogliono la Nato per non essere tagliati fuori dal comando della missione nel tentativo di far entrare i paesi arabi Giordania, Egitto, Arabia Saudita e la Turchia (quest’ultima membro Nato) con un ruolo attivo, l’Italia preferisce anch’essa la Nato a tale contesto operativo ma solo perchè mal sopporta di rimanere nelle retrovie a fronte del dinamico duo franco-britannico.
Tale impresa militare resta comunque sbagliata nei modi e non solo da parte dei francesi (i quali hanno agito in proprio in termini premeditati anche a danno dei loro interlocutori occidentali) poiché il richiamo alla Nato resta pur sempre un escamotage retorico d’immagine per spostare la polemica tra i partecipanti in altra sede.
Così dopo la risoluzione Onu 1973 decisa dal Consiglio di sicurezza da quegli stessi Stati partecipanti alla missione, ora sempre questi Stati delegheranno ad una organizzazione militare di fatto sempre da loro composta (ma più larga e meno responsabilizzante) le sorti del difficile conflitto il tutto in uno scaricabarile che la dice lunga sulla credibilità politica e la garanzia in termini di sicurezza anche militare che offrono tali elité politiche al potere in Occidente….
Ma anche in questa occasione il ruolo di coinvolgimento della Nato (sebbene al momento non ancora attivo) sarà forzato visto che non c’è stata alcuna aggressione ad uno Stato Nato nè alcun paese Nato è coinvolto in tale conflitto in chiave difensiva.
Il patto atlantico afferma che solo qualora un Paese Nato subisca un attacco da parte di un paese straniero (all’interno del settore di competenza Nato, ovvero quello euro-atlantico), tutti i membri dell’alleanza hanno il dovere di intervenire.
La Libia al momento non ha attaccato nessun paese Nato e la Libia non è membro della Nato.
Semmai bisogna riconoscere che la Francia e in seguito anche le altre potenze volenterose, hanno deliberatamente attaccato il territorio della Libia in ottemperanza della famosa risoluzione Onu, ma la Libia non ha attaccato la Francia, ergo non c’è alcun estremo perchè la Nato intervenga dato che è una guerra di offesa e non di difesa.
Come mai la Nato deve intervenire in un ambito offensivo quando la sua funzione originaria era puramente difensiva all’interno del contesto euro-atlantico di alleanza tra paesi?.
Tale risoluzione Onu di fatto non impone nè obbliga necessariamente la Nato e sempre e solo le potenze occidentali ad agire, specie in uno scenario geopolitico in mutamento e certamente non europeo o all’interno del patto euro-atlantico.
Inoltre non si vede come mai la Nato che è una alleanza difensiva debba farsi carico di azioni offensive decise o per conto di un ente come l’Onu da cui non dovrebbe dipendere nè per risoluzioni nè per funzionamento interno.
Qualcuno mi vuole spiegare come mai l’Italia, anche in un futuro contesto della missione quale sarà quello della Nato, debba intervenire come “poliziotta del mondo” al servizio dell’Onu (ovvero di tutti i Paesi del mondo, dittature comprese)?
E in virtù di cosa interveniamo?
Gli astratti “diritti umani”, peccato che gli Stati non si preoccupino a priori dei diritti umani e dei diritti civili dato che lo Stato è una stuttura dispotica avente su un territorio il monopolio della forza e certo la Democrazia come regime non lo migliora di molto in tal senso come possiamo vedere anche in casa nostra.
Ergo non si capisce quale interesse questa struttura debba avere nel limitare il proprio potere coercitivo sugli individui al fine di garantire a loro i diritti.
Gli individui di fatto non avranno mai modo di poter far valere i loro diritti naturali (gli unici diritti umani razionalmente concepibili oggettivamente) dato che tali diritti naturali sono in contrasto con le intenzioni e interessi sostenuti dai governi e dai politici.
Ma quale credibilità ha l’Onu dopo gli scandali del passato e una burocrazia interna atta solamente a fare affari con le peggiori dittature del mondo (ricordiamo che la Libia aveva un seggio nel Consiglio per i diritti umani di tale organizzazione internazionale)?
Da quando abbbiamo il governo mondiale ufficialmente operante?
Qualche cittadino ha forse votato tale governo mondiale?
Se tale governo mondiale è in funzione e regge i destini del pianeta come mai abbiamo ancora un governo nazionale in carica?
