Bibliografia

sabato 20 novembre 2010

Perchè lo Stato?




di Johnny Cloaca


Una domanda frequente tra le fila libertarie, meno frequente invece nella vita quotidiana in cui si giustifica senza battere ciglio una realtà "assodata" da anni come utile e migliore. Ma è così? Si parte subito in quarta con l'accusa verso l'interlocutore che una società sprovvista di organizzazione statale (e pianificazione centrale) sarebbe barbara ed incivile, condannata ad un caos ed una spirale di decadenza. All'apparenza potrebbe essere vero, ma se ci si sofferma a riflettere si potrebbe notare che le persone possono darsi delle leggi per coesistere. Un'azione del tutto legittima per salvaguardare la prorietà individuale, contro eventuali invasioni (da notare inoltre che la spirale di decadenza la possiamo osservare anche ora, con lo Stato che fa da garante ad una presunta quanto mai percepita libertà). Come le persone possono darsi delle leggi? Attraverso un "contratto". In cui la migliore di suddette leggi sarebbe, senza dubbio, il principio di non aggressione. Ma si sa l'indole umana è quello che è, e sicuramente il crimine non sparirebbe. Ovvio. Ma che dire quando il crimine serpeggia perennemente nelle sale e negli uffici dei cosidetti governanti? Anche quello è crimine.

Soltanto che usando la parola "istituzionalizzato" il concetto magicamente cambia e si china la testa. Leggiamo cosa ci propone John Locke nel suo Saggio sul Governo Civile:
"[...] 224. Ma si dirà che questa teoria getta il fermento di frequenti ribellioni. Al che rispondo come segue. In primo luogo, non più di qualsiasi altra teoria, perché quando il popolo è caduto in miseria e si trova esposto all'abuso di un potere arbitrario, esaltate quanto volete i suoi governanti, come figli di Giove, fateli sacri o divini, discesi o autorizzati dal cielo, spacciateli per chi o che cosa volete: accadrà lo stesso. [...]

225. In secondo luogo, rispondo che tali rivoluzioni non accadono ad ogni minima mancanza nell'amministrazione dei pubblici affari. Gravi errori nei governanti, molte leggi ingiuste e inopportune e tutti i falli della fragilità umana, saranno sopportati dal popolo senza rivolta o mormorazione. [...]

226. In terzo luogo, rispondo che questa dottrina di un potere, risiedente nel popolo, di provvedere di nuovo alla propria sicurezza con un nuovo legislativo, quando i suoi legislatori, col violare la sua proprietà, hanno agito contro la sua fiducia, è la miglior difesa contro la ribellione e il mezzo più sicuro per impedirla. Infatti, poiché la ribellione è un'opposizione non alle persone, ma all'autorità, ch'è fondata esclusivamente nelle costituzioni e nelle leggi del governo, veramente e propriamente ribelli sono coloro, quali che siano, che con la forza le trasgrediscono, e con la forza giustificano questa violazione, perché quando gli uomini, con l'entrare in società e nel governo civile, hanno escluso la forza e introdotto leggi per la conservazione della proprietà, della pace e dell'unità fra di loro, coloro che ristabiliscono la forza in opposizione alle leggi, compiono l'azione del ribellare, cioè a dire riportano lo stato di guerra e sono propriamente ribelli, e poiché ciò è assai più probabile che sia compiuto da quelli che sono al potere, perché hanno il pretesto dell'autorità, sono tentati dalla forza che hanno tra le mani e sono adulati da quelli che li circondano, il modo migliore per prevenire questo male è mostrarne la pericolosità e l'ingiustizia a coloro che maggiormente sono tentati d'incorrervi".[1]


Quindi secondo Locke le persone si riuniscono in comunità per necessità di preservare la proprietà privata. Premessa accettabile in fin dei conti, ma avviene che i diritti delle persone sono scavalcati da una casta di governanti che forti del potere concesso dalla civiltà lo esercita per i propri fini schiavizzando la popolazione stessa. E per non perdere il poco che si possiede il popolo rimane quieto perchè ha imparato nel tempo a riverire i suoi subordinati. Quello che il governo chiama tassazione non è altro che un crimine verso la popolazione. Lo Stato infatti non può esistere senza commettere crimini, senza prevaricare le vite, la libertà e la proprietà. Con la prevaricazione e la violazione di quest'ultima cade anche il motivo dell'esistenza della società, secondo cui gli uomini si coalizzano in comunità per preservare e proteggere la proprietà.

John Locke offre una possibilità nel suo trattato: uno Stato limitato. Ma si rende conto che questa realtà è impossibile da far durare, perchè la corruzione che lo Stato si porta dietro è abnorme e condiziona negativamente tutti gli individui che fanno le sue veci; invadendo i diritti naturali che si era concordato di difendere, si fallisce misaramente nel compito della preservazione della proprietà e dell'individuo e si cede il passo al caos. Un'aspetto di cui tenere conto.

