Bibliografia

sabato 6 novembre 2010

In difesa della deflazione

«Se l'inflazione è troppo bassa si rischia di finire in deflazione, una diminuzione generale dei prezzi dovuta alla scarsa domanda di beni e servizi, per cui diminuiscono i consumi. Le aziende, pur di vendere, abbassano i prezzi e diminuiscono i loro guadagni e tendono quindi a diminuire i salari o addirittura a licenziare. Si rischia che aumenti la disoccupazione e la depressione economica. Bene fa Bernanke a far alzare leggermente l'inflazione e tenerla sotto controllo». Sembrano parole di Krugman. Infatti questo è il suo verbo che si è diffuso tra la gente, che lo tramanda come favola della buonanotte. Dov'è la fregatura direte voi? Vediamo cosa ci dice il presidente del Mises Institute.
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di Doug French


Gli stimoli di Obama ed i salvataggi non hanno diminuito i tassi della disoccupazione né hanno archiviato la bancarotta, mentre i prezzi e le vendite interni sono caduti e non riescono a rialzarsi. Bill Gross di PIMCO ha detto a Bloomberg che ciò può essere aggiustato con un tasso d'interesse vicino allo zero ed un debito aggiuntivo per stimolare gli spiriti animali degli investitori e degli imprenditori. Il tasso dei fondi federali è stato fissato allo 0% da un .25% sin dal 16 dicembre 2008 ed il debito dello zio Sam è di 13,3$ trilioni ed in conteggio. Se ciò non ha ravvivato gli spiriti animali, cosa lo può fare?

Il fallimento dei banchieri centrali nel rendere le cose migliori come prima creando un pò di denaro ed abbassando qualche tasso d'interesse, ha fatto preoccupare la stampa finanziaria per la deflazione ed ha pensato che l'economia statunitense si stesse trasformando in quella giapponese. James Bullard, che guida la Federal Reserve Bank di St. Louis, se n'è uscito con un documento intitolato "Sette Facce del Pericolo". Egli conclude che secondo il Federal Open Market Committee (FOMC) "il linguaggio del lungo periodo potrebbe incrementare la probabilità per gli Stati Uniti di finire come il Giappone". Per evitare questo esito, Bullard sostiene che lo strumento più importante della FED è il quantitative easing — stampare denaro per comprare debito del governo.

James B. Stewart del Wall Street Journal dichiara, dalla sua colonna "Smartmoney", che la deflazione è cattiva perchè: " la deflazione erode i profitti ed i valori degli asset", .
"Le persone aspettano a comprare aspettando prezzi più bassi, riducendo la domanda. Profitti più bassi causano alle compagnie di tagliare le spese, inclusi gli impiegati. E' una spirale verso il basso che, se l'esperienza del Giappone ci ha insegnato qualcosa, è difficile da arrestare".


Mr. Stewart è in errore su tutta la linea. I profitti sono la differenza tra il prezzo con cui vendiamo un bene ed il prezzo che costa produrre quel bene. Come Jörg Guido Hülsmann dice chiaramente nel suo libro Deflation & Liberty: "Durante la deflazione entrambi i prezzi crollano, e come conseguenza della ricerca profitto la produzione può andare avanti".

E mentre i valori degli asset potrebbero crollare, gli asset non se ne vanno. La ricchezza reale della nazione — gli asset usati per la produzione — è ancora disponibili per produrre. Tuttavia potrebbe essere che a causa del debito ripagato su questi asset non appena i prezzi cadono, i nuovi possessori possiederanno e gestiranno gli asset ma il commercio e la produzione andranno sicuramente avanti.

I prezzi più bassi aumentano la domanda; non la riducono o la ritardano. Ecco perchè sempre più persone possiedono TV a schermo piatto, telefoni cellulari ecomputer: i prezzi di questi beni sono caduti e le persone con redditi più bassi possono permetterseli. E ci sono più persone con redditi bassi rispetto a quelle con redditi alti.

Prezzi più bassi non vuol dire profitti più bassi; nemmeno vuol dire che gli impiegati saranno licenziati. Più domanda per un bene o servizio vuol dire più impiegati necessari a produrre questi beni e servizi. "Non c'è nessuna ragione perchè l'inflazione dovrebbe ridurre piuttosto che incrementare la disoccupazione", scrive Hülsmann.
"Le persone diventano disoccupate o rimangono disoccupate quando non desiderano lavorare, o se sono forzatamente ostacolate nel lavorare a causa del saggio salariale che un datore di lavoro vuole pagare. L'inflazione non cambia questo fatto".


Hülsmann va avanti sottolineando che solo se i lavoratori sottovalutano la quantità di denaro creato dalla banca centrale e dunque riducono le loro domande sui saggi salariali, la disoccupazione sarà ridotta. "Tutti i piani per ridurre la disoccupazione tramite l'inflazione quindi si riducono ad una presa in giro per i lavoratori — una strategia infantile, a dir poco".

