Bibliografia

venerdì 4 febbraio 2011

Inflazione e Controllo dei Prezzi

«Fonte ultima della determinazione dei prezzi sono i giudizi di valore dei consumatori». Questo diceva Mises nell'Azione Umana, ma in un mercato narcotizzato come quello odierno i prezzi non riflettono l'economia e per far fronte ad emergenze si ricorre a misure tanto drastiche quanto stupide. Non sorprende poi che escano notizie simili che tirano in ballo l'africano malnutrito di turno o altre cazzate assortite (es. clima, speculatori), sviando il discorso su lidi più favorevoli alla mano che gira la manovella della stampante o preme i pulsanti di un computer.
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[Ludwig von Mises immigrò negli Stati Uniti nel 1940, un periodo economico bellico in cui la produzione era pianificata, prezzi e salari controllati ed il razionamento dominava il mercato dei beni al consumo. I suoi scritti contro l'interventismo divennero criticamente importanti, specialmente durante il dibattito pubblico riguardante a quale estensione questi controlli sarebbero dovuti essere ridotti dopo la guerra. Questo articolo apparve nel Commercial and Financial Chronicle, il 20 dicembre 1945 e fu poi ristampato in Planning for Freedom]


di Ludwig von Mises



1. La Futilità del Controllo dei Prezzi

Sotto il socialismo la produzione è interamente diretta dagli ordini del consiglio gestionale della produzione. L'intera nazione è "un esercito industriale" (un termine usato da Marx nel Manifesto Comunista) ed ogni cittadino deve obbedire agli ordini dei suoi superiori. Ognuno deve contribuire con la sua quota all'esecuzione del piano generale adottato dal Governo.

Nella libera economia nessuno zar della produzione dice ad un uomo cosa debba fare. Ognuno pianifica ed agisce per se stesso. La coordinazione delle varie attività degli individui e la loro integrazione in un sistema armonioso per rifornire i consumatori con beni e servizi che richiedono, sono generate dal processo di mercato e dalla struttura dei prezzi che ne scaturisce.

Il mercato conduce l'economia capitalista. Direziona tutte le attività dell'individuo in quei canali in cui egli possa servire meglio i voleri dei suoi colleghi. Il mercato da solo mette in ordine l'intero sistema sociale della proprietà privata dei mezzi di produzione e la libera impresa conferendole senso e significato.

Non c'è niente di automatico e misterioso nelle operazioni di mercato. Le sole forze che determinano il continuo stato fluttuante del mercato sono il giudizio sul valore dei vari individui e le loro azioni dirette da questi giudizi. Il fattore ultimo nel mercato è la lotta di ogni uomo per soddisfare i propri bisogni e desideri nel miglior modo possibile. La supremazia del mercato è equivalente alla supremazia dei consumatori. Con i loro acquisti e la loro astensione dal comprare, i consumatori determinano non solo la struttura dei prezzi, ma non di meno ciò che dovrebbe essere prodotto, in quale quantità e quantità e da chi. Determinano ogni profitto o perdita dell'imprenditore e pertanto chi dovrebbe possedere il capitale e gestire i piani. Rendono poveri gli uomini ricchi e ricchi gli uomini poveri. Il sistema del profitto è essenzialmente la produzione per l'uso, poichè i profitti possono essere solo incamerati dal successo nel rifornire i consumatori nel modo migiore e più economico con le merci che loro vogliono usare.

Da ciò diviene chiaro cosa voglia dire quando il governo manomette la struttura dei prezzi del mercato. Devia la produzione in altre linee da quei canali in cui i consumatori vogliono direzionarla. In un mercato non manipolato dall'interferenza del governo prevale una tendenza all'espansione della produzione di ogni articolo fino al punto in cui un'ulteriore espansione non pagherebbe perchè il prezzo realizzato non eccederebbe i costi. Se il governo fissa un prezzo minimo per certe merci al di sotto del livello che un mercato non ostacolato avrebbe determinato e rende illegale vendere al prezzo potenziale di mercato, la produzione comporta una perdita per i produttori marginali. Coloro che producono con i più alti costi vanno in bancarotta ed impiegano le loro fabbriche per la produzione di altre merci, non influenzate da un tetto di prezzi. L'interferenza del governo con il prezzo di una merce limita l'offerta disponibile per il consumo. Questo risultato è opposto alle intenzioni che hanno motivato il tetto di prezzi. Il governo voleva rendere più semplice per le persone ottenere l'articolo interessato. Ma il suo intervento ha come risultato il restringimento della quantità prodotta ed offerta per la vendita.

