mercoledì 16 giugno 2010

In Difesa dello Speculatore

E' stato il cavallo di battaglia di tutti i media negli ultimi mesi: la crisi economica? Colpa dello speculatore!
Si! ecco chi vi stringe la corda ogni giorno intorno al collo, è colpa sua se stiamo andando a gambe all'aria.

Come capro espiatorio non è male, non c'è che dire. La folla è già scatenata, ma non si starà puntando il dito nella parte sbagliata?
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di Walter Block

"A morte gli speculatori!" è stato il grido durante ogni carestia che sia esistita. Lanciato da demagoghi, i quali pensano che lo speculatore affama la popolazione attraverso l'aumento dei prezzi, questo grido è fermamente supportato da quella massa di ignoranti economici. Questo tipo di pensiero, o per meglio dire non-pensiero, ha permesso a dittatori di imporre persino la pena di morte per i commercianti di cibo che facevano pagare prezzi alti durante le carestie. E ciò senza la minima protesta da parte di chi di solito difende le libertà ed i diritti civili.

La verità della questione è sostanzialmente questa, diversamente dal causare carestie ed affamamenti, è lo speculatore che le previene. E diversamente dal salvaguardare le vite delle persone, è il dittatore che deve essere accusato in primo luogo per la causa delle carestie. L'odio popolare verso lo speculatore è la più grave persecuzione giustizialista che si possa immaginare. Lo speculatore è una persona che vende e compra beni al fine di trarne un profitto. E' colui che cerca di "comprare a poco, e vendere a di più".

Ma cosa ha a che fare il fatto di "comprare a poco, vendere a di più" col salvare le persone dalla fame? Adam Smith l'ha spiegato eccellentemente nella sua dottrina "la mano invisibile". Secondo questa:

«Ognuno tenta di investire il proprio capitale in modo da trarne un profitto maggiore. Generalmente non gli interessa di fare l'interesse pubblico, nemmeno conoscere quanto e se lo stia promuovendo. Ciò che gli importa è la sua sicurezza ed il suo guadagno. E' guidato in ciò come da una mano invisibile che favorisce un fine il quale non era parte delle sue intenzioni. Rincorrendo il suo obiettivo di solito promuove quel fine nella società più efficacemente di quanto realmente intenda favorirlo.»[1]

Lo speculatore che ha successo, perciò, agendo nel suo interesse egoistico, non conoscendo o curandosi dell'interesse pubblico, lo favorisce.

Per prima cosa lo speculatore diminuisce gli effetti della carestia immagazzinando cibo nei periodi di abbondanza, grazie ad un motivo di profitto personale. Compra ed immagazzina cibo per il giorno in cui esso potrà essere scarso, dandogli la possibilità di venderlo ad un prezzo maggiore. Le conseguenze delle sue attività si ripercuotono su vasta scala. Agiscono come un segnale per le altre persone nella società, che sono incoraggiate dalle azioni dello speculatore a fare lo stesso. I consumatori sono incoraggiati a mangiare meno e a mettere da parte di più, gli importatori ad importare di più, i contadini a migliorare i loro campi di raccolto, i costruttori ad erigere più magazzini ed i mercanti ad immagazzinare più cibo. Così, soddisfacendo completamente la dottrina della "mano invisibile", lo speculatore, grazie alla sua attività di ricerca del profitto, stimola l'accumulo di più cibo nei periodi di abbondanza, in modo da diminuire gli effetti della crisi negli anni venturi.

Comunque, alcune obiezioni posso essere mosse...infatti, simili buone susseguenze possono avverarsi solo se lo speculatore riesce ad intuire gli assetti delle condizioni future. E se si sbagliasse? Che succede se prevede periodi d'abbondanza -- e vendendo incoraggia gli altri a fare lo stesso -- ed invece seguono anni di povertà? In questo caso, non sarebbe lui la causa dell'incremento della carestia?

Si. Se lo speculatore si sbagliasse sarebbe responsabile in gran parte del danno. Ma ci sono potenti forze al lavoro che tendono ad eliminare gli speculatori incompetenti. Perciò, il pericolo che rappresenterebbero ed il danno che potrebbero causare sono più teorici che reali. Lo speculatore che prevede condizioni errate subirà pesanti perdite finanziarie. Comprare a molto e vedenre a poco può mandare l'economia nella direzione sbagliata, ma sicuramente è un disastro per il portafolgio dello speculatore.

Uno speculatore non può aspettarsi di avere una serie perfetta di predizioni economiche, ma lo speculatore che molto spesso sbaglia tali previsioni, è destinato a perdere tutto il suo ammontare di capitale. La stessa attività che danneggia l'interesse pubblico danneggia lo speculatore, e soprattutto lo inducce a fermare una simile attività. Così ad ogni data occasione, gli speculatori risultano essere molto efficienti ed una manna per l'economia.

All'opposto di ciò ci sono le attività delle agenzie governative che si prefiggono il compito speculativo di stabilizzare il mercato del cibo. Anche loro provano a manovrare nella sottile linea tra l'immagazzinare troppo cibo o immagazzinarne troppo poco. Me se loro cadono in errore non ne subiscono le conseguenze. Il salario di un impiegato governativo non aumenta o cala in base al successo o meno dei loro azzardi speculativi. Visto che non sono i loro soldi ad essere messi in gioco, la preoccupazione con cui i burocrati li maneggiano per le loro azioni speculative lascia molto a desiderare. Non esiste alcun miglioramento automatico e continuo nelle stime dei burocrati, come al contrario esiste per gli speculatori privati.

Rimane ancora l'obiezione comune secondo cui lo speculatore è la causa dell'aumento dei prezzi. Se comunque la sua attività è puntigliosamente studiata, si vedrà alla fine che piuttosto è la stabilizzazione dei prezzi che si raggiunge.

In periodi di abbondanza, quando i prezzi del cibo sono bassi, lo speculatore compra. Toglie parte del cibo dal mercato, ciò causerà l'aumento dei prezzi. Negli anni di povertà che seguiranno, questo cibo immagazzinato tornerà sul mercato, ciò causerà l'abbassamento dei prezzi. Di certo durante una carestia il cibo sarà costoso e lo speculatore lo venderà a di più del suo prezzo d'acquisto. Ma il cibo non sarà così costoso come lo sarebbe stato senza questa attività (dovrebbe essere ricordato che non è lo speculatore la causa della mancanza di cibo; mentre lo è il fallimento di un processo di semina (o raccolta) oppure disastri naturali o scaturiti dalla mano umana).

L'effetto dello speculatore sui prezzi del cibo è di livellarli. In tempi d'abbondanza, quando i prezzi del cibo sono bassi, lo speculatore comprando ed immagazzinando cibo scatena il loro rialzo. In tempi di carestia, quando i prezzi del cibo sono alti, lo speculatore vende e causa il loro ribasso. Il suo obiettivo è il guadagno. Ciò non è malvagio; al contrario, il servizio rappresentato dlalo speculatore è prezioso.

Invece di onorare il lavoro dello speculatore, i demagoghi e i loro seguaci lo ripudiano. Ma la proibizione della speculazione sul cibo ha lo stesso effetto sulla società come impedire ad uno scoiattolo di immagazzinare noci per l'inverno -- ciò conduce alla morte per fame.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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Note

[1] Adam Smith, An Inquiry into the Nature and Causes of the Wealth of Nations (New York: Random House, 1973), p. 243, paraphrased.

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