Bibliografia

giovedì 25 novembre 2010

Che c'è di sbagliato nel mercato del lavoro?

E' la domanda che tutto il globo si sta facendo ora come ora. Sta facendo arrovellare i bulloni traballanti della mente di Bernanke (e non solo lui), per trovare un modo di abbassare il tasso di disoccupazione. Finora ha fallito su tutti i fronti (e fallirà ancora di più se sfodererà l'arma inflazionistica). Come lui anche l'Europa. Rockwell, invece, ci fornisce una soluzione chiara e testata per la reale ripresa del mercato del lavoro, giustamente (purtroppo) in stallo.
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di Llewellyn H. Rockwell, Jr.

Il terribile mercato del lavoro ha tormentato un'intera generazione. Non mostra speranze di miglioramento in tempi brevi. I giovani sono ostacolati. Gli universitari si rifugiano in immatricolazioni senza fine. Altri dormono nelle cantine o nelle mansarde dei loro genitori. La disperazione per il futuro è diventata il tema principale della vita Americana.

La domanda che dobbiamo porci è: perchè la disoccupazione è impantanata al 10% e per alcuni demografici potrebbe finire al 30%?

La risposta usuale è che l'economia non si sta riprendendo. E' vero ma in superficie; non spiega nulla. Abbiamo un problema di tipo specifico con il mercato del lavoro. Vederlo solo come un sintomo della lenta crescita è una scusa per politici e banchieri centrali per ricorrere a sconsiderate strategie nel nome dell'aggiustamento del grande problema senza avere basi reali.

Alcuni nuovi dati riportati dal Wall Street Journal ci aiutano ad andare al nocciolo del problema nel maggiore dettaglio. Nell'attuale panorama, che il National Bureau of Economic Research (NBER) ridicolmente chiama ripresa, le imprese avviate a creare lavoro non sono riuscite a rimanere aperte.

Comparate con le conseguenze di altre recessioni, le nuove aziende non stanno assumendo come una volta facevano. Il numero di compagnie con almeno un'impiegato continua a cadere ad un tasso che non si era visto in 18 anni. Ognuno parla di ripresa, ma i conti non tornano. I nuovi lavori nelle nuove compagnie stanno comparendo ad un tasso minore del 15% rispetto all'ultima ripresa.

Cerchiamo di capire cosa sta accadendo qui. Nei periodi di boom le compagnie tendono ad espandersi in ogni area, specialmente nel loro personale. La disoccupazione è sempre una caratteristica del bust perchè le aziende tagliano i lavori e si aspettano una maggiore efficienza e produttività dal personale rimanente. Molte aziende chiudono e perdono tutti gli impiegati.

Mentre i lavoratori una volta non avevano problemi a trovare lavoro ed a fissare il loro prezzo, ora c'è un'eccedenza di lavoratori ed una scarsità di lavoro, almeno ai salari che i disoccupati stanno chiedendo.

Ciò che di solito rimedia a queste lacune sono le nuove aziende. In tempi di ripresa gli imprenditori avviano nuovi progetti ed ingaggiano lavoratori disoccupati per inserirli nel personale. I disoccupati sono spesso disponibili a lavorare per meno e sono disponibili ad imparare nuove competenze in rapporto all'ambiente del nuovo business. Queste nuove imprese diventano la sorgente principale per la crescita economica ed aumentano gli standard di vita.

Senza nuove aziende non ci sarebbe nessuna crescita del lavoro. Nell'economia post-bust sono queste nuove aziende che sono responsabili dell'assorbimento di questo lavoro in eccesso. Ciò perchè le vecchie ed ampie aziende non sono disponibili a prendersi il rischio di assumere nuovi impiegati e si sono già adeguate al mondo degli affari con quel poco che gli resta.

Finchè queste aziende non compaiono, la disoccupazione resterà praticamente persistente. E ciò è esattamente quello che sta accadendo ora. E così ora che abbiamo una migliore idea delle meccaniche dell'alto tasso di disoccupazione, abbiamo una migliore idea di quali domande porre e come risolvere il problema.