Se questa spiacevole esperienza non insegna alle autorità che il controllo dei prezzi è futile e che la migliore strategia sarebbe astenersi da qualsiasi tentativo di controllare i prezzi, diviene necessario aggiungere a questa prima misura, che restringe il prezzo di uno o diversi beni di consumo, ulteriori successive misure. Diviene necessario aggiustare i prezzi dei fattori di produzione richiesti per la produzione dei beni di consumo interessati. Poi la stessa storia si ripete su un piano più remoto. La quantità di questi fattori di produzione i cui prezzi sono stati limitati si restringe. Poi di nuovo il governo deve espandere la sfera del suo tetto dei prezzi. Deve aggiustare i prezzi dei fattori di produzione scondari richiesti per la produzione di quei fattori primari. Così il governo deve andare sempre oltre. Deve aggiustare i prezzi di tutti i beni di consumo e di tutti i fattori di produzione, dei materiali, del lavoro e deve forzare ogni imprenditore ed ogni lavoratore a continuare la produzione a questi prezzi e saggi salariali. Nessuna branca della produzione deve essere omessa da questo aggiustamento generale dei prezzi, dei salari e dell'ordine in generale per continuare a produrre. Se alcune branche dovessero essere lasciate libere, il risultato sarebbe uno spostamento di capitale e lavoro verso di esse ed una corrispondente caduta nella quantità di beni i cui prezzi sono stati fissati dal governo. Tuttavia sono precisamente questi beni che il governo considera specialmente importanti per la soddisfazione dei bisogni delle masse.

Ma quando un simile stato di controllo generale degli affari è raggiunto, l'economia di mercato è stata rimpiazzata da un sistema di pianificazione centrale, dal socialismo. Non è più il consumatore, ma il governo che decide cosa debba essere prodotto ed in quale quantità e qualità. Gli imprenditori non sono più imprenditori. Sono stati ridotti allo status di direttori di negozio — o Betriebsführer, come dicevano i nazisti — e debbono obbedire agli ordini emanati dal consiglio centrale della produzione del governo. I lavoratori sono costretti a lavorare nelle fabbriche in cui le autorità gli assegnano; i loro salari sono determinati dalle leggi delle autorità. Il governo è supremo. Determina ogni entrata del cittadino e lo standard di vita. E' totalitario.

Il controllo dei prezzi è opposto allo scopo se è solo limitato ad alcune merci. Non può funzionare con soddifsazione in un economia di mercato. I tentativi per farlo funzionare devono allargare la sfera delle merci soggette al controllo dei prezzi finchè i prezzi di tutte le merci e servizi sono regolati dalla legge dell'autorità ed il mercato cessa di funzionare.

La produzione può sia essere diretta dai prezzi fissati dal mercato tramite l'acquisto o l'astensione dal comprare da parte delle persone; sia può essere diretta dagli uffici del governo. Non c'è una terza soluzione disponibile. Il controllo del governo di una parte dei prezzi può solo risultare in uno stato di affari che — senza alcune eccezione — ognuno considera assurdo ed opposto ai propositi. Il suo inevitabile risultato è il caos ed il disordine sociale.


2. Controllo dei Prezzi in Germania

E' stato affermato ancora ed ancora che l'esperienza della Germania ha provato che il controllo dei prezzi è fattibile e può raggiungere i fini cercati dal governo a cui vi fa ricorso. Niente può essere più erroneo.

