Bibliografia

martedì 8 febbraio 2011

La Mia Risposta a Krugman sulla Teoria Austriaca del Ciclo Economico #2

Prima di proseguire nella lettura della seconda parte consiglio ai lettori (per coloro che non lo avessero notato nel post precedente) di leggere questo articolo tradotto in precedenza da Paxtibi, essendo tale scritto il "pomo della discordia".

Parte 2 di 2.
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di Robert P. Murphy



Rispondendo a Krugman

La mia ragione per il lungo sommario è che ancora ho la sensazione che Krugman davvero non capisca la posizione Austriaca. Per esempio, egli chiede: "C'è davvero una prova schiacciante che quando le banche centrali decidono di rallentare l'economia, l'economia di fatto rallenta?" Ma poichè la teoria Austriaca dice che il bust accade quando la banca centrale torna indietro e permette ai tassi d'interesse di aumentare verso il loro livello "corretto", questo difficilmente è un problema. Infatti se le banche centrali non potessero rallentare l'economia, come economista Austriaco sarei preoccupato della mia teoria.

Krugman inoltre pone domande riguardanti i tassi dell'inflazione (nei prezzi) e la connessione tra il PIL nominale e reale. Ma penso che egli stia fondendo la teoria Austriaca con una teoria puramente "reale" del ciclo economico. Gli Austriaci capiscono che le influenze monetarie possono avere effetti reali. Per ripetere, questa è l'essenza vera della teoria di Mises-Hayek.

Sebbene la maggior parte delle obiezioni di Krugman sono dovute alla sua non familiarità con l'attuale teoria Austriaca, penso che una fonte di confusione derivi dalla particolare illustrazione che ho usato nel mio articolo. Per prima cosa osserviamo il contesto citando Krugman:
«Quindi qual'è l'essenza di questa storia Austriaca? Fondamentalmente dice che quello che chiamiamo boom economico è praticamente qualcosa come il disastroso Grande Passo in Avanti della Cina, che portò ad una temporanea impennata nel consumo ma solo a spese di uno svilimento della capacità produttiva del paese. E la disoccupazione che ne segue è un risultato di quello svilimento: non c'è semplicemente nulla di utile da fare per i lavoratori disoccupati. Mi piace questa storia e ci sono probabilmente altri casi oltre alla Cina del 1958-1961 a cui si applica. Ma per quale ragione dobbiamo pensare che non abbia nulla a che fare con i cicli economici che vediamo praticamente nelle economie di mercato?»


Primo, devo dire che sono felice che Krugman almeno ammetta che (per come l'ha compresa) la spiegazione Austriaca sia teoricamente possibile ed accada praticamente nel mondo reale — tale ammissione proviene da una persona che nel 1998 si riferiva a questa teoria come se fosse l'equivalente del "flogisto della teoria del fuoco", direi che questo è progresso!

Tuttavia Krugman non ha ancora abbastanza compreso la visione Austriaca del "consumo del capitale" che avviene durante il boom insostenibile. Come ho detto sopra, su questo particolare argomento la colpa spetta al "modello del sushi" necessariamente semplicistico che ho usato nell'articolo che Krugman ha letto.

In quell'articolo, in modo da rendere sicuro che il lettore capisse veramente perchè a Krugman (ed a Tyler Cowen) sfuggisse qualcosa di basilare, immaginavo che i paesani stimolassero il loro consumo giornaliero di sushi anche mentre sviluppavano una nuova tecnologia per intensificare la pesca. Così durante il "boom", ad un paesano noncurante, sarebbe sembrato che sia il consumo sia l'investimento stessero crescendo.

Nella mia favola ciò era fisicamente possibile perchè i paesani trascuravano la regolare manutenzione delle loro barche e delle reti. Questa incuria non si sarebbe mostrata dalla sera alla mattina, ma infine l'economia del villaggio sarebbe crollata. Per ripetere, ho scelto questa illustrazione per evidenziare i punti basilari della struttura del capitale e come la frenesia consumistica a breve termine possa essere fisicamente possibile, ma nel lungo termine qualcuno deve ancora "pagare per".

Sfortunatamente la mia favola e le lezioni che se ne ricavano hanno dato l'impressione (vedi la critica di Tyler Cowen) che gli Austriaci pensano che il "consumo di capitale" durante il periodo di boom insostenibile debba manifestarsi in cose come una spesa ridotta sulla manutenzione degli edifici, o forse in un proprietario di una schiera di camion che trascura di far ruotare i turni di riposo.

Nella realtà è più accurato dire che durante il periodo di boom gli imprenditori (guidati da falsi segnali) investono in progetti che sono singolarmente razionali ed "efficienti", ma che non si connettono l'uno con l'altro. In altre parole non si tratta tanto di un contadino che si scorda di piantare alcuni semi di grano in modo da avere un raccolto in futuro. Piuttosto si tratta di un contadino che pianifica l'espansione della sua produzione e così pianta molto di più di quello che aveva piantato in passato, ma a sua insaputa i proprietari di silos e ferrovie (necessari per portare il raccolto al mercato) non stanno espandendo le loro operazioni allo stesso ritmo.