Caduta la salvaguardia, la protezione e la difesa esterna della società la falla che si crea nel sistema statale non è indifferente e merita un riconoscimento come analisi critica di un sistema di schiavitù e sfruttamento. Sant'Agostino argomentava che lo Stato fosse addirittura un discendente del peccato originale. Inoltre la schiavitù è un requisito fondamentale per lo Stato e forse la sindrome di Stoccolma può spiegare la devozione dei sudditi nei confronti di un sistema talmente coercitivo. Ma il tutto non si ferma qui. Il sistema deve dotarsi di anticorpi, persone in buona o cattiva fede che argomentano in favore di tale sistema; non facenti parti del sistema stesso, ma un'addendum (o appendice) che riporta la calma e la serenità nel gregge. Una sorta di cartina tornasole che ricorda come un sacrificio maggiore possa garantire un male minore. Ma sempre di male trattiamo.

Un'esempio pratico è rappresentato dall'interferenza politica nell'economia ed il relativo supporto di un manipolo di uomini che ne giustifica la necessità. Come accade ciclicamente da un pò di decadi a questa parte, ciò che era considerato virtù (risparmio) è grottescamente diventato oppressione. Si è iniettata con scarsa parsimonia, ma con vigore incessante, la subdola fallaccia per cui la spesa sia un bene per l'economia; la spesa crea posti di lavoro; la spesa crea ricchezza; la spesa garantisce prosperità. Ma attenzione, questo sotterfugio sospinto negli occhi della popolazione non era solo direzionato verso il loro portafoglio ma in gran parte alla loro mente giustificando di conseguenza, facendola diventare una consuetudine ben accetata e difesa, l'obbligo morale dei governi ad indebitarsi per creare prosperità. Come logica comanda, un siffatto sistema è destinato a collassare perchè i conti devono essere pagati e qualcuno deve rimetterci il proprio posto visto che ha praticato una tale politica sconsiderata.

Portogallo, Grecia, Irlanda, sono pochi esempi in cui questa linea strategica ha iniziato a dare i primi cedimenti. Per non parlare degli Stati Uniti che tra stimoli e salvataggi dell'ultima ora hanno aumentato il debito pubblico di circa un trilione di dollari. Ordunque che succede? I responsabili devono essere presi e sbattuti in gattabuia perchè criminali e profittatori della proprietà altrui; non solo, questo gioco va avanti sin dal 1930 con quella teoria che ha fondato le basi per un controllo (in realtà un fuori-controllo) ed un giusto diritto d'intervento nell'economia da parte dei governanti. Si, sto parlando del Keynesianismo. Gli interventi, infatti, che il governo statunitense ha intrapreso non sono stati altro che una spesa dei soldi pubblici, dell'estorsione a mano armata, della violazione della proprietà privata, in direzione di settori non produttivi ma produttivi verso altri fini.

Il tema economico non è da sottovalutare, è il perno su cui si fondano le basi della prevaricazione; la manipolazione dello stesso (e Mises lo sapeva bene, come ha spiegato egregiamente nell'Azione Umana) e la relativa gestione (leggasi anche: impossibilità di creare contratti tra due persone) dello stesso rende lo Stato un garante della stabilità della società, senza il quale il bastione della civilizzazione si scioglierebbe come neve al sole. Ed a supporto di questa pseudo-realtà vengono chiamati in causa commenatatori e cronisti che svolgono un lavoro di pulizia della figura statale. Non solo. In un subdolo cerchio di "sollecitazioni" e "risposta", il cronista instaura un legame, all'occhio del lettore, con l'istituzione la quale presta un pò della sua aura di riverenza alla figura del commentatore, rendondolo un pò più uguale degli altri e di conseguenza degno di nota e di ascolto. Un'esempio pratico: l'establishment politico statunitense è sempre stato in cerca di personale tecnico per far giustificare la sua sempre crescente spesa e bisogno di prestito. Paul Krugman è uno di questi, che difatti, sollecita la politica a spendere pena l'apocalisse.[2] Il cerchio quadra.

Un altro esempio pratico per inquadrare meglio il discorso. Il manipolo di economisti Keynesiani sostenevano che il New Deal non portò la piena ripresa, ma il più del merito era da consegnare alla Seconda Guerra Mondiale grazie a cui l'industria bellica è proliferata. La grande spesa del governo poi ha fatto tutto il resto, ha rimesso in moto l'energia economica ed ha contribuito a diminuire la disoccupazione.

Stiamo osservando le stesse scuse ora con l'Iran. La stessa cosa fu detta da Krugman dopo la sciagura dell'11 settembre. Secondo queste persone c'è bisogno di un disastro o di un'evento catastrofico catalizzatore per rimettere in moto la macchina economica dopo che tutte le altre misure d'emergenza (per esempio, il quantitative easing) hanno fallito. Ora lasciando da parte la FED[3] e le banche (di cui presto si parlerà su questo blog, per quanto riguarda la riserva frazionaria), i temi sostenuti dai Keynesianisti sono fallaci. Infatti, come da copione, dopo anni di iniezioni di denaro con il New Deal il tasso di disoccupazione restava oltre il 10%. Cosa è successo quindi? E' successo che la coscrizione ha fatto la sua parte forzando, invadendo la proprietà privata, tradendo il patto della società. Si sono catapultate le persone a combattere una guerra inutile e generata dalle menzogne dello Stato. La disoccupazione, ovviamente, diminuì col numero di persone crivellate in mille modi diversi.