Quando scoppiò la prima Guerra Mondiale, il Reich tedesco adottò immediatamente una politica di inflazione. Per evitare l'inevitabile risultato dell'inflazione, un aumento generale dei prezzi, si fece ricorso simultaneamente al controllo dei prezzi. La più che glorificata efficienza della politica tedesca ebbe successo piuttosto bene nell'imporre questo tetto di prezzi. Non c'era mercato nero. Ma la quantità di merci soggette al controllo dei prezzi diminuì velocemente. I prezzi non aumentavano. Ma la gente non era più in una posizione per acquistare cibo, vestiti e scarpe. Il razionamento fu un fallimento. Sebbene il governo ridusse sempre di più le razioni assegnate ad ogni individuo, solo poche persone furono abbastanza fortunate da prendere tutto quello che la carta del razionamento dava loro diritto di prendere. Nei loro tentativi di far funzionare il sistema del controllo dei prezzi, le autorità espansero passo dopo passo la sfera delle merci soggette al controllo dei prezzi. Una branca del mondo degli affari dopo l'altra fu centralizzata e messa sotto la gestione di una commissione di governo. Il governo ottenne il pieno controllo di tutte le branche vitali della produzione. Ma anche ciò non era abbastanza fintanto che altre branche dell'industria erano lasciate libere. Così il governo decise di andare anche oltre. Il Programma Hindenburg aveva lo scopo di pianificare in generale tutta la produzione. L'idea era di affidare la direzione di tutte le attività economiche alle autorità. Se il Programma Hindenburg fosse stato eseguito, avrebbe trasformato la Germania in un commonwealth decisamente totalitario. Avrebbe realizzato l'ideale di Othmar Spann, il campione del socialismo "tedesco", per rendere la Germania un paese in cui la proprietà privata eistesse solo in un senso formale e legale, mentre di fatto ci sarebbe stata solo proprietà pubblica.

Tuttavia il Programma Hindenburg non venne messo pienamente in atto quando il Reich collassò. La disintegrazione della burocrazia imperiale spazzò via l'intero apparato del controllo dei prezzi e del socialismo di guerra. Ma gli autori nazionalisti continuarono ad esaltare i meriti del Zwangswirtschaft, l'economia obbligatoria. Era, dissero, il metodo più perfetto per la realizzazione del socialismo in un paese a predominanza industriale come la Germania. Trionfarono quando il cancelliere Brüning nel 1931 riprese le condizioni essenziali del Programma Hindenburg e quando in seguito i nazisti imposero questi decreti con la massima brutalità.

I nazisti, come i loro ammiratori esteri sostengono, non imposero un controllo dei prezzi in un'economia di mercato. Con loro il controllo dei prezzi era solo un meccanismo dentro l'ossatura di un sistema generale di pianificazione centrale. Nell'economia nazista non esistevano questioni di iniziativa privata e libera impresa. Tutte le attività della produzione erano dirette dal Reichswirtschaftsministerium. Nessun impresa era libera di deviare nella conduzione delle sue operazioni dagli ordini emanati dal governo. Il controllo dei prezzi era solo un meccanismo nel complesso di innumerevoli decreti ed ordini che regolavano il più minuscolo dettaglio di ogni attività economica e che fissavano precisamente ogni compito dell'individuo da un lato e dall'altro i suoi guadagni ed il suo standard di vita.

Ciò che ha reso difficile per molte persone afferrare la vera natura del sistema economico nazista era il fatto che i nazisti non espropiarono gli imprenditori ed i capitalisti apertamente e che non adottarono il principio dell'uguaglianza delle entrate che i bolscevichi sposarono bei primi anni di governo sovietico e scartarono solo in seguito. Tuttavia i nazisti rimossero completamente dal controllo la borghesia. Quegli imprenditori che non erano né ebrei né sospettati di essere liberali o pacifisti mantennero le proprie posizioni nella struttura economica. Ma erano praticamente solo degli impiegati pubblici salariati obbligati ad obbedire incondizionatamente agli ordini dei loro superiori, i burocrati del Reich e del partito nazista. I capitalisti prendevano i loro (severamente ridotti) dividendi. Ma come gli altri cittadini non erano liberi di spendere più delle loro entrate rispetto a quanto il partito stimava adeguato al loro status e rango nella gerarchia. L'eccedenza doveva essere investita in esatto accordo con gli ordini del Ministero degli Affari Economici.