L’Italia e altre nazioni sono state commissariate dall’Onu?
Vi sono nei singoli Paesi occidentali dei meri “mandarini” al servizio del Palazzo di Vetro?
Qualcuno mi spiega come mai gli Stati abbiano prontamente obbedito alla risoluzione Onu (decisa da loro stessi a livello esecutivo) senza aver prima votato nei loro rispettivi parlamenti competenti livello di sovranità nazionale l’autorizzazione al via libera alla missione?
Da quando i singoli esecutivi nazionali obbediscono all’Onu anzichè ai loro parlamenti?
Ma una missione militare operativa fuori dalla propria Nazione a scopo offensivo (quindi di guerra) è legittima e legale in assenza di un voto del Parlamento nazionale?
Nella frenesia guerrafondaia nazionalista post 17 marzo tutti non si stanno rendendo conto che di fatto non esiste alcun piano militare finalizzato a un obbiettivo concreto, nè alcuna analisi disponibile sul terreno libico circa l’organizzazione delle forze militari pro-Gheddafi e anti-Gheddafi, l’entità del loro numero dislocate sul territorio.
Tutti stanno strepitando su una missione senza ne capo nè coda che di fatto non è umanitaria visti i tempi ormai tardivi e che certamente al fine di rendersi risolutiva è inevitabilmente di regime change e molto probabilmente visto che l’Occidente diffida del CLNT (o non ha interesse a considerarlo interlocutore valido al fine di operare strategie neocoloniali di tipo economiche sul terreno libico anche a loro insaputa), vista l’aria progressista e keynesiana che si respira nelle cancellerie internazionali è altamente probabile l’ennesimo tentativo fallimentare di Nation building all’orizzonte con l’occupazione inevitabile della Libia nelle prossime settimane o mesi.
E’ un conflitto senza dubbio costoso sia in termini di possibili vite da ambedue le parti ma anche sul piano economico visto in particolare il nosto debito pubblico italiano astronomico e una guerra ancora aperta in Afghanistan non meno onerosa.
Non mi pare molto saggio tale ennesima avventura belligerante priva di un effettivo scopo preciso anche sul piano economico.
Inoltre non mi pare siano state convenute procedure o forme di adeguata analisi per quanto riguarda la difesa di Lampedusa e della Sicilia in termini di radar o sistemi antimissili in caso di eventuali reazioni libiche, dovrebbe essere buona cosa prima di iniziare un conflitto quantomeno porre delle contromisure efficaci sul campo al fine di evitare ritorsioni.
Non mi pare però che si sia presa alcuna precauzione o preventiva adeguata contromisura difensiva.
E questo perchè Silvio Berlusconi e i vertici di Stato maggiore italiano presumono (e sottolineo presumono) che Gheddafi non possieda armi militari a lungo raggio.
Nonostante il precedente degli scud lanciati a Lampedusa il governo italiano si illude che solo perchè non ha in precedenza venduto tali tipologie di armamenti specifici a Gheddafi, che questi non abbia modo di reperirli in altri Paesi.
Ma come dall’Italia e dagli Usa negli anni scorsi ha comprato le armi utilizzate oggi nelle repressioni, allo stesso modo Gheddafi potrebbe aver comprato armi più offensive in caso di serio pericolo di caduta del suo regime, il fatto che questi sino ad oggi non le abbia usate non significa necessariamente che questi non le abbia in dotazione.
Crediamo davvero che Gheddafi minacci l’occidente (e l’Italia in primo luogo) senza avere ancora scorte di armi chimiche (iprite e armi batteriologiche non smantellate) e forse qualche missile di lunga gittata nei suoi armamenti comprato dalla Nord Korea o dall’Iran?
Se Gheddafi è riuscito a capovolgere l’offensiva dei rivoltosi in pochi giorni significa che questi è certamente ben fornito di armi (precedentemente vendute dagli Usa e dall’Italia negli anni scorsi) è davvero così assurdo ipotizzare il suo possesso di armi a lungo raggio?
Ma siamo sicuri che Gheddafi non possa resistere con almeno la Tripolitania a lungo sotto il suo controllo?
E’ assurdo credere che questi possa solo dopo il fallimento della guerra aerea la chiusura della missione e il possibile sterminio degli oppositori sul piano interno, una volta riacquistato una certa sicurezza sul piano interno, operare la sua vendetta?
