Bibliografia

domenica 11 luglio 2010

Perchè le scuole non educano


Dopo un piccolo intermezzo di vacanza torno a postare qualcosa.
Nello specifico, un'interessante punto di vista su dove e come la scuola debba indirizzarsi per un avvenire che le garantisca di non essere più quella macchina di propaganda che al momento è.

Questo articolo è il testo di un discorso di John Taylor Gatto dove accetta il premio come Miglior Insegnante dell'Anno di New York, il 31 gennaio 1990.


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di John Taylor Gatto

Accetto questo premio nell'interesse di tutti quei buoni insegnanti che ho conosciuto durante gli anni in cui ho combattuto per rendere le loro interazioni con i ragazzi onorabili, uomini e donne che non sono mai soddisfatti, che chiedono senza sosta e si battono strenuamente per definire e ridefinire senza fine ciò che la parola "educazione" debba significare. Un'Insegnante dell'Anno non è il miglior insegnate in circolazione, quelle persone sono abbastanza facili da scoprire, ma è un latore-standard, un simbolo di queste persone che spendono le loro vite con piacere a servizio dei ragazzi. Questo è un loro premio come lo è il mio.

Viviamo in un tempo di grande crisi per la scuola. Il livello dei nostri ragazzi nella lettura, nella scrittura e nell'aritmetica è al diciannovesimo posto tra i paesi indutrializzati. Veramente in basso. L'economia narcotica mondiale è basata sul nostro consumo di merci, se non comprassimo così tanti sogni di polvere la finanza collasserebbe – e le scuole sono un importante punto di vendita in saldo. Il tasso di suicidi tra i ragazzi è tra i più alti del mondo ed i suicidi sono ragazzi provenienti per la maggiore da famiglie ricche, non da quelle povere. A Manhattan il 50% di tutti i matrimoni dura meno di cinque anni. Quindi c'è qualcosa che non va.

La crisi della nostra scuola è solo un riflesso di questa grande crisi sociale. Sembra che abbiamo perso la nostra identità. Ragazzi e vecchi sono rinchiusi e segregati dal mondo degli affari ad un livello senza precedenti – nessuno parla più con loro e senza ragazzi ed anziani che si confrontano nella vita quotidiana la comunità non ha ne futuro ne passato, solo un continuo presente. Infatti il termine "comunità" difficilmente si applica al modo con cui interagiamo tra di noi. Viviamo in reticolati, non in comunità e tutti quelli che conosco si sentono soli per questa ragione. In qualche strano modo la scuola è l'attrice protagonista di questa tragedia, proprio come è colpevole dell'allargamento tra le classi sociali. Usando la scuola come una sorta di meccanismo siamo diretti sulla via di creare un sistema di caste, completa di paria che vagano nelle metropolitane mendicando e dormendo per le strade.

Ho notato un fenomeno affascinante nei miei 25 anni di carriera scolastica – ovvero che le scuole e l'educazione sono crescentemente irrilevanti per la grande maggioranza delle imprese sul pianeta. Nessuno crede più che gli scienziati siano preparati in corsi scientifici oppure che i politici sono preparati in corsi d'educazione civica o che i poeti in corsi d'inglese. La verità è che la scuola non insegna, a parte obbedire agli ordini. Questo è un grande mistero per me perchè migliaia di esseri umani, persone che si preoccupano, lavorano nelle scuole come insegnanti, sostenitori ed amministratori ma la logica astratta dell'istituzione sommerge i loro contributi individuali. Sebbene gli insegnanti si preoccupino e lavorino duramente, l'istituzione è psicopatica – non ha coscienza. Suona una campanella ed il ragazzo nel bel mezzo della scrittura di un componimento dovrà chiudere il suo quaderno e spostarsi in una cella differente, dove dovrà memorizzare che l'uomo e le scimmie derivano da un comune antenato.

