Bibliografia

martedì 9 novembre 2010

Abbasso il corso legale #2



Parte 2 di 2.

[Questo articolo è un'estratto dei capitoli 4, 5 e 6 de Denationalisation of Money: the Argument Refined.]

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di Friedrich A. Hayek


Moneta Privata Preferita

Sicuramente può essere esistito ed è esistito il denaro, anche del denaro molto soddisfacente, senza che il governo facesse nulla su di esso, sebbene raramente è stato permesso che accadesse una cosa simile a lungo.[1] Ma una lezione deve essere assimilata dalla relazione di un autore olandese sulla Cina di centinaia di anni fa, il quale osservò che il denaro cartaceo allora esistente in quella parte del mondo: "visto che non era a corso legale e visto che non era una preoccupazione dello Stato, generalmente era accettato come denaro".[2]

E' dovuto ai governi che oggi in generale, entro i dati territori nazionali, solo un tipo di moneta è universalmente accettata. Ma che ciò sia auspicabile o che le persone non potrebbero, se comprendono il vantaggio, prendere un miglior tipo di denaro senza tutto quell'avere a che fare col corso legale, è ancora una domanda aperta. Per di più un "legale mezzo di pagamento" (gesetzliches Zahlungsmittel) non ha necessità di essere specificatamente progettato da una legge. E' sufficiente che la legge abiliti il giudice a decidere in quale sorta di denaro un particolare debito può essere dismesso.

Il buon senso della questione fu messo egregiamente in chiaro 80 anni fa da un distinto difensore di una politica economica liberale, avvocato, studioso di statistica e funzionario pubblico: Lord Thomas Henry Farrer. In un documento scritto nel 1895, sosteneva che se le nazioni avessero reso a corso legale nient'altro che l'unità standard [del valore che avevano adottato], non ci sarebbe stato bisogno e non ci sarebbe stato spazio per nessuna legge speciale di corso legale. La legge ordinaria del contratto svolge tutto ciò che è necessario senza che nessuna legge dia una speciale funzione a particolari forme di valute. Abbiamo adottato la sovrana d'oro come nostra unità, non c'è bisogno di nessuna legge speciale sul corso legale per dire che io devo pagare 100 sovrane, e che, se è richiesto di pagare le 100 sovrane, io non possa dismettere l'obbligo in nessun altro modo.[3]

E conclude, dopo l'esame di tipiche applicazioni del concetto di corso legale, che:
"Guardando ai casi di sopra dell'uso o abuso della legge del corso legale rispetto all'ultimo [per esempio, monete secondarie] vediamo che posseggono una caratteristica in comune — vale a dire che la legge in tutti questi casi permette ad un debitore di pagare e richiede ad un creditore di ricevere qualcosa di diverso da cosa il loro contratto proponeva. Infatti è una costruzione innaturale e forzata messa al di sopra le transazioni degli uomini da un potere assoluto".[4]


A ciò poche linee dopo egli aggiunge che: "qualsiasi legge di corso legale è per sua natura 'sospetta'".[5]


Il Corso Legale Crea Incertezza

La verità è che il corso legale è semplicemente un meccanismo legale per forzare le persone ad accettare in appagamento di un contratto qualcosa che loro non avevano mai preso in considerazione quando stipularono il contratto stesso. Diviene così, in certe circostanze, un fattore che intensifica l'incertezza delle transazioni e consiste, come anche Lord Farrer sottolineò nello stesso contesto,
"nella sostituzione della libera operazione di un contratto volontario ed una legge che semplicemente impone l'esecuzione di simile contratti, un costrutto artificiale di contratti che non avverrebbe tra le parti in causa a meno che forzate da un potere assoluto".


Tutto ciò è ben illustrato dall'occasione storica quando l'espressione "corso legale" divenne interamente conosciuta e trattata come definizione del denaro. Nel famoso Caso del Corso Legale, combattuto davanti la Suprema Corte degli Stati Uniti dopo la Guerra Civile, la questione era se i creditori dovessero accettare, alla pari, gli attuali dollari come saldo delle loro rivendicazioni per il denaro che avevano prestato quando il dollaro aveva un valore molto più alto.[6] Lo stesso problema si palesò anche più intensamente alla fine della grande inflazione europea dopo la Prima Guerra Mondiale quando, anche nell'estremo caso del marco tedesco, il principio "il marco è il marco" fu imposto fino alla fine — sebbene in seguito alcuni sforzi furono fatti per offrire un minimo indennizzo a coloro che soffrivano maggiormente.[7]


Tasse e Contratti

Un governo deve ovviamente essere libero di determinare in quale valuta le tasse devono essere pagate e di fare contratti in qualsiasi valuta scelga (in questo modo può sostenere una valuta che emette o vuole favorire), ma non c'è nessuna ragione perchè non dovrebbe accettare altre unità di conto come base per la stima delle tasse. Nei pagamenti non contrattuali, come i danni o i risarcimenti per torti, le corti dovrebbero decidere la valuta in cui debbono essere pagati e per questo scopo dovrebbero sviluppare nuove regole; ma non ci dovrebbe essere bisogno di una legislazione speciale.