Ovviamente Mr. Bullard della FED di St. Louis nel suo documento non fa parola degli individui che raggiungono i loro scopi attraverso la conoscenza soggettiva e le decisioni sui prezzi. Invece disegna molte linee sui grafici e parla di regolamentazioni di Taylor, di zero legami, della relazione di Fisher, degli stadi stazionari "mirati" e di molte altre cose che non hanno nulla a che fare con l'economia.

Così mentre Mr. Gross, il compratore di bond, dice tassi a zero sveglieranno gli spiriti animali in tutti noi, Mr. Bullard si preoccupa che: "promettere di rimanere a zero per un lungo periodo di tempo è un'arma a doppio taglio". Bullard scrive che i tassi a zero sono "coerenti con l'idea che l'inflazione e le aspettative sull'inflazione dovrebbero crescere in risposta a [questa] promessa". Ma nello stesso paragrafo continua:
"Ma la strategia è anche coerente con l'idea che l'inflazione e le aspettative sull'inflazione invece cadranno, e che l'economia si sistemerà approssimativamente in un stadio stazionario non voluto, come il Giappone negli ultimi anni".


Wow, non c'è da meravigliarsi che il sistema bancario centrale Keynesiano sia così difficile. Sei dannato se tagli i tassi e sei dannato se non li tagli. "Ho mosso la linea sul grafico. E gli spiriti animali se ne vanno al diavolo!"

Nel mondo reale le banche non stanno prestando perchè, come Murray Rothbard evidenzia in America's Great Depression, se i tassi sono troppo bassi, i banchieri non hanno incentivi a prestare, specialmente in un paesaggio economico rischioso. Come scrisse anche il professor Jeffrey Herbener nel Wall Street Journal asiatico: "con le banche in difficoltà, la reflazione fallisce nell'indurre un'altra espansione del credito bancaria".
"I Keynesiani si sono sbagliati sull'impotenza della Banca del Giappone di riprendere l'espansione del credito nel 1990 come una trappola della liquidità. Ma il problema non è che i tassi d'interesse sono così bassi dove ognuno si aspetta che salgano e perciò accumula contante. Le banche rifiutano di prestare a causa del cattivo debito. Ogni afflusso di contante è tenuto come riserva contro tale debito. Il mondo finanziario rifiuta di prendere in prestito a causa dei loro carichi di debiti, accumulati per espandere la capacità durante il boom, e dei loro eccessi di capacità produttiva derivati dai loro investimenti errati".


Il Giappone ha provato ogni trucco del mondo connesso allo stimolo — in aggiunta al mantenere i tassi a zero — e nonostante ciò la sua economia è stata in depressione per due decenni. Ma licenziare un lavoratore in Giappone è praticamente proibito e che non vi venga l'idea che i prezzi al consumo siano caduti a terra. Secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI) l'anno scorso ha visto il più grande crollo nei prezzi al consumo a 1,13% dopo che i prezzi salirono al 1,4% l'anno prima. Il grafico del tasso d'inflazione giapponese è essenzialmente in ristagno. Non esattamente la spirale deflazionistica mortale che si vuole far credere.

Hülsmann spiega che il governo giapponese non ha permesso alla deflazione di curare la loro economia, con "il solo risultato di dare una vita da zombie ai conglomerati senza speranza di burocratici e di bancarottieri che controllano l'industria giapponese, il sistema bancario e quello politico".

Come per l'idea di Bullard del quantitative-easing (QE); la Banca del Giappone ne ha fatto in abbondanza, comprando non solo obbligazioni del governo ma debito corporativo ed anche azioni. I colleghi di Bullard alla FED di San Francisco hanno studiato se la cosa funzionasse. In un rapporto del 2006 il vice presidente Mark M. Spiegel scrisse che il QE abbassava i tassi d'interesse a lungo termine e "sembrava che ci fossero prove che il programma aiutasse le banche giapponesi più deboli ed in generale incoraggiasse una tolleranza di rischio maggiore nel sistema finanziario giapponese".

Spiegel concluse: "rafforzando il rendimento delle banche più deboli giapponesi, il quantitative easing potrebbe aver avuto l'indesiderato impatto di ritardare una ricostituzione strutturale".

"La deflazione è uno dei più grandi spauracchi della politica economica odierna e della politica monetaria in particolare", Hülsmann ha detto nel suo corso Economics of Deflation alla Mises University quest'anno. Sembra che una nazione ditruggerà le sue finanze per battagliare contro una non-minaccia. L'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) dice che la Banca del Giappone «ha bisogno di mantenere i tassi d'interesse vicini allo zero e continuare il suo programma di acquisto di asset finchè non ci sarà una fine "definitiva" della deflazione», riporta Bloomberg. Ma nello stesso rapporto l'OCSE è preoccupato che l'abilità della Banca del Giappone di stimolare sarebbe limitata dal rapporto debito pubblico-PIL giapponese, che raggiungerà il 200%.

Sembra che i tizi dell'OCSE, come Mr. Bullard, non riescano a rendersene conto. Ciò che gli Austriaci sanno per certo, come il professor Hülsmann dice chiaramente, è che: "i pericoli della deflazione sono una chimera, ma la sua malia è molto vera". L'inflazione, diversamente, aiuta solo quelli che sono massicciamente indebitati ed inefficienti — i governi.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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