Bibliografia

sabato 24 luglio 2010

Contadini, sollevatevi! I Croquant del 17esimo secolo


Un'esempio dalla storia di come le persone all'epoca avevano a cuore la propria autonomia ed indipendenza, lottando con unghie e denti contro l'invasività di uno Stato centralizzatore e le relative tasse opprimenti.
Una preziosa lezione di cui fare tesoro.

Questo articolo è un'estratto de "An Austrian Perspective on the History of Economic Thought, vol. 1, Economi Thought before Adam Smith". Un file mp3 di questo articolo, letto da Jeff Riggenbach, è disponibile per il download.
_____________________________________________________



di Murray N. Rothbard

I re francesi del diciassettesimo secolo ed i loro tirapiedi non imposero un fardello incalzante di assolutismo senza provocare una profonda, pesante e continua opposizione. Infatti ci furono ripetute ribellioni da parte di gruppi di contadini e nobili in Francia dal 1630 al 1670. Generalmente il motivo del malcontento e della sommossa era l'innalzamento delle tasse, come anche la perdita di diritti e privilegi. C'erano anche ribellioni simili in Spagna nella metà del secolo e nell'autocratica Russia attraverso tutto il diciassettesimo secolo.

Si considerino, per esempio, le rimostranze dei contadini nella prima grande ribellione francese del diciassettesimo secolo, la rivolta dei croquant (letteralmente, "croccanti") nel 1636 nel sud ovest della Francia. La ribellione dei croquant fu aggravata da un'immediato quasi-raddoppio di imposte dirette sulla classe contadina per raccogliere fondi per la guerra contro la Spagna. L'intendente La Force, mandato ad investigare sui disordini, riferì circa i risentimenti e le richieste dei contadini. I contadini concetravano l'attenzione sull'eterna ed incalzante aumento della tassazione. Indicarono che sotto il regno di Enrico IV più tasse fossero state riscosse rispetto a qualsiasi altro precedente regno della monarchia e che in due anni di regno di Luigi XIII pagarono di più che in tutti gli anni di Enrico IV.

I contadini protestavano anche perchè gli esattori delle tasse si portarono via i loro bovini, vestiti ed utensili, soltanto per coprire i costi dell'aplicazione della tassazione, cosìcche l'ammontare principale delle tasse non potesse essere ridotto. Il risultato fu un disastro. Privati dei loro mezzi di lavoro, i contadini furono forzati a lasciare i loro campi incolti ed anche lasciare le loro antiche terre per mendicare il pane. In una lettera al suo superiore La Force si sentiva obbligato ad appoggiare le loro proteste: "Monseigneur, non è che non sono toccato da un sentimento naturale di grande compassione, quando vedo l'estrema povertà in cui queste persone vivono".

I contadini obiettavano che loro non erano dei sovversivi; loro avrebbero voluto pagare le vecchie tasse ordinarie, fu l'introduzione dei nuovi aumenti ad essere rigettata. Le nuove tasse dovevano essere imposte solo in casi di estrema emergenza e poi solo dagli Stati Generali (che non si erano visti sin dal 1615 e non si sarebbero visti fino alla vigilia della Rivoluzione Francese). Come cittadini delusi da tutto e tutti, i contadini non incolparono il re per le loro condizioni ma i suoi ministri malvagi e tiranni, che avevano lasciato che il sovrano andasse fuori strada. I contadini insistevano che erano stati costretti a ribellarsi in modo che "le loro urla potessero raggiungere l'orecchio del re stesso e non più solo quello dei suoi ministri, che lo consigliarono male". Sia esso presidente o monarca, è conveniente per il dirigente preservare la sua popolarità deviando proteste ed ostilità su consiglieri e primi ministri che lo circondano.