C'è una reale difficoltà se una valuta emessa dal governo è rimpiazzata con un'altra, perchè il governo è sparito a causa di una conquista, di una rivoluzione, o del crollo della nazione. In tali eventi il governo successivo di solito stila condizioni legali sul trattamento dei contratti privati espresse in termini della valuta svanita. Se una banca privata che emette denaro cessa di operare e diventa incapace di convertire le sue emissioni, questa valuta diventerebbe presumibilmente senza valore ed i possessori non avrebbero nessun diritto esecutorio per un risarcimento. Ma le corti potrebbero decidere che in tali casi i contratti tra terze parti in termini di quella valuta, conclusi quando c'era ragione di aspettarsi che fosse stata stabile, dovrebbero essere soddisfatti in qualche altra valuta che le parti del contratto ritengano consona con le loro intenzioni.


La Confusione circa la Legge di Gresham

E' un malinteso, riguardo quella che è chiamata legge di Gresham, credere che la tendenza del cattivo denaro a cacciare quello buono possa rendere necessario il monopolio del governo. Il distinto economista W.S. Jevons espose con enfasi la legge nella forma che il denaro buono non può scacciare quello peggiore, precisamente per dimostrare questo. E' vero poi che egli discusse contro una proposta del filosofo Herbert Spencer per aprire la coniazione dell'oro alla libera concorrenza, in un periodo in cui le sole valute prese in considerazione erano monete d'oro e d'argento.

Forse Jevons, che è stato introdotto all'economia dalla sua esperienza come esaminatore alla zecca, anche di più dei suoi contemporanei, in generale non prendeva seriamente in considerazione la possibilità di un qualsiasi altro tipo di valuta. Nonostante ciò la sua indignazione su quella che descrisse essere la proposta di Spencer era:
"che noi ci fidiamo del droghiere che ci rifornisce di libbre di tè, e del panettiere che ci manda pagnotte di pane, quindi potremmo fidarci della Heaton e Sons, oppure di qualche altra azienda imprenditoriale di Birmingham, per rifornirci di sovrane e scellini a loro rischio e profitto",[8]


lo portò alla categorica dichiarazione che in generale, secondo la propria opinione, "non c'è niente di meno adatto del denaro da essere lasciato all'azione della concorrenza".[9]

Forse è anche caratteristico che Herbert Spencer abbia affermato nulla di più che le imprese private potessero essere in grado di produrre lo stesso tipo di denaro che a quel tempo il governo produceva, cioè monete d'oro e argento. Pare che egli abbia pensato a queste come l'unico tipo di denaro che potesse essere ragionevolmente contemplato e di conseguenza che ci sarebbero voluti necessariamente tassi fissi di cambio (cioè di 1:1, se dello stesso peso e stessa sottigliezza) tra il governo e la moneta privata. In questo caso, difatti, la legge di Gresham avrebbe operato se ogni produttore avesse fornito prodotti più scadenti. Che ciò fosse nella mente di Jevons è chiaro, perchè giustificò la sua condanna della proposta sulla base che:
"mentre in tutte le altre questioni ognuno è portato da interessi personali a scegliere il meglio e rigettare il peggio; ma nel caso della moneta, sembrerebbe come se paradossalmente si mantenga il peggio e ci si sbarazzi del meglio".[10]


Ciò che Jevons e tanti altri sembrano aver trascurato, o considerato irrilevante, è che la legge di Gresham si applica solo a differenti tipi di moneta tra le quali un tasso fisso di cambio è imposto per legge.[11] Se la legge rende due tipi di moneta perfettamente sostitutivi per il pagamento dei debiti e forza i creditori ad accettare una moneta di più piccolo contenuto d'oro al posto di una con un maggiore contenuto, i debitori, ovviamente, pagheranno solo con la prima e troveranno un uso più proficuo con la consistenza della seconda.

Tuttavia con tassi di cambio variabili la qualità inferiore della moneta sarebbe valutata ad un tasso più basso e, se perticolarmente minacciata di crollare ulteriormente nel valore, le persone proverebbero a sbarazzarsene il più rapidamente possibile. Il processo di selezione andrebbe avanti verso qualsiasi cosa le persone ritengano il miglior tipo di moneta tra quelle emesse dalle varie agenzie, e scaccerebbe rapidamente la moneta ritenuta inconveniente o senza valore.[12]

Invece ogni volta che l'inflazione è salita molto rapidamente, tutti gli oggetti di un più stabile valore, dalle patate alle sigarette e dalle bottiglie di brandy alle uova ed alle valute straniere come il dollaro, sono arrivati ad essere usati come denaro sempre di più, cosicché alla fine della grande inflazione tedesca si sosteneva che la legge di Gresham fosse falsa e l'opposto la verità.[13] Non è falsa, ma si applica solo se un tasso fisso di cambio tra le differenti forme di monete è imposto.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


(I). Link alla Prima Parte


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Note

[1] Tentativi occasionali da parte delle autorità delle città commerciali di fornire una moneta di un contenuto quantomeno metallico, come per la Banca di Amsterdam, furono per lunghi periodi abbastanza di successo, e le loro monete erano usate di più di quelle nazionali. Ma anche in questi casi le autorità presto o tardi abusarono delle proprie posizioni di semi-monopolio. La Banca di Amsterdam era un'agenzia di Stato che le persone dovevano usare per certi scopi e per pagamenti al di sopra di una certa quantità, benchè la sua moneta fosse a corso legale esclusivo. Non era nemmeno disponibile per piccole ed ordinarie transazioni locali oppure per affari locali oltre i limiti della città. Lo stesso è abbastanza vero per esperimenti simili a Venezia, Genova, Amburgo, e Norimberga.


[2] Vissering,
On Chinese Currency.

[3] Thomas Henry Farrer, 1st Baron Farrer,
Studies in Currency (London: 1898), p. 43.

[4] Ibid., p. 45. Il
locus classicus di questo soggetto da cui io faccio scaturire indubbiamente le mie visioni, sebbene io abbia dimenticato ciò quando scrissi la Prima Edizione di questo Documento, è la discussione di Carl Menger sul "Denaro", Collected Works of Carl Menger, (London: London School of Economics, 1892), del corso legale sotto il più appropriato termine equivalente tedesco: Zwangskurs.

[5] Ibid., p. 47.


[6] Cf. Nussbaum,
Money and the Law, pp. 586–92.

[7] In Austria dopo il 1922, il nome "Schumpeter" divene quasi una parola maledetta tra le persone, in riferimento al principio che "krone is krone," perchè l'economista Joseph Alois Schumpeter, durante la sua breve carriera di ministro delle finanze, mise il suo nome ad un'ordinanza reale solamente per spiegare ciò che in realtà era una legge in tutto e per tutto, ovvero che i debiti contratti in corone quando avessero avuto un valore superiore, potevano essere ripagati in corone deprezzate, infine apprezzabili solo ad 1/15,000 del loro originale valore.


[8] W.S. Jevons,
Money and the Mechanism of Exchange (London: Kegan Paul, 1875), p. 64, di contro Herbert Spencer, Social Statics, ed. ridotta e revisionata (London: Williams & Norgate, 1902).

[9] Jevons,
ibid., p. 65. Un precedente tentativo caratteristico per giustificare come eccezione le operazioni bancarie e l'emmisione di banconote da una richiesta generale di libera concorrenza, si può trovare negli scritti del 1837 di S.J. Loyd (in seguito Lord Overstone), Further Reflections on the State of Currency and the Action of the Bank of England ( London: 1837), p. 49.

[10] Jevons,
ibid., p. 82. La frase di Jevon è stata una scelta alquanto sfortunata, perchè nel senso letterale la legge di Gresham opera ovviamente attraverso le persone che si sbarazzano della cattiva e mantengono la migliore per altri scopi.

[11] Cf. F.A. Hayek,
Studies in Philosophy, Politics and Economics (London and Chicago: Routledge and Kegan Paul, 1967) e F.W. Fetter, "Alcuni aspetti trascurati della Legge di Gersham," Quarterly Journal of Economics 46/2 (1931–1932).

[12] Se, come qualche volta è citato, Gresham avesse sostenuto che la moneta migliore abbastanza in genrale non avrebbe potuto sbarazzarsi della peggiore, sarebbe stato semplicemente in errore, finchè noi non aggiungiamo la sua probabile presupposizione secondo cui un tasso di cambio fisso è stato imposto.


[13] Cf. C. Bresciani-Turroni,
The Economics of Inflation (London: Allen & Unwin, 1937), p. 174: "In condizioni monetarie caratterizzate da una grande sfiducia nella valuta nazionale, il principio della legge di Gresham è invertito e la moneta buona scaccia la cattiva, ed i lvalore di quest'ultima si deprezza in continuazione". Ciononostante egli non sottolinea che la differenza cruciale non è la "grande sfiducia", ma la presenza o l'assenza di efficaci tassi fissi di cambio imposti.

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