Dove sono queste nuove aziende e perchè non si palesano come ci si potrebbe aspettare?

Analizziamo le risposte.

Le nuove aziende hanno bisogno di un ambiente stabile ed una radiosa prospettiva per il futuro. Mancano entrambe. La presunta ripresa è stata affondata in ogni modo possibile: nazionalizzazioni, cattivo debito spazzato sotto il tappeto, creazione di denaro da parte della FED, lavori creati per aiutare l'economia pagati dai contribuenti. Nessuno crede realmente a tutte queste sciocchezze. La domanda non è se la ripresa è fasulla; è invece: cosa è reale e cosa non lo è? Nessuno lo sa di sicuro.

A differenza di ogni tentativo della FED di fornire oceani di credito, le banche sono ancora estremamente riluttanti a prestare quando se il ripagamento non avverrà e i rischi del prestito sono estremamente alti. Ciò vuol dire che le potenziali nuove aziende debbono accumulare i loro stesso capitale da un capitale sociale massicciamente svuotato.

Guardando a questi rischi ha molto più senso assumere lavoratori non oltre il contratto temporaneo. Si consideri la tassa sulla busta paga, il più grande fardello sia sugli impiegati sia sui datori di lavori. Nessuna delle due parti ne beneficia. E' una vera rapina che aumenta ampiamente il costo dell'assunzione.

Il problema delle regolamentazioni sanitarie è molto sentito. Gli impiegati che si aspettano questi benefici stanno per la maggior parte scegliendo tra ottenerli e prendere un lavoro. Ma per certe aziende e sotto certe condizioni, sono inevitabili ed impagabili.

Le tasse sulle imprese sono tutte troppo alte e probabilmente aumenteranno. Le regolamentazioni su tutte le imprese in ogni settore di vita si sono intensificate per decenni. Nessuna industria ne è libera. Perfino settori precedentemente al limite come quello dei software stanno diventando posti legali per brevetti, protezioni e paurose regolamentazioni.

Il salario minimo è troppo alto per incoraggiare la nuova crescita del lavoro tra le aziende. E dati tutti gli ordini legali ed i potenziali progetti di legge, ognuno sa che una volta che si assumono impiegati si è abbastanza legati a loro per un bel periodo di tempo. Si possono tastare le acque. Ma si deve essere sicuri. E nessuno è sicuro.

Le imprese traggono profitto in un'ambiente libero. Ma l'impresa non è più libera in nessuna area. Nei periodi di boom, le conseguenze sono meno ovvie. Nel bust la selva delle regolamentazioni, le tasse, gli ordini e le minacce legislative, tutto ciò diventa decisivo in un modo che prima non era.

Nessuno di questi problemi è all'interno del ciclo economico. Sono tutti imposti dal governo. Lo stesso problema ha afflitto l'economia durante la Grande Depressione, ma una volta passata la bufera la stessa pianificazione centrale fu imposta nuovamente. Ora è diverso: la vecchia pianificazione centrale ci sta uccidendo giorno dopo giorno, anche senza regolamentazioni eclatanti.

Potrebbe essere tutto cambiato. Il Congresso, il presidente e le corti potrebbero invertire tutto domani stesso, ripristinando un'ambiente di libertà e di libera impresa. Il lavoro si riprenderebbe immediatamente. La speranza ritornerebbe in un paio di settimane e mesi. L'economia si riprenderebbe genuinamente.

Cosa impedisce a tutto ciò di accadere? La mancanza di una volontà politica e l'insaziabile desiderio dello Stato di continuare a mangiare a spese della nostra libertà e della nostra proprietà.

Non è complicato. Lo Stato sta vivendo come un parassita sul nostro standard di vita e sulle nostre speranze per il futuro. Deve morire, se vogliamo vivere bene di nuovo.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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