Bibliografia

lunedì 16 agosto 2010

La democrazia con la "d" minuscola


Articolo interessante che paragona la democrazia al mercato degli affari, mostrando come le scelte personali siano puntualmente soffocate dal sistema vigente atto solo a conservare se stesso ed i suoi parassiti.

Una revisione del sistema elettorale e la necessità d'organizzazzione, in base alle proprie esigenze, di ogni individuo.
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di Anonimo

"Nell'ambito della democrazia politica, solo i voti che vanno al candidato di maggioranza o ai programmi della maggioranza servono a modellare il corso degli affari. I voti ottenuti dalla minoranza non influenzano direttamente le decisioni politiche. Invece sul mercato nessun voto è perso. Ogni piccola somma spesa ha il potere di influire sul processo produttivo. ... La decisione di un consumatore produce i suoi effetti con tutte le conseguenze che egli gli attribuisce attraverso la sua inclinazione a spendere una certa quantità di denaro."

(Ludwig von Mises, "Human Action")


Vi è molta confusione in questa nazione riguardo al termine 'democrazia'. La parola proviene dal Greco ed etimologicamente significa 'potere del popolo' o 'potere attraverso il popolo'. Ma quando la parola non è scritta in lettere masiuscole, essa si applica molto bene all'ambito degli scambi piuttosto che alle attività politiche. Quando invece appare in lettere capitali, allora il concetto subisce una trasformazione.

In una Democrazia, le maggioranze prendono le decisioni che ricadono su tutti. Quando il concetto di democrazia viene utilizzato con riferimento agli scambi ogni individuo prende decisioni che sono vincolanti solo per lui e per coloro che ne sono direttamente interessati. Il processo democratico ('d' minuscola) non presuppone il controllo da parte di alcuni nei confronti di altri; si basa invece sul controllo personale da parte di ognuno.

Vediamo come funziona.

Nei rapporti di scambio una persona entra in un negozio e acquista una scatola di fagioli. Quella persona è soggetta alla sua decisione. Egli ha deciso, per ragioni che sono note solo a lui, di comperare una scatola di fagioli prodotta dalla ditta X. Quel nome è sull'etichetta.

Egli non sa con certezza assoluta che vi sono fagioli in quella scatola. Non può vederli. Ma, sia a causa dell'etichetta, sia a causa dell'esperienza, egli ha fiducia in quel produttore. L'individuo dà moneta in cambio della scatola di fagioli. Questo è come un voto emesso sul mercato. Questo è il voto di un individuo a favore della ditta che egli promuove con il suo acquisto.

La decisione è vincolante per quella persona. Essa deve pagare per i fagioli il prezzo stabilito. Non è costretta ad effettuare l'acquisto ma se lo fa deve effettuare un pagamento per ottenere il prodotto. Potrebbe anche pagare in una data futura se il commerciante gli facesse credito. Se egli gli fa credito, è perché ha fiducia delle caratteristiche che qualificano quella persona. Egli pensa, sia in base all'esperienza generale che alla lunga pratica nel leggere i dati della realtà, che egli sarà alla fine pagato. Si può sbagliare in qualche caso ma non può sbagliarsi in molti casi.

Anche la persona che ha effettuato l'acquisto può sbagliarsi. La scatola potrebbe contenere sassi, una zuppa o patate schiacciate. Ma non ci si può sbagliare molte volte di seguito. Se una persona compra una scatola da un produttore X e non contiene ciò che si afferma sull'etichetta, la persona sarà estremamente riluttante a sostenere quel produttore una seconda volta.

Ma vediamo che cosa accade come risultato del voto effettuato sul mercato. Il voto di ogni persona viene registrato dal negoziante o alla fine della giornata o dopo alcuni giorni di vendite. Il negoziante scoprirà, quando farà i suoi calcoli, che alcune persone (come quella in oggetto) hanno votato per il produttore X. Egli si renderà conto di ciò perché dovrà ordinare nuovamente il prodotto del fabbricante X.

Egli scoprirà anche che altri hanno votato per il produttore Y. Altri ancora avranno votato per i prodotti della marca Z, ZXY, XX, YYYY. Il negoziante farà un nuovo ordinativo anche nei confronti di queste marche esattamente nella quantità che egli riterrà necessaria per soddisfare le richieste future dei suoi clienti.

Che cosa accade alle varie imprese che producono questi fagioli? Il voto viene registrato, numericamente diverso per ogni impresa. Ognuna di esse riceve un incoraggiamento per ogni voto a suo vantaggio. Tale incoraggiamento spinge ogni produttore a continuare l'attività attraverso la quale arreca soddisfazione a quella persona o ad altri.