E’ inimmaginabile che un dittatore con una carriera di terrorista di lungo corso possa mandare in giro nel Mediterraneo suoi kamikaze o suoi agenti dei servizi segreti e piazzare bombe in aereoporti e stazioni ferroviarie delle Nazioni da lui considerate nemiche come già avvenuto in passato..?
Davvero qualcuno pensa che Gheddafi e i suoi mercenari stranieri dopo aver massacrato uomini e donne libiche possa tirarsi indietro di fronte alla minaccia militare rappresentata dagli (odiati) italiani?
Noi siamo certamente la nazione più a rischio sia in termini geografici di vicinanza sia viste anche le accuse di tradimento più volte rilanciate nelle settimane scorse come minaccie da parte del rais e dei suoi figli visto anche la rottura/inadempienza dei contenuti del famoso trattato d’amicizia (specie nel paragrafo 4) in precedenza sottoscritti e ora stralciati in modo goffo.
La posizione dei politici italiani si riassume in un passivo conformismo attorno al “Sacro ruolo dell’Onu e delle sue risoluzioni”, ad una logica ambigua e di ragion di Stato o di mero interesse elettorale.
Nel primo caso troviamo la sinistra e la pseudodestra berlusconiana i quali assieme ai radical chic delle loro intellighenzie giustificano tale conflitto come doveroso e necessario.
Se la pseudodestra cerca di giocare sul doppio binario dei favorevoli e presunti contrari tra PDL e Lega, la sinistra invece è compatta nel difendere tale conflitto.
La sinistra, quella che ama la Costituzione italiana “senza se e senza ma” (la quale ripudia la guerra) si è messa il casco militare e passeggia a passo dell’oca dietro all’italico tricolore in assetto di guerra.
Qualcuno mi spiega che fine hanno fatto i pacifisti fricchettoni arcobaleno di sinistra da quando negli Usa sono tornati i Democrats al potere?
Ma davvero i dirigenti politici della sinistra italiana si illudono delle loro stesse panzane che raccontano ai loro militanti e sostenitori ideologici sui loro giornali?
Davvero credono che con Obama alla Casa Bianca il senso di una guerra cambi miracolosamente solo perchè questa è condotta da un afroamericano di sinistra?
Dov’è finito il loro “”senso di precauzione”" nei confronti della guerra?
Temono che dire di no ad Obama circa la partecipazione dell’Italia in una guerra da lui sostenuta e avvallata equivalga forse ad essere razzisti nei confronti degli afroamericani?
Qualcuno vuole spiegare a loro che di fatto Obama è entrato in guerra con portaerei, navi e sommergibili militari e li sta usando!
Obama sta facendo sperimentare agli americani una novità per loro storica nell’ambito militare: la guerra su 3 fronti aperti in contemporanea.
Mai accaduto prima, neppure con Bush jr!
Ovviamente solo un premio Nobel per la pace qual’è il “Messiah dei liberal“, può dare il proprio consenso (o dovrei scrivere forse benedizione) per una simil situazione militarmente insostenibile.
Ma lo sanno i pacifinti a governi alterni che Obama è entrato in guerra senza autorizzazione del Congresso degli Stati Uniti l’unico organo politico che può decidere sulla dichiarazione di guerra in un paese straniero (non l’Onu, visto che l’Onu non ha una sovranità data dal popolo americano ma solo diplomaticamente dai governi ergo sempre dal potere esecutivo) da parte della Nazione a stelle e strisce?
Lo sanno che l’unica persona che ha ragione sulla Libia in merito al non intervento militare è un repubblicano libertarian conservatore congressista per il Texas, Ron Paul, il quale condanna senza appello tale intervento ritenendo che Obama si sta muovendo sul piano politico istituzionale in continuità con l’epoca di Bush jr (vista la presenza alla difesa di Robert Gates) e financo di Bill Clinton (visto l’entourage clintoniano a partire dall’attuale segretario di Stato) con tutto ciò che ne consegue in merito all’illegalità e illegittimità incostituzionale della guerra sul piano politico interno di consenso (a tal punto che si palesa anche la possibilità di un impeachment presidenziale!)?
Il governo italiano per ipocrisia circa la sua partecipazione evidente al conflitto non è da meno di Obama!
Davvero l’esecutivo pensa che si possano salvare gli interessi e gli investimenti libici nelle nostre corporazioni caldeggiando ai quattro venti prima un Trattato d’amicizia con Gheddafi, salvo poi sospenderlo momentaneamente in attesa della vittoria del rais, salvo poi romperlo dopo che la comunità internazionale ha deciso l’intervento militare in Libia pur restando ancora empatici con Gheddafi?
