Bibliografia

giovedì 18 novembre 2010

Statalismo di sinistra, di destra e di centro

Cambiamenti. Ogni volta l'esca del "cambiamento" viene lanciata all'elettorato e tutti i baccalà sono pronti a finire nella rete insieme alla loro "beneamata" X.
Forse occorrono una paio di esempi più diretti. Perchè Bernanke è ancora al comando della FED, data la sua incapacità, ed Obama lo elogia anche? Perchè le truppe non vengono ritirate dalle zone di guerra? Perchè in Italia si è permesso all' "anomalia" Berlusconi di continuare ad esistere?
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di Murray N. Rothbard
Articolo ristampato dal Libertarian Review, 1979.


"Sinistra", "Destra", e "centro" sono divenute categorie crescentemente senza senso. I libertari sanno che il loro credo può (e lo fa) attrarre le persone da tutte le parti del vecchio, obsoleto ed ideologico spettro. Come fedeli seguaci della libertà individuale in tutti gli aspetti della vita, possiamo attrarre liberali grazie alla nostra devozione verso la libertà civile ed il non interventismo nella politica estera e conservatori grazie alla nostra aderenza ai diritti di proprietà ed al libero mercato. Ma che dire per l'altra parte della medaglia? Che dire sull'autoritarismo e lo statalismo in generale?

Per molto tempo è stato chiaro che gli statalisti di destra, sinistra e di centro, si sono espansi sempre di più — che la loro comune devozione allo Stato ha trasceso le loro piccole differenze. Nell'ultima decade tutti loro si sono coagulati nel centro, finchè le differenze tra i conservatori "responsabili", social democratici di destra, neoconservatori ed anche socialisti democratici come John Kenneth Galbraith e Robert Heilbroner, sono divenute crescentemente difficili da capire.

Il credo principale che questi gruppi hanno in comune è il sostegno, e l'ingrandimento, dello Stato americano, in patria ed all'estero. All'estero vuol dire sostenere bilanci militari sempre più grandi, terrorismo di FBI e CIA, una politica estera di interventismo globale ed assoluto supporto per lo Stato d'Israele. Internamente ci sono variazioni, ma un accordo generale sostiene che il governo non dovrebbe impegnarsi di più di quello che possa raggiungere: in breve, un continuato ma sempre più efficacemente semplificato stato assistenziale. Tutto ciò è appoggiato da una politica antilibertaria sulla libertà personale, avanzando il concetto, sia per ragioni religiose sia per ragioni temporali, che lo Stato è il giusto veicolo per imporre coercitivamente ciò che queste persone credono essere principi corretti.

Questa coalizione di statalisti si è fusa nel tempo; ma recentemente un nuovo scoppio di franchezza ha lasciato trapelare un segreto. Tutto è iniziato nell'estate del 1978 sulla rivista socialista Dissent, curata da un ex-Trotskysta Irving Howe. Un'articolo principale del noto economista Robert Heilbroner dice in modo diretto che i socialisti non dovrebbero più provare a vendere in giro la panacea che la pianificazione centrale nel mondo socialista del futuro sarà congiunta con la libertà personale, con le libertà civili e la libertà di parola.

No, dice Heilbroner, i socialisti devono affrontare il fatto che il socialismo dovrà essere autoritario in modo da imporre i dettami della pianificazione centrale e dovrà essere fondato sulla "moralità collettiva" imposta alle persone. In breve, noi non possiamo, secondo le parole di Heilbroner, avere "una torta socialista con la borhesia come glassa" — cioè, con la preservazione della libertà personale.

Una reazione intrigante al pezzo di Heilbroner viene dalla destra. Per anni ci fu una controversia sorta tempo fa tra i circoli intellettuali della destra tra i "tradizionalisti", che non avevano nessuna pretesa sulla libertà o sui diritti individuali; i libertari, che avevano da tempo abbandonato la destra; ed i "fusionisti" capeggiati da Frank Meyer, che provò a fondare le due posizioni in un'amalgama unificato. Entrambi i "tradizionalisti" ed i libertari si resero presto conto che le due posizioni non erano solo inconsistenti ma diametricamente opposte.