Supponiamo che la marca X, che ha ricevuto il voto della persona in oggetto, risulti la più popolare. Supponiamo che questa marca riceva 100 voti, mentre ognuna delle altre marche ne ottenga meno di 100. Se negli scambi vigesse la Democrazia (quella con la D maiuscola), questo significherebbe la messa in atto di una procedura per cui si proclamerebbe che, 'Da questo momento in poi, solo la marca X deve essere prodotta. Gli elettori hanno chiaramente mostrato che la marca X è la migliore marca di fagioli. Per questo motivo, la produzione di tutte le altre marche viene sospesa.'

Ma noi non abbiamo la Democrazia con la D maiuscola nell'ambito delle transazioni commerciali. Abbiamo la democrazia con la d minuscola. Per questo motivo, anche se la marca X è risultata essere la più popolare, le altre marche sono anch'esse abbastanza popolari da ricevere in una qualche misura un incoraggiamento per la loro produzione. Per cui, tutte le imprese che hanno ricevuto un voto abbastanza favorevole continuano a produrre i loro beni. L'azione di una persona rivolta all'acquisto della marca X non ci obbliga all'acquisto della marca X. Supponiamo che, personalmente, troviamo soddisfazione nella marca YYYY. Noi non possiamo impedire ad una persona di comperare la marca X come nessuna persona può impedire a noi di comperare la marca YYYY.

Questa è la vera democrazia. È quel meccanismo attraverso il quale ognuno governa sé stesso. Questa dinamica riveste in ogni momento un carattere morale e fornisce la quantità più grande di prodotti, la più estesa varietà e il più basso prezzo per il maggior numero di individui.



LA MAGGIORANZA RICEVE IL MONOPOLIO DEL CONTROLLO

Nei paragrafi precedenti abbiamo cercato di mostrare come la democrazia (con la d minuscola) funzioni nell'ambito degli scambi commerciali. Ma la controversia sorge di continuo, riguardo al fatto che lo stesso meccanismo non si attua in politica. Due persone competono per la guida del governo. Entrambe non possono esercitare il potere contemporaneamente. Allora, gli elettori scelgono attraverso la formula della maggioranza la persona più adatta. Questa persona eserciterà il potere. L'altra no.

Cosa c'è di sbagliato in tutto ciò?

C'è di sbagliato la stesso che ci sarebbe se una persona entrasse in un negozio per comperare il marcho X di fagioli e si venisse informati che, da momento che la maggioranza delle persone preferiscono il marchio YYYY, quello soltanto è disponibile per tutti i consumatori.

Ma c'è di più, a quella persona verrebbe detto che non può risolvere la situazione a livello personale astenendosi dall'acquistare fagioli. Li deve per forza comperare. E deve adeguarsi acquistando i fagioli YYYY. Inoltre, i fagioli deve anche mangiarli. A questo punto avremmo la democrazia con la D maiuscola. E questo è ciò che è avvenuto per quanto riguarda il governo di questo paese.

Immaginiamo che due persone si confrontino per il posto di primo ministro. Supponiamo ulteriormente che uno di essi, marchio YYYY, si chiami Signor Prodi. Continuando nella nostra supposizione, immaginiamo che l'altro, marchio X, si chiami Signor Berlusconi. Il Signor Prodi ottiene più voti del Signor Berlusconi. Coloro che hanno votato per il Signor Berlusconi non vedono compiersi la loro scelta. Essi volevano che il Signor Berlusconi li amministrasse. Invece si ritrovano con il Signor Prodi. Per questo sono scontenti.

Certamente coloro che hanno votato per il Signor Prodi sono più che soddisfatti. Non solo essi si ritrovano con il loro uomo a gestire i loro affari, ma il loro uomo ha il potere di amministrare anche gli affari di tutti.

C'è inoltre sempre una terza categoria di persone, coloro che non volevano né il marchio X né il marchio YYYY. Ci sono quelli che volevano il marchio Z. Potrebbero persino esserci alcuni che non vogliono nessun marchio. Essi intendono amministrare in maniera autonoma i loro affari senza delegare il potere a Prodi, o a Berlusconi o a chicchessia.

Ma, per via del meccanismo della maggioranza, tutti senza distinzione di preferenze o convinzioni personali, devono obbligatoriamente acquistare il marchio YYYY. E sono costretti a usare il marchio YYYY anche se preferirebbero farne a meno. Improvvisamente, noi vediamo che cosa è accaduto al nostro sostegno a vantaggio della Democrazia: ci siamo allontanati dal concetto di amministrazione attraverso il popolo. Al suo posto abbiamo ora il monopolio della gestione. Tutte le minoranze, mettendo a tacere i loro interessi, desideri o quant'altro, sono obbligate a sottostare al monopolio.
Invece se in questo paese si praticasse la democrazia con la d minuscola, coloro che hanno votato per Berlusconi lo avrebbero in quanto amministratore dei loro affari; coloro che hanno votato per Prodi sarebbero amministrati da Prodi; altri che hanno votato per un'altra persona per la gestione politica seguirebbero la persona da loro scelta. E coloro che non vogliono che qualcuno gestisca i loro affari al loro posto sarebbero lasciati liberi di amministrarsi da soli.