Pensiamo che i libici non se lo ricorderanno?
E i danni di questo ennesimo conflitto in Libia, qualcuno li dovrà pagare, immaginatevi dopo tale partecipazione bellica a chi spetterà gran parte dei risarcimenti da dover sborsare viste anche le basi da cui partono gli attacchi?
E se Gheddafi dovesse resistere come resistette quando vi fu il bombardamento di Reagan, pensiamo davvero di poter tornare a fare affari con lui?
Bisogna ricordare che in quell’occasione parte preminente del fallito attacco mirato fu responsabilità italiana, a causa della soffiata craxiana al rais che lo salvò eliminando l’effetto sorpresa (è probabile che i volenterosi si fidino poco di Berlusconi anche visto tale precedente socialista “ravvicinato”).
In questo caso il fattore tempo è anche in questo frangente un optional non disponibile, dato che nonostante i bersagli restino top secret, questi bombardamenti non sono per il rais una sorpresa, non a caso si è già preparato per tempo da circa un mese a tale azione militare occidentale nei suoi confronti.
Ma l’Italia anche in funzione della sua vicinanza strategica e di un passato coloniale in Libia alquanto poco virtuoso (di cui quest’anno ricorre peraltro il centenario) in quel Paese doveva proprio intervenire come membro attivo della coalizione multilaterale dei volenterosi riverdendo le precedenti “gesta tricolore”?
Davvero l’Italia non poteva dare mero supporto logistico alla Nato senza usare propri mezzi entro l’intervento?
Anzi, come mai l’Italia a differenza della Germania o dei suoi amici russi non ha deciso di astenersi dal supporto di tale missione anche a livello logistico?
Faccio notare come Malta (paese senz’altro più vicino alla Libia e avente anch’essa tutto l’interesse a veder finire gli sbarchi di immigrati) di fatto abbia deciso pur essendo membro Nato di non aderire alla coalizione e di non applicare la risoluzione Onu.
L’Italia a livello geostrategico poteva quindi analogamente non essere coinvolta direttamente nell’impresa franco-britannica.
Il problema è ovviamente nell’atteggiamento precedentemente tenuto ancora sino a pochi giorni fa di accondiscendenza e di latente amicizia con Gheddafi.
Abbiamo esagerato a sostenere all’inverosimile questo personaggio squallido per meri e miopi calcoli di retrobottega italici (personali, corporativi o in chiave elettorale).
Inutile ribadire come la responsabilità sia di tale atteggiamento precedente che di quello attuale sia bipartisan anche se ovviamente bisogna imputare a Silvio Berlusconi una colpa non indifferente viste le sue esternazioni di amicizia o vassallaggio con il rais.
Ora dopo aver fatto tutto questo in pompa magna per paura di apparire a conflitto avviato dagli altri (Uk, Francia e Usa) ancora amici del rais abbiamo deciso di passare badoglianamente e frettolosamente dalla parte dei multilaterali volenterosi.
Se noi avessimo avuto anche negli anni scorsi una politica obbiettiva ed equilibrata oggi avremmo potutto limitare la nostra partecipazione a un ruolo logistico o financo a nessun coinvolgimento.
Invece non possiamo anche a causa della magra figura dei nostri politici italiani i quali ora tendono con roboanti proclami e scopi umanitari a nascondere tale loro responsabilità.
D’altronde in ballo ci sono interessi non indifferenti.
Quali interessi può indurre un governo e un ministro degli esteri italiano che sino a poco tempo prima riteneva Gheddafi “affidabile e amico” a dichiarargli ora guerra?
Quali interessi se non i pozzi di petrolio e i giacimenti di gas dell’Eni e i contratti commerciali in Libia?
Peccato che questi accordi al momento siano sospesi comunque a causa della risoluzione Onu e di fatto per quanto riguarda l’Italia non correvano rischi particolari, dato il rapporto storico, necessario e obbligato dalla geografia tra il nostro Paese e la Libia.
A differenza della Francia e dell’UK i nostri interessi non erano a rischio neppure in tale guerra civile, nè nel suo dopoguerra.
Quindi tale paranoia complottista o neocolonialista per le risorse energetiche da parte dei media e dei politici italiani è del tutto fuori luogo.