L'esperienza della Germnia nazista non confuta il discorso che il controllo dei prezzi è condannato a fallire entro un'economia non completamente socializzata. Coloro che invocano il controllo dei prezzi poichè immaginano di mirare alla conservazione del sistema dell'iniziativa e dell'impresa libera sono in grande errore. Quello che veramente fanno è paralizzare l'operazione del meccanismo di guida del sistema. Non si preserva un sistema distruggendo il suo punto vitale; lo si uccide.


3. Fallacie Comuni sull'Inflazione

L'inflazione è il processo di un grande aumento nella quantità di denaro in circolazione. Il suo principale motore nell'Europa continentale è l'emissione di banconote a corso legale non riscattabili. In questo paese l'inflazione consiste fondamentalmente nei prestiti al governo da parte delle banche ed anche nell'aumento della quantità di denaro cartaceo e di monete. Il governo finanzia la sua spesa a deficit con l'inflazione.

L'inflazione ha sempre come risultato una generale tendenza verso i prezzi al rialzo. Coloro nelle cui tasche fluisce la quantità di valuta addizionale sono in una posizione di espandere la propria domanda per beni e servizi. Una domanda addizionale deve, restando le altre cose uguali, aumentare i prezzi. Nessun sofisma e nessun sillogismo può scongiurare questa inevitabile conseguenza dell'inflazione.

La rivoluzione semantica che è una delle caratteristiche dei giorni nostri ha oscurato e confuso questo fatto. Il termine inflazione è usato con una nuova connotazione. Ciò che le persone oggi chiamano inflazione non è inflazione, per esempio, l'incremento della quantità di denaro e sostituti del denaro, ma l'aumento generale di prezzi e saggi salariali che sono l'inevitabile conseguenza dell'inflazione. Questa innovazione semantica è senza dubbio pericolosa.

Prima di tutto non c'è più alcun termine disponibile per indicare cosa l'inflazione soleva indicare. E' impossibile combattere un male che non può essere nominato. Statalisti e politici non hanno più l'opportunità di fare ricorso ad una terminologia accetata e compresa dalle persone quando vogliono descrivere la politica finanziaria a cui si oppongono. Devono entrare in un'analisi dettagliata ed in una descrizione di questa politica con pieni particolari e poche spiegazioni qualora ci si volessere riferire ad essa, e devono ripetere questa noiosa procedura in ogni discorso in cui hanno a che fare con qeusto soggetto. Visto che non si può nominare la politica che incrementa la quantità del mezzo di scambio in circolazione, gli và di lusso.

Il secondo comportamento pericoloso è che coloro impegnati nei tentativi futili e senza speranza di combattere le inevitabili conseguenze dell'inflazione — l'aumento dei prezzi — stanno mascherando i loro tentativi come lotta contro l'inflazione. Mentre combattono i sintomi, pretendono di combattere la radice che causa il male. E poichè non comprendono la relazione causale tra l'aumento del denaro in circolazione e l'espansione del credito da un lato e l'aumento dei prezzi dall'altro, praticamente peggiorano le cose.

Il miglior esempio è fornito dai sussidi. Come è stato sottolineato il tetto dei prezzi riduce l'offerta perchè la produzione comporta una perdita per i produttori marginali. Per impedire questo risultato i governi spesso garantiscono sussidi ai contadini che operano con i costi più alti. Questi sussidi sono finanziati dall'espansione del credito addizionale. Quindi essi causano l'incremento della pressione inflazionistica. Se i consumatori dovessero pagare prezzi più alti per i prodotti interessati, nessun effetto inflazionistico ne emergerebbe. I consumatori dovrebbero usare per tali pagamenti supplementari solo denaro che era già stato messo in circolazione. Così la presunta idea brillante di combattere l'inflazione con i sussidi causa di fatto più inflazione.