Questo sarebbe un risultato di grande moralità: ognuno otterrebbe per sé stesso ciò che egli stesso ha scelto attraverso il voto. Colui che si rifiutasse di partecipare non otterrebbe i 'vantaggi' che avrebbe guadagnato se avesse preso parte alle votazioni. Forse egli cambierà parere in un secondo tempo.
Ma questo è affar suo. Come è affar suo rifiutarsi di comperare i fagioli e soffrire la fame se questo è il risultato delle proprie decisioni.

Possiamo quasi già sentire i gridi di allarme: 'Ma questo significherebbe avere molti primi ministri? almeno due. E come potremo far sì che ognuno si adegui in maniera uniforme alle stesse decisioni concernenti la stessa materia?

La risposta è che ciò non sarebbe possibile. Ma sarebbe tale evenienza un fatto davvero disastroso?
Il concetto di rappresentanza è essenzialmente un concetto che ha a che fare con l'agire. Qualcuno agisce per te. Ma come può qualcuno agire per te se egli è completamente orientato a sostenere comportamenti contrari ai tuoi migliori interessi? Supporre che egli ti rappresenti perché altri lo hanno scelto equivale ad accettare una bugia colossale. Egli può rappresentarti solo se tu lo hai scelto e se, quindi, si limita a promuovere i tuoi interessi.

È la Democrazia con la D maiuscola che ci sta portando alla rovina. Individui che sono in antitesi ai tuoi migliori interessi ottengono il potere su di te attraverso decisioni prese da altri; la Democrazia (con la D maiuscola) significa controllo su tutti da parte della maggioranza. Il controllo di maggioranza significa monopolio. E il risultato è che una minoranza finisce sempre per assumere il monopolio del potere. Questo fatto non risponde né a esigenze di moralità né di necessità.


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Nota di John Zube:

Questo testo costituisce una introduzione molto interessante alle idee di base della panarchia.
L'articolo originale fu pubblicato in "THE REGISTER", Drawer 1318, Santa Ana, California USA, un Giornale Libero Independente, il 12 Gennaio del 1962. La loro concezione è così presentata:
"Il Register ritiene che ogni persona otterrebbe maggiori soddisfazioni nel lungo periodo se gli fosse permesso di spendere ciò che guadagna in base a scelte volontarie piuttosto che essere costretta a distribuirne una qualche parte in maniera non libera."


Nota del traduttore:

Nella traduzione del testo sono stati sostituiti i riferimenti a uomini politici americani degli anni '60 (Kennedy, Nixon) con i nomi di uomini politici italiani attuali. Per il resto la traduzione è molto fedele al testo originale. Coloro che ricaveranno dalla lettura di questo saggio una dose notevole di perplessità, dovrebbero immaginarsi l'estrema perplessità di quanti, in secoli passati, considerarono del tutto assurda e impraticabile l'idea che diverse fedi religiose potessero convivere sullo stesso territorio. Per questo abbiamo bisogno di un nuovo Illuminismo che estenda la tolleranza dalla sfera religiosa a quella politica. Solo allora le idee esposte in questo testo, che a prima vista sembrano così strane e bizzarre, appariranno del tutto semplici e addirittura banali, come la scoperta dell'acqua calda.

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3 commenti:

  1. Intrigante.
    Ma oggi che la religione senza alternative è lo stato (quando non esiste la cosiddetta religione di stato), la religione spirituale viene confinata alla sfera privata e perciò ne è possibile la convivenza o coesistenza di diverse.
    La sfera pubblica, invece, è laica, cioè accetta solo lo statalismo come religione.
    Perciò, non mi pare automatico il link qui proposto.
    Ma il pezzo è comunque intrigante. Molto intrigante.

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  2. Ciao And.

    Questa religione, coem la chiami giustamente, è talmente fideista che non permette spiragli per una discussione su varie alternative. Esiste un solo credo, e batsa. In sintesi, non c'è una maniera giusta di usare la democrazia rappresentativa parlamentare.

    Ogni tentativo di riformare il sistema tramite il sistema stesso verrà riassorbito dal sistema, che in fondo non è altro che un grande ammortizzatore, una melma purulenta che frena tutte le istanze verso la libertà. Il potere vero non sta nel parlamento, ma nel re: che sia un re palese od occulto, il succo non cambia.

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  3. Beh, fin troppo facile ricordare che da noi il re è il popolo. Termine molto generico. Ente collettivo come tanti altri, ma sempre opposto all'individuo.
    Da noi la propaganda democratica antiliberale ha funzionato bene: democrazia è partecipazione. Ma ha funzionato bene perché il terreno è sostanzialmente illiberale e socialista (fascista o comunista in modo a volte intercambiabili)

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