Ora ovviamente lo sono specie se Gheddafi resterà al potere.
Purtroppo dopo l’ennesima magra figura che il governo ha contribuito a creare con i suoi baciamani e cammellate varie, ora passiamo da un estremo di amicizia ad un altro.
Addirittura siamo disponibili a mandare soldati sul territorio sebbene non è possibile pensare a forme di interposizione a maggior ragionei visto anche il nostro passato che ci ritroviamo (non mi pare che i russi siano in Afghanistan nonostante l’osannata risoluzione Onu approvata a suo tempo in merito a quest’altro irrisolto conflitto, visto anche la loro precedente fallimentare esperienza in loco).
L’Italia al di là degli interessi economici e politici internazionali avrebbe dovuto mantenere sin dall’inizio una certa neutralità evitando di ottemperare alla risoluzione Onu per una questione di opportunità e certo di cautela su un intervento che non si comprende nei suoi sviluppi.
Ma questa posizione non interventista nulla ha a che fare con i meri calcoli politicanti con finalità demagogiche ed elettorali della Lega Nord.
Tale partito italiano (e sottolineo italiano) non sta assumendo nelle sue motivazioni reali alcun atteggiamento pacifista o libertario.
Tutt’altro, questi si illudono che il petrolio e financo la fine dei flussi migratori clandestini fossero maggiormente garantiti dalla permanenza al potere di Gheddafi.
La Lega pensa al gas e al petrolio nonostante di fatto la produzione sia a rischio a causa di bombardamenti o danneggiamenti volontari da parte di Gheddafi non certo a livello di contratti visto che lo stesso CLNT ha più volte ribadito come i vecchi contratti italiani sarebbero stati mantenuti e adempiuti da parte loro anche nello scenario post-Gheddafi.
Inoltre il problema per la Lega Nord non è la guerra in sè, ma l’arrivo ossessivamente enunciato di “milioni e milioni di stranieri in Italia”, il tutto entro una dinamica elettorale utile a catalizzare facili consensi sulla paura e la demagogia xenofobica.
Umberto Bossi preferiva di gran lunga che l’aguzzino beduino li eliminasse prima lui dalla circolazione, al pari del loro ex amico Milosevic nel conflitto dei Balcani.
Umberto Bossi non è quindi diventato improvvisamente libertario e noninterventista sulla Libia anche perchè la Lega ha sempre votato per la missione in Iraq e Afghanistan!.
Inoltre non si comprende al pari del caso del Kosovo, come mai un partito che si dichiara “secessionista e indipendentista” come ancora si spaccia la Lega Nord sia contraria all’autodeterminazione delle popolazioni e tribù della Cirenaica rispetto al giogo schiavista di Tripoli.
Inoltre appare evidente che con la partecipazione dell’Italia nel conflitto i barconi arriveranno prevedibilmente verso le nostre coste (sebbene nell’ordine delle migliaia di profughi non di milioni) a maggior ragione se la guerra e i bombardamenti saranno pesanti e prolungati non indirizzati con precisione a obbiettivi limitati.
E visto che siamo coinvolti nelle operazioni militari direttamente siamo obbligati anche ad accoglierli senza fiatare.
A fronte di tutto questo caos presente sia nell’esecutivo italiano che nelle varie cancellerie e Palazzi otre all’apparato militare (che dimostra ulteriormente l’inefficienza e l’approssimazione con cui opera) le conseguenze di tale missione possono andare storicamente dal modello Somalia a quello della crisi di Suez (anche lì con intervento franco-britannico) della prima guerra del golfo, a quello della Serbia-Kosovo e in caso di recrudescenze Nato anche di tipo afghano o della seconda guerra del golfo.
Certo il nome in codice scelto per la missione: “Odissea all’alba” non fa ben sperare sui tempi della missione e assenza di menzogne all’orizzonte…
Non è un caso se la Germania per quanto riguarda la Libia, si è prima astenuta all’Onu e poi ha ritirato ogni appoggio logistico in Mediterraneo a tale missione, mettendo in dubbio forse anche l’aumento del numero di truppe in Afghanistan in precedenza promesso nel meeting parigino, il che di fatto complica i progetti degli alleati di invadere la Libia , dato che l’assenza del ricambio tedesco in Afghanistan molto probabilmente impedirà l’impiego di soldati e mezzi Nato provenienti da quell’altro scenario di guerra, in terreno libico.