4. Le Fallacie Non Devono Essere Importate

Non c'è praticamente bisogno oggi di entrare in una discussione sulla relativamente lieve e pericolosa inflazione che in un gold standard può essere causata da un grande aumento nella produzione d'oro. I problemi che il mondo deve affrontare oggi sono quelli dell'inflazione fuori controllo. Tale inflazione è sempre il risultato di una plitica intenzionale del governo. Da un lato il governo non è preparato a restringere la sua spesa. Dall'altro non vuole bilanciare il suo budget con la riscossione delle tasse o da prestiti dalle persone. Sceglie l'inflazione perchè lo considera come il minore dei mali. Espande il credito ed incrementa la quantità di denaro in circolazione perchè non vede le inevitabili conseguenze che una simile politica può causare.

Nessun'altra cosa può procurare così tanto allarme in questo paese se non quanto sia già estesa l'inflazione attuale. Sebbene sia andata molto oltre ed ha procurato molto danno, non ha certamente creato un disastro irreparabile. Non c'è dubbio che gli Stati Uniti siano ancora liberi di cambiare i propri metodi di finanziamento e ritornare ad una politica monetaria sensata.

Il vero pericolo non consiste in cosa è già accaduto, ma nelle dottrine spurie da cui questi eventi sono nati. La superstizione che per il governo è possibile evitare le inesorabili conseguenze dell'inflazione attraverso il controllo dei prezzi è il pericolo principale. Poichè questa dottrina devia l'attenzione della gente dal problema principale. Mentre le autorità sono impegnate in un inutile combattimento contro i relativi fenomeni, solo poche persone attaccano la fonte del male, i metodi del Tesoro di garantire per le enormi spese. Mentre i dipartimenti guadagnano i titoli dei giornali per le loro attività, le cifre statistiche riguardanti l'aumento della valuta nazionale sono relegate in un posto inosservato delle pagine finanziarie dei giornali.

Di nuovo qui l'esempio della Germania può fungere da avvertimento. La tremenda inflazione tedesca che nel 1923 ridusse il potere d'acquisto del marco ad un miliardesimo del suo valore pre-guerra non fu un atto di Dio. Sarebbe stato possibile bilanciare il budget della Germania post-bellica senza ricorrere alla stampante della Reichsbank. La prova è che il budget del Reich fu facilmente bilanciato non appena il crollo della vecchia Reichsbank forzò il governo ad abbandonare la sua politica inflazionistica. Ma prima che ciò accadesse, tutti i presunti esperti tedeschi negarono ostinatamente che l'aumento dei prezzi delle merci, dei saggi salariali e dei tassi di cambio esteri avessero nulla a che fare con il metodo del governo di spendere sconsideratamente. Ai loro occhi solo il profitto era da incolpare. Invocarono una profonda imposizione del controllo dei prezzi come rimedio per tutti i mali e chiamarono coloro che raccomandavano un cambiamento nei metodi finanziari "deflazionisti".

I nazionalisti tedeschi furono sconfitti nelle due più terrificanti guerre della storia. Ma le fallacie economiche che spinsero la Germania nelle sue nefande aggressioni sfortunatamente sopravvissero. Gli errori monetari sviluppati da professori tedeschi come Lexis e Knapp e messi in pratica da Havenstein, il presidente della Reichsbank negli anni critici della sua inflazione, sono oggi la dottrina ufficiale della Francia e di molti altri paesi europei. Non c'è bisogno per gli Stati Uniti di importare queste assurdità.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


4 commenti:

  1. Stupendo questo articolo. Di una chiarezza incredibile perfino per una confusa come me!
    ...e adesso che ci troviamo tutti sotto l'inflessibile comando tedesco, perché, a ben guardare questo è l'UE, cosa succederà?

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  2. Ciao niki. Staremo a vedere, come dici giustamente l'Europa è la Germania ed ha già avvertito che se nel 2013 i debiti non saranno contenuti i paesi ad alto deficit pagheranno alti interessi sul debito stesso (per l'Italia sarebbe il colpo di grazia). Finire fuori dalle grazie tedesche significa anche uscire, essendo alleati, dalla cerchia asiatica, la quale rappresenta (ormai) il futuro dell'economia.

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  3. Niki non lasciarti fuorviare, questo qua è un idiota il quale non fa altro che offendere un genio come keynes, ma del resto non è neanche per quello che lo è, lo è per il semplice fatto che tutti gli economisti austriaci lo sono.

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  4. Eh, ma a quelli furbi come te non li fregano mica!

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