La nostra forma di educazione obbligatoria è un'invenzione dello Stato del Massachusetts intorno al 1850. Fu rigettata – a volte anche con le armi – da uno stimato 80% della popolazione del Massachusetts; l'ultimo avamposto a Barnstable sul Capo Cod a non consegnare i propri figli fino al 1880, quando l'area fu conquistata con l'uso della milizia e i bambini marciarono verso scuola sotto osservazione guardinga.

Ora ecco un curioso pensiero su cui riflettere. L'ufficio del senatore Ted Kennedy rilasciò un documento non molto tempo fa asserendo che prima dell'educazione obbligatoria il tasso di conoscenza di lettura e scrittura nello Stato era del 98% e dopo di questa non raggiunse mai più il 91% dove si trovava nel 1990. Spero che ciò vi interessi.

Qui c'è un altra curiosità su cui riflettere. Il movimento della scuola a casa è cresciuto abbastanza da raggiungere 1 milione e mezzo di ragazzi che sono istruiti interamente dai loro genitori. Lo scorso mese la stampa scolastica ha riportato la strabiliante notizia che i ragazzi che frequentano l'insegnamento a casa sembrano essere cinque o dieci anni più avanti nelle loro facoltà di pensare rispetto ai loro coetanei.

Non penso che ci sbarazzeremo delle scuole tanto presto, sicuramente non durante la mia esistenza, ma se vogliamo cambiare ciò che rapidamente sta diventando un disastro dell'ignoranza, dobbiamo riconoscere che l'istituzione scolastica "addestra" molto bene, ma non "educa" – ciò è inerente con il modello della cosa. Non è colpa dei cattivi insegnanti o dei pochi soldi spesi, solamente è impossibile per educazione ed istruzione essere la stessa cosa.

Le scuole furono progettate da Horace Mann, Barnard Sears, Harper dell'Università di Chicago, Thorndyke della Columbia Teachers College ed alcuni altri uomini atti ad essere strumenti della gestione scientifica della massa. Le scuole sono intese a produrre, attraverso l'applicazione di formule, esserei umani formulari i quali comportamenti possono essere predetti e controllati.

In grande misura, le scuole riescono brillantemente nel fare ciò. Ma la nostra società si sta disintegrando, ed in un tale ambiente, le uniche persone che hanno successo sono quelle auto-sufficienti, fiduciose ed individualiste – poichè la vita comunitaria dove viene protetto il dipendente ed il debole è morta. I prodotti dell'istruzione sono, come ho detto, irrilevanti. Le persone ben istruite sono irrilevanti. Possono vendere film e rasoi per radere, compilare scartoffie e rispondere al telefono, o sedere incurantemente di fronte ad un computer lampeggiante ma come esseri umani sono inutili. Inutili agli altri ed inutili a loro stessi.

La miseria giornaliera intorno a noi, penso, in larga misura è causata dal fatto che – come Paul Goodman disse trenta anni fa – noi forziamo i ragazzi a crescere nell'assurdo. Ogni riforma scolastica deve avere a che fare con le sue assurdità.

E' assurdo e contro-vitale essere parte di un sistema che ti obbliga a sedere in prigionia con altre persone della stessa età e classe sociale. Quel sistema effettivamente ti taglia via dall'immensa diversità della vita e dalla sinergia della varietà, ti taglia via dal tuo passato e futuro, inquadrandoti in un continuo presente come fa la televisione.

E' assurdo e contro-vitale essere parte di un sistema che ti obbliga ad ascoltare da uno straniero la lettura di una poesia quando tu vorresti imparare a costruire palazzi, oppure sederti con uno straniero e discutere della costruzione di palazzi quando tu vorresti leggere poesie.

E' assurdo e contro-vitale muoversi da una cella ad un'altra al suono di un gong ogni giorno della tua giovinezza in una istituzione che non permette nessuna privacy e ti segue anche nella sacralità della tua casa domandandoti di fare i suoi "compiti".

"Come imparerebbero a leggere?" voi dite e la mia risposta è "Ricordate le lezioni nel Massachusetts". Quando i ragazzi sono distribuiti lungo tutto il corso della vita, invece che per classi d'età in blocchi carcerari, loro imparano a leggere, scrivere e fare calcoli aritmetici con tranquillità se quelle cose hanno senso in quel tipo di vita che si dispiega intorno a loro.

Ma è da tenere a mente che negli Stati Uniti quasi nessuno che legge, scrive o si dedica all'aritmetica guadagna molto rispetto. Siamo un paese di parlatori, paghiamo profumatamente gente che parla ed ammiriamo enormemente gente che parla, così i nostri figli parleranno costantemente seguendo i modelli pubblici della televisione e degli insegnanti. E' davvero difficile insegnare le "basi" perchè non sono più realmente fondamentali per la società che abbiamo creato.

Due istituzioni al momento controllano le vite dei nostri figli – la televisione e la scuola, in questo ordine. Entrambe riducono la saggezza, la tempra, la temperanza e la giustizia del mondo reale in un'astrazione senza fine e senza freno. Nei secoli passati il tempo di un bambino e di un adolescente sarebbe stato occupato dal lavoro reale, dalla reale carità, da avventure reali e dalla realistica ricerca di mentori che ti avrebbero insegnato ciò che tu realmente volevi imparare. Gran parte del tempo era speso nei bisogni della comunità, dedicandosi agli affetti, studiando ed analizzando ogni livello della comunità, imparando come costruire una casa e dozzine di altri compiti necessari a far diventare un'uomo o una donna completi.

Ma ecco qui il calcolo del tempo che i ragazzi a cui insegno devono affrontare:

Delle 168 ore della settimana, 56 di queste i miei ragazzi le usano per dormire. Ciò lascia loro 112 ore la settimana da dedicare a loro stessi.

I miei ragazzi guardano 55 ore di TV la settimana secondo le recenti relazioni. Ciò lascia loro 57 ore la settimana in cui crescere.

I miei ragazzi frequentano 30 ore di scuola la settimana, usano circa 6 ore per prepararsi, andando e tornando a casa, e spendono un'ammontare di 7 ore nei compiti a casa – un totale di 45 ore. Durante questo lasso di tempo sono sotto una stretta sorveglianza, non hanno ne tempo per loro ne spazi privati e sono puniti se provano ad affermare la propria individualità nell'uso di quel tempo e di quello spazio. Ciò lascia loro 12 ore la settimana nelle quali costruire una consapevolezza unica. Sicuramente i miei ragazzi mangiano e ciò prende loro del tempo – non molto, poichè hanno perso la tradizione di cenare con tutta la famiglia, ma se assegnamo 3 ore la settimana per i pasti serali, arriviamo all'ammontare netto di tempo proprio per ogni ragazzo di 9 ore.

E' abbastanza. E' veramente abbastanza? Più il ragazzo è ricco meno televisione guarderà, ma il tempo del ragazzo ricco è pressochè circoscritto da una sorta di ampio catalogo di intrattenimenti commerciali e raramente accade che la serie di lezioni a cui è iscritto siano di sua scelta.

Dire che queste cose siano bizzarre è dire poco, solo un ulteriore trucco per creare dipendenza negli esseri umani, incapaci di riempire da soli le proprie ore, incapaci di iniziare a percorrere un fine per dare sostanza e piacere alla propria esistenza. E' una malattia nazionale questa dipendenza e mancanza di scopo, e penso che la scuola, le lezioni e la TV – tutte le componenti di questa messinscena – hanno molto a che fare con la stessa malattia..

Si pensi alle cose che ci stanno uccidendo come nazione – droghe narcotiche, competizione stupida, sesso ricreativo, la pornografia della violenza, alcohol, gioco d'azzardo e la peggiore pornografia tra tutte – vite dedicate a comprare cose, l'accumulo è diventato una filosofia – tutta la lista di queste cose sono vizi che assoggettano le personalità dipendenti e questo è ciò che il marchio scolastico deve inevitabilmente produrre.

Vorrei dirvi quali sono gli effetti sui ragazzi nel togliere loro l'intero tempo personale – tempo di cui hanno bisogno per crescere – e nel forzarli a spenderlo nelle astrazioni. Dovete ascoltare ciò che ho da dirvi, perchè nessuna riforma che non attacchi queste specifiche patologie non sarà altro che mera apparenza.
  1. I ragazzi a cui insegno sono indifferenti al mondo degli adulti. Ciò li bandisce da migliaia di anni d'esperienza. Uno studio accurato su cosa le grandi persone erano impegnate a fare aveva sempre come risultato l'occupazione più eccitante della loro gioventù, ma nessuno vuole crescere al giorno d'oggi e chi li può biasimare? Noi siamo i giocattoli.
  2. I ragazzi a cui insegno non hanno quasi più curiosità e qualsiasi interesse abbiano è solo passeggero; non riescono a concentrarsi a lungo, perfino nelle cose che loro scelgono di fare. Riuscite a vedere una connessione tra le campanelle che suonano ancora ed ancora per il cambio delle classi e questo fenomeno di attenzione evanescente?
  3. I ragazzi a cui insegno hanno uno scarso senso del futuro, di come il domani sia inestricabilmente connesso all'oggi. Come ho detto prima loro vivono in un continuo presente, l'esatto momento in cui sono è il confine della loro consapevolezza.
  4. I ragazzi a cui insegno sono a-storici, non hanno alcuna concezione di come il passato abbia predestinato il loro attuale presente, limitando le loro scelte, formando i loro valori e vite.
  5. I ragazzi a cui insegno sono crudeli tra loro, mancano di compassione per la sventura, ridono delle debolezze ed hanno disprezzo per quelle persone il quale bisogno d'aiuto affiora con estrema chiarezza.
  6. I ragazzi a cui insegno si trovano a disagio con l'intimità e il candore. Il mio pensiero è che, per questo particolare, loro siano come molte di quelle persone che sono state adottate che ho conosciuto – non riescono ad affrontare genuinamente l'intimità a causa di un'abitudine di tutta una vita che li ha portati a preservare nel profondo un se stesso segreto a vantaggio di una personalità esterna composta da pezzi e parti artificiali di carattere presi in prestito dalla televisione o acquisiti per manipolare gli insegnanti. Poichè loro non sono chi vorrebero far credere di essere, questo camuffamento si affievolisce in presenza di intimità, quindi devono evitare di avere relazioni intime.
  7. I ragazzi a cui insegno sono materialisti, seguendo la guida degli insegnanti che materialisticamente "classificano" ogni cosa – ed i mentori televisivi che offrono loro qualsiasi cosa nel mondo gratis.
  8. I ragazzi a cui insegno sono dipendenti, passivi e timidi in presenza di nuovi sfidanti. Ciò è spesso mascherato da una spacconeria superficiale o da rabbia oppure aggressività, ma al di sotto di queste c'è un vuoto senza forza d'animo.
Potrei elencare alcune altre condizioni che la riforma scolastica dovrebbe affrontare se si vuole frenare il nostro declino nazionale, ma ora avreste dovuto aver afferrato le mie convinzioni, che siate d'accordo o meno. La scuola o la TV hanno causato queste patologie, oppure entrambe. E' una semplice questione di aritmetica, tra l'educazione e la televisione tutto il tempo che i ragazzi hanno è divorato dalle stesse. Questo è ciò che ha distrutto la famiglia americana, non è più un fattore d'educazione dei figli. Televisione e scuola, tra queste due risiede indubbiamente la colpa.

Cosa può essere fatto? Primo, abbiamo bisogno di un feroce dibattito nazionale che non si arresti, giorno dopo giorno, anno dopo anno. Abbiamo bisogno di urlare ed argomentare circa l'attuale situazione scolastica finchè non è aggiustata o rotta senza speranza di riparazione, l'una o l'altra. Se possiamo aggiustarla, bene; se non possiamo, allora il successo della scuola a casa mostra una strada differente da prendere, la quale possiede un futuro promettente. Versando i soldi che ora versiamo nell'educazione familiare potremmo prendere due piccioni con una fava, riparando le famiglie di conseguenza si assesterebbero anche i ragazzi.

Una riforma genuina è possibile ma non dovrebbe costare niente. Dobbiamo ripensare alle premesse fondamentali dell'educazione e decidere ciò che noi vogliamo che i nostri figli imparino e perchè. Per 140 anni questa nazione ha provato ad imporre obiettivi sempre più bassi dal superbo comando centrale composto da "esperti", un'elite centrale di ingegneri sociali. Non ha funzionato. Non funzionerà. Ed è un volgare tradimento della promessa democratica che una volta rendeva questa nazione un nobile esperimento. Il tentativo dei russi di creare la repubblica di Platone nell'Europa dell'est è esploso davanti i nostri occhi, il nostro tentativo di imporre la stessa ortodossia centrale usando le scuole come uno strumento si sta egualmente scucendo, benchè più lentamente e dolorosamente. Non funziona perchè le sue premesse fondamentali sono meccaniche, anti-umane ed ostili alla vita familiare. Le vite possono essere controllate dalla macchina educativa ma reagiranno sempre con armi di patologia sociale – droga, violenza, autodistruzione, indifferenza e i sintomi che vedo nei ragazzi a cui insegno.

E' ora che ci guardiamo indietro per riguadagnare una filosfia educazionale che funzioni. Una che particolarmente mi piace parecchio è stata la favorita delle classi dirigenti europee per migliaia di anni. La uso finchè mi è possibile nel mio modo di insegnare, e la uso tanto più possibile per allontanare la presente istituzione di educazione obbligatoria. Penso che funzioni tanto per i ragazzi poveri quanto per quelli ricchi.

Al nucleo di questo fior fiore di sistema d'educazione c'è la credenza che la conoscenza di sè sia l'unica base della vera conoscenza. Dovunque in questo sistema, ad ogni età, si possono trovare sistemazioni in cui posizionare il ragazzo da solo, in un ambiente senza guida, con un problema da risolvere. Qualche volta il problema è irto e con tanti rischi a carico, come il problema del galoppare un cavallo oppure farlo saltare, ma questo, ovviamente, è un problema meravigliosamente risolto da migliaia di ragazzi prodigio prima dei dieci anni. Potete immaginare che chiunque abbia padroneggiato una simile sfida possa aver avuto una mancanza di fiducia nelle proprie abilità? Qualche volta il problema è il problema di dominare la solitudine, come Thoreau fece a Walden Pond, o Einstein fece alla dogana svizzera.

Uno dei miei studenti, Roland Legiardi-Lura, sebbene entrambi i suoi genitori fossero morti e non gli avessero lasciato nessuna eredità, prese un bicicletta e si mise in viaggio da solo attraverso gli Stati Uniti quando era scarsamente al di fuori dell'adolescenza. Non ci sarebbe da meravigliarsi se poi in età adulta quando decise di fare un film sul Nicaragua, sebbene non avesse ne soldi ne esperienze precedenti nella realizzazione di film, tale lungometraggio risultò vincente nel panorama internazionale – anche se il suo lavoro era quello di carpentiere.

Proprio ora stiamo discutendo tutto il tempo dei nostri figli che hanno bisogno di sviluppare la conoscenza di se stessi. Ciò deve finire. Dobbiamo inventare esperienze scolastiche che ridiano loro indietro un sacco di tempo, dobbiamo fidarci dei ragazzi da un'età precoce concedendo loro studi indipendenti, forse anche posizionati nelle scuole ma che prendano un posto distante dall'ambiente istituzionale. Dobbiamo inventare curriculum dove ogni ragazzo abbia una possibilità di sviluppare caratteristiche personali uniche ed autosufficienza.

Poco tempo fa presi settanta dollari e mandai una ragazzina di dodici anni della mia classe, con sua madre (che non parlava inglese), su un bus diretto nel New Jersey per trovare il capo della polizia di Sea Bright e scusarsi per aver inquinato la spiaggia con una bottiglia di Gatorade. In cambio di queste scuse pubbliche raggiunsi un accordo con il capo della polizia per far fare alla ragazzina un giorno di apprendistato nelle procedure di poizia in un piccolo paese. Pochi giorni dopo altri due ragazzini dodicenni della mia classe viaggiarono da soli fino a West First Street ad Harlem dove iniziarono un apprendistato con un editore giornalistico, la settimana dopo tre ulteriori ragazzi della mia classe si sarebbero ritrovati nel mezzo delle paludi del Jersey alle 6 di mattina, per studiare le strategie di un presidente di una compagnia di trasporti e come organizzasse l'invio di 18 mezzi a Dallas, Chicago e Los Angeles.

Questi ragazzi "speciali" seguono un "programma speciale"? Bè, in un certo senso si, ma nessuno conosce tale programma tranne me e i ragazzi stessi. Sono solo dei simpatici ragazzi provenienti dal centro di Harlem, brillanti e svegli, ma così malamente istruiti che quando mi furono assegnati la maggior parte di loro non riusciva ad addizionare o sottrarre senza alcuna fluidità. E nemmeno uno di loro conosceva la popolazione di New York o quanto distante fosse New York dalla California.

Mi preoccupava ciò? Certamente, ma sono convinto che se loro guadagnano conoscenza di se stessi possono anche diventare insegnanti di se stessi – e solo l'auto-insegnamento ha un valore ultimo.

Dobbiamo dare a questi ragazzi tempo indipendente immediatamente poichè questa è la chiave dell'auto-apprendimento e dobbiamo coinvolgerli di nuovo nel mondo reale il più presto possibile cosicche quel tempo indipendente possa essere speso in qualcos'altro meglio dell'astrazione. Questa è un'emergenza, richiede un'azione drastica per essere corretta – i nostri figli stanno morendo come mosche nella scuola, sia che essa dia una buona o cattiva educazione, è lo stesso. Irrilevante.

Di che altro ha bisogno un sistema scolastico ristrutturato? Deve smetterla di essere un parassita sulla comunità che lavora. Di tutte le pagine nel libro dell'essere umano, il nostro ingresso ha rappresentato solo un supplizio che ha rinchiuso i ragazzi, chiedendo loro di fare nulla in quanto a servizi per il bene generale. Per un pò penso che dovremmo fare del servizio civile una parte fondamentale dell'educazione. A parte l'esperienza che consegna nell'agire in maniera non egoistica, è la strada più breve per dare ai nostri figli responsabilità reali nel grande corso della vita.

Per cinque anni ho percorso un programma di fuoco dove ogni ragazzo, ricco o povero, furbo o lento di comprendonio, spende 320 ore all'anno di duro servizio civile. Dozzine di questi ragazzi tornarono da me l'anno dopo, cresciuti, e mi dissero che quell'esperienza di aiutare qualcun'altro cambiò la loro vita. Insegnò loro a guardare il mondo in modo diverso, a ripensare ai valori ed agli scopi. Accadde quando loro erano tredicenni, nel mio laboratorio scolastico – reso possibile solo perchè il mio ricco distretto scolastico era nel caos. Quando la "stabilità" tornò il laboratorio fu chiuso. Aveva troppo successo con una larga mescolanza di gruppi di ragazzi, ai minimi costi, affinchè gli fosse permesso di continuare. Faceva sfigurare i costosi programmi d'elite.

Non c'è mancanza di problemi reali in città. I ragazzi possono essere chiamati per risolverli in cambio di rispetto ed attenzione da parte di tutto il mondo adulto. Buono per i ragazzi, buono per tutti noi. Questo è un curriculum che insegna la Giustizia, una delle quattro virtù cardinali in ogni sistema d'ottima educazione. La regola vale per tutti, ciò che vale per il ricco e potente vale anche per tutti noi – in più, l'idea è assolutamente gratutita come tutte le altre idee di riforma genuina dell'educazione. Più soldi e più persone inserite in questa istituzione malata la renderanno solo più malata.

Lo studio indipendente, il servizio civile, le avventure nelle sperimentazioni, grandi dosi di solitudine e privacy, un migliaio di tirocini differenti, la varietà di un giorno o più – queste sono tutte vie potenti, economiche ed efficienti da dove far partire una riforma reale dell'istruzione. Ma nessuna riforma su larga scala funzionerà mai per riparare i nostri figli dannegiati o la nostra società danneggiata, finchè l'idea di una "scuola" aperta sarà solo imposta – ovvero l'inclusione della famiglia come motore principale dell'educazione. Gli svedesi si accorsero di ciò nel 1976 quando abbandonarono a tutti gli effetti il sistema di adozione di bambini indesiderati ed invece spesero tempo e fondi nazionali nel rafforzamento della famiglia originale, cosicche i bambini nati da svedesi fossero voluti. Non riscossero un successo completo ma riuscirono a far diminuire il numero di bambini svedesi indesiderati da 6000 nel 1976 a 15 nel 1986. Può essere fatto. Gli svedesi, semplicemente, si stancarono di pagare per il dissesto sociale causato da bambini non allevati dai loro genitori naturali, così fecereo qualcosa. Anche noi possiamo farlo.

La famiglia è il motore principale dell'educazione. Se usiamo l'istruzione per separare i ragazzi dai genitori – e che non si commettano errori, questa è stata la funzione centrale delle scuole fin da quando John Cotton la dichiarò come scopo delle scuole di Bay Colony nel 1650, stessa dichiarazione fatta anche da Horace Mann per le scuole del Massachusetts nel 1850 – continueremo ad avere questo terrificante spettacolo a cui assistiamo ora. Il curriculum di famiglia è il cuore di ogni vita buona, siamo stati separati da quel curriculim, è tempo quindi di ritornarci. Il modo per riportare l'educazione sulla via della guarigione è che le nostre scuole prendano l'iniziativa per scardinare la morsa delle istituzioni sulla vita familiare, promuovere durante l'orario scolastico confronti tra genitori e figli in modo da rinsaldare i legami familiari. Questo era il mio reale obiettivo quando mandai la ragazza e la madre giù sulla costa del Jersey per incontrare il capo della polizia. Ho molte idee su come stilare un curriculum familiare e credo che anche molti di voi avrebbero tante idee una volta iniziato a pensarci. Il nostro più grande problema nello sviluppare questo pensiero basilare che potrebbe riformare la scuola è che abbiamo interessi maggiori a svuotare preventivamente tutti gli orari ed approfittare della scuola esattamente per come è adesso, nonostante la retorica del contrario. Dobbiamo pretendere che le nuove voci e le nuove idee abbaino un seguito, le mie idee e le vostre. Abbiamo fatto una scorpacciata delle cosidette voci autorizzate veicolate dalla televsione e dalla stampa – un'intera decade libera da tutti i dibattiti è ciò che si chiede, niente più opinioni degli "esperti". Gli esperti non ne hanno mai azzeccata una nel campo dell'educazione, le loro "soluzioni" sono dispendiose, auto-referenziali ed implicano sempre più centralizzazione. Basta. E' tempo di ritornare alla democrazia, all'individualità ed alla famiglia. Ho detto la mia. Grazie.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


2 commenti:

  1. ottima scelta far conoscere questo testo... e... grazie per averlo tradotto.
    telethont

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  2. Ciao. La scelta principale è stata dettata da una crescita personale, che proprio questo discorso ha aiutato a maturare in me. Credo che Gatto, poi, sia uno dei migliori in fatto di "lezioni di vita". Ma soprattutto mi fa piacere che tu abbia apprezzato :)

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