Negli ultimi anni i tradizionalisti hanno vinto sui fusionisti in campo conservatore, come i conservatori sono avanzati furtivamente verso il potere con ardore crescente. Ora Dale Vree, un'opinionista regolare al National Review, prende l'opportunità per salutare l'articolo di Heilbroner ed invocare una coalizione potente di destra-sinistra in nome dello statalismo ("Contro la Fusione Socialista", National Review, 8 Dicembre, 1978, p. 1547). Dà anche uno schiaffo ai fusionisti sottolineando che i "socialisti fusionisti", coloro che volevano fondere il collettivismo economico con l'individualismo culturale, soffrono necessariamente delle stesse inconsistenze come le loro controparti nella destra, che hanno provato ad unire l'individualismo economico con il collettivismo culturale.

Vree scrive:
"Heilbroner sta anche dicendo cosa molti collaboratori del NR hanno detto da un quarto di secolo a questa parte: non si possono avere entrambe le libertà e virtù. Prendete nota, tradizionalisti. Nonostante la sua terminologia dissonante, Heilbroner è interessato alla stessa cosa a cui voi siete interessati: la virtù".


Ma l'entusiasmo di Vree per l'autorità socialista non si ferma qui. E' anche incuriosito dalla visione di Heilbroner secondo cui una cultura socialista deve "adottare la supremazia della colletività" piuttosto che la "supremazia dell 'individuo". Per di più è felice di applaudire la lode di Heilbroner della presunta convergenza "morale" e "spirituale" del socialismo contro "il materialismo borghese". Vree cita Heilbroner: "La cultura borghese è concentrata sulla conquista materiale dell'individuo. La cultura socialista si deve concentrare sulla conquista morale o spirituale di lei o di lui". Vree poi aggiunge: "Per questa frase esiste un'organizzazione tradizionalista". E come!

Applaude poi il discredito che Heilbroner perpetua verso il capitalismo perchè non ha "nessun senso del "bene" " e permette agli "adulti consenzienti" di non fare nulla che li possa aggradare. Reagendo disgustato da questa descrizione di libertà e diversità, Vree scrive: "Ma, dice Heilbroner in modo allettante, perchè una società socialista deve avere un senso del "bene" non tutto sarà permesso".

Per Vree è impossibile "avere collettivismo economico con individualismo culturale" o viceversa, e così egli è felice, come la sua controparte di sinistra Heilbroner, di optare per il collettivismo a tutti i livelli. Egli conclude facendo notare la fusione del libertarismo di "destra" cone quello di "sinistra" e poi invoca una controfusione in nome dello statalismo:
"Diversi individualisti sono statii mpegnati a fondere il libertarismo di destra con quello di sinistra (l'anarchismo). Se gli scritti di siffatti diversi socialisti come Robert Heilbroner, Christopher Lasch, Morris Janowitz, Midge Decter e Daniel Bell sono indicativi di una tendenza, potremmo vedere l'ascesa di un fusionismo tradizionalista socialista. Ci si domanda se l'America contenga qualche "Conservatore Socialista" alla destra del suo corridoio, che uscirà per abbracciarli".


L'errore gigantesco in quel paragrafo è che non ci si deve meravigliare neanche per un momento.

I Buckley, i Burnhams e la loro razza si sono precipitati in un simile abbraccio per lungo tempo — almeno in pratica. Tutto ciò che è rimasto, è l'aperta e candida ammissione che questo è quello che è accaduto per tutto questo tempo.

Una nuova polarizzazione, un nuovo spettro ideologico, sta velocemente prendendo forma. Il grande governo, la coercizione, lo statalismo — oppure i diritti individuali, la libertà e la propria volontà, a tutti i livelli, in ogni aspetto della vita americana.

Le linee stanno per essere disegnate con crescente chiarezza. Statalismo contro libertà. Noi o loro.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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