Al momento è ancora presto per definire una possibile traiettoria del conflitto in analogia a uno di questi modelli certamente la domanda sorge spontanea: da quando una missione di guerra è una missione di pace?
Da quando “la pace e i diritti umani” si esporta con le bombe sugli aerei?
Devo desumere che Giorgio Napolitano e altri politici idealisti e “”benpensanti”" preferiscano il detto orwelliano la “Pace è Guerra” desunto dal loro mondo ideale: quello del Grande Fratello.
Il fatto che la neolingua sia attiva è evidente per le analogie semantiche per cui negli anni scorsi si è esportato non la guerra ma la “democrazia” con le armi (tralascio ogni commento circa l’idiozia riguardante l’esportazione in un paese dittatoriale di un’altra forma di tirannia).
Ora però che siamo in un mondo intellettualmente colto, con obbiettivi pianificati e idealmente perseguibili, fatto di premi Nobel e di buoni propositi, la “pace” e i “diritti umani” sono ovviamente divenuti materie all’ordine del giorno di noti esperti quali il Pentagono e la Nato, il tutto con l’alto avvallo enciclico del Consiglio di sicurezza Onu.
Ma quella che si è invece venuta a formare è comunque una coalizione di politicanti con la “coda di paglia” allo sbaraglio.
Obama alla regia manda portaerei, aerei, sommergibili in area ma nega l’evidenza dichiarando che non guida la coalizione per non far votare il Congresso la dichiarazione di guerra.
D’altronde gli Stati Uniti con George Bush jr e con Condoleeza Rice furono i primi a sdoganare in funzione antijihadista Gheddafi dopo l’11 settembre dandogli soldi e armamenti in cambio di uno smantellamento del programma nucleare e una maggior repressione sui possibili terroristi sul piano interno.
Sarkozy è stato finanziato elettoralmente da Gheddafi ed è ai minimi di consenso anche a destra, è quindi intento in tale opera di grandeur guerrafondaia cercare di distrarre l’attenzione sul suo disastroso governo e sui malumori interni all’UMP in vista delle presidenziali francesi dell’anno prossimo.
Egli teme forse che possano saltar fuori documenti compromettenti circa occulti finanziamenti elettorali a lui e al suo partito nelle scorse elezioni presidenziali proprio per mano libica secondo la versione del figlio di Gheddafi, Saif el Islam.
Non è comunque esclusa anche in virtù di queste dichiarazioni (ancora tutte da verificare) l’ipotesi di un ricatto economico da parte del regime libico nei confronti della Francia, quale motivo scatenante la guerra da parte di Sarkozy (d’altronde non tutti i governi europei sono accomodanti come il nostro con Gheddafi…).
Cameron addirittura agisce in nome dei laburisti per nascondere quanto fatto da Blair e Brown (in merito al rilascio del terrorista della strage di Lockerbie in cambio della possibilità per BP di trivellare la costa libica per il petrolio).
Su Berlusconi presumo che abbiamo già a sufficienza ben chiari i suoi ambigui atteggiamenti amichevolmente tenuti (anche attraverso Frattini) sino a pochi giorni fa nei confronti di Gheddafi al fine di tutelare anche i suoi interessi economici personali con Gheddafi (Nessma tv ad esempio).
Tutti questi volenterosi sono personaggi talmente “umanitari” che hanno aspettato più di un mese per intervenire a difesa (retorica) dei libici attendendo che Gheddafi potesse prima riconquistare tutta la Cirenaica e proseguire l’eccido, il tutto al fine di giustificare il loro successivo “eroico” intervento.
Di fatto non hanno mai supportato o finanziato l’opposizione libica dall’esterno e anzi hanno auspicato cinicamente che lo stesso Gheddafi riducesse a zero l’impatto del CLNT sul territorio.
Tutto ciò allo scopo di favorire un ruolo di primo piano dell’Occidente-Nato e ovviamente per aumentare le difficoltà (leggasi spese e costi) sul terreno a livello strategico e militare.
Questo “provvido buonismo umanitario” messo in campo è naturalmente funzionale ad una logica di warfarismo keynesiano.
Dato che dalla no fly zone si è passati ai bombardamenti e attacchi di terra diretti senza attendere neppure uno studio attento e pianificato della situazione (qua abbiamo Stati che non pianificano ma che agiscono di impulso empatico, e non solo sulla Libia!) è evidente che si ritiene opportuno usare forme non certo invasive di intervento mirato, e certamente non si ha la minima intenzione di ridurre la spesa inerente i mezzi messi a disposizione (il che dimostra come Gheddafi sia tutt’altro che facilmente domabile).