Riassumendo, non si tratta degli Austriaci che pensano che un'ispezione di una singola impresa riveli una deficienza tecnologica. Piuttosto si tratta di tutti gli imprenditori che "fanno il passo più lungo della gamba", provando a sviluppare troppo rapidamente. Non ci sono abbastanza risparmi reali per permettere a tutti i nuovi processi di essere completati. Per catturare questo aspetto della teoria Austriaca, l'analogia di Mises sull'operaio edile (che delinea un progetto pensando di avere più mattoni di quanti ne possegga realmente) è ancora la migliore.


Krugman Vuole Sapere: Dove Sono le Prove?

Questo ci porta al reclamo principale di Krugman:
«Oh, e quale prova c'è che la capacità dell'economia è danneggiata durante i boom? Gli investimenti aumentano, non diminuiscono, durante i boom; si, lo so che gli Austriaci trovano rifugio nel parlare della complessità della produzione e come l'investimento misurato non potrebbe mostrare cosa veramente stia accadendo, ecc., ma dov'è la prova evidente di quello che stanno sostenendo?»


Potrei simpatizzare con Krugman, ma non c'è alcune statistica semplice a cui possiamo fare riferimento. Gli Austriaci hanno ragione quando dicono che "l'investimento cadenzato non potrebbe mostrare cosa stia realmente accadendo" e hanno ragione quando dicono che la produzione è molto più complessa rispetto a quanto descritto dai modelli di Krugman. Questo non è "parlare forbito" ma un discorso di fatti basilari.

Ma per rispondere alla sua domanda gli Austriaci sicuramente possono fare riferimento a prove evidenti per i loro punti di vista. Per esempio, gli Austriaci dicono che durante gli anni della bolla immobiliare gli americani non hanno risparmiato abbastanza dalle loro entrate salariali, perchè sono stati fuorviati nel pensare che erano più ricchi di quanto in realtà fossero. Poi quando la realtà è ritornata l'illusione è stata spazzata e le valutazioni degli asset sono cadute bruscamente. Realizzando che avevano compiuto scelte terribili durante il boom, gli americani hanno aumentato velocemente i loro risparmi. I dati combaciano molto bene con questa storia:




Il grafico di sopra mostra che il tasso di risparmio (in blu) è caduto a piombo negli anni in cui la bolla immobiliare ha raggiunto il suo picco, mentre S&P 500 (in rosso) è salito alle stelle. Poi alla fine del 2007 la borsa è iniziata a crollare, metnre il tasso dei risparmi è aumentato bruscamente. La borsa ha invetito la marcia all'inizio del 2009, ovviamente, ma dal punto di vista Austriaco ciò è causato dagli interventi massicci della FED — sfoderati col primo giro di "quantitative easing" (che fu annunciato in quel periodo) — che iniziarono a rigonfiare artificialmente i prezzi degli asset.

Possiamo anche ricevere forte sostegno empirico per l'affermazione Austriaca secondo cui il boom immobiliare ha tirato in questo settore una quantità insostenibile di risorse reali (incluso il lavoro), che infine è collassato ed ha causato un rialzo nella disoccupazione. Il grafico seguente paragona l'occupazione totale nella costruzione (linea blu) con il tasso di case vacanti (linea rossa), che è una buona indicazione di una bolla speculativa: le persone non stavano comprando case per viverci, o per affittarle, ma per "girarle" quando il prezzo fosse andato più su. Da notare la connessione tra la bolla immobiliare speculativa ed i lavoratori risucchiati — e poi espulsi — nella costruzione:




Quando arriva il momento di applicare la teoria Austriaca generale al recente ciclo di boom-bust, dobbiamo pensare a livello mondiale. Durante il boom, la maggior parte dei flussi in crescita dei beni di consumo usati dagli americani erano fisicamente prodotti in Cina ed in altri paesi esteri. Per metterla in termini in modo che Krugman possa comprendere, possiamo dire che l'impennata delle importazioni nel periodo di boom (che si "sottraggono" al PIL) era in linea con una "salutare" catena di aumenti nel PIL, non a causa di esportazioni controbilancianti ma piuttosto perchè gli americani ed il loro governo hanno continuato a spendere sempre di più ogni anno (così stimolando C, I e G) piuttosto che compensare il crescente sbilancio commerciale.

Non c'è niente di sbagliato con un deficit nella bilancia comemrciale (o più nello specifico, un deficit nel conto corrente della bilancia dei pagamenti) di per sé; altrove ho spiegato come un'economia salutare e sostenibile in crescita possa avere un flusso indefinito di simili deficit, poichè il resto del mondo si affretterebbe ad investire in un paese benedetto da politiche attrattive.

Ma quando si arriva all'attuale bolla immobiliare sotto George W. Bush, l'accumulo di SUV da parte degli americani, di TV al plasma e consolle di gioco era chiaramente insostenibile. Questo non perchè — come nella mia storia del sushi — gli americani si erano dimenticati di fare le manutenzioni standard. Piuttosto perchè gli americani non avrebbero potuto mantenere la "produzione totale" — la quale è catturata molto imperfettamente dalle cifre del nostro PIL — alle altezze vertiginose alla fine del periodo di boom, perchè avrebbe richiesto che i produttori esteri avessero continuato a mandarci cose buone in cambio di diritti di proprietà su una crescente collezione di Ville Imponenti in cui nessuno poteva permettersi di vivere.

