Bibliografia
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lunedì 18 ottobre 2010
Il Crollo Monetario dell'Occidente #3
di Murray N. Rothbard
Fase VII: La Fine di Bretton Woods: Fluttuazioni di Valute a Corso Forzoso, Agosto-Dicembre 1971
Il 15 agosto 1971 nello stesso momento in cui il presidente Nixon imponeva un congelamento dei prezzi dei salari in un vano tentativo di controllare ed immobilizzare l'inflazione, Nixon portò anche il sistema del dopoguerra di Bretton Woods ad un collasso finale. Mentre le banche centrali europee minacciavano di convertire in oro la maggior parte delle loro enormi riserve di dollari, il presidente Nixon uscì totalmente dall'oro. Per la prima volta nella storia americana il dollaro era completamente a corso forzoso, senza la totale copertura in oro. Anche la debole connessione con l'oro mantenuta sin dal 1933 era ora scollegata. Il mondo fu catapultato nel sistema a corso forzoso degli anni trenta -- pure peggio, dal momento che ora anche il dollaro non era più legato all'oro. In avanti si profilava lo spettro dei blocchi delle valute, delle svalutazioni competitive, della belligeranza economica, del crollo del commercio e degli investimenti internazionali, con la depressione mondiale che poi ne sarebbe scaturita.
Che fare? Tentando di ripristinare un'ordine monetario internazionale in mancanza di connessione con l'oro, Gli Stati Uniti portarono il mondo negli Accordi Smithsoniani del 18 dicembre 1971.
Fase VIII: Gli Accordi Smithsoniani, Dicembre 1971-Febbraio 1973
Gli Accordi Smithsoniani, acclamati dal presidente Nixon come i "più grandi accordi monetari nella storia del mondo", erano molto più traballanti ed insensati del sistema a cambio aureo degli anni venti o di Bretton Woods. Ancora una volta i paesi del mondo promisero di mantenere tassi di cambio fissi, ma questa volta senza oro o moneta globale a garantire qualsiasi copertura valutaria. Inoltre molte valute europee furono fissate a parità sovrastimate in relazione al dollaro; la sola concessione degli Stati Uniti fu una minuscola svalutazione sul tasso ufficiale del dollaro a 38$ dollari l'oncia. Seppur troppo piccola e troppo tardiva, questa svalutazione fu significativa nel violare un'infinità di dichiarazioni ufficiali americane che avevano promesso di mantenere il tasso a 35$ dollari per sempre. Ora infine il prezzo di 35$ fu implicitamente riconosciuto come non scritto su tavole di pietra.
Fu inevitabile che i tassi di scambio fissi, anche con più ampie zone di fluttuazione concordate, in mancanza di un grande mezzo di scambio fossero destinati ad una rapida sconfitta. Questo fu specialmente vero dal momento che l'inflazione americana sul denaro e sui prezzi, il declino del dollaro ed i deficit nella bilancia dei pagamenti continuarono senza controlli.
L'enorme offerta di Eurodollari, combinata con la continua inflazione e la rimozione dell'oro come copertura, guidarono il prezzo dell'oro nel libero mercato su fino a 215$ dollari l'oncia. E visto che la sopravvalutazione del dollaro e la sottovalutazione della moneta forte europea e giapponese divennero crescentemente evidenti, il dollaro infine andò in pezzi nei mercati mondiali nel panico dei mesi di febbraio-marzo del 1973. Divenne impossibile per la Germania dell'Ovest, la Svizzera, la Francia e gli altri paesi a moneta forte continuare a comprare dollari in modo da sostenerli ad un tasso sopravvalutato. In poco più di un'anno il sistema Smithsoniano dei tassi di cambio fissi senza oro, si fracassò sugli scogli della realtà economica.
Fase IX: Fluttuazioni delle Valute a Corso Forzoso, Marzo 1973-?
Con il collasso del dollaro, il mondo cambiò di nuovo verso un sistema di fluttuazioni di valute a corso forzoso. Entro il blocco europeo occidentale i tassi di cambio furono legati l'uno all'altro e di nuovo gli Stati Uniti svalutarono il tasso ufficiale del dollaro ad un'ammontare simbolico di 42$ dollari l'oncia. Mentre il dollaro si tuffava nel cambio estero di giorno in giorno ed il marco della Germania Ovest, il franco svizzero e lo yen giapponese sfrecciarono in su, le autorità americane, spalleggiate da economisti friedmaniani, iniziarono a pensare che questo fosse l'ideale monetario. E' vero che dollari in eccesso ed improvvise crisi nella bilancia dei pagamenti non affliggono il mondo sotto le fluttuazioni dei tassi di cambio. Inoltre le aziende esportatrici americane iniziarono a ridacchiare sul fatto che i tassi in calo del dollaro avessero reso i beni americani più economici all'estero, e di conseguenza le esportazioni ne furono beneficiate. E' vero chei governi perseverarono nell'interferenza con le fluttuazioni di cambio ("sporche" invece che "pulite"), ma in generale sembrava che l'ordine monetario internazionale si fosse abbandonato in un'utopia friedmaniana.
Ma divenne chiaro anche troppo presto che tutto è lontano dall'essere buono nell'attuale sistema monetario internazionale. Il problema a lungo termine è che i paesi a moneta forte non si siederanno per sempre a guardare le loro valute divenire più costose e le loro esportazioni danneggiate a beneficio della concorrenza americana. Se l'inflazione americana ed il deprezzamento del dollaro continua, porteranno subito ad una svalutazione competitiva, controlli sugli scambi, blocchi delle valute e belligeranza economica come negli anni trenta.
Ma più immediata è l'altra faccia della medaglia: il fatto è che il deprezzamento del dollaro vuol dire che le importaizoni americane sono molto più costose, i turisti americani soffrono all'estero e le esportazioni più economiche sono portate via dai paesi stranieri così rapidamente da alzare i prezzi delle stesse merci esportate in patria (per esempio, l'inflazione americana nel prezzo di grano e carne). Cosicché gli esportatori americani potrbbero difatti beneficiarne, ma solo a spese del consumatore americano tormentato dall'inflazione. La rovinosa incertezza di veloci fluttuazioni nei tassi di cambio, fu chiaramente portata agli americani dal rapido crollo del dollaro nei mercati stranieri di cambio nel luglio del 1973.
Dal momento che gli Stati Uniti uscirono completamente dall'oro nell'agosto del 1971 e stabilirono il sistema di fluttuazioni friedmaniano a corso forzoso nel marzo del 1973, gli Stati Uniti ed il mondo soffrirono del più intenso e più prolungato periodo di inflazione in tempo di pace della storia del mondo. Dovrebbe essere chiaro ormai che ciò difficilmente può essere definita una coincidenza. Prima che il dollaro fosse separato dall'oro i Keynesiani ed i Friedmaniani, ognuno dei quali a loro modo devoti al denaro cartaceo a corso forzoso, predissero fiduciosamente che una volta che il denaro a corso forzoso sarebbe entrato in scena, il prezzo di mercato dell'oro sarebbe crollato puntualmente al suo livello non monetario, stimato al tempo a circa 8$ dollari l'oncia.
Nel loro disprezzare l'oro, entrambi i gruppi dicevano che era la potenza del dollaro che stava sostenendo il prezzo dell'oro e non viceversa. Sin dal 1971 il prezzo di mercato dell'oro non è mai stato al di sotto il vecchio prezzo fissato a 35$ l'oncia ed è stato quasi sempre enormemente più alto. Durante gli anni cinquanta e sessanta, quando economisti come Jacques Rueff richiedevano un sistema aureo al prezzo di 70$ l'oncia, il prezzo venne considerato assurdamente alto. Ora è anche più assurdamente basso. Il prezzo dell'oro molto alto è un'indicazione del disastroso deterioramento del dollaro sin da quando i "moderni" economisti la ebbero vinta e tutta la copertura d'oro venne rimossa.
E' fin troppo chiaro ora che il mondo si è stufato dell'inflazione senza precedenti, negli Stati Uniti ed in tutto il mondo, che è stata sprigionata dall'era delle fluttuazioni della moneta a corso forzoso inaugurate nel 1973. Siamo anche esausti dell'estrema instabilità ed imprevedibilità dei tassi di cambio delle valute. Questa instabilità è la conseguenza del sistema nazionale del denaro a corso forzoso, che ha frammentato il denaro del mondo ed ha aggiunto instabilità politica artificiale alla naturale incertezza del sistema dei prezzi del libero mercato. Il sogno dei friedmaniani della fluttuazione del denaro a corso forzoso giace in un mucchio di ceneri e c'è un comprensibile desiderio di tornare ad una moneta internazionale con tassi di cambio fissi.
Sfortunatamente il classico sistema aureo è dimenticato e lo scopo ultimo della maggior parte dei leader americani e del resto del mondo è la vecchia visione Keynesiana di un'unica moneta globale cartacea a corso forzoso, una nuova unità valutaria emessa da una Banca di Riserva Mondiale (BRM). Che la nuova valuta sia chiamata "bancor" (proposta da Keynes), "unita" (proposto dal funzionario del Tesoro statunitense durante la Seconda Guerra Mondiale, Harry Dexter White), o "phoenix" (suggerito dal The Economist) è inifluente. Il punto vitale è che una simile valuta cartacea internazionale, mentre difatti sarebbe libera da crisi nella bilancia dei pagamenti (dal momento che la BRM potrebbe emettere tanti bancor quanti ne desidererebbe ed offrirli ad un paese a sua scelta), fornirebbe un canale aperto per un'inflazione mondiale illimitata e non cotrollata sia dalle crisi nella bilancia dei pagamenti sia dal declino dei tassi di cambio.
La BRM a quel punto avrebbe il totale controllo della massa monetaria del mondo e della sua distribuzione. La BRM potrebbe assoggettare, e lo farebbe, il mondo a ciò che essa crede sia un'inflazione saggiamente controllata. Sfortunatamente a quel punto non ci sarebbe più nulla a sbarrare la strada ad un catastrofico olocausto economico di un'inflazione mondiale galoppante, niente, eccetto la dubbiosa capacità della BRM di regolare l'economia mondiale.
Mentre una valuta cartacea mondiale ed una banca centrale globale restano l'ultimo fine dei capo-sostenitori del Keynesianismo, lo scopo più realistico e prossimo è di ritornare ad un programma come quello glorificato di Bretton Woods, questa volta però senza il controllo di qualsiasi copertura aurea. La più grandi banche centrali del mondo stanno già tentando di "coordinare" politiche economiche e monetarie, armonizzare i tassi dell'inflazione e fissare i tassi di cambio. L'offensiva per una valuta cartacea europea emessa da una banca centrale europea sembra sull'orlo del successo. Questo scopo viene venduto al popolo credulone dalla fallace affermazione che una Comunità Economica Europea (CEE) di libero mercato richiede necessariamente una burocrazia sovrastante, una conformità di tassazione in tutta la CEE ed, in particolare, una banca centrale europea ed una valuta cartacea. Una volta che sarà raggiunto, tale scopo sarà seguito da una coordinazione più vicina con la Federal Reserve e con altre grandi banche centrali. E poi, come potrebbe essere tanto lontana l'ipotesi di una Banca Centrale Mondiale? In mancanza di questo scopo finale, comunque, potremmo essere presto scaraventati in un'altra Bretton Woods, con tutte le relative crisi nella bilancia dei pagamenti e leggi di Gresham che fanno seguito, nascenti da tassi di cambio fissi in un mondo di monete a corso forzoso.
Dando uno sguardo al futuro, il responso per il dollaro e per il sistema monetario internazionale è difatti nero. Finchè ed a meno che non torneremo al classico sistema aureo ad un prezzo dell'oro realistico, il sistema monetario internazionale è destinato a spostarsi indietro ed in avanti tra tassi di cambio fissi e fluttuanti con ogni sistema basato su problemi irrisolti, un funzionamento sballato ed una disintegrazione finale. E ad alimentare questa disintegrazione sarà la contina inflazione dell'offerta di dollari e di conseguenza nei prezzi americani, che non mostrano nessun segno di cedimento. La prospettiva per il futuro è una inflazione interna accelerante ed infine galoppante, accompagnata dal collasso monetario e dalla belligeranza economica estera. Questa prognosi può solo essere cambiata da una drastica alterazione del sistema monetario americano e mondiale: il ritorno al denaro-merce di libero mercato, come l'oro, e la rimozione totale del governo dalla scena monetaria.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/
(I). Link alla Prima Parte
(II). Link alla Seconda Parte
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Note
Estratto da What Has Governament Done to Our Money? Un file mp3 di questo articolo, letto da Jeff Riggenbach, è disponibile per il download.
Approfondimento al seguente articolo: Rothbard - Lo Stato Falsario.
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Questa trilogia di Rothbard è straordinaria. E la comprensione degli eventi futuri (il nostro presente) e delle uniche soluzioni sensate (abolizione delle politiche monetarie e degli organi ad essa deputati, ritorno al denaro-merce scelto dal libero mercato nel corso dei millenni e dovunque, cioè, all'oro) lasciano senza parole.
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