Questo intervento è inoltre un pericoloso precedente dato che di fatto per le sue motivazioni implica che ogni Paese straniero agente contro i propri cittadini o delle minoranze etniche o politiche visibili di fatto è attaccabile dalla comunità internazionale.
Quindi di fatto è attaccabile ogni paese del Terzo mondo non presente stabilmente nel Consiglio di Sicurezza Onu e ritenuto da questo attaccabile in virtù di un suo non adempimento del rispetto dei diritti umani stabiliti dalla comunità internazionale sul piano interno o non avente un regime democratico o una sua statualità riconosciuta.
Quindi è facile come più di un centinaio di Paesi nel mondo aventi dittature al potere, siano potenziali terreni per future guerre militari (o dovremmo dire “missioni umanitarie”).
Ovviamente non la Cina, non la Russia e non gli stessi Usa dato il loro diritto di veto, anche se nulla impedisce di ritenere che tale discriminante non possa essere in futuro sospesa ponendo tali Paesi in analoghe situazioni belliche in caso di gravi rivolte popolari interne nel divenire (molto probabilmente duramente represse) che potrebbero delegittimare la sovranità sul territorio del Governo in carica e quindi il suo ruolo e diritto di veto all’Onu.
Inoltre la presenza ancora da ben inquadrare di alcuni paesi arabi all’interno della nuova coalizione dei volenterosi di fatto implica che Arabia Saudita e altri paesi non propriamente liberali e democratici parteciperanno o beneficeranno alla luce del sole con finalità e scopi differenti degli eventuali risultati conseguiti dai volenterosi o dalla Nato in Libia.
Qualcuno mi spiega come ci si possa alleare sul caso libico con i sauditi che in Bahrein stanno dando man forte con il proprio esercito alle repressioni del sultano sunnita locale nei confronti dei sciiti manifestati?
Quale sarà l’influenza saudita in Libia dopo tale sua interessata partecipazione alla missione di pace?
Qualcuno mi spiega cosa succederà quando l’Onu deciderà analogamente alla Libia, in merito al Golfo Persico, nei casi di Yemen (dove un presidente sta sterminando i suoi oppositori sciiti e semplici sunniti) e in Bahrein (dove un sultano sunnita sta sterminando il suo popolo per lo più di fede sciita manifestante contro di lui)?
Saranno anch’essi attaccati dalla Nato al fine di salvare le loro popolazioni?
Secondo l’opinione di Parigi si, ma al momento sembra fortunatamente una voce isolata.
Qualcuno mi spiega cosa succederà se in tale contesto del golfo persico l’Iran con le medesime nostre apparenti motivazioni attaccherà il Bahrein o lo Yemen al fine di tutelare le “minoranze” etniche da tali massacri in virtù di un profondo legame culturale religioso e forse anche politico?
Con chi ci schiereremo se l’Iran attaccherà lo Yemen e il Bahrein (e quindi indirettamente l’Arabia Saudita) per “”fini umanitari”" allo scopo di aiutare tali popolazioni represse?
E se l’Iran volesse partecipare ad una “missione umanitaria Onu” in loco?
Rischiamo paradossalmente o di trovarci alleati con l’Iran o addirittura tra due fuochi qualora intervenissimo in tale possibile conflitto sempre a scopo disinteressatamente umanitario.
Il problema di una prossima guerra Arabia Saudita-Iran però sarebbe analogo a quello della guerra Iraq-Iran, di fatto l’Occidente dovrebbe necessariamente supportare i sauditi ben sapendo però che questi finanziano il terrorismo internazionale della jihad globale.
L’Occidente rischia di dover partecipare a tale conflitto non solo in virtù dell’ombrello nei confronti di Israele (che potrebbe essere comunque coinvolto dalla follia iraniana più che da quella saudita quale incolpevole bersaglio) qualora vi fosse una resa dei conti su tutta la regione, ma anche per via delle sue forniture di petrolio in zona garantite dai sauditi.
I sauditi al pari degli iraniani qualora ne uscissero vincitori potrebbero non soltanto aumentare il loro peso politico nella pensiola arabica ma anche in tutto il resto del medioriente e in particolare nel nordafrica (forse anche in Egitto), Siria e Giordania mettendo in dubbio ogni possibile sviluppo futuro di tipo liberale e democratico nella regione.
Non vorrei che le boutade retoriche di propaganda da parte di Gheddafi sulla presa di potere dei fondamentalisti islamici dopo di lui paradossalmente si avverassero non tanto in merito alla popolazione libica ma alle spinte e forti pressioni che poi queste riceverebbero dai finanziamenti sauditi post-conflitto in termini di ricostruzione a partire dalla loro presenza sin dall’intervento militare a fianco dell’Occidente come loro giustificazione d’ingerenza e “biglietto da visita”.
Si è tenuto conto che di fatto Libia e Arabia Saudita sono storicamente acerrime nemiche e attualmente tra i principali bacini concorrenti di gas e petrolio del mondo specie per l’Occidente?
Qualcuno sa che Al Jazeera la rete televisiva satellitare araba che dall’inizio della rivolta sta seguendo gli sviluppi (molto spesso con cifre e notizie clamorosamente mistificate e non obbiettive) è co-finanziata dall’Arabia Saudita?
E’ quindi ipotesi non remota che dietro a tale spinta all’intervento militare occidentale vi sia oltre che gli interssi dei francesi anche quelli dell’Arabia Saudita.
Come si può però pensare a fronte di un’isteria antinuclearista ecofondamentalista dilagante in Occidente di poter crescere economicamente e fronteggiare la crisi se si avranno possibili problemi di approvvigionamento energetico viste le notizie altamente preoccupanti che giungono non dal nordafrica ma sopratutto dal Golfo Persico?
Qualcuno vuole anche andare a bombardare per le medesime ragioni umanitarie, a causa delle continue repressioni nei confronti dei loro rispettivi popoli, la Siria e l’Iran?
Pensate che ve lo permetteranno senza gravi conseguenze sul piano regionale?
L’intervento libico non è solo un caso a sè ma un modello ideologico sbagliato che può creare una serie di conflitti su scala regionale senza fine, tenendo conto anche delle minaccie fondamentaliste e delle ritorsioni possibili di un intervento occidentale sia nei confronti di Israele che delle fonti di approvigionamento energetico.
Personalmente ci andrei molto cauto con tale schema basato sull’interventismo “a scopo umanitario”, dato che le situazioni non sono omogenee in medioriente e sono in continuo fluido movimento e di fatto tutto ciò implica un alto tasso di incoerenza nella sua adizione quale metro ideale nell’evitare a tutti i costi il massacro dall’esterno di popolazioni civili (ovviamente operando al contempo il regime change al vertice di tali Paesi).
Potrebbero esserci situazioni paradossali come quelle del golfo persico che certamente rischiano di mandare in corto tale schema anche tenendo presente la situazione iraniana e il quadro più generale della questione atomica in medioriente (ma non solo, dato che potrebbe valere per Paesi come il Pakistan (il quale ha l’atomica grazie al finanziamento del programma nucleare da parte dei sauditi).
Quindi l’Occidente e i suoi Paesi volenterosi hanno ben presente quale sia il limite di tale loro idealità?
Sono consci che tale scudo retorico di menzogne se ottemperato per interesse o al fine di non far emergere il bluff che dietro nasconde, di fatto ci può portare a situazioni ben peggiori del preventivato pantano afghano, iracheno o libico?
Si rendono conto che la loro giustificazione idealista è tardiva per l’intervento che di fatto destabilizza il quadro mediorientale dando fiato ai dittatori anzichè ai movimenti di piazza (i quali solo loro possono jeffersonianamente rovesciare il loro tiranno).
Insomma la Libia è una schermaglia che certo rischia di creare molto probabilmente un pantano visti gli interessi compositi in loco e nella coalizione dei volenterosi; ma rischia anche di essere un precedente per un escalation della guerra in tutto il medioriente.
Di fatto un rischioso “gioco della torre” tra alleati e interessi provvisoriamente utili e utilizzati al fine di giustificare e difendere di volta in volta le possibili innumerevoli missioni sino forse a quando tali costi non porteranno al default di sistema tali Paesi in analogia con quanto accade a suo tempo con l’URSS, oppure sino ad un conflitto generale di carattere mediorientale (molto probabilmente contro l’Iran) che porterebbe ad incontrollabili conseguenze di ordine anzitutto energetiche, militari e geopolitiche non preventivabili a tavolino dall’Occidente.
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