Come si osserva in questo punto, oltre al dissesto sociale, lo Stato provvede anche ad un dissesto economico aumentando a dismisura la spesa del paese in settori artificialmente produttivi che sopravvivono solo grazie all'interventismo, penalizzando quei settori che potrebbero svilupparsi spontanemaente ma si vedono privati delle risorse; inabili quindi ad espandersi secondo le richieste di mercato. E siamo arrivati a due aspetti, in linea generale, dell'analisi dell'esistenza dello Stato. Lungo questo discorso si è finora osservato che questo macchinario leviatanico imponente ed invasivo è stato concepito solo come prevaricazione ed usurpazione della proprietà privata delle persone che hanno perso il controllo sul contratto originale della società facendo precipitare nel vero caos l'umanità. Ironico che invece venga spacciato come puro caos l'anarchia, non credete? Invece questo è lo Stato, non organizzazzione ma caos sociale.

Ma Krugman è un'esempio dell'ultima ora, si pensi ad Hobbes ad esempio. La sua soluzione alle barbarie dell'uomo nell'anarchia possono solo essere evitate attraverso lo Stato. Ma forse non osservava che lo Stato era la degenerazione dell'ordine sociale e del principio di non aggressione. I conflitti sono testimoni di questa realtà; il che ci porta al punto conclusivo di questo discorso.

Analizziamo, quindi, l'ultimo aspetto di questa faccenda: l'ultimo bastione di cui si forgia la politica per far presa sulla gente. La difesa. Il terrore interno ed esterno che lo Stato esercita è sotto gli occhi di tutti. Per l'Italia si pensi ad esempio a Genova, Napoli, Val di Susa, ecc. All'estero, bè ci sono le cosidette missioni di pace che regolarmente riscuotono i loro tributo di sangue con drammatici record. Oltre alla moneta ed al debito fuori controllo, c'è anche l'ingordigia di potere la quale ha ri-scoperchiato l'insensata brama di conquista ( qualcuno forse sentiva nostalgia del colonialismo old-style). Ma fondendo le due realtà, si nota che non c'è nessuno sconto per la popolazione autoctona che anche se non in guerra, subisce le angherie del proprio Stato.[4]

Morte e distruzione su vasta scala è stata perpetrata solo dallo Stato, nessuna persona, gruppo di persone o organizzazione è stata mai in grado di causare le sciagure devastanti che ha fatto il sistema statale. Mai.

La domanda sorge spontanea: perchè lo Stato? Perchè assoggettarsi ad un sistema che si riconosce come marcio? Perchè tanta lealtà? Nonostante ci si trovi in un apparato che si riconosce come malvagio, l'alternativa viene considerata peggiore; anche se non si conoscono le implicazioni future. Una cosa è certa, le varie minaccie alle libertà individuali sarebbero molto limitate in un paese privo di Stato. Non sarebbe saggio togliersi la spina che ci tormenta il piede? Certo il piede farà male, però si potrà curare meglio la ferita. La prosecuzione dello Stato non è altro che un'incentivo a delinquere, si fornisce l'alibi perfetto ai ladri ed ai criminali. Visto che l'uomo è un'essere imperfetto e quindi anche corruttibile, l'opportunità di sfruttare questa carta è grande; ma finchè si lascierà sfruttare questa carta la prevaricazione e l'annullamento della proprietà privata (seguita dall'annullamento anche del principio di non aggressione) non avranno fine.

Aristotele, invece, diceva che l'uomo è un'animale politico, ma il suo concetto di polis prevedeva un'ambiente molto ristretto in cui ogni persona si conosceva e poteva giudicare l'operato del suo "governo". Tutt'altra storia rispetto ad un'organizzazione statale. Viene logico concludere che la risposta più consona per il titolo di questo passaggio sia: prevaricazione ed usurpazione della proprietà altrui attraverso un consenso estorto alla comunità. La degenarazione del contratto sociale ha portato ad un successivo caos sociale in cui le persone tuttora vivono; l'estorsione, le ruberie, le angherie, le aggressioni, le ingiustizie, sono i testimoni degli atti caotici imbastiti dallo Stato per spodestare (attraverso propaganda ed azioni auto-celebrative) qualsiasi sistema concorrenziale capace di riportare l'ordine in una società "dei contrari".


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Note

[1] Della Dissoluzione del Governo, John Locke.

[2] Ecco perchè se fossi presidente della FED prometterei un'inflazione alta, Paul Krugman, articolo dal Il Sole 24 Ore.

[3]
La FED come un grande contraffattore, Robert Murphy.

[4]
Democidio: gli omicidi del governo, i governi hanno ucciso centinaia di loro cittadini e proprio sotto il loro controllo.

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