Ma nonostante le sfortunate limitazioni, i croquant avevano il senno e lo spirito pari a zero per quanto riguardava il mito dell' "interesse pubblico" propagandato dai ministri reali. I contadini dichiararono che i "bisogni dello Stato" erano solo un "pretesto per far arricchire una minoranza di persone" -- gli odiati appaltatori di tasse, che avevano comprato il privilegio dalla corona di riscuotere le tasse, le quali finivano nelle loro tasche; e le "creature dell'uomo che governava lo Stato", ovvero Richelieu e la sua cerchia. I contadini chiedevano l'abolizione dei sussidi ai cortigiani, come anche i salari di tutti quegli ufficiali creati da poco.

L'anno successivo, il 1637, i croquant della vicina regione di Périgord si sollevarono in protesta. Rivolgendosi al re Luigi XIII, la Comune di Périgord mise in chiaro le sue ragione della rivolta: "Sire...abbiamo fatto un passo inusuale nel modo in cui abbiamo espresso le nostre rimostranze, ma questa è l'unica via in cui possiamo essere ascoltati da Sua Maestà". La loro incrementante rimostranza era contro gli appaltatori di tasse e gli esattori delle tasse ufficiali, che "hanno mandato tra di noi un migliaio di ladri che mangiano la carne dei poveri agricoltori fino alle ossa e sono stati loro a forzarli a prendere le armi, cambiando i loro vomeri con spade, in modo da chiedere a Vostra Maestà giustizia oppure morire da uomini".

Scossa dalla ribellione, la Corona organizzò i suoi leali servitori. Il tipografo reale, F. Mettayer, pubblicò un'esposto da parte degli "abitanti della città di Poitiers", in cui si denunciava la "sediziosa" Comune di Périgord. Gli uomini di Poitiers dichiaravano che "noi sappiamo, come cristiani e leali francesi, che la gloria dei re è di comandare, mentre la gloria dei cittadini, chiunque essi siano, è di obbedire in tutta umiltà e cosciente sottomissione...seguendo il comando espresso da Dio". Tutte le persone di Francia sapevano che il re era la vita e l'anima dello Stato. Il re era direttamente guidato dallo Spirito Santo, ed in più, "dalle decisioni sovrumane della vostra mente reale e dai miracoli compiuti nel vostro felice regno noi percepiamo distintamente che Dio tiene il vostro cuore nella sua mano". C'era solo un'ulteriore spiegazione per la ribellione, conclusero i fedeli di Poitiers: i ribelli dovevano essere degli strumenti di Satana.

Non tutti i cattolici furono d'accordo, nemmeno il clero cattolico di Francia. Nel 1639 una ribellione armata scoppiò in Normandia basandosi su due motivi: un'opposizione ad una tassazione oppressiva ed una richiesta d'autonomia per la Normandia, come contrasto al regime centralizzato parigino. Era un movimento multiclasse di gente relativamente povera, raggruppata in un' "armata della sofferenza" e si facevano chiamare Nu-Pieds -- gli scalzi --, dopo che i venditori di sale nella regione sud-occidentale normanna di Avranches camminarono scalzi sulla sabbia. Il generale dell'armata era un figura leggendaria chiamata Jean Nu-Pieds; l'effettivo direttorato dell'armata era composto da quattro preti dell'area di Avreanches, dei quali il leader era Padre Jean Morel, prete parigino di Saint-Gervais. Morel si faceva chiamare "Colonnello Dune di Sabbia", ma era un poeta propagandista come anche un comandante dell'armata. Nel suo "manifesto all'Alto Insuperabile Capitano Jean Nu-Pieds, Generale dell'armata della Sofferenza", indirizzato contro gli "uomini arrichitisi dalle loro tasse", Padre Morel scrisse:

«Ed io, dovrei io lasciare le persone a languire

Al di sotto del tallone della tirannia e permettere ad una folla di stranieri [non normanni]

Di opprimere queste persone giornalmente con le loro imposte?»


Il riferimento a "stranieri" mostrava la continua forza dei movimenti nazionali particolaristi o separatisti in Franzia, ed in questo caso della Normandia. I normanni ed i movimenti dei croquant si stavano sollevando contro l'imperialismo centralizzato di Parigi imposto solo da poco su nazioni indipendenti o autonome, come anche contro la stessa tassazione elevata.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


Nessun commento:

Posta un commento