Per essere sicuri che questa storia intuitiva corrisponda ai fatti, possiamo tracciare un indice dei prezzi delle case (in blu) contro il conto corrente della bilancia dei pagamenti (in rosso). L'immagine qui sotto illustra abbastanza bene che mentre la bolla immobliare era gonfiata, il conto corrente della bilancia dei pagamenti affondava sempre di più verso livelli negativi. Poi la bolla immobiliare ed il deficit della bilancia dei pagamenti hanno iniziato a collassare all'incirca nello stesso periodo, mentre i consumatori americani (e gli investitori esteri) iniziavano a percepire come stavano le cose.




Ovviamente i modelli di Krugman e le interpretazioni possono incorporare anche le prove di cui sopra. Così potrebbe comprensibilmente sostenere che non abbia ragioni per dare credito alla visione Austriaca.

Ma mi posso rifare ad almeno due episodi dove la storia del "riassestamento settoriale" degli Austriaci ha chiaramente più poteri chiarificatori rispetto alla storia di Krugman della "domanda insufficiente". Nello specifico, alla fine del 2008 Krugman ha detto che il bust immobiliare aveva poco a che fare con la recessione, perchè le ultime cifre del BLS mostravano che la disoccupazione al livello statale aveva poco a che fare con la diminuzione dei prezzi delle case in tuttli gli Stati.

Tuttavia io ho evidenziato che alla fine del 2008 osservare i cambiamenti anno per anno nella disoccupazione, difficilmente era la cosa giusta da fare. Se guardavamo ai cambiamenti dal momento dello scoppio della bolla, allora cinque dei sei Stati con i più grandi declini nel settore immobiliare erano anche sulla lista dei sei Stati con i più grandi aumenti nella disoccupazione.

In un'altra occasione (la scorsa estate), Krugman ancora una volta pensava che avesse dato alla storia del riassestamento un duro colpo quando evidenziava che il settore industriale avesse perso più lavoro rispetto al settore edile. Io ho evidenziato che anche questo non era una prova valida, perchè il settore industriale aveva avuto più lavoratori con cui iniziare. Se guardavamo ai cali delle percentuali, allora il settore edile è di fatto crollato più pesantemente rispetto al settore industriale. Inoltre — e proprio come la teoria Austriaca prevede — il declino dell'occupazione nell'industria dei beni durevoli è stato peggiore rispetto all'industria dei beni non durevoli, mentre il declino nel settore della vendita al dettaglio è stato più leggero rispetto agli altri tre.

Questi sono episodi molti importanti. Quando Krugman pensava che i numeri fossero dalla sua parte, era felice di denigrare la storia del riassestamento settoriale; pensava che il suo modello era perfettamente in grado di spiegare la situazione se il crash nel settore immobiliare non avesse avuto realmente a che fare con il subbuglio nei mercati del lavoro. E, come Krugman stesso ha detto, avendo egli usato prove valide, i risultati avrebbero quindi messo in dubbio la storia Austriaca.

Così ora che vediamo i cambiamenti nell'occupazione combaciare con la spiegazione Austriaca, dovremmo essere molto più fiduciosi che essa stia catturando almeno una parte importante della storia. Per ripetere, non sono partito per trovare dati che combaciassero con l'esposizione misesiana e poi infine scelto qualche grafico che andasse bene. Piuttosto Krugman pensava che avesse trovato una distorsione della teoria, ma è venuto fuori che ha condotto un misero esperimento.

Visto che Krugman era quello che ha lanciato queste due sfide, è significativo che la teoria Austriaca passasse con pieni voti. Inoltre è significativo che la teoria di Krugman non possa spiegare gli attuali cambiamenti settoriali nei mercati del lavoro. Ricordate, non era affatto imbarazzato dai dati quando egli pensava (erroneamente) che la bolla immobiliare avesse poco a che fare con il problema della disoccupazione.

Ciò è molto importante perchè fu Krugman che notoriamente invocò (nel 2002) e poi difese (con caveat nel 2006) la creazione della bolla immobiliare.

Non sto attaccando la persona o dicendogli "beccato" evidenziando ciò: è molto significativo che il modello di Krugman prescrivesse una bolla immobliare come soluzione al crollo delle dotcom, anche se — come abbiamo visto — il modello di Krugman è ovviamente inferiore alla spiegazione Austriaca quando si deve valutare la ricaduta per la bolla immobiliare.


Conclusione

Io non sostengo che la teoria Austriaca del ciclo economico catturi ogni caratteristica pertinente delle moderne recessioni. Ciò che sostengo è che una teoria — incluso qualsiasi modello Keyenesiano di Paul Krugman — che trascura la distorsione della struttura del capitale durante i periodi di boom, non può possibilmente sperare di prescrivere accuratamente soluzioni dopo un crash.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


(1). Link alla Prima Parte


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