domenica 19 settembre 2010

La Teoria Monetaria o della Circolazione del Credito nel Ciclo Economico

L'anima economica della scuola Austriaca è il ciclo misesiano, una teoria snocciolata nei primi anni del novecento che ci spiega, fondamentalmente, le dinamiche dei cicli economici di espansione e depressione (soprattutto). In questo particolare estratto dall'Azione Umana, Mises focalizza l'attenzione sugli squilibri economici legati all'espansione del credito; un passaggio da far leggere a Bernanke ed a tutti gli "amanti" di stimoli ed iniezioni varie.
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di Ludwig von Mises

La teoria delle fluttuazioni cicliche nel mondo degli affari, come elaborata dalla British Currency School, era per due aspetti insoddisfacente.

Primo, fallì nel riconoscere che la circolazione del credito poteva essere garantita non solo dall'emissione di banconote in eccesso da riserve di liquidità che le banche posseggono, ma anche dalla creazione di depositi bancari soggetti ad emissione di assegni in eccesso da tali riserve (libretti d'assegni, moneta bancaria). Di conseguenza non realizzò che i deopisiti pagabili a vista possono essere anche usati come meccanismo di espansione del credito. Questo errore è di poco peso, poichè può essere semplicemente riparato. E' necessario enfatizzare sul punto che tutto ciò che fa riferimento all'espansione del credito è valido per tutte le varietà dell'espansione del credito, senza preoccuparsi se i mezzi fiduciari addizionali siano banconote o depositi.

Comunque gli insegnamenti della Scuola Valutaria ispirarono la legislatura britannica, programmata a prevenire il ritorno di boom legati all'espansione del credito e le relative conseguenze, le depressioni, in un periodo in cui questa fondamentale defezione non era stata ancora smascherata. Il Peel's Act del 1844 e le sue imitazioni negli altri paesi non raggiunsero gli scopi desiderati; questo fallimento scosse il prestigio della Scuola Valutaria. La Scuola Bancaria trionfò immeritatamente.

Il secondo difetto della Teoria Valutaria era molto più importante. Limitava il suo ragionamento al problema del drenaggio esterno. Si occupava solo di un caso particolare, ovvero, l'espansione del credito in un solo paese, mentre si assumeva che non c'era espansione del credito o ce n'era in quantità esigua nelle altre aree. Questo era, in linea di massima, sufficiente a spiegare la crisi britannica della prima parte del diciannovesimo secolo. Ma toccò solo la superficie del problema.

La questione essenziale non era ancora emersa. Niente fu fatto per chiarificare le conseguenze di un'espansione del credito generale, non limitata ad un numero di banche con una ristretta clientela. Le relazioni reciproche tra l'offerta aggregata di denaro (nel senso più ampio) ed il tasso d'interesse non furono analizzati. I molteplici progetti per abbassare o abolire del tutto l'interesse attraverso una riforma bancaria furono arrogantemente derisi come baggianate, ma non criticamente sezionati e confutati.

L'ingenua presunzione della neutralità del denaro fu tacitamente sancita. Così fu lasciata carta bianca a tutti i futili tentativi di interprentare le crisi e le fluttuazioni del business attraverso la teoria dello scambio diretto. Passarono molte decadi prima che l'incatesimo fosse spezzato.

L'ostacolo che la teoria monetaria o della circolazione del credito doveva superare non era solamente l'errore teorico, ma anche la preferenza politica. L'opinione pubblica è incline a vedere gli interessi come un'ostacolo all'espansione della produzione. Non si accorge che il ribasso dei beni futuri in contrapposizione a quelli presenti, è una categoria eterna e necessaria dell'azione umana e non può essere abolita dalla manipolazione bancaria.

Agli occhi degli strampalati e dei demagoghi, l'interesse è un prodotto delle sinistre macchinazioni dei biechi sfruttatori. La disapprovazione di lunga data sull'interesse è stata pienamente resuscitata dall'interventismo moderno. Si aggrappa al dogma per cui sia uno dei principali compiti di un buon governo abbassare il più possibile il tasso d'interesse oppure abolirlo del tutto.

Tutti i governi odierni sono impegnati fanaticamente in una facile strategia monetaria. Come è già stato detto, il governo britannico ha affermato che l'espansione del credito ha rappresentato "il miracolo...del trasformare una pietra in pane". Un presidente della Federal Reserve di New York ha dichiarato che "la libertà finale dal mercato monetario interno esiste per ogni Stato sovrano, in cui esiste un'istituzione che funge come una moderna banca centrale e la cui valuta non è convertibile in oro o in qualsiasi altro bene".[1] Molti governi, università ed istituti di ricerca economica sovvenzionano copiosamente le pubblicazioni il cui scopo principale è di lodare le benedizioni dell'espansione del credito sfrenata e diffamare tutti gli oppositori come sostenitori folli degli interessi egoistici degli usurai.

Il movimento come di un'onda che coinvolge il sistema economico, la ricorrenza di periodi di boom che sono seguiti da periodi di depressione, è l'inevitabile risultato dei tentativi, ripetuti ancora ed ancora, di abbassare il mercato lordo dei tassi d'interesse attraverso l'espansione del credito. Non c'è nessun modo di evitare il collasso finale di un boom portato dall'espansione del credito. L'alternativa sarebbe solo il se la crisi dovesse venire prima come risultato di un'abbandono volontario dell'ulteriore espansione del credito, o dopo come catastrofe totale e finale del sistema di valuta coinvolto.

L'unica obiezione sempre sollevata contro la teoria della circolazione del credito è che difatti non sta in piedi. E' stato asserito che l'abbassamento del mercato lordo dei tassi d'interesse al di sotto dell'apice che avrebbero raggiunto in un mercato del prestito non ostacolato potrebbe apparire non come il risultato di una politica intenzionale a favore della banca o delle autorità monetarie, ma come effetto non intenzionale del loro conservatorismo. Di fronte una situazione che, quando lasciata in pace, risulterebbe in un'aumento nel mercato dei tassi, le banche si asterrebbero dall'alterare l'interesse che fanno pagare sugli anticipi e così, volenti o nolenti, cadrebbero nell'espansione.[2]

Queste affermazioni sono ingiustificate. Ma se per ipotesi siamo pronti ad ammettere la loro correttezza, non influiscono per niente sull'essenza della spiegazione monetaria del ciclo economico. Non sono importanti le particolari condizioni che inducono le banche ad espandere il credito e ad abbassare il mercato lordo dei tassi d'interesse che sarebbero stati determinati dal mercato senza ostacoli. Ciò che conta solamente è che le banche e le autorità monetarie sono guidate dall'idea che l'apice dei tassi d'interesse determinato dal mercato libero del prestito è un male, che l'obiettivo di una buona politica economica sia di abbassarlo e che l'espansione del credito sia un mezzo appropriato per raggiungere questo fine senza ledere nessuno, eccetto i prestatori parassiti. E' questa infatuazione che causa loro di imbarcarsi verso imprese che in ultima istanza portano al crollo.

Se si prendono in considerazione questi fatti, si potrebbe essere tentati ad astenersi dal discutere di qualsiasi problema coinvolto nella struttura della teoria della pura economia di mercato e relegare il tutto all'analisi dell'interventismo, l'interferenza del governo con i fenomeni di mercato. E' al di là di ogni dubbio che l'espansione del credito è uno dei problemi principali dell'interventismo. Tuttavia il posto giusto per l'analisi dei problemi coinvolti non è nella teoria dell'interventismo, ma in quella della pura economia di mercato. Il problema di cui ci dobbiamo occupare è essenzialmente la relazione tra l'offerta aggregata di denaro ed il tasso d'interesse, un problema le cui conseguenze dell'espansione del credito ne sono solo un particolare esempio.

Tutto ciò che è stato asserito riguardo all'espansione del credito è egualmente valido riguardo gli effetti di un qualsiasi aumento nell'offerta aggregata di denaro, proprio quando questa addizionale somma raggiunge il mercato dei prestiti ad uno stadio iniziale del suo afflusso nel sistema di mercato. Se la quantità addizionale di denaro aumenta la quantità di denaro offerta per i prestiti in un periodo in cui i prezzi dei beni ed i salari non sono ancora stati completamente aggiustati dal cambiamento della situazione monetaria, gli effeti non sono differenti rispetto a quelli di un'espansione del credito.

Analizzando il problema dell'espansione del credito, la catallattica completa la struttura della teoria del denaro e dell'interesse. Demolisce implicitamente gli errori di lunga data riguardanti l'interesse e fa esplodere i fantastici piani di "abolire" l'interesse attraverso la riforma del credito o monetaria.

Ciò che differenzia l'espansione del credito da un'aumento nell'offerta aggregata di denaro, come può sembrare in un'economia che impiega solo denaro-merce e nessun mezzo fiduciario, è condizionato da divergenze nella quantità dell'incremento e nella sequenza temporale che i suoi effetti hanno nelle varie parti del mercato. Perfino un rapido aumento nella produzione di preziosi metalli non potrà mai avere l'estensione che un'espansione del credito può raggiungere. Il sistema aureo era un controllore efficace sull'espansione del credito, poichè forzava le banche a non superare certi limiti nelle loro imprese espansionistiche.

Le potenzialità inflazionistiche dello stesso sistema aureo erano mantenute entro i limiti dalle vicissitudini dell'estrazione dell'oro. Per di più solo una parte dell'oro supplementare aumentava immediatamente la fornitura offerta nel mercato dei prestiti. La maggior parte agiva prima sui prezzi dei beni e dei salari, influenzando il mercato dei prestiti solo ad uno stadio successivo del processo inflazionistico.

Comunque il continuo aumento nella quantità di denaro-merce esercita un pressione sostenuta nel mercato dei prestiti. Il mercato lordo dei tassi d'interesse, nel corso degli ultimi secoli, è stato continuamente soggetto all'impatto di un'afflusso di denaro supplementare nel mercato dei prestiti. Ovviamente questa pressione negli ultimi 150 anni nei paesi anglosassoni, e negli ultimi 100 anni nel continente europeo, è stata di gran lunga aumentata dagli effetti dello sviluppo simultaneo della circolazione del credito ammesso dalle banche, a prescindere dai loro -- di tanto in tanto ripetuti -- chiari tentativi di abbassare il mercato lordo dei tassi d'interesse tramite un'intensa espansione del credito.

Così tre tendenze verso un'abbassamento del mercato lordo dei tassi d'interesse erano all'opera nello stesso momento e si rafforzavano a vicenda. Una era il processo di sostenuta crescita nella quantità del denaro-merce; la seconda era il processo di sviluppo spontaneo dei mezzi fiduciari nelle operazioni bancarie; la terza era il frutto delle strategie anti-interesse sponsorizzate dalle autorità ed approvate dall'opinione pubblica. E', ovviamente, impossibile accertare in modo quantitativo l'effetto della loro operazione congiunta ed il contributo di ognuno di loro; una risposta a questo quesito può solo essere data dalla comprensione storica.

Ciò che il ragionamento catallattico ci può mostrare è solamente una leggera, seppur continua, pressione sul mercato dei tassi d'interesse come origine del continuo aumento nella quantità d'oro ed anche di un leggero aumento nella quantità dei mezzi fiduciari, i quali non sono sovraccaricati ed intensificati da una significativa e facile politica monetaria, che può essere controbilanciata dalle forze del riassestamento e dei pagamenti inerenti il mercato dell'economia. L'adattabilità del mondo degli affari, non sabotato di proposito da forze estranee al mercato, è abbastanza forte da controbilanciare gli effetti che simili leggeri disturbi del mercato dei prestiti possono possibilmente causare.

Gli esperti di statistica hanno provato ad investigare le lunghe onde delle fluttuazioni del mondo degli affari con metodi statistici. Simili tentativi sono futili. La storia del moderno capitalismo è una testimonianza di progresso economico sostenuto, ancora ed ancora interrotto da boom febbrili e relative ripercussioni, le depressioni. In generale è possibile distinguere statisticamente queste oscillazioni ricorrenti dalla tendenza generale verso un'aumento nella quantità di capitale investito e nella quantità di prodotti creati. E' impossibile scoprire qualsiasi fluttuazione ritmica nello stessa tendenza generale.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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Note

[1] Beardsley Ruml, "Taxes for Revenue Are Obsolete",
American Affairs, VIII (1946), 35-36.

[2] Machlup, (The Stock Market, Credit and Capital Formation, p. 248) chiama questa condotta delle banche "inflazione passiva".



Questo articolo è un'estratto dal capitolo 20 de Human Action: The Scholar's Edition ed è letto da Jeff